ELEZIONI POLITICHE: analizzare la sconfitta per ripartire e costruire una prospettiva di cambiamento.
Il risultato delle elezioni politiche è stato negativo per la coalizione di centrosinistra e per il Partito Democratico e sarà analizzato con attenzione a tutti i livelli nelle prossime settimane a partire dalla direzione nazionale di mercoledì 6 marzo. Per ora per valutare con attezione i riusltati è possibile utilizzare le cifre fornite dal ministero dell'interno nel suo sito e gli studi sui flussi della Swg e dell'Istituto Cattaneo (entrambi disponibili nei relativi siti internet). I principali dati che emergono sono i seguenti. C' è stata una grande mobilità dell'elettorato: rispetto alle politiche del 2008 un terzo degli elettori ha scelto una diversa forza politica. Questo fatto indica una grande volontà di cambiamento. Questa volontà di cambiamento ha premiato due forze “nuove”: il movimento 5 stelle e la lista scelta civica per Monti. L'elettorato del movimento 5 stelle, che ha raccolto 8.689.000 voti, è composto all'incirca da un terzo di elettori provenienti dal centrosinistra (in prevalenza pd e idv), un terzo proveniente dal centrodestra (pdl e lega) e un terzo da astenuti nelle precedente consultazione. L'elettorato della lista Monti (2.824.000 voti) è composto per due terzi da elettori del pdl e per un terzo da elettori del pd. Il Pd ha avuto 8.644.000 voti perdendone tre milioni e mezzo rispetto al 2008, pari al 28% dei propri consensi. Il Pdl ha avuto 7.332.000 voti perdendone 6 milioni e 300 mila rispetto al 2008, pari al 41% dei propri consensi. La Lega ha avuto 1.390.000 voti perdendone 1 milione e 700 mila rispetto al 2008, pari al 56% dei propri consensi. Pd, Pdl e Lega hanno ceduto voti al movimento 5 stelle, alla lista Monti e verso l'astensione. La “sinistra” perde ancora consensi dopo il tracollo del 2008. Allora Italia dei valori e Sinistra arcobaleno raccolsero 2.720.000 voti. Adesso, dopo la nascita di Sel e di Rivoluzione civile, le 2 liste dove sono confluiti i soggetti delle precedenti forze, la “sinistra” ottiene 1.850.000 voti (1.090.000 a Sel e 760.000 a Ingroia). L'Italia dei valori è scomparsa. L'aggregazione “rivoluzione civile” non elegge parlamentari. Il Partito democratico e Sel hanno la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa al Senato. Il voto apre una fase di incertezza e di instabilità per il futuro perché nessuna coalizione ha la maggioranza assoluta in entrambi i rami del Parlamento e i programmi dei vari schieramenti presentano differenze notevoli. Addirittura si ipotizza il ritorno al voto entro qualche mese.
Il voto a Padova
Il dato presenta differenze territoriali importanti. A questo propostio risulta molto utile lo studio dell'Istituto Cattaneo (che si allega) sui flussi in 9 città tra le quali Padova. Il risultato della città di Padova va valutato con attenzione perché, pur in un contesto di perdita di consnesi (11.600), contiene indicazioni utili per analizzare la situazione e per impostare il lavoro futuro. Padova è la città dove il Pd cede meno voti al movimento 5 stelle (4.300 sui 27.400 raccolti) rimanendo saldamente il primo partito con 35.249 voti pari al 28%. Il Pd cede alla coalizione di Monti quasi gli stessi consensi che ha perso verso Grillo. La Lega è la forza che perde più voti verso il movimento 5 stelle (12.600). Questo risultato deriva da tre fattori principali: una composizione sociale e culturale caratterizzate da una forte presenza di lavoro dipendente (in larga parte pubblico) ad alta qualificazione (università, sanità) e da un elevato numero di laureati e diplomati; una efficace ed efficiente azione dell'Amministrazione comunale; un Pd strutturato e radicato nel territorio con diversi circoli attivi. Nei comuni della Provincia il Pd arretra in modo preoccupante diventando minoritario e marginale in numerose realtà. Il confronto con le politiche del 2008 è significativo. Il Pd era sopra il 25% in 55 comuni, tra cui quelli più popolosi: Abano, Albignasego, Cadoneghe, Camposampiero, Conselve, Este, Monselice, Padova, Ponte San Nicolò, Montagnana, Montegrotto, Noventa, Piove di Sacco, Rubano, Selvazzano, Vigodarzere, Vigonza. Ora siamo sopra il 25% in soli 10 comuni; tra questi soltanto Padova e Cadoneghe hanno un numero elevato di abitanti. Il Pd era tra il 20 e il 25% in 32 comuni e ora ha lo stesso consenso in 31 comuni. Infine il Pd era sotto il 20% in 17 comuni mentre ora è sotto tale soglia in ben 63 comuni.
Primi spunti per una riflessione sugli scenari futuri
La sconfitta richiede un'analisi attenta e un dibattito serio per comprendere gli errori e costruire una prospettiva di cambiamento. Solo così possiamo superare l'attuale crisi economica e istituzionale che, dopo il voto, rischia di deventare una crisi del sistema democratico con esiti imprevedibili. Non deve prevalere un atteggiamento di critca distruttiva “a posteriori” e non bisogna dimenticare l'enorme lavoro fatto dal Pd negli ultimi mesi. Questo sforzo non è stato sufficiente per vincere ma costituisce un punto di partenza, realizzato grazie al'attività di migliaia di militanti volontari, che ha ridato vitalità ed energia al nostro partito. In particolare le primarie ci hanno consentito, nel clima di avversione generalizzata verso la politica, di ricostruire legami e relazioni con parti di società. Abbiamo sottovalutato i sentimenti di paura, rabbia e protesta provocati dalla crisi economica. Questi sentimenti, accentuati dalla disillusione seguita ai fallimenti delle promesse della destra e della lega, si sono sommati ai giudizi devastanti sulla politica, sui partiti e sulle istituzioni democratiche dopo gli scandali e le indagini per gravissimi fatti di corruzione. Nel tempo si è diffuso un vero e proprio odio verso la politica e la “casta” dei politici, che ha reso quasi impossibile fare emergere le differenze tra le diverse forze. Inoltre questi sentimenti, alimentati e divulgati dal mondo dell'informazione, hanno distratto l'opinione pubblica dall'emergenza economica e hanno fatto prevalere la protesta distruttiva contro tutti: europa, banche, equitalia, ecc. In questa situazione il Pd non deve fare l'errore, in parte già commesso durante la campagna elettorale, di inseguire il movimento 5 stelle sul terreno perdente della critica distruttiva alle istituzioni europee e italiane, ai partiti e al sistema democratico. Su quel piano rischiamo soltanto di aumentare i consensi verso soluzioni demagogiche e di protesta. Basta fare due esempi. Se la colpa della crisi viene scaricata sulle banche e su Equitalia non è più credibile la lotta all'evasione fiscale e viene premiato chi avanza le proposte più estreme e radicali anche se irrealizzabili. Lo stesso vale per alcune riforme istituzionali come quella della legge elettorale. Il centrosinistra nel 2005 non ha votato l'attuale legge, l'ha contratsta con forza e ha provato a cambiarla proponendo il sistema uninominale a doppio turno. Non ci siamo riusciti perché il centrodestra ha vinto le elezioni del 2008 e ha avuto la maggiornza. Inoltre abbiamo, unici, fatto le primarie per restituire agli elettori la possibilità di scegliere programmi, leader e parlamentari. Eppure in ogni dibattito (anche al nostro interno) si è sostenuto che le colpe della mancata riforma fossero di tutte le forze politiche, Pd compreso. E la stessa difficoltà emerge quando si affronta il tema dei costi della poltica e dei rimborsi elettorali. Dobbiamo rimettere al centro della nostra proposta politica gli interventi per affrontare la crisi economica che è la principale emergenza del Paese ed è la causa del voto antisistema. Durante la campagna elettorale la crisi e l'impoverimento in atto nella società sono scomparsi dal confronto. In questo modo è diventato incomprendibile il nostro appoggio al governo Monti e ai suoi provvedimenti di austerità. La conseguenza è stata la rincorsa demagogica a Berlusconi sulla riduzione delle tasse e al movimento 5 stelle sui temi di protesta. Finita la campagna elettorale restano l'instabilità politica, che rende difficilissimo approvare le necessarie riforme istituzionali, e la crisi economica che richiederà interventi pesanti e impopolari. Per queste ragioni, partendo dalla maggioranza assoluta alla Camera e da quella realtiva al Senato, il Pd e e il centrosinistra devono ricostruire un rapporto politico con lo schieramento di Monti e sfidare le altre forze presenti in Parlamento a sostenere un Governo con poche e chiare proposte programmatiche: proseguire nella strada del risanamento del bilancio dello Stato e della riduzione del debito in accordo con l'Unione Europea mediante le risorse derivanti dalla vendita delle partecipazioni e del patrimonio pubblici, finanziare la Cassa Integrazione (unico ammortizzatore sociale per centinaia di migliaia di famiglie), favorire lo sviluppo e la ripresa produttiva mediante le risorse derivanti dalla lotta all'evasione fiscale e dai tagli alla spesa pubblica e ai costi della politica e delle amministrazioni pubbliche, cambiare la legge elettorale, riprendere le riforme delle autonomie locali (a partire dalle Province e dalla fusione dei piccoli Comuni). L'alternativa a questo percorso rischia di essere il ricorso al voto subito dopo l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Così l'Italia resterebbe senza guida per mesi, la crisi economica diventerebbe ancora più drammatica e i sentimenti di protesta potrebbero rafforzarsi e diffondersi diventando maggioritari.
DOCUMENTI DA SCARICARE
Risultati città di Padova sezione per sezione (PDF)
Risultati provincia di Padova comune per comune (PDF)
Studio Istituto Cattaneo sui voti assoluti: chi vince e chi perde (PDF)
Studio Istituto Cattaneo sui flussi di voti in nove città italiane (PDF)
INTERROGAZIONE SUL GRUPPO PU.MA DI TRIBANO
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze; al Ministro del Lavoro e Politiche Sociali.
Per sapere - premesso che:
- Il gruppo Pu.ma di Tribano è leader mondiale nella progettazione, costruzione e manutenzione di impianti per produzioni industriali, che conta su una struttura imponente per soddisfare l’esigenza delle industrie russe e cinesi ed è affiancata da un gruppo di aziende satelliti Tecnopuma, Nuova Mas, Imep, De Flo Mas, Puma Steel coinvolte nel processo produttivo che sono parte integrante del tessuto economico locale; - L'azienda principale conta circa 200 dipendenti e un indotto di altri 300 addetti che continuano a lavorare per salvare lo stabilimento pur non ricevendo le dovute retribuzioni da circa 3 mesi; - A causa di notevoli problemi gestionali, già nello scorso dicembre l'azienda versava in grosse difficoltà nel reperire la liquidità necessaria a far fronte al pagamento di stipendi e fornitori e ha fatto ricorso a diverse linee di credito raggiungendo una forte esposizione con gli istituti bancari locali;
Leggi tutto...
AGENDA
Mercoledì 6 Marzo 2013 ore 21.00 Assemblea Circolo PD Conselve
Sabato 9 Marzo 2013 ore 9.30 Inaugurazione nuova sede Consiglio di Quartiere 3 Est
Lunedì 11 Marzo 2013 ore 18.00 Direzione Regionale PD ore 21.00 Assemblea Circolo PD Altichiero
|