«SIAMO PRONTI»
Ci siamo. Dopo aver gestito un mese di frenesia politica - causata dalla decisione del centrodestra di puntare alle elezioni anticipate per non cambiare l’attuale legge elettorale - il Partito democratico è pronto per le elezioni. Siamo arrivati fin qui dopo aver completato un percorso democratico, trasparente e lineare. Questa è la principale differenza tra il Pd, unica forza politica che ha coinvolto gli elettori nella scelta dei loro rappresentanti, e gli altri partiti. E’ una diversità che va rivendicata e un risultato di cui essere orgogliosi. In questa campagna elettorale possiamo quindi spiegare che non siamo tutti uguali: Il Pd è diverso dagli altri partiti perché ha effettuato le scelte sul programma e sui candidati in modo democratico attraverso le primarie. A riguardo è utile ripercorrere le tappe che hanno determinato questa situazione. Con le primarie del 25 novembre e del 2 dicembre gli elettori di centrosinistra hanno scelto il “Capo della coalizione”, come prevede la legge 270/2005 (nota anche come Porcellum) che otto anni fa il centrodestra e l’Udc imposero al Parlamento per impedire al centrosinistra di vincere le elezioni. E’ inoltre importante precisare che le primarie del 25 novembre e del 2 dicembre sono state primarie “aperte”, alle quali hanno potuto patecipare tutti i cittadini che hanno dichiarato di essere elettori del centrosinistra. I candidati e i votanti alle primarie si sono impegnati a rispettare, sottoscrivendolo, il documento Italia Bene Comune che definisce il programma di governo del centrosinistra. Alle primarie hanno partecipato più di tre milioni di persone che, in maggioranza, hanno scelto di affidare a Pierluigi Bersani la guida della coalizione. A questa consultazione, una volta constatata la volontà di Lega e Pdl di non cambiare il Porcellum, e nonostante lo scarso tempo a disposizione, si sono aggiunte le primarie per scegliere i candidati al Parlamento che si sono tenute il 29 o il 30 dicembre scorsi. E così, mentre le altre forze politiche stanno compilato le liste in modo oscuro, talvolta organizzando finte primarie, come nel caso del Movimento 5 Stelle, di cui non si conosce il numero dei votanti né l’esito finale, Il Pd ha fatto scegliere i candidati ai propri elettori. Questo risultato è stato reso possibile grazie allo straordinario sforzo di migliaia di volontari, che hanno predisposto circa 9000 seggi in tutta Italia nel pieno delle festività natalizie. Con questa decisione il Pd ha applicato l’articolo 49 della Costituzione che individua i partiti come strumento attraverso cui i cittadini si associano “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Alla base di questa convinzione, che affida ai partiti una grande responsabilità, c’è il principio della politica come servizio alle persone e non, come dimostrano i ricorrenti fatti di cronaca, della politica intesa come luogo dove praticare il malaffare o gli interessi personali. Ora bisogna rimboccarsi le maniche, impegnarsi per convincere i cittadini a scegliere il Pd e la coalizione del centrosinistra per cambiare il nostro Paese conducendo l’Italia fuori dalla crisi economica attraverso una vera politica di sviluppo, crescita e giustizia sociale. Per essere protagonisti nella campagna elettorale è indispensabile conoscere il programma del centrosinistra, che potete scaricare qui in formato Pdf.
Le liste del PD per la Camera e il Senato
Per conoscere tutti i candidati al Parlamento clicca qui
Liste, il PD veneto esulta: «Nessun paracadutato»
MATTINO DI PADOVA 9 GENNAIO 2013
«La lepre da inseguire siamo noi e tutti faranno la gara dietro di noi», dice con ironia Pier Luigi Bersani: sono le 19,30 e la direzione del Pd sta per approvare le liste dei 945 candidati a Camera e Senato per le elezioni del 24 febbraio. Il primo atto è la scelta dei capilista: il ciclone delle primarie farà approdare in parlamento il 40% di donne e tanti giovani, una vera rivoluzione. Dopo aver schierato 4 esponenti cattolici di peso, Bersani disinnesca l’ultima grana: le dimissioni del segretario regionale della Puglia Blasi che poi ci ripensa e fa marcia indietro per non rovinare la festa. Chi invece è soddisfatta e non ha mai perso la calma è Rosanna Filippin, che ha ottenuto quanto voleva: nelle liste ci sono tutti candidati veneti. Non solo i tre capilista, ma anche gli altri sette big del listino di Bersani hanno un forte radicamento con il territorio. Una svolta in chiave federalista nata sabato sera, quando in piazza De Gasperi, nella sede della vecchia Dc, il Pd ha avuto un sussulto autonomista e ha chiesto di bloccare ogni ipotesi di «paracadutato» da Roma. E così Enrico Letta ha fatto un passo indietro, lasciando spazio a Davide Zoggia, responsabile nazionale degli enti locali, designato capolista in Veneto 1, che ha rinunciato ad un posto sicuro in Sicilia. E alle 20,10 su Twitter Rosanna Filippin conferma: «In Veneto tutti candidati locali» e poi inizia con l’elenco dettagliato. Ma ecco chi sono i candidati con cui il Pd si presenterà alla sfida elettorale. Il Senato della Repubblica. Ad aprire la lista è Laura Puppato, che in novembre ha ottenuto un ottimo risultato in Veneto nelle primarie di coalizione e si è piazzata al quarto posto alle spalle di Bersani, Renzi e Vendola. La capogruppo Pd in consiglio regionale ha dato al suo programma una forte connotazione ambientalista: green economy, difesa idrogeologica del territorio dall’incubo delle alluvioni, sviluppo compatibile con l’ambiente sono i cavalli di battaglia della Puppato, che si troverà al suo fianco Giorgio Santini, il segretario nazionale aggiunto della Cisl che ha scelto il Pd per approdare in parlamento come uno dei massimi esperti di lavoro. La Cisl è il sindacato largamente maggioritario, con una storia di contrattazione compatibile con il modello del policentrismo veneto. La grande sfida da vincere si chiama precarietà e sicurezza in fabbrica, materia in cui eccelle Felice Casson, l’ex magistrato del caso Gladio che ha istruito il processo sulle morti del Petrolchimico di Marghera gettando la spugna di fronte al vuoto legislativo che ha impedito di punire chi è finito a giudizio: Casson è secondo in lista. Al quarto posto Rosanna Filippin, avvocato, assessore all’Urbanistica a Bassano, segretaria veneta Pd, grande appassionata di montagna e con un impegno civile che la porta a sostenere don Ciotti e Caselli, i fondatori di Libera. Allegra, raffinata e cortese sarà il punto di riferimento dell’area cattolica e moderata: l’obiettivo è battere Pdl e Lega e conquistare il premio di maggioranza al Senato. Quinto dei probabili eletti Giancarlo Piva, sindaco di Este, coordinatore dell’area Renzi in Veneto. Al Senato il Pd schiera la «formazione migliore per far tremare Galan, Tosi e Zaia», dice la Filippin. Veneto 1 Camera deputati. Alle spalle di Davide Zoggia, artefice della vittoria di Crocetta in Sicilia, il Pd candida Alessandro Naccarato, deputato uscente della commissione Affari costituzionali, esperto di antimafia e sicurezza dello Stato, vero erede della tradizione riformista del sindaco Zanonato. Alle primarie Naccarato ha trionfato con 5454 voti, pari al 40% delle preferenze, in grande ascesa nella squadra di Bersani a Roma. Rigorosissimo, infaticabile e tenace nelle commissioni, si gioca la sua terza legislatura, mentre Alessandra Moretti, vicesindaco di Vicenza e portavoce di Bersani in tv, è al terzo posto della lista. A Tgcom 24 ieri ha dichiarato: «Non è vero che l’area Renzi è stata sottorappresentata nelle liste, il Pd non applicherà in manuale Cencelli ma sceglierà i candidati sulla base di due criteri:onestà e competenza. Basta con le correnti e largo alle donne e ai giovani». Con un sorriso ha salutato e poi è entrata in direzione a sostenere Bersani. I primi dieci candidati hanno già un piede a Montecitorio: e quindi dovrebbero diventare onorevoli, Federico Ginato, sindaco vicentino dell’area Letta e segretario provinciale Pd; il veronese Diego Zardini e la giovane padovana Giulia Narduolo e poi il veronese Gian Pietro Dal Moro, coordinatore della segreteria di Letta, Diego Crivellari, segretario provinciale Pd a Rovigo, Daniela Sbrollini e anche Margherita Miotto, due parlamentari che tornano a Roma. La stretta collaboratrice della Bindi deve ringraziare Naccarato che ha vinto le primarie ma ha occupato il posto di un big nazionale salvando così la Miotto. Tutti felici? Aspettiamo il 25 febbraio.
|