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Bonifici e scambi sospetti quintuplicati in 5 anni. L’allarme di Naccarato (Pd) sui dati Bankitalia.
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- Domenica, 28 Giugno 2015 06:58
CORRIERE DEL VENETO 28 GIUGNO 2015
Cresce l’attività dei gruppi criminosi originari del Sud Italia in Veneto. A dirlo è la Direzione Nazionale Antimafia che, nell’ultimo report, ha sottolineato come l’insediamento della criminalità organizzata nella regione sia legato a motivi economici. «Fino a poco tempo fa, in molti si ostinavano a negare la presenza delle mafie in Veneto - spiega Alessandro Naccarato, deputato del Pd e membro della Commissione d’Inchiesta parlamentare sulle mafie - ma i fatti dimostrano il contrario. Il controllo di questi gruppi non è tanto militare, come può succedere nelle regioni del Sud Italia, quanto piuttosto di tipo economico. L’obiettivo principali delle organizzazioni criminali in Veneto, infatti, è proprio quello di riciclare denaro sporco». A dimostrare tutto ciò, continua a spiegare Naccarato, sono non solo gli arresti di molti latitanti o il sequestro di beni negli ultimi anni, ma anche le segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio. Un decreto legislativo del 2007 ha indicato una serie di parametri che obbligano le banche e gli istituti finanziari a segnalare tutte le operazioni sospette alla Banca d’Italia. E in Veneto le segnalazioni sono cresciute in maniera esorbitante negli ultimi sei anni. Si è passati infatti dalle 1244 del 2009 alle oltre 5600 del 2014. È Padova la provincia che conquista il primato, con 1375 operazioni segnalate a Bankitalia, seguita poi da Verona (1082), e Treviso (954). Va detto però che dietro ogni caso sospetto non c’è necessariamente qualcosa di illegale.
Sono tre gli indicatori fissati dalla Banca d’Italia per allertare gli istituti finanziari sul rischio di riciclaggio. Innanzitutto il ricorso al contante, poco tracciabile, nelle operazioni bancarie. La legge fissa un tetto di 3mila euro al di sopra dei quali scatta il sospetto di movimenti illeciti. Significa, quindi, che se si esegue un versamento di alcune migliaia di euro, la banca segnala l’operazione e fa partire tutti i controlli del caso. «In Veneto, sono le province di Belluno e Rovigo a mostrare le percentuali più alte di ricorso al denaro contante - continua Naccarato - con punte del 4% di versamenti e prelievi in contante sul totale dei movimenti bancari. Per avere un valore di riferimento, in Calabria e Sicilia siamo tra il 6 e il 15%. Questi dati, però, non sono riconducibili solo all’influenza della criminalità organizzata, ma anche all’anzianità della popolazione che ricorre più facilmente al denaro liquido». Un altro indicatore riguarda la quota dei bonifici da e verso i Paesi a fiscalità privilegiata sul totale dei bonifici. «Anche in questo caso è Belluno a guidare tutte le province venete, con il 18,4% per i bonifici entranti in Italia, e il 32% per quelli verso i paradisi fiscali». A voler cercare anche in questo caso una spiegazione legale, si può dire che tutte le zone fisicamente vicine ai confini hanno valori molto alti. Inoltre, dalle operazioni sospette sono esclusi anche tutti i movimenti di denaro tra parenti, il che significa che un genitore può tranquillamente inviare denaro tramite bonifico al figlio che studia all’estero, senza paura di incappare nei controlli dell’Antimafia. «La crisi economica ha spinto gli imprenditori ad accettare le risorse dei gruppi criminali. Questo spiega come i dati siano cresciuti così tanto negli ultimi anni. C’è da dire, però, che la nuova legge ha incrementato i controlli, facendo sì – conclude Naccarato - che anche le segnalazioni di operazioni sospette aumentassero. Il che, tutto sommato, è positivo».