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L'ASCESA DELLE MAFIE IN VENETO
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- Martedì, 04 Agosto 2015 09:56
MATTINO DI PADOVA 4 AGOSTO 2015
La presenza delle mafie in Veneto è ormai dimostrata da numerose indagini. In particolare sono sempre più diffusi i casi di imprese controllate da persone collegate ai gruppi criminali che provano ad alterare la concorrenza e a condizionare l’economia per riciclare denaro proveniente da attività illecite, acquisire mercati e produrre utili. L’ingresso dei capitali mafiosi è stato richiesto e incentivato da imprenditori, avvocati, commercialisti, intermediari e istituti finanziari che, più o meno consapevolmente, hanno promosso contatti e relazioni, hanno costituito società di copertura e hanno favorito l’accesso al credito. Dietro a molti fallimenti e alle relative procedure di concordato si annidano gli interessi di organizzazioni criminali che utilizzano prestanome per rafforzare la propria attività. Nell’anno in corso l’attività di contrasto delle mafie ha raggiunto, in Veneto, risultati importanti. L’indagine “Aemilia” della Dda di Bologna ha portato all’arresto di diversi veneti accusati di appartenere alla ’ndrangheta. Tra questi ci sono gli esponenti della famiglia Bolognino che si erano inseriti in un’azienda di Galliera veneta, imprese coinvolte nella ricostruzione post terremoto in Emilia, nella realizzazione di opere pubbliche in provincia di Padova e nel fallimento della Rizzi costruzioni di Verona. A Venezia esponenti della famiglia De Martino, imprenditori dell’edilizia e gestori dei famosi alberghi Excelsior Des Bains e Quattro fontane, sono coinvolti in un’inchiesta della procura di Catanzaro sulle infiltrazioni della criminalità calabrese al nord. Antonio De Martino, indagato per associazione a delinquere di stampo mafioso, si sarebbe messo a disposizione delle organizzazioni criminali disponendo investimenti per conto della ‘ndrangheta e avrebbe garantito supporto alle aziende edili collegate alle cosche.
Padova, record di "affari sporchi". Il report-Veneto tracciato da Alessandro Naccarato, membro della Commissione
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- Domenica, 28 Giugno 2015 08:29
GAZZETTINO 28 GIUGNO 2015
Padova nel 2014 ha raggiunto il non invidiabile primato d’essere la città veneta dove più alto risulta il numero delle operazioni sospette di riciclaggio di denaro sporco. La nostra città infatti ne conta ben 1375, un aumento più che sensibile rispetto alle 281 registrate nel 2009, superando in questo modo Verona, che era risultata prima negli anni precedenti. «Nella regione si contano 5623 operazioni non trasparenti e Padova purtroppo ne conta la maggior parte - annuncia l'onorevole Alessandro Naccarato, membro della Commissione Antimafia -. In Veneto, come ha sottolineato la Direzione Nazionale Antimafia, si delinea la sempre più significativa operatività di gruppi criminosi originari del sud Italia, il cui insediamento, legato a motivi economici, tende a diventare sempre più stabile, anche senza assumere la connotazione che hanno le organizzazioni nelle regioni di origine». Nella relazione semestrale di Naccarato sulla criminalità organizzata in Veneto, vengono analizzati anche altri indicatori, come il peso dell'uso del denaro nel totale dei movimenti bancari, dato dalla somma di versamenti e prelievi. Nel secondo semestre dello scorso anno, a Padova si attesta fra il 2 ed il 2,5% del totale delle operazioni bancarie, dato in diminuzione costante: nello stesso periodo del 2013 la quota si attestava tra il 2,6 ed il 3,6. Si registra invece una quota, sempre riferita agli ultimi 6 mesi del 2014, che va dal 9,7 al 10,4% per quanto concerne i bonifici bancari provenienti da paesi a fiscalità privilegiata, i cosiddetti "paradisi fiscali".
E' allarme riciclaggio. Padova al primo posto. Alessandro Naccarato: «Per 20 anni gran parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica ha escluso la presenza della mafia nella nostra regione».
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- Domenica, 28 Giugno 2015 07:46
MATTINO DI PADOVA 28 GIUGNO 2015
Allarme criminalità organizzata in Veneto con Padova capitale del riciclaggio del denaro sporco. Il primato emerge dai dati della Banca d’Italia relativi alle “segnalazioni di operazioni sospette” di riclaggio inviate dagli istituti di credito della nostra regione. Padova e la provincia sono passate dalle 281 operazioni sospette del 2009 alle 1.375 operazioni sospette di riciclaggio del 2014, con un vero e proprio boom di aumento di quasi il 400 per cento. Al secondo posto c’è Verona con 1.082 operazioni, seguita da Vicenza (923), Treviso (954), Venezia (932), Rovigo (214) e Belluno (143). Il dato complessivo del Veneto è passato dalle 1.244 segnalazioni del 2009 alle 5.623 del 2014. «Purtroppo questi dati confermano che negli anni passati il fenomeno è stato sottovalutato se non ignorato», denuncia Alessandro Naccarato, deputato del Pd e componente della Commissione Antimafia nel presentare la relazione semestrale sulla criminalità organizzata in Veneto per il Forum Sicurezza del Pd regionale. «L’allarme - spiega Naccarato - è rimasto a lungo inascoltato e per anni i gruppi criminali hanno operato introducendosi nel tessuto economico veneto. Per almeno 20 anni gran parte delle istituzioni e dell’opinione pubblica ha escluso la presenza della mafia in Veneto perché cercava segnali di estorsioni o di azioni violente e non si interrogava sulla provenienza di ingenti risorse che hanno sostenuto operazioni immobiliari e imprenditoriali improbabili».
Bonifici e scambi sospetti quintuplicati in 5 anni. L’allarme di Naccarato (Pd) sui dati Bankitalia.
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- Domenica, 28 Giugno 2015 06:58
CORRIERE DEL VENETO 28 GIUGNO 2015
Cresce l’attività dei gruppi criminosi originari del Sud Italia in Veneto. A dirlo è la Direzione Nazionale Antimafia che, nell’ultimo report, ha sottolineato come l’insediamento della criminalità organizzata nella regione sia legato a motivi economici. «Fino a poco tempo fa, in molti si ostinavano a negare la presenza delle mafie in Veneto - spiega Alessandro Naccarato, deputato del Pd e membro della Commissione d’Inchiesta parlamentare sulle mafie - ma i fatti dimostrano il contrario. Il controllo di questi gruppi non è tanto militare, come può succedere nelle regioni del Sud Italia, quanto piuttosto di tipo economico. L’obiettivo principali delle organizzazioni criminali in Veneto, infatti, è proprio quello di riciclare denaro sporco». A dimostrare tutto ciò, continua a spiegare Naccarato, sono non solo gli arresti di molti latitanti o il sequestro di beni negli ultimi anni, ma anche le segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio. Un decreto legislativo del 2007 ha indicato una serie di parametri che obbligano le banche e gli istituti finanziari a segnalare tutte le operazioni sospette alla Banca d’Italia. E in Veneto le segnalazioni sono cresciute in maniera esorbitante negli ultimi sei anni. Si è passati infatti dalle 1244 del 2009 alle oltre 5600 del 2014. È Padova la provincia che conquista il primato, con 1375 operazioni segnalate a Bankitalia, seguita poi da Verona (1082), e Treviso (954). Va detto però che dietro ogni caso sospetto non c’è necessariamente qualcosa di illegale.
ANTIMAFIA, HA RAGIONE LA BINDI
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- Domenica, 14 Giugno 2015 08:04
MATTINO DI PADOVA 14 GiUGNO 2015
Le polemiche contro la decisione della Commissione antimafia di pubblicare l’elenco dei candidati alle elezioni regionali condannati o rinviati a giudizio per reati di mafia, corruzione o concussione sono infondate e hanno l’evidente obiettivo di delegittimare la Commissione. Sono state scritte e dette cose inesatte per disinformare l’opinione pubblica sulla vicenda ed è utile ricostruire in sintesi le ragioni alla base della scelta dell’Antimafia. La legge istitutiva della Commissione, legge n.87 del 19 luglio 2013, le ha assegnato, tra gli altri, i compiti di indagare sul rapporto tra mafia e politica, con particolare riferimento alla selezione dei gruppi dirigenti e delle candidature per le assemblee elettive, e di svolgere il monitoraggio sui tentativi di condizionamento e di infiltrazione mafiosa negli enti locali. Il lavoro della Commissione, come previsto dalla Costituzione, ha la finalità di mettere a disposizione del Parlamento tutti gli elementi utili per legiferare e per invitare il Governo ad adottare provvedimenti di propria competenza. In attuazione di tali compiti la Commissione ha approvato il 23 settembre 2014 un codice di autoregolamentazione in materia di formazione delle liste della candidature per tutte le elezioni. Il codice è stato esaminato dal Senato il 29 ottobre 2014 e dalla Camera il 27 aprile 2015. In queste occasioni nessuna forza politica ha manifestato contrarietà. In passato la Commissione antimafia ha adottato analoghi codici di autoregolamentazione nel 1991, nel 2007 e nel 2010.