Stampa
LA LEGGE ANTICORRUZIONE È CHIARA: IL PD VOTA LA DECADENZA DI BERLUSCONI
- Dettagli
- Giovedì, 12 Settembre 2013 09:46
Da qualche settimana è in corso un dibattito surreale sulla decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di Senatore. Diversi esponenti della destra stanno ricorrendo ad argomenti fantasiosi per provare a difendere il loro leader: addirittura qualcuno ha ipotizzato la grazia. In realtà la situazione è chiara. Il 1° Agosto la Corte di Cassazione ha condannato Berlusconi a 4 anni di reclusione per frode fiscale. La legge anticorruzione, nota anche come legge Severino, e il conseguente decreto legislativo n. 235 del 2012 stabiliscono che chi riceve una condanna superiore ai 2 anni di reclusione non può candidarsi in Parlamento o, se è già stato eletto, deve lasciare le Camere e che l'incandidabilità dura per 6 anni. Quando la causa di incandidabilità si presenta o è accertata nel corso del mandato, la Camera di appartenenza delibera la decadenza ai sensi dell'art. 66 della Costituzione. E' utile ricordare che la legge Severino è stata approvata, praticamente all'unanimità, con la giusta intenzione di impedire l'accesso alle cariche pubbliche alle persone condannate con sentenza definitiva per reati gravi. L'art. 65 della Costituzione prevede che la legge stabilisce i casi di incompatibilità e ineleggibilità con l'ufficio di deputato o senatore. È proprio quanto ha fatto, finalmente in modo chiaro e rigoroso, la legge anticorruzione.
Anche l'argomento strumentale della cosiddetta retroattività non c'entra nulla. Infatti la legge non introduce pene retroattive, ma determina norme che, a tutela dell'interesse pubblico, prevedono preclusioni per i condannati. L'incandidabilità non è una sanzione penale, è una misura di salvaguardia istituzionale per assicurare la credibilità e il ruolo del Parlamento e degli altri uffici pubblici considerati. E del resto se questa legge escludesse dal Parlamento solo chi ha commesso reati dopo l'entrata in vigore della stessa praticamente nessuno sarebbe coinvolto dalla norma. Infatti appare chiaro a tutti che la presenza in Parlamento di un condannato per frode fiscale o per altri gravi reati indebolisce l'iniziativa, la funzione e l'immagine delle Camere. L'incandidabilità, nell'intenzione del legislatore serve, come stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale 288/1993, ad assicurare la salvaguardia dell'ordine e della sicurezza pubblica, la tutela della libera determinazione degli organi elettivi, il buon andamento e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche. In sostanza il Senato, prima nella giunta per le elezioni e poi in aula, non può far altro che applicare la legge e prendere atto che, dopo la sentenza definitiva di condanna, Berlusconi è incandidabile e decade dalla carica. Per queste ragioni il Partito Democratico voterà senza dubbi per il rispetto e l'applicazione della legge per la decadenza di Berlusconi.