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Ospedale, la scelta nuovo su vecchio paga

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Martedì, 27 Giugno 2017 09:58

MATTINO DI PADOVA 27 GIUGNO 2017

La questione ospedale può dirsi decisiva in questa tornata elettorale. Almeno secondo l'analisi del voto nei seggi attorno all'attuale struttura di via Giustiniani, realizzata dal parlamentare Pd Alessandro Naccarato. In pratica il 35% dei voti in più ottenuti al ballottaggio da Giordani rispetto a Ivo Rossi è motivata dalla scelta del nuovo su vecchio. E in tutta l'area attorno alla struttura sanitaria esistente Massimo Bitonci ha perso ben 1.278 voti rispetto al 2014. Segno insomma che la scelta di mantenere la sanità in centro paga. «È una scelta chiara, questo progetto ha spostato un migliaio di voti in termini assoluti», spiega il deputato dem che per primo ha aperto nel partito più di un anno fa alla soluzione del nuovo su vecchio, lasciando così morire il progetto di Padova Ovest. «Rivendico il fatto di aver aperto uno spazio di approfondimento politico sul tema della sanità, che riguarda migliaia di padovani - spiega - Spesso alcune battaglie, come anche quella sulla trasparenza e la legalità, possono sembrare isolate o velleitarie. E invece aprono a un confronto utile alla città e a chi le porta avanti».In pratica in tutti i seggi attorno all'ospedale il centrosinistra ha guadagnato rispetto al ballottaggio 2014 e Bitonci ha perso. Con alcuni casi eclatanti: al seggio 16 che copre le aree di via del Santo e dell'orto botanico, il centrosinistra ha 52 voti in più e Bitonci 93 in meno. A Santa Rita (sezioni 25 e 26) Giordani ha 77 voti in più rispetto a Ivo Rossi, mentre Bitonci ne ha persi 136. A Sant'Osvaldo (sezioni 27, 28 e 29) sono 83 i voti in più per il centrosinistra e 102 quelli persi dall'ex sindaco. Anche le mappe elettorali, sia al primo turno che al ballottaggio, confermano che le aree attorno a via Giustianiani sono quelle che maggiormente hanno premiato Giordani.

Turbativa d'asta e falso, vigili nei guai

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Sabato, 24 Giugno 2017 10:06

MATTINO DI PADOVA 24 GIUGNO 2017

Turbativa d'asta, falso e abuso d'ufficio. Sono le ipotesi di reato su cui la Procura sta indagano nell'ambito del fascicolo aperto sulla gestione degli appalti in capo alla polizia locale. Un'indagine che riguarda la gestione delle multe degli autovelox in tangenziale e le 261 determinazioni firmate dal comandante Antonio Paolocci negli ultimi tre anni per un totale di 3 milioni e 864 mila euro di spesa, quasi sempre con affidamenti diretti sotto la soglia di gara fissata in 40 mila euro. Nei giorni scorsi, subito dopo il primo turno delle elezioni amministrative, i carabinieri si sono presentati al comando di via Gozzi chiedendo del comandante Paolocci. Dalla Procura arriva la conferma dell'acquisizione di nuovi atti, che potrebbero anche portare all'apertura di un secondo filone dell'inchiesta. Al momento non risultano indagati, ma non è escluso che procedendo non si riesca a individuare chi tirava le fila. Di certo tutti gli atti che hanno riguardato la gestione delle multe e gli affidamenti diretti portano la firma del comandante Paolocci, scelto direttamente dall'ex sindaco Massimo Bitonci per la sua esperienza di comandante a Cittadella. Cosa c'è nel mirino degli inquirenti? Per prima cosa un'operazione poco chiara, contestata dall'opposizione e segnalata all'Autorità anti-corruzione dal deputato Pd Alessando Naccarato: è l'incarico da 381 mila euro per la «gestione globale dei procedimenti sanzionatori del codice della strada», affidato alla società padovana Megasp, in associazione con la Gefil e Telerete. Un atto datato 31 luglio 2015: il problema è che l'affidamento è stato fatto senza un bando pubblico, sulla base di una gara vinta nel 2012 che aveva però un oggetto diverso: si trattava della gestione delle sanzioni amministrative e non quelle del codice della strada.

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NACCARATO (PD): «RIPORTARE ALLE URNE TUTTI I NOSTRI ELETTORI». L'UNIONE FA LA FORZA. CAMBIANO 169 SEGGI

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Giovedì, 15 Giugno 2017 10:24

MATTINO DI PADOVA 15 GIUGNO 2017

Un apparentamento che potrebbe ribaltare il risultato del primo turno. Almeno secondo le proiezioni elaborate dal deputato Pd Alessandro Naccarato, che ha studiato la mappa del voto se si sommano i consensi di Sergio Giordani e Arturo Lorenzoni. «Considerando le 198 sezioni elettorali presenti (8 sono sezioni ospedaliere e case di riposo, ndr), il sindaco uscente ha la maggioranza soltanto in 29 che si trovano in centro storico, a Camin, a San Lazzaro, a Ponte di Brenta e in alcune zone di Mortise e Mandria, a Pozzoveggiani e Altichiero. Nel resto della città è in netta minoranza - sottolinea il parlamentare dem - In ben 92 sezioni il sindaco uscente non raggiunge il 40% e in molti casi raccoglie meno voti rispetto al primo turno delle precedenti elezioni».Certo, come ripetono tutti, in politica la matematica non conta e i voti non si possono semplicemente sommare. Ma Naccarato offre anche una lettura politica dei dati: «Bitonci ha deluso le aspettative suscitate e ha perso consensi. Del resto la nascita di numerosi comitati civici contrari ad alcune scelte sbagliate dell'amministrazione ne testimoniano il fallimento - osserva - Dall'altra parte la somma dei risultati di Giordani e Lorenzoni, che hanno presentato programmi simili e in larga parte coincidenti, raggiungono una larga maggioranza quasi dappertutto. Pertanto diventa naturale un accordo tra i due candidati alternativi a Bitonci, per unire le istanze di rinnovamento». Quale la chiave del secondo turno? Motivare i propri elettori a tornare alle urne, in vista di un prevedibile ulteriore calo dell'affluenza: «Bisogna riportare a votare al ballottaggio tutti i padovani che scegliendo Giordani e Lorenzoni hanno già espresso la volontà di chiudere l'esperienza disastrosa di Bitonci e di dare alla città un'amministrazione all'altezza delle esigenze e delle speranze dei padovani», conclude Naccarato.

LE FREQUENTAZIONI PADOVANE DEL GIOVANE RIINA

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Mercoledì, 14 Giugno 2017 12:25

REPUBBLICA - BLOG 14 GIUGNO 2017

Giuseppe Salvatore Riina, figlio del capo mafia Salvatore, detto Totò, e condannato per diversi reati, compresa l’associazione di stampo mafioso, vive a Padova dall’aprile 2012. Qui, dopo aver terminato di scontare la pena ed essere stato per un periodo affidato ai servizi sociali con obbligo di dimora, è in regime di sorveglianza speciale. Da allora il personaggio ha assunto diverse iniziative per inviare messaggi all’opinione pubblica. Nell’aprile del 2016 ha pubblicato una sorta di autobiografia ed è stato invitato dalla Rai per presentarla. A Porta a Porta è stato intervistato senza contraddittorio e senza manifestare critiche e prese di distanza dai crimini delle mafie. Nel dicembre dello stesso anno ha ricevuto il sacramento della cresima da un parroco di Padova e il certificato di idoneità, rilasciato dalla curia padovana, per fare il padrino della nipote in Sicilia. Nel viaggio per raggiungere Corleone per svolgere la funzione di padrino si è fermato a Parma per far visita al padre in carcere. In un pericoloso ambiguo intreccio di simboli e di significati Riina, mafioso, figlio di un padrino sanguinario, è diventato il padrino per il battesimo della nipote.

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CRAC DI PADOVA TRE. CON IL CONSORZIO RISCHIANO I SINDACI

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Venerdì, 09 Giugno 2017 12:28

MATTINO DI PADOVA 9 GIUGNO 2017

Quello di stamattina è probabilmente il primo di una serie di appuntamenti in tribunale per Padova Tre e Consorzio Padova Sud, chiamati - oggi - a rispondere della delibera del luglio 2014 con cui si trasferivano 13 milioni di debiti e altrettanti di "presunti" crediti dalla società al Consorzio e quindi ai 56 Comuni della Bassa padovana e del Piovese che ne sono soci. Pubblico ministero e creditori di Padova Tre potrebbero chiedere il fallimento della multiutility, accelerando di fatto la procedura già avviata della sua liquidazione, decisa dall'assemblea dei sindaci del Padova Sud in aprile. Sul banco degli imputati ci sono sia Padova Tre che Consorzio ai quali viene contestata "l'incompletezza e non veridicità della situazione patrimoniale e dei dati contabili" e la diretta responsabilità del Consorzio, che significa il suo Cda - all'epoca il presidente era Simone Borile, vice presidente l'ex sindaco di Sant'Angelo Romano Boischio e consiglieri il sindaco di Montagnana Loredana Borghesan, il sindaco di Carceri Tiberio Businaro, l'assessore di Merlara Nicola Ferro, l'ex sindaco di Ospedaletto Antonio Battistella, l'ex vice sindaco di Pontelongo Enzo Battisti e l'ex sindaco di Due Carrare Sergio Vason.

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«Criminalità al Tronchetto Serve la caserma dei carabinieri»

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Mercoledì, 07 Giugno 2017 09:05

IL GAZZETTINO 7 GIUGNO 2016

Il Tronchetto arriva in Parlamento. Tre deputati - Alessandro Naccarato, Andrea Martella e Michele Mognato - hanno infatti presentato una interrogazione al Ministro dell'interno, Marco Minniti. I tre vogliono sapere se il Governo intenda o no intervenire in una situazione gravemente coMpromessa dal punto di vista della legalità anchE per la persistente assenza di un intervento da parte del Comune. «In quest'area, dove arrivano ogni anno milioni di turisti con autobus o mezzi propri che raggiungono Venezia, sono presenti persone, i cosiddetti intromettitori, che avvicinano i turisti stessi e li accompagnano verso imbarcazioni private per condurli in centro storico o alle isole dell'estuario. L'attività, solo in parte regolamentata, alimenta un giro d'affari di milioni di euro all'anno», scrivono Mognato, Martella e Naccarato nell'interrogazione, avvertendo che «la gestione illegale dei flussi turistici è da tempo oggetto degli interessi di gruppi criminali. In passato erano presenti persone collegate all'associazione mafiosa, nota come mafia del Brenta, guidata da Felice Maniero, poi si sono attivati gruppi guidati da Otello Novello che ancora oggi controllano larga parte dei flussi turistici».

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