Stampa
La mafia ora guarda al turismo «Qui spara meno ma fa più affari»
- Dettagli
- Martedì, 31 Marzo 2015 15:50
CORRIERE DEL VENETO 31 MARZO 2015
Bindi a Venezia: «Guardia alta, anche se in Veneto non ha radici» venezia Gli occhi delle mafie sono puntati sul turismo veneto. Lo dimostra il caso Tronchetto, con i legami tra il boss Vito Galatolo e il settore del trasporto dei visitatori che approdano a Venezia. L’ha confermato la Commissione parlamentare antimafia, che ieri si è riunita proprio nella prefettura della città lagunare per incontrare Dia, forze dell’ordine, questori e procuratori del Veneto, oltre ai rappresentanti di Governo, categorie economiche e sindacati. «Il turismo di Venezia, ma anche di tutta la costa, con i suoi importanti risvolti economici è un settore che attira l’attenzione delle associazioni criminali», ha spiegato la presidente della Commissione, la deputata Rosy Bindi, al termine della giornata. La situazione, in Veneto, è comunque meno preoccupante rispetto ad altre regioni del Nord. «I dati non sono allarmanti come quelli di Emilia Romagna e Lombardia - assicura - e fortunatamente qui non si può parlare di un vero e proprio insediamento delle organizzazioni criminali di stampo mafioso. Ma il Veneto è comunque una terra a rischio di infiltrazioni, come dimostra la vicenda Galatolo». Preoccupa, e molto, la presenza del boss a Venezia.
«È raro che personaggi di tale caratura criminale costruiscano radici superficiali - spiega il vicepresidente della Commissione, Claudio Fava - e quindi occorre scavare, per capire quali fossero i suoi reali interessi qui. Gli inquirenti finora hanno dimostrato che aziende in contatto con lui lavoravano al fianco di Fincantieri e nella gestione dei flussi turistici. Il rischio è che volesse creare una sorta di avamposto del clan». La mafia al Nord forse è meno cruenta rispetto al Meridione, ma la sua pericolosità resta intatta. «Sparano meno e corrompono di più», sintetizza Rosy Bindi. E allora l’attenzione della Dda e delle diverse procure si concentra soprattutto sulle attività economiche e sul settore degli appalti, che consentono alle organizzazioni di riciclare il denaro che deriva dalle attività illecite. «Vengono controllati i fallimenti e le bancarotte fraudolente, in aumento visti i tempi di crisi, nel timore che possano essere il risultato delle infiltrazioni da parte della criminalità», spiega Il deputato padovano Alessandro Naccarato, unico componente veneto della Commissione antimafia. «Gli imprenditori fanno fatica a ottenere prestiti dalle banche e vanno a cercare il denaro delle mafie», aggiunge Bindi. E poi ci sono gli affari e gli accordi «sospetti», soprattutto nel settore dei subappalti. «Le imprese Maltauro e Mantovani hanno fatto dei cartelli con altre aziende per scambiarsi la vittoria nelle gare d’appalto», ricorda la presidente. E non c’è soltanto la Mafia siciliana o la ‘ndrangheta calabrese a cercare di «conquistare» il Veneto. Nel corso delle audizioni di ieri è emerso come esista una spartizione delle attività illecite. La prostituzione, ad esempio, è saldamente in mano alle organizzazioni straniere, provenienti soprattutto dai Balcani e dalla Russia. «La droga, invece, viene gestita dalla ‘ndrangheta ma la manovalanza è straniera», ha spiegato la Commissione. Continua a far paura anche la Mala del Brenta. «Ci sono ex esponenti che negli ultimi anni si sono ri-aggregati e hanno intrapreso nuove attività criminali - ricorda Naccarato - È evidente che la mafia del Brenta è meno potente rispetto al passato, ma resta viva e il fenomeno continua a destare preoccupazione». La Commissione oggi si sposterà a Verona, dove diverse inchieste hanno dimostrato infiltrazioni ‘ndranghetiste, specialmente nella zona del lago di Garda. «La Direzione investigativa antimafia in Veneto fa un ottimo lavoro - conclude Bindi - ma è necessario più coordinamento anche con le procure locali. Resta valido l’insegnamento di Falcone e Borsellino: le Mafie si sconfiggono solo facendo “sistema”».