L'ITALIA RATIFICA LA CONVENZIONE DI ISTANBUL SULLA VIOLENZA NEI CONFRONTI DELLE DONNE
Martedì 28 Maggio 2013 la Camera dei Deputati ha approvato all'unanimità la ratifica della Convenzione di Istanbul dell'11 maggio 2011 sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. E' un atto molto importante poiché si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per gli Stati che disegna un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. Questa ratifica era attesa da tempo e richiesta da numerosi consigli comunali e istituzioni tra cui il Consiglio comunale di Cadoneghe, comune nel quale è avvenuto uno degli ultimi tragici fatti di femminicidio. Questo tremendo fenomeno è sempre più diffuso anche nel nostro Paese. Troppo spesso assistiamo ad atroci delitti o a persecuzioni di anni nei confronti di donne. Le pagine dei quotidiani riportano il triste bollettino di vite spezzate sempre più spesso in tutto il territorio e in tutti gli strati sociali. Il Partito Democratico ha fortemente voluto il risultato di questa ratifica da parte dell'Italia depositando la proposta di legge il primo giorno di questa legislatura e perseguendo con determinazione la sua approvazione. La Convenzione contiene misure per la prevenzione, la protezione delle vittime e i procedimenti penali per i colpevoli; definisce e criminalizza le diverse forme di violenza contro le donne tra cui il matrimonio forzato, le mutilazioni dei genitali, lo stalking, le violenze fisiche e psicologiche e la violenza sessuale. Interviene anche a difesa dei soggetti deboli come ad esempio bambini ed anziani, ai quali si applicano le medesime norme di tutela. La Convenzione afferma che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini e impegna gli Stati a garantire uguaglianza di genere con tutti gli strumenti a loro disposizione, anche educativi e di comunicazione di massa, favorendo l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne. Importanza cardinale assume l'art. 3 secondo il quale la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione contro le donne. Da questo principio discendono norme più specifiche che elencano i comportamenti che integrano i reati, gli strumenti di repressione, di prevenzione, di risarcimento e di promozione di una cultura di genere. Per entrare in vigore, la Convenzione necessita della ratifica di almeno 10 Stati, tra i quali 8 membri del Consiglio d'Europa. Sino ad oggi, gli Stati firmatari sono 29, e le ratifiche 4. L'Italia ha sottoscritto la Convenzione il 27 settembre 2012 e con la ratifica di questi giorni si schiera tra i primi Paesi promotori di una rafforzata cultura di tutela delle donne attraverso il contrasto forte alla violenza domestica e di genere.
ALLEGATI:
Testo della Convenzione di Istanbul Testo della Proposta di Legge di ratifica Dossier di approfondimento
INIZIA IN PARLAMENTO IL PERCORSO PER CAMBIARE LA COSTITUZIONE E LA LEGGE ELETTORALE
APPROVATA LA MOZIONE DI MAGGIORANZA 28 MAGGIO 2013
Ieri la Camera dei Deputati ha approvato la Mozione dei capigruppo di maggioranza che inizia il percorso di riforme costituzionali impegnando il Governo Letta a presentare entro il mese di Giugno un Disegno di legge costituzionale da sottoporre ad approvazione delle Camere tra 18 mesi dopo l'esame di un Comitato Bicamerale che assicuri la rapidità di analisi e discussione e la convergenza dei gruppi parlamentari. Di seguito il testo della Mozione Speranza.
La Camera, premesso che: - il tema delle riforme istituzionali, che accompagna il dibattito politico italiano dalla fine degli anni ’70, si intreccia oggi con le esigenze di rilancio della crescita economica e di rafforzamento della coesione sociale, ponendosi con esse al centro dell'attenzione del Parlamento e del programma di Governo; - l'ammodernamento delle istituzioni repubblicane è condizione essenziale per favorire la stabilità del sistema politico e rendere più efficienti i circuiti decisionali di un sistema di governo multilivello tra Unione europea, Stato e autonomie territoriali assai più complesso e articolato che nel passato, elevando, per questa via, la qualità della vita democratica, la partecipazione dei cittadini e la trasparenza delle istituzioni; - per avviare una stagione di riforme costituzionali di ampio respiro, occorre definire un metodo che consenta di affrontare, secondo un disegno coerente, le principali questioni sinora irrisolte, da ultimo richiamate nel discorso programmatico tenuto dal Presidente del Consiglio dei ministri innanzi alle Camere, concernenti la forma di Stato, la forma di Governo, il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari e la riforma del sistema elettorale, la quale – naturalmente – non potrà che essere coerente e contestuale con il complessivo processo di riforma costituzionale. Qualora si realizzino condizioni che rendono urgente un intervento in materia, occorrerà che lo stesso sia ampiamente condiviso; - rilevata, pertanto, la necessità di definire tempestivamente, attraverso l'approvazione di un'apposita legge costituzionale, una procedura straordinaria di revisione costituzionale che permetta di avviare un lavoro comune dei due rami del Parlamento, di programmare una tempistica certa e in linea con le attese del Paese dell'esame dei progetti di legge di revisione della parte seconda della Costituzione, di assicurare un più largo consenso parlamentare in sede di approvazione degli stessi e di potenziare il controllo dei cittadini sul risultato finale del processo riformatore; una procedura, dunque, idonea a valorizzare il ruolo del Parlamento e ad assicurare la partecipazione diretta dei cittadini; - preso atto dell'intendimento del Governo di avvalersi di una commissione di esperti per l'approfondimento delle diverse ipotesi di revisione costituzionale e dei connessi profili inerenti al sistema elettorale e di estendere il dibattito sulle riforme alle diverse componenti della società civile, anche attraverso il ricorso a una procedura di consultazione pubblica; - valutato con favore il lavoro che stanno portando avanti i competenti organi delle Camere, al fine di pervenire in tempi rapidi all'approvazione di una riforma dei regolamenti parlamentari idonea a dare una prima efficace risposta alla domanda di modernizzazione delle istituzioni, nella prospettiva di una piena valorizzazione del Parlamento, di un efficace controllo sull'operato del Governo e di un più stretto raccordo con le istanze della società civile, anche al fine di elevare la qualità della produzione legislativa. In particolare, occorrerà superare l'eccessivo ricorso alla decretazione d'urgenza e a votazioni di fiducia su maxiemendamenti, salvaguardando, al contempo, le prerogative del Governo, cui deve essere riconosciuta la facoltà di attivare procedure che, senza comprimere il ruolo delle Camere, garantiscano tempi certi per l'approvazione dei disegni di legge di attuazione del suo programma, nonché rafforzando i diritti dei gruppi di opposizione e lo statuto regolamentare delle iniziative legislative popolari; - richiamate le considerazioni espresse dal Presidente della Repubblica nel suo messaggio al Parlamento, formulato nel giorno del giuramento, circa la necessità di non «sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana»,
impegna il Governo:
a presentare alle Camere, entro il mese di giugno 2013, un disegno di legge costituzionale che, in coerenza con le finalità e gli obiettivi indicati nelle premesse, preveda, per l'approvazione della indicata riforma costituzionale, una procedura straordinaria rispetto a quella di cui all'articolo 138 della Costituzione, che tenda ad agevolare il processo di riforma, favorendo un'ampia convergenza politica in Parlamento. Il disegno di legge dovrà, altresì, prevedere adeguati meccanismi per un lavoro comune delle due Camere. In particolare, dovrà essere previsto: a) l'istituzione di un Comitato, composto da venti senatori e venti deputati, nominati dai rispettivi Presidenti delle Camere, su designazione dei gruppi parlamentari, tra i componenti delle Commissioni affari costituzionali, rispettivamente del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, in modo da garantire la presenza di ciascun gruppo parlamentare e di rispecchiare complessivamente la proporzione tra i gruppi, tenendo conto della loro rappresentanza parlamentare e dei voti conseguiti alle elezioni politiche, e presieduto congiuntamente dai Presidenti delle predette Commissioni, cui conferire poteri referenti per l'esame dei progetti di legge di revisione costituzionale dei Titoli I, II, III e V della parte seconda della Costituzione, afferenti alla forma di Stato, alla forma di Governo e all'assetto bicamerale del Parlamento, nonché, coerentemente con le disposizioni costituzionali, di riforma dei sistemi elettorali; b) l'esame dei progetti di legge approvati in sede referente dal Comitato bicamerale alle Assemblee di Camera e Senato, secondo intese raggiunte fra i due Presidenti; c) la previsione di modalità di esame, in sede referente e presso le Assemblee, dei progetti di legge che, fermo restando il diritto di ciascun senatore e deputato, anche se non componente il Comitato o componente del Governo, di presentare emendamenti, assicurino la certezza dei tempi del procedimento, con l'obiettivo di garantire che l'esame parlamentare sui disegni di legge di riforma si concluda entro 18 mesi dall'avvio; d) fermi restando i quorum deliberativi di cui all'articolo 138 della Costituzione, la facoltà di richiedere comunque, ai sensi del medesimo articolo, la sottoposizione a referendum confermativo della legge ovvero delle leggi di revisione costituzionale approvate dal Parlamento.
Clicca qui per il Dossier - Il metodo delle riforme istituzionali - I precedenti
ELEZIONI AMMINISTRATIVE: CENTROSINISTRA AVANTI IN TUTTI E 16 I CAPOLUOGHI
L'UNITA' 28 MAGGIO 2013
Pisa, Vicenza, Massa, Sondrio e Isernia. Sono i capoluoghi nei quali il centrosinistra ha vinto al primo turno. Negli altri si va al ballottaggio. Sono risultati definitivi delle elezioni comunali che si sono svolte domenica e lunedì. A Pisa ha vinto Marco Filippeschi (Pd), col 53,48% dei voti. A Vincenza vince Achille Variati (Pd), col 53,47%, dove la Lega, con la sua candidata Manuela Dal Lago, registra una debacle: 27,38% il candidato, 4,59% il partito. A Massa il nuovo sindaco è Alessandro Volpi (Pd), col 54,17%. A Sondrio vince Alcide Molteni, col 53,68%: in questo caso non un Pd, ma un candidato espresso da una lista civica di centro, 'Sondrio democraticà. A Isernia ce la fa per un soffio Luigi Brasiello, col 50,54%: anche qui non un candidato espresso dal Pd ma da una lista civica, 'Isernia di tutti'. Vittoria per il centrosinistra anche a Imola (provincia di Bologna), dove il candidato del Pd Daniele Manca coquinsta il municipio col 53,66% dei voti. Il Pd, nonostante il caso Montepaschi, va bene anche a Siena, dove il suo candidato, Bruno Valentini, conquista il 39,54% delle preferenze, contro il 23,37% raccolti da Eugenio Neri del centrodestra. Al ballottaggio in pole anche i candidati PD a Treviso, Lodi, Imperia e Barletta dove ha il 42,5% l'ex portavoce del presidente Napolitano, Pasquale Cascella. Ad Ancona ballottaggio con la candidata Pd avanti, mentre sono già sindaci al primo turno i PD Alessandro Volpi a Massa, Marco Filippeschi a Pisa, Alcide Molteni a Sondrio in LOmbardia, e a Isernia il candidato della lista civica sostenuta dal centrosinistra Luigi Brasiello.
Clicca qui per vedere gli altri risultati
|