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speciale

Patto sull’alcol: al lavoro non si beve

Dettagli
Domenica, 17 Ottobre 2010 11:47

Il Gazzettino, 17 maggio 2010

VENETO Prima intesa a Verona, poi verrà estesa a tutta la regione. Un vademecum per gli operai
Il 20% degli infortuni causato dal "bicchiere", parte la campagna di Confindustria e sindacati

Bere sul luogo di lavoro non solo non è etico, ma è pure vietato, tanto che il sindacato e l’impresa insieme, per la prima volta, hanno deciso di avviare una campagna per sensibilizzare i lavoratori. La legge è severa, ma a quanto pare non tutti i luoghi di lavoro la applicano severamente se è vero che il 5-10 % dei dipendenti (sono dati Oms) fa uso di sostanze che creano dipendenza (dall’alcol alle droghe); che il 20 % dei 940 mila infortuni sul lavoro è legato all’uso di alcol (dati Inail); che chi assume droghe o alcol causa tre volte più infortuni; infine che chi ama alzare il gomito si ammala, e quindi perde giornate di lavoro, 4 volte più di chi non beve affatto.

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Approvato in Commissione Trasporti alla Camera il DDL contenente le nuove "Disposizioni in materia di sicurezza stradale"

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Lunedì, 19 Luglio 2010 11:55

Il 19 luglio è stato approvato dalla Commissione trasporti della Camera il DDL recante "Disposizioni in materia di sicurezza stradale". Ora il testo, che unifica diverse Proposte di legge presentate dalla maggioranza e dall'opposizione, è all'esame del Senato. Il provvedimento mira ad aumentare la sicurezza stradale incidendo in particolar modo sulla condotta degli automobilisti, scoraggiando comportamenti vietati con l’inasprimento delle misure sanzionatorie e recepisce molte proposte del PD in materia, soprattutto per quanto riguarda l'abuso di alcol alla guida.

Per conoscere il testo del DDL contenente "Disposizioni in materia di sicurezza stradale" collegatevi al link http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00501488.pdf

I ragazzini da sballo, rischia uno su quattro ... Alcol e teeneger

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Martedì, 27 Aprile 2010 15:44

Giovedì la Giornata di prevenzione, mentre l'Osservatorio nazionale sul consumo tra gli under sedici lancia l'allarme: cresce il fenomeno dei "binge drinkers" e crescono i ricoveri per intossicazione...

di Emanuele Scafato - La Repubblica, 27 aprile 2010

Il rapporto dei giovani italiani con l’alcol negli ultimi quindici anni è stato progressivamente caratterizzato da una forte ispirazione a modelli nord-europei definiti di “binge drinking” (bere in un’unica occasione più di sei bevande alcoliche) ma si è arricchito di recente da una moda spagnola di sballo alcolico: il “butellon”, la damigiana di vino sfuso a basso costo miscelato con superalcolici e consumato in maniera collettiva nelle piazze o nei locali. I numeri dicono che il 17,7% dei ricoveri per intossicazione alcolica sono di under quattordici, e che l’1,3% degli alcoldipendenti in carico ai servizi ha meno di diciannove anni. Le elaborazioni dell’Osservatorio nazionale Alcol-Cnesps sui dati Istat hano registrato nel 2008 una prevalenza di “binge drinkers” tra i maschi diciotto-ventiquattrenni (22,1%) e tra le loro coetanee (6,5%), con una distribuzione regionale che vede per tutte le età il valore più elevato nell’ltalia Nord-Orientale (15,5%) seguita dall’Italia Meridionale e Nord-Occidentale (circa 12%). Preoccupante (anche alla vigilia della rn di prevenzione sull’alcol del 29 aprile) che il fenomeno sia presente al di sotto dei sedici anni, età limite del divieto legale di somministrazione di alcol. Ma il rischio si annida non solo nelle occasioni di “binge drinking”: su base quotidiana, un ragazzo su quattro (23,8%) e una ragazza su quindici (6,8%) bevono secondo modalità rischiose per la salute e la sicurezza. Il 19,7% di undici-quindicenni e il 15,3% di coetanee consumano secondo modalità che in Italia trovano la massima espressione di rischio tra gli ultra sessantacinquenni. Non meno di 500mila adolescenti ricevono e consumano alcol, fuorilegge, soprattutto sulla spinta di messaggi pubblicitari sulla normalità del bere (169 milioni di euro/anno di investimenti per gli alcolici), della voglia di apparire o di trasgredire, e solo in piccola misura in risposta a un disagio. Ogni giorno 209mila bicchieri di bevande alcoliche vengono consumati in eccedenza dagli undici-diciottenni italiani. Si registrano mix di bevande alla moda (breezer e alcopos favoriti) e policonsumo. Drammatiche le esperienze sull’uso di cocaina per contrastare l’effetto down dell’alcol: una generazione chimica che ha imparato a costruire sentimenti e sensazioni attraverso l’uso di sostanze e che asseconda nuove tendenze come la miscelazione di energy drink con superalcolici.

Emanuele Scafato
Dir. Centro Oms Ricerca Alcol,
Osserv. Naz. Alcol-Cnesps, Iss.

NACCARATO: «Azzeriamo il limite per chi beve e poi guida»

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Domenica, 11 Aprile 2010 15:53

Il Mattino di Padova, 11 aprile 2010 - «I dati sono allarmanti. Il Veneto è tra le prime regioni per consumo di alcol e la giunta regionale finora ha solo tagliato i fondi». Il deputato del Pd Alessandro Naccarato sfoglia la relazione annuale sulla prevenzione alcologica. E poi lancia l’attacco: «Almeno il governo approvi il disegno di legge 1720, approvato in tutta fretta e con la quasi unanimità un anno fa alla Camera e poi tenuto fermo al Senato». Quali proposte per contrastare il consumo di alcol, prima causa di incidenti stradali? «È previsto il test veloce della saliva contro le droghe, il prelievo forzoso per chi rifiuta e il tasso zero per chi guida di professione e i neopatentati - spiega Naccarato - Io ho presentato una proposta per fissare il tasso zero per tutti: chi beve non guida». A palazzo Moroni l’iniziativa anti-alcol tocca al consigliere comunale Gianluca Gaudenzio: «Presenterò una mozione che chiede più fondi alla nuova giunta regionale».

La droga in bottiglia conquista i giovanissimi

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Lunedì, 19 Ottobre 2009 13:58

«I luoghi di lavoro sono sempre stati palestre di prevenzione sanitaria. Ma per quanto riguarda l’alcol, si tratta di un percorso estremamente difficile. E in Regione si fa troppo poco». Parole del dottor Francesco Sarto, direttore del dipartimento di prevenzione Uls 16 «Alcol e Lavoro», lo stesso titolo del convegno organizzato in serata dal Pd nella sede della circoscrizione 3 a Forcellini.

Alle relazioni è seguito un dibattito coordinato dal direttore del «mattino» Omar Monestier cui sono intervenuti il parlamentare Alessandro Naccarato e il capogruppo Pd in Regione Gianni Gallo; gli esperti Franca De Lazzari e Tiziana Codenotti; il presidente del Cdq 3 Andrea Micalizzi, monsignor Daniele Prosdocimo vicario per la Pastorale cittadina, Emanuele Scafato dell’Istituto superiore di sanità e Franco Marcomini, responsabile unità alcologia Ulss 16. Sotto esame le prospettive di un Paese che beve sempre di più, soprattutto i giovani, con ripercussioni su salute, incidenti stradali e sicurezza sul lavoro. «Sono oltre 9 milioni gli italiani che hanno un consumo di bevande alcoliche definito ad alto rischio» ha sottolineato Codenotti, vicepresidente del coordinamento Eurocare. Franca De Lazzari, direttrice del dipartimento di gastroenterologia, ha evidenziato come il sistema sanitario debba fare più prevenzione: «Soprattutto sui giovani, perché in Veneto il 40% degli adolescenti di 14 anni ha ammesso di essersi ubriacato almeno una volta nel mese precedente». Servirebbe un’opera di educazione, insomma, che dovrebbe partire come avvenuto in altri campi dagli ambienti di lavoro. «E’ un processo che presenta notevoli ostacoli», ha sottolineato Sarto «e il termine di confronto più convincente è quello del fumo, dove il divieto negli ambienti di lavoro è stato accettato senza grosse difficoltà. Con l’alcol invece le resistenze culturali, anche per via di messaggi pseudoscientifici fuorvianti, sono molte».

Dal 2006 il consumo di alcol è vietato in molti ambienti di lavoro dove esistono già dei rischi - trasporti, edilizia, industria pesante - e in quelli con aspetti educativi come l’insegnamento. «Ma non sono state adottate misure di controllo e prevenzione adeguate, anche per inadempienza delle Regioni - ha concluso Sarto - ad esempio potenziando gli Sisal o obbligando i datori di lavoro ad assumere medici competenti per svolgere controlli sistematici sul personale».