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Le ragioni del «no» e il vero federalismo «Partito Democratico alle Europee 2009»

Il ministro Chiti: «Pasticcio insostenibile» Mattino di Padova - 22-06-06, pag. 18

Arriva a Padova da Venezia con un auto privata, senza scorta né accompagnatori. Solo il deputato diessino Alessandro Naccarato è al fianco del ministro per le riforme istituzionali Vannino Chiti all’incontro col prefetto Paolo Padoin, al Caffè Pedrocchi. Quattro chiacchiere e un aperitivo; poi di corsa al PortoAstra per un’iniziativa di sostegno al no al referendum. Una campagna elettorale che il fronte del no chiuderà stasera in piazza dei Signori con il comizio del sindaco Flavio Zanonato. Il ministro fa una passeggiata da solo nel centro di Padova, segno dell’austerity voluta da Prodi? «Tutti insieme ci siamo dati questa regola di comportamento: riduzione delle scorte e utilizzo di auto private, treni e aerei di linea. Abbiamo già dimezzato le segreteria di ministri e viceministri e intendiamo disboscare la selva di convenzioni, studi e consulenze che dilapidano risorse pubbliche».   Lei viene a Padova a promuovere il no alla devolution alla fine di una campagna elettorale un po’ sottotono. Il centrosinistra non ha sottovalutato il rischio di questo referendum?   «Sappiamo che è un referendum importante. Si chiamano i cittadini a decidere sulla modifica di 53 articoli della carta costituzionale: in pratica il 40 per cento. Un appuntamento elettorale a fine giugno, cioè nella data più avanzata in cui si sia mai votato nel nostro Paese. Avevamo proposto la soluzione per una votare a maggio, ma la Casa delle libertà ha fatto tutto da sola».   I cittadini sono poco informati: di chi è la colpa?   «L’informazione televisiva è insufficiente e a volte persino sbagliata. E parlo della Rai. Quella di Mediaset è ingannevole, tant’è che alla fine è dovuto intervenire il garante per le comunicazioni. Doveva fermare da subito quegli spot».   Perchè no alle modifiche della Costituzione?   «Sono un pasticcio insostenibile. C’è al tempo stesso una devoluzione per cui si creerebbero venti sistemi sanitari regionali, atrettanti scolastici, qualche polizia regionale: con sprechi di risorse e aumento di burocrazia. E allo stesso tempo un anti-regionalismo per cui gli enti locali sarebbero meno liberi e meno autonomi».   Si parla di premierato forte e di un sistema parlamentare più snello.   «Saranno dati più poteri al premier senza contrappeso parlamentare. Potrà sciogliere le camere, ma con l’attuale legge elettorale potrà anche essere tenuto in scacco da un gruppo di 30 deputati. Il Parlamento non funzionerebbe».   Un argomento che fa molta presa sui cittadini è la riduzione del numero di parlamentari. Sarà così?   «Sa quando entrerà in vigore questo pezzo di riforma? Nel 2016, cioè quando voterà un bambino che oggi è alle elementari. E’ una presa in giro».   Però Rutelli ieri ha promesso lo stesso taglio...   «Non è una rincorsa al centrodestra: faremo seriamente le riforme. Stiamo pensando a una Camera politica eletta di 500 deputati, e una Camera delle autonomie di altri 150 membri con i rappresentanti degli enti locali, in cui si discutano solo i provvedimenti che riguardano il rapporto Stato-Regioni».   In Veneto però la questione federalista è molto sentita.   «Inizieremo col verificare il federalismo che c’è già. E poi è urgente il federalismo fiscale. Non introdurremo nuove tasse, ma pretendiamo fedeltà fiscale: che tutti le paghino».   Come parlerete a quel Nord che non vi ha votato?   «Con la serietà e la concretezza. Il Nord non è un pezzo separato del Paese, ma un’area capace di sollecitare il miglioramento di tutto il paese. Ha le forze e le competenze per modernizzare le infrastrutture, e noi le incoraggeremo. Saranno i fatti a parlare: uno dei nostri primi atti è stata la liberalizzazione dell’energia».   Il partito democratico sarà il mezzo per riammodernare la politica?   «Sarà una risorsa per il paese: è necessaria una grande e nuova forza progressista, punto d’incontro delle culture riformiste. Ma anche delle tante componenti sociali: dagli amministratori dell’Ulivo alle associazioni. Il nostro obiettivo è che alle Europee 2009 sia già in campo»