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L'anomala situazione della Bassa padovana prima e dopo il fallimento di Padova tre. Posizione dominante e gestione dei rifiuti ottenute senza gara
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- Mercoledì, 19 Giugno 2019 09:10
MATTINO DI PADOVA 19 GIUGNO 2019
La gestione dei rifiuti nella Bassa padovana è di nuovo al centro di polemiche e indagini. Per anni il servizio rifiuti è stato caratterizzato da diversi elementi negativi: il conflitto di interessi, l'assenza di controlli, le pratiche irregolari e truffaldine di molti amministratori. Tutto parte dalla violazione delle regole del mercato e della concorrenza. La situazione è aggravata dalla presenza di gruppi criminali che operano nel settore commettendo reati ambientali e riciclando denaro sporco. Nel 2010 il Bacino rifiuti della Bassa padovana ha affidato il servizio a un'associazione di imprese promossa da una propria società, dopo una gara con un unico partecipante. Infatti Padova tre srl, di proprietà del Bacino dei comuni della Bassa, e Sesa, di proprietà al 51% del Comune di Este, hanno costituito un'associazione con le società De Vizia transfer e Abaco e hanno ottenuto il servizio. I privati, De Vizia e il gruppo Mandato, socio privato di Sesa, e Abaco, sono così riusciti a farsi affidare un appalto importante grazie all'associazione di impresa con l'affidatario.Inoltre tali società, e alcuni soggetti ad esse collegati, hanno poi beneficiato dell'affidamento successivo di numerosi servizi aggiuntivi senza gara. Le modalità di affidamento, unite a incapacità gestionali e a condotte irregolari, hanno determinato notevoli difficoltà economiche e un consistente indebitamento della Padova tre che, dopo avere scaricato le perdite sui Comuni soci, è fallita. A quel punto Sesa ha ereditato la concessione, che vale circa 30 milioni all'anno, sempre senza misurarsi con il mercato. Il conflitto di interessi ha creato un monopolio di fatto a vantaggio di Sesa che, anche grazie alla incapacità di numerosi amministratori locali, è diventata il soggetto in grado di condizionare la gestione del servizio.Questo monopolio oggettivo ha favorito la costruzione di una rete di relazioni con imprese, professionisti, associazioni più o meno "profit", cooperative più o meno sociali che ricevono lavori e incarichi senza gara da Sesa e dagli enti gestori.Tutti questi elementi, aldilà delle eventuali responsabilità penali, delineano uno scenario dove l'assenza di concorrenza ha favorito condotte irregolari e interessi illeciti a scapito dei cittadini e dell'ambiente.
<p style="text-align: justify;">La commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti già nel 2016 ha evidenziato altri fattori negativi presenti in Veneto: i rapporti tra imprenditori locali e organizzazioni mafiose; l'esistenza di un sistema industriale del trattamento illegale dei rifiuti. Sono state ricostruite le attività di gruppi mafiosi in società con aziende venete, come nel caso del gruppo Rossato, il fondatore privato di Sesa, con appartenenti alla 'ndrangheta. Numerose indagini hanno accertato che società produttrici fanno arrivare i rifiuti presso impianti di trattamento inadeguati, che li disperdono, dopo averli illecitamente miscelati, facendo ricorso a false certificazioni. La Commissione ha documentato (il dato è arrotondato per difetto) la presenza di 485 siti contaminati in cui le concentrazioni degli agenti inquinanti sono così alte da imporre automaticamente le procedure di messa in sicurezza e di bonifica, e di 74 siti potenzialmente inquinati. Il fenomeno tipico del Veneto è costituito da un'impresa, regolarmente autorizzata, che, in violazione delle autorizzazioni, adotta comportamenti illegali. L'impresa riceve rifiuti e provvede alla loro successiva miscelazione con altri rifiuti. Tra le modalità illegali adottate sono prevalenti: il "giro bolla", l'operazione di sostituzione del documento originario di accompagnamento di un rifiuto, contenente un determinato codice, con uno riportante indicazioni false; l'interramento, o lo sversamento nel caso dei liquidi, abusivo che è molto utilizzato in alcune aree e che viene scoperto con grandi difficoltà. In questo contesto è necessario che l'autorità giudiziaria indaghi in fretta per individuare i responsabili dei fallimenti e dei danni prodotti.