EMERGENZA ALLUVIONE. NACCARATO (PD), NUOVA INTERROGAZIONE AL GOVERNO: "LE OPERE SONO IN RITARDO, ZAIA HA PERSO DUE ANNI"
MATTINO DI PADOVA 19 MAGGIO 2013
Onorevole Alessandro Naccarato, il governatore del Veneto Luca Zaia invoca poteri speciali e chiede al govermo di allentare il patto di stabilità per le opere idrauliche,lei come pensa si debba agire per fronteggiare l’emergenza? «Zaia sbaglia a prendersela con Roma in quanto per due anni ha già avuto i poteri straordinari di commissario per l’emergenza dopo l’alluvione del 2010. E ha fatto molto poco, anzi non è riuscito a spendere tutti i soldi che il governo ha già assegnato alla Regione». Di quanto si tratta? «Sono poco più di 300 milioni a fondo perduto per opere indispensabili e attese da anni: soldi che non rientrano nel patto di stabilità in quanto destinati a fronteggiare l’emergenza alluvione». In questi 300 milioni ci sono anche le vasche di laminazione di Caldogno e Arzignano? «Certo. Non solo queste due, ma anche quella di Riese Pio X nel Trevigiano. Si tratta di interventi che se realizzati nei tempi previsti avrebbero evitato le alluvioni e i drammi di questi giorni. La realtà è che dal novembre 2010 abbiamo ascoltato tante chiacchiere di Zaia e Conte ma le opere non ci sono». Forse siamo in ritardo proprio perché il Governo non ha dati i poteri speciali a Zaia per effettuare gli espropri? «Non è vero. La Regione ha ricevuto i soldi dal governo alla fine del 2010 e Zaia ha avuto i poteri di commissario straordinario dalla stessa data: i ritardi burocratici sono inspiegabili». Lei ha rivolto un’interrogazione al governo in cui sollecita controlli sugli interventi realizzati dopo l’alluvione: come mai? «Le opere sono state eseguite con i poteri straordinari della legge sulla Protezione civile e quindi non hanno seguito l’iter previsto per gli appalti pubblici: sono state assegnate in regime di emergenza a trattativa privata. In alcuni casi tale procedura ha ridotto i controlli e la qualità dei lavori lascia molto a desiderare. Da tempo chiediamo trasparenza e un rendiconto preciso dei lavori eseguiti in Veneto. La fretta molto spesso porta fuori strada e il bilancio di questi due anni e mezzo non è certo esaltante. Basta fare un giro tra le campagne del Veronese, del Vicentino, di Fossona e Bovolenta per capire la rabbia della gente che si trova la casa invasa dall’acqua. Roma avrà tante colpe, ma su questa vicenda va assolta perché messo a disposizioone soldi e assegnato i poteri speciali a Zaia».
IL PM ORDINA NUOVI ACCERTAMENTI SUI LAVORI MANCATI Spesi 120 milioni di euro: sono davvero serviti per realizzare interventi strutturali e mettere in sicurezza il territorio?
MATTINO DI PADOVA 21 MAGGIO 2013
Messa in sicurezza degli argini: la procura dà una brusca accelerata all’inchiesta dopo l’emergenza dei giorni scorsi che ha fatto ripiombare nel terrore la popolazione, costretta a vivere con l’incubo esondazione. Nuovi accertamenti sono stati ordinati ai carabinieri dal pubblico ministero padovano Federica Baccaglini, che coordina l’indagine. Ma nel mirino degli investigatori non sono soltanto i lavori realizzati lungo gli argini che non hanno tenuto o che, comunque, risultano a rischio: l’attenzione si è concentrata sugli interventi mancati, quelle opere strutturali che dovrebbero evitare momenti di panico a ogni “piena” nelle aree non lontane da fiumi e canali. Opere che si qualificavano come indispensabili all’indomani del novembre 2010 quando una parte del Veneto, tra le province di Vicenza e Padova, fu sommersa dall’acqua. E, invece, sembra che due anni siano trascorsi inutilmente (o quasi) perché l’acqua continua a far paura e a minacciare il territorio. E allora, come sono stati spesi i 120 milioni di euro destinati a superare la stagione della cosiddetta emergenza? E come sono stati realizzati i lavori lungo l’asse del Muson dei Sassi nell’Alta Padovana, a sud lungo il percorso del Bacchiglione (nell’area tra Bovolenta e Casalserugo) e a Padova nella zona del Bassanello? Intanto si sta muovendo il Comitato alluvione Veneto, sorto all’indomani della “piena” avvenuta nella notte tra l’1 e il 2 novembre 2010. Ora che la situazione è tornata sotto controllo e il Bacchiglione si guarda con senso di scampato pericolo, si sta attivando per raccogliere nuovi documenti da trasmettere in procura. Quella procura dove aveva già depositato un dettagliato esposto che ha fatto scattare l’indagine in corso. Alcune carte sono già sul tavolo del pm Baccaglini, come la lettera firmata dagli abitanti di via Bacchiglione Destro, a Casalserugo, trasmessa alle autorità competenti per informare che i murazzi di contenimento degli argini stavano collassando. Era il 2010: un mese più tardi, a novembre, le acque del fiume li avrebbero divorati.
DISTRETTO DEL FOTOVOLTAICO UNA CRISI CHE VIENE DA LONTANO
CORRIERE DEL VENETO 21 MAGGIO 2013
La crisi del distretto del fotovoltaico era nota almeno dal novembre 2010 quando ho interrogato i ministri del Lavoro e dell'Economia per provare a risollevare le sorti di questa importante realtà produttiva del Padovano. Da tempo Ecoware ha messo i lavoratori in mobilità, la produzione di XGroup e Solon è ferma da mesi e in questi giorni Helios Technology di Carmignano di Brenta ha dichiarato fallimento. Già allora però erano evidenti diverse difficoltà perché questo settore in apparente espansione ha approfittato degli incentivi statali per spingere al massimo la produzione senza un vero piano industriale in grado di attutire le oscillazioni del mercato. Ci troviamo di fronte a un caso tipico di investimenti speculativi: infatti per anni molti imprenditori hanno utilizzato incentivi pubblici, giudicati eccessivi dall'Unione europea, senza consolidare lo stato patrimoniale delle loro aziende come nel caso di Kerself S.p.a. (poi Aion Renewables S.p.a.). E infatti dal 2010 ad oggi le aziende principali hanno mostrato forte debolezza rispetto ad ogni rinnovo del cosiddetto Conto Energia e ciascuna anche rispetto alle singole vicende organizzative e gestionali interne. La crescita repentina del mercato del fotovoltaico, in alcuni casi, aveva indotto una proprietà spregiudicata a commettere, secondo la Consob, atti censurabili che avevano prodotto importanti buchi di bilancio e avevano costretto a fermare la produzione in più occasioni. Segnali preoccupanti di una gestione quantomeno disinvolta che faceva affidamento sul giro d'affari senza considerare la crisi e i più elementari principi di capitalizzazione aziendale. Tutti sapevano che gli incentivi statali si sarebbero via via ridotti per tornare ai livelli degli altri paesi europei. Le modalità di incentivo adottate in principio da governi di Centrosinistra sono state abusate dai governi seguenti senza stabilizzare i programmi di incentivo e incorrendo anche in procedure di infrazione da parte dell'Unione europea. Ciò ha determinato repentine marce indietro e riduzioni non previste che hanno messo più volte in difficoltà le aziende del settore, come testimoniato dai tavoli provinciali che si sono occupati delle relative vertenze locali, e dalla corrispondenza tra la Regione Veneto e il Ministero del Lavoro in risposta all'interrogazione del 2013 sul caso Helios. Errori, sottovalutazioni e speculazioni che già allora mostravano tutta la fragilità del comparto produttivo. Di fronte a questo difficile scenario le organizzazioni dei lavoratori hanno tentato a più riprese di salvare il salvabile tutelando l'occupazione con tutta la forza possibile. Risultato: un settore che contava 5500 addetti rischia ormai di spegnersi per sempre. Oltre all'uso degli ammortizzatori sociali, per superare la crisi del Fotovoltaico, è urgente e necessario un intervento legislativo per stabilizzare le agevolazioni fiscali per l'efficienza energetica nel settore privato e per destinare risorse statali per piani di efficentamento energetico degli edifici pubblici, che consentano di contare su fattori certi di investimento. Solo così è possibile riconvertire almeno in parte i rami meno produttivi e rilanciare una produzione all'avanguardia che può tornare ad essere fattore di sviluppo per un indotto molto vasto.
APPROVATO IL DECRETO SULLE STAMINALI PD decisivo per le modifiche sollecitate dalla comunità scientifica
Lo scorso 20 maggio il Parlamento ha approvato il Decreto Legge n.24 “Disposizioni urgenti in materia sanitaria” che riguarda la proroga della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari e l’impiego di medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva e impiego terapeutico dei medicinali sottoposti a sperimentazione clinica.
Per quanto attiene alla proroga il Decreto rinvia di un anno il termine già scaduto per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) e precisa le modalità di presa in carico dei pazienti da parte dei dipartimenti di salute mentale.
La seconda parte del Decreto invece affronta la cosiddetta “Questione Stamina”. Il Gruppo PD ha lavorato in commissione per modificare il testo perseguendo la stessa direzione indicata dal Senato, quella della sperimentazione, ma ponendo la responsabilità in capo al Ministero della Salute, dando il coordinamento all'Istituto di Sanità, coinvolgendo sia il centro trapianti che l'Agenzia italiana del Farmaco, stabilendo la natura di farmaco del prodotto. Abbiamo, inoltre, previsto un osservatorio partecipato dalle famiglie per seguire ogni passo delle cure.
In concreto, chi è in cura prosegue le cure e Stamina ha la possibilità di validare scientificamente la propria metodologia sperimentando in modo trasparente e sotto controlli di autorità terze. Per tutto ciò è previsto uno stanziamento di tre milioni di euro complessivi nel biennio 2013 -2014. Su questa impostazione si è ritrovato, sin dall'inizio, tutto il Governo Letta come confermato da tutti i Ministri coinvolti.
Il processo di formazione della disciplina
La disciplina transitoria viene stabilita in seguito al contenzioso relativo ad alcune attività terapeutiche poste in essere presso l'Azienda ospedaliera "Spedali Civili" di Brescia nei confronti di pazienti affetti da patologie neurodegenerative ed effettuate con medicinali a base di cellule staminali mesenchimali preparati - secondo il metodo adottato dalla Stamina Foundation Onlus - in un laboratorio della stessa Azienda ospedaliera. La relazione illustrativa al disegno di conversione del Decreto ricorda che sulla vicenda si è sviluppato un contenzioso giudiziario con vari esiti e che, nella maggior parte dei casi, sono state emesse ordinanze che stabiliscono la prosecuzione (o l'avvio) della terapia, con prodotti preparati presso il laboratorio della suddetta Azienda ospedaliera. Il 16 maggio 2012, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha vietato con decorrenza immediata i prelievi, trasporti, manipolazioni, colture, stoccaggi e somministrazioni di cellule umane presso gli Spedali Civili di Brescia in collaborazione con Stamina Foundation Onlus. Fra i vari considerata dell’ordinanza si può leggere che “il laboratorio dell’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia (…) è assolutamente inadeguato sia dal punto di vista strutturale sia per le cattiva condizioni di manutenzione e pulizia”, che “la sospensione cellulare ottenuta dopo la manipolazione non è in alcun modo identificabile come cellule staminali (…), che “il trattamento eseguito non può configurarsi in nessun modo come “sperimentazione clinica” dal momento che nessuna procedura è stata attivata per la richiesta di autorizzazione all’autorità competente né è stato richiesto parere per sperimentazione clinica al Comitato etico competente”. A seguito dell'ordinanza dell'AIFA alcuni pazienti o genitori di pazienti minori affetti da gravissime patologie neurodegenerative si sono rivolti alle competenti autorità giudiziarie che, nella maggior parte dei casi, hanno ordinato all'Azienda ospedaliera di avviare o di continuare la terapia.
Il 5 marzo 2013, l'Azienda ospedaliera Spedali civili di Brescia ha comunicato la cessazione di "ogni trattamento in questione, per effetto di formale divieto disposto dall’AIFA con ordinanza n. 1/2012" e che l’esecuzione dei trattamenti per alcuni pazienti era dovuta "solo all’ottemperanza da rendersi a precise pronunce cautelari dell’autorità giudiziaria.".
Il decreto originario del Ministro Balduzzi prevedeva al primo comma l’emanazione di due regolamenti ma questo punto è superato dal Senato in quanto privo delle caratteristiche di necessità ed urgenza. Al secondo comma garantiva la continuità dei soli trattamenti con metodo Stamina in corso presso gli Spedali di Brescia , provocando le proteste di chi sperava di iniziare ex novo la terapia.
Per venire incontro a queste sollecitazioni il Senato ha approvato all’unanimità un emendamento aggiuntivo al comma 2, proposto dal Gruppo del Partito Democratico, finalizzato a regolamentare l’impiego ulteriore (rispetto ai “casi Stamina” già in trattamento) di medicinali per le malattie rare per le quali è utilizzata la terapia cellulare somatica, come sperimentazione. La regolamentazione si è resa necessaria proprio per ovviare al fatto che questi medicinali non sono stati sottoposti a sperimentazione e, fino a questo momento, sono stati utilizzati in difformità dalle disposizioni vigenti. A tal fine l’emendamento prevedeva che, per la durata di diciotto mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto, l’ulteriore impiego terapeutico di questi medicinali fosse ammesso esclusivamente nell’ambito di sperimentazioni cliniche effettuate presso strutture pubbliche, svolte ai sensi del citato decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 191.(legge trapianti).
Nel clima politico precedente alla formazione del Governo in carica, la mediazione adottata in Senato è apprezzabile perché non si limita ai casi già in trattamento ma indica la strada della sperimentazione come via di uscita. Il lavoro fatto alla Camera segue la stessa strada ma ne precisa meglio le disposizioni raccogliendo anche le preoccupazioni della comunità scientifica, in particolar modo con riferimento alla normativa dei trapianti, a quella dei farmaci e alle modalità sostanzialmente autoregolamentate della sperimentazione. Il timore manifestato è che si apra un canale utilizzabile anche da altri per interventi al di fuori delle normali procedure di controllo con gravi conseguenze per la salute.
La decisione della commissione XII Affari sociali
Le audizioni sono state determinanti nell’assunzione della decisione finale. La Commissione ha ascoltato i pareri dei seguenti organi: Istituto superiore di sanità, centro nazionale trapianti, Aifa, per la comunità scientifica Il prof. Paolo Bianco (anatomia patologica alla Sapienza Roma) prof. Bruno Dallapiccola (Ordinario genetica medica al Bambin Gesu’ Roma) Prof. Piergiorgio Strata (Professore emerito di neurofisiologia università Torno), Stamina Foundation Onlus il presidente prof Vannoni e prof. Andolina, l’associazione Asamsi e associazione famiglie Sma. Al termine delle audizioni sono state tratte le seguenti conclusioni: - per tutti gli auditi salvo Stamina le cellule umane se sottoposte a trattamento sono, secondo l’attuale normativa italiana e europea, da considerarsi farmaci - interessi economici rilevanti sono in campo nel settore delle staminali sia che le consideri soggette alla normativa dei trapianti che a quella dei farmaci - il caso in specie riguarda solo le staminali mesenchimali. È scorretto dire che in Italia vengono impedite le cure con le staminali - Gli interventi della magistratura sembrano interpretare il termine cure compassionevoli nel senso di “ultima spes” ma poi fanno riferimento al DM 5.12.2006 . (Utilizzazione di medicinali per terapia genica e per terapia cellulare somatica al di fuori di sperimentazioni cliniche e norme transitorie per la produzione di detti medicinali). Anche in questo caso si parla quindi di farmaci. Non appare corretto considerare le cure come medicinali o come staminali per trapianto a seconda del caso. Si tenga conto che nessuna domanda fatta dai membri della commissione ai due rappresentanti di Stamina riceve risposta appena soddisfacente. A molte, quali le modalità della cure, i consulenti utilizzati, la laurea di Vannoni o il bilancio della fondazione, non è stata data alcuna risposta. L’orientamento assunto dalla commissione va quindi nel senso di riportare la materia nell’ambito della normativa sui farmaci, e di mettere in capo al Ministero la responsabilità della sperimentazione del metodo Stamina in modo trasparente. Il PD propone poi la costituzione di un osservatorio a cui partecipino anche le famiglie per monitorare i risultati non solo delle sperimentazioni ma anche di quanto avviene in conseguenza delle ordinanze della magistratura.
Considerazioni finali
La mediazione raggiunta è un punto di equilibrio che tiene conto della realtà, cioè di quanto è accaduto con molti errori anche da parte di soggetti pubblici, dei trattamenti in corso e delle speranze create. Sullo sfondo grandi questioni etiche interrogano gli operatori della sanità e noi legislatori: la possibilità di brevettare prodotti derivanti da cellule umane, il conflitto tra libertà individuali e l’esigenza di tutelare la salute pubblica, la libertà della ricerca e l’obbligo insito nella necessità di validarne i risultati in modo obiettivo tanto più forte quanto più grandi sono gli interessi in gioco, i limiti da apporre a quanto può sostenere il servizio sanitario pubblico e universalistico, la necessità di un’informazione corretta e completa. Infine, il decreto introduce un Osservatorio con la presenza di rappresentanti delle associazioni e dei familiari, indicando con ciò l’opportunità, davanti a questioni complesse sul piano medico e etico-politico, di una medicina che, senza rinunciare al rigore dei suoi protocolli, non rimanga arroccata nei paradigmi della cittadella scientifica, ma sia aperta alle istanze che emergono dall’esperienza della sofferenza. Il decreto salvaguarda, così, sia l’esigenza della cura sia quella degli aspetti umani che accompagnano l'esperienza del dolore.
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Testo del Decreto Legge come modificato da Camera e Senato in PDF - clicca qui
Appello comunità scientifica per considerare le Staminali veri e propri farmaci - clicca qui
CONSIGLIO EUROPEO DEL 22 MAGGIO 2013
Il Presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, ha informato il Parlamento sulla riunione del Consiglio europeo del 22 maggio 2013 che discuterà di energia e fiscalità e farà il punto sull'andamento dei lavori relativi alla nuova architettura dell'Unione economica e monetaria. Al termine della discussione la Camera ha approvato premessa e dispositivo della risoluzione del Capogruppo PD Roberto Speranza. In particolare la risoluzione impegna il Governo a presentare al Consiglio europeo e alla Commissione europea il Programma di stabilità ed il Programma nazionale di riforma e ad assumere tutte le iniziative per favorire una positiva conclusione della «procedura di disavanzo eccessivo»; a riconsiderare in tempi brevi il quadro di finanza pubblica nel rispetto degli impegni europei per quanto riguarda i saldi di bilancio 2013-2014 e ad individuare gli interventi prioritari necessari per dare attuazione alle linee programmatiche indicate dal Presidente del Consiglio dei Ministri nelle sue comunicazioni alle Camere e su cui ha ottenuto la fiducia, sottoponendo tempestivamente tali nuovi indirizzi all'approvazione parlamentare e presentando quindi al Consiglio europeo e alla Commissione europea un aggiornamento del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma. Il Consiglio Europeo ha analizzato i seguenti argomenti:
Energia Completamento del mercato interno dell'energia (da realizzare entro il 2014) e delle interconnessioni tra i mercati energetici degli Stati membri (da realizzare entro il 2015).
A questo riguardo, il Consiglio europeo dovrebbe ribadire l’importanza:
- del pieno recepimento da parte degli Stati membri che non vi abbiano già provveduto del terzo pacchetto energia (recepito dall’Italia con il d. lgs. 1° giugno 2011, n. 93) e della direttiva sulle energie rinnovabili (recepita con ild. lgs. 3 marzo 2011, n. 28) nonché dell’attuazione del regolamento sulla sicurezza degli approvvigionamenti di gas; - di agire in maniera più incisiva sul lato della domanda e sullo sviluppo delle tecnologie energetiche, anche attraverso l’elaborazione da parte degli Stati membri di piani nazionali per un rapido sviluppo delle reti elettriche intelligenti (smart grids) e dei contatori intelligenti (smart meters); - di rafforzare il ruolo e i diritti dei consumatori, con particolare riferimento alle posizioni più deboli; - di assicurare un continuo scambio di informazioni tra gli Stati membri relativamente alle più importanti decisioni assunte in materia energetica;
- incentivazione degli investimenti in infrastrutture energetiche nuove ed intelligenti al fine di assicurare la continuità della fornitura di energia a prezzi accessibili. A questo riguardo il Consiglio europeo dovrebbe indicare quali azioni prioritarie:
- l’adozione, nel corso del prossimo autunno, del regolamento relativo allereti transeuropee dell’energia e la relativa individuazione dei progetti prioritari di interesse comune; - la revisione delle regole sugli aiuti di Stato per consentire investimenti mirati alla passaggio ad una economia a bassa intensità di carbone; - interventi nel settore delle energie rinnovabili e della capacità diproduzione di energia; - il ricorso a strumenti finanziari innovativi e lo sviluppo del sostegno della BEI, in particolare nel settore dell’efficienza nell’uso delle risorse; - un miglior coordinamento tra l’UE, gli Stati membri e l’industria nellosviluppo delle tecnologie energetiche e delle sinergie con le telecomunicazioni intelligenti (TIC);
- diversificazione delle fonti e sviluppo di fonti energetiche locali. Al riguardo il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare l’importanza di:
- sviluppare ulteriormente le fonti rinnovabili, assicurandone l’efficienza sotto il profilo dei costi e la piena integrazione nel mercato interno; - valutare un ricorso più sistematico alle fonti locali di energia, convenzionali e non; - rafforzare la collaborazione tra gli Stati membri, anche con riguardo alla dimensione internazionale della politica energetica dell’UE.
- la valutazione dell’impatto dei prezzi e dei costi dell’energia sullacompetitività europea allo scopo di elaborare un’azione per attutirne gli effetti. A tale scopo, il Consiglio europeo potrebbe ribadire la necessità di:
- assicurare la piena applicazione della direttiva sull’efficienza energetica degli edifici; - sviluppare modalità di finanziamento innovative ed un uso più sistematico della diversificazione delle fonti; - dedicare un’attenzione specifica alle questioni energetiche nell’ambito della riunione del Consiglio europeo di febbraio 2014, dedicata alla competitività del sistema industriale europeo, anche sulla base diun’analisi della composizione dei prezzi e dei costi dell’energia negli Stati membri che la Commissione presenterà entro la fine del 2013.
Fiscalità Il Consiglio europeo dovrebbe anzitutto svolgere una discussione sugli interventi da adottare per lottare contro l'evasione e la frode fiscale, combinando azioni a livello europeo e nazionale. Al riguardo il Consiglio europeo, anche sulla base delle conclusioni sul tema del Consiglio ECOFIN del 14 maggio scorso, dovrebbe attribuire carattere prioritario:
- alla effettiva attuazione, da parte degli Stati membri del piano d’azione in materia presentato dalla Commissione europea il 6 dicembre 2012.
Il piano d’azione, accompagnato da due raccomandazioni agli Stati membri, rispettivamente sui paradisi fiscali e la pianificazione fiscale aggressiva, invita gli Stati membri a prendere in considerazione l'opportunità di introdurre nel proprio ordinamento giuridico una clausola di salvaguardia contro la doppia imposizione, per evitare che essi si traducano in un'assenza totale di imposizione nonché ad individuare, utilizzando criteri comuni, i paradisi fiscali e di inserirli in apposite “liste nere”;
- ad estendere lo scambio automatico di informazioni tra gli Stati membri su una più ampia tipologia di redditi, mediante una apposita proposta modifica alla direttiva sulla cooperazione amministrativa in materia fiscale che la Commissione presenterà entro l’estate 2013.
Nella sostanza, il Consiglio europeo dovrebbe recepire in buona misura la proposta di avviare un progetto pilota per lo scambio di informazioni sui risparmi dei non residenti, sul modello degli accordi FACTA (foreign account tax compliance act) stipulati con l’amministrazione statunitense, avanzata il 9 aprile scorso in unalettera congiunta indirizzata dai ministri delle finanzedi Italia,Germania, Francia, Regno Unito e Spagna al commissario alla fiscalità, Algirdas Šemeta. Secondo notizie di stampa, a margine del Consiglio ECOFIN del 14 maggio, altri 12 Paesi membri (Belgio, Danimarca, Finlandia, , Irlanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia) si sarebbero associati all’iniziativa, chiedendo agli altri Stati membri dell’UE, nonché ai Paesi terzi, di aderire al sistema di scambio automatico delle informazioni. Peraltro, tale proposta è strettamente connessa alla proposta di modifica della direttiva della direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio, tuttora all’esame del Consiglio dell’UE, che mira ad estendere il campo di applicazione della direttiva, per includervi non solo i pagamenti di interessi ma anche tutti i redditi da risparmio, nonché i prodotti che generano interessi o redditi equivalenti, e a rinegoziare gli accordi con i Paesi terzi in materia (Svizzera, Andorra, Liechtenstein, San Marino, Principato di Monaco). In occasione del Consiglio ECOFIN del 14 maggio, è stato raggiunto un accordo sul mandato alla Commissione europea per rinegoziare gli accordi con i Paesi terzi, mentre sulla proposta di direttiva persiste un disaccordo da parte di Lussemburgo e – soprattutto –Austria. I Governi dei due Paesi hanno da sempre manifestato contrarietà a qualsiasi ipotesi di attenuazione del segreto bancario, ma nelle ultime settimane si era registrata una cauta apertura verso l’introduzione di un sistema di scambio delle informazioni. La decisione del Consiglio ECOFIN di rinegoziare preliminarmente gli accordi con i citati Paesi terzi sembra evidenziare che Lussemburgo e Austria subordinano l’adozione di una normativa comune a livello UE alla stipula di accordi di contenuto analogo con i medesimi Stati terzi, che attualmente gli contendono il primato di sedi privilegiate per il deposito dei redditi da risparmio. Va altresì sottolineato che l’adozione della nuova normativa UE renderebbe inefficaci eventuali accordi bilaterali stipulati da Paesi UE con Paesi terzi (in primo luogo la Svizzera) e finalizzati allatassazione dei redditi dei cittadini dei medesimi Paesi che hanno investito i propri capitali in territorio elvetico;
- alla promozione a livello internazionale, in sede di G8, G20, ed OCSE, dello scambio automatico di informazioni in materia fiscale e dell’adozione, da parte dei Paesi terzi, di pratica di buona governance fiscale;
- all’avvio di una riflessione sulla revisione del Codice di condotta sulla tassazione delle imprese del 1997 al fine di rafforzare le misure contro la concorrenza fiscale dannosa;
- all’adozione entro il 2013 della quarta direttiva contro il riciclaggio (la cui proposta è stata presentata il 6 febbraio scorso, ed è tuttora all’esame delle istituzioni dell’UE), anche al fine di meglio contrastare l’evasione fiscale;
- a valutare le questioni relative alla tassazione di servizi e prodotti dell’economia digitale, in particolare al fine di prevenire l’erosione di base imponibile, in vista della discussione sull’agenda digitale che avrà luogo in occasione del Consiglio europeo di ottobre 2013.
Il Consiglio europeo del 27-28 giugno La prossima riunione ordinaria del Consiglio europeo si svolgerà il 27-28 giugno a Bruxelles. Sebbene l’ordine del giorno della riunione non sia disponibile, in quanto sarà predisposto prossimamente, anche sulla base degli esiti della riunione del 22 maggio, sui ricorda che il Consiglio europeo di giugno è di norma dedicato ai temi economico-finanziari, con particolare riferimento alla fase conclusiva del ciclo del semestre europeo di coordinamento ex ante delle politiche economiche. Il Consiglio europeo dovrebbe infatti avallare le raccomandazioni specifiche per Paese in materia di politica economica che saranno presentate dalla Commissione europea il 29 maggio prossimo, sulla base dell’esame dei Programmi di stabilità e dei Piani nazionali di riforma inviati dagli Stati membri. Secondo le indicazioni e le richieste di alcuni Governi, il Consiglio europeo potrebbe inoltre dibattere misure connesse ad una nuova strategia per la crescita e la lotta contro la disoccupazione, in particolare quella giovanile: dichiarazioni in questo senso sono state formulate anche dal Presidente del Consiglio, Letta, in occasioni dei recenti incontri con il Presidente della Commissione europea, Barroso, e del Consiglio europeo, Van Rompuy.
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