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SubjectNewsletter A. Naccarato - 6 Giugno 2013
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 Alessandro Naccarato

 Newsletter 6 Giugno 2013

 In primo piano

 

OGGI SI COMPRENDE PERCHE' IL PD
NON HA VOTATO RODOTA'
MATTINO DI PADOVA 2 GIUGNO 2013

I nodi vengono al pettine e stavolta sono arrivati molto presto. È bastata un’intervista di Stefano Rodotà per far emergere tutta la strumentalità della sua candidatura a Presidente della Repubblica. Sul Corriere della Sera del 30 maggio, Rodotà ha spiegato che serve un cambio di passo del Movimento 5 Stelle, che non può fermarsi alla rete per assolvere al suo ruolo e che i suoi rappresentanti devono organizzare una strategia e comunicarla radicandosi, magari senza sembrare burattini. Apriti cielo. La reazione di Beppe Grillo non si è fatta attendere tanto che dal suo blog ha scagliato una serie di insulti all’indirizzo di Rodotà definendolo “maestrino dalla penna rossa”, “ottuagenario miracolato dalla rete, sbrinato di fresco” e anche “supercazzolaro”. Perché il comico genovese se la sia presa tanto può essere chiaro se si guarda la linea di Grillo: chi pensa con la sua testa o addirittura dissente è fuori! Ma ciò che conta rilevare è che appare ora più manifesto ciò che il gruppo dirigente del Pd aveva spiegato, purtroppo con scarso successo, qualche mese fa. La candidatura di Rodotà è stata pensata e tenuta in piedi in modo strumentale al solo fine di mettere in difficoltà il Pd. Una strumentalità reciproca, di Grillo nel fare quel nome e di Rodotà nel lasciarsi usare a quel fine. Purtroppo il Pd ha mostrato in quell’occasione tutta la sua ambiguità e debolezza culturale tanto che alcuni parlamentari sotto la “pressione della rete” hanno perso la testa e lo hanno addirittura votato. E dire che bastava tornare indietro di qualche mese per ricordare che Grillo non aveva un’idea così positiva del suo candidato, definito, nel vicino 2012, un “maledetto” superprivilegiato, peggior esempio della casta politica da abbattere. In quei giorni convulsi avrebbe giovato, anche ad alcuni parlamentari e militanti del Pd, leggere bene la Costituzione e riflettere sui due motivi principali che hanno spinto la maggioranza del Pd a sostenere prima Marini, poi Prodi e infine Napolitano. Il primo, di merito, è che il Presidente della Repubblica è il garante dell’unità nazionale e quindi deve essere una figura di garanzia che rappresenta tutto il popolo italiano, o comunque una larga maggioranza, e unisce le forze politiche: al contrario Rodotà era un candidato di parte sostenuto da una minoranza. In secondo luogo il metodo: l’Italia non è una repubblica presidenziale; il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento e non direttamente dai cittadini o, peggio, dalla rete in una consultazione opaca, senza numeri e senza regole. Rodotà era stato scelto dopo essere arrivato soltanto terzo a una consultazione poco trasparente e poco partecipata. Sarei curioso di sapere cosa pensa oggi, dopo le esternazioni di Grillo, chi ha inneggiato a Rodotà in quei giorni e in questi mesi: è ancora convinto che fosse l’uomo giusto o ha compreso che era solo un candidato strumentale?




CEMENTIZILLO: SIGLATO UN ACCORDO IN PROVINCIA
MATTINO DI PADOVA 30 MAGGIO 2013

Apertura dall’azienda, smobilitato il presidio. Svolta positiva ieri nella vertenza Cementizillo. Dopo i primi segnali di apertura manifestati durante l’incontro a Roma di lunedì sera, ieri pomeriggio, al tavolo istituzionale convocato in Provincia, l’azienda e i sindacati hanno firmato un accordo sul futuro del cementificio di Este. «Grazie all’intervento dell’assessore provinciale al Lavoro Massimiliano Barison, abbiamo definito un percorso che riteniamo soddisfacente», riassume il sindacalista Marco Benati (Fillea Cgil). «L’accordo che abbiamo siglato prevede anzitutto che azienda e organizzazioni sindacali si impegnino a partecipare a incontri trimestrali al tavolo provinciale, per verificare lo stato della crisi e valutare i percorsi per la ricollocazione del personale, se dovesse perdurare la crisi a Este, all’interno degli altri stabilimenti del gruppo. Sicuramente», prosegue il sindacalista, «si profila una lunga crisi per il cementificio di Este, ma l’azienda ha confermato che non ha in programma la dismissione dello stabilimento». Si profila un lungo ricorso agli ammortizzatori sociali e l’azienda ha dato la disponibilità, in caso questo si prolunghi, a fornire un sostegno economico per i lavoratori interessati. Infine», cocnlude Benati, «è stata condivisa l’idea di sostenere la continuità del tavolo in Regione sulla crisi dei cementifici, per discutere la ristrutturazione che sta avvenendo nella Bassa Padovana e per cercare le vie più efficaci a garantire la continuità dell’occupazione. Si tratta di un risultato che giudichiamo positivo, frutto della lotta e della tenacia dei lavoratori». Dopo la schiarita nella vertenza, ieri è stato smantellato il presidio che era stato allestito una settimana fa davanti ai cancelli della cementeria di Monselice. Già in mattinata, in segno di distensione, i lavoratori avevano lasciato passare i camion in uscita. Oggi l’accordo passerà al vaglio dell’assemblea dei lavoratori.




ILVA: IL NUOVO GOVERNO E IL MINISTRO ZANONATO
AFFRONTANO LA QUESTIONE IN MODO SERIO
LO STABILIMENTO DI TARANTO SARA' BONIFICATO CONTINUANDO LA PRODUZIONE

Pubblichiamo l'intervento del Ministro per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato tenuto nel corso dell'audizione alla Camera dei Deputati il 4 Giugno 2013.

Signor Presidente, saluto tutti. Come rilevato dai magistrati di Taranto fin dal primo intervento di sequestro preventivo realizzato nel mese di luglio del 2012, gli investimenti, pur realizzati dall’Ilva in questi anni, non sono stati sufficienti a garantire un equilibrato rapporto tra gli interessi della produzione e quelli della salute e dell’ambiente. Molte delle prescrizioni in materia ambientale e di sicurezza dei cittadini sono state totalmente o parzialmente disattese dall’azienda. In questa situazione, sono cresciute le legittime preoccupazioni dei cittadini con il rischio che tali preoccupazioni si potessero trasformare in un sentimento antindustriale, con conseguenze negative per lo sviluppo del nostro Paese. La situazione dello stabilimento di Taranto deve essere, inoltre, affrontata nella piena consapevolezza di quello che l’azienda rappresenta per l’economia del territorio e per l’intera industria nazionale. Il polo di Taranto è, infatti, uno dei principali poli siderurgici europei, con una capacità produttiva di circa 10 milioni di tonnellate annue, pari ad oltre il 40 per cento della produzione nazionale di acciaio. Nel settore dei laminati, dei laminati piani, la produzione di Taranto copre il 60 per cento della domanda nazionale, contribuendo in maniera determinante all’approvvigionamento di comparti strategici dell’industria italiana, come quelli degli elettrodomestici, della cantieristica, dell’auto e della meccanica. Sul piano occupazionale, l’Ilva occupa 12 mila addetti diretti, a cui deve aggiungersi un indotto strettamente collegato sul piano verticale, che porta l’occupazione diretta a oltre 15 mila unità. A questo dato devono sommarsi le 9.200 unità legate all’indotto. Lo stabilimento di Taranto gode, inoltre, di alcuni vantaggi competitivi che lo rendono unico nel panorama nazionale e comparabile con gli stabilimenti più efficienti dell’Europa. I principali punti di forza sono: la possibilità di utilizzare il ciclo integrato, partendo dal carbon fossile e dai rottami ferrosi per arrivare alla produzione di laminati piani; la possibilità di approvvigionamento di grandi quantità di materie prime da Paesi lontani – Brasile e Sudafrica – tramite navi anche di grande stazza, fino a 400 mila tonnellate; la possibilità di utilizzare stoccaggi importanti in funzione delle esigenze produttive. Il venir meno di queste condizioni metterebbe l’impianto siderurgico fuori dal mercato, come già sta avvenendo in altri stabilimenti italiani che non possono contare su un ciclo completamente integrato. Il costo di un’eventuale chiusura dell’impianto avrebbe conseguenze negative gravi sul piano economico e, comunque, determinerebbe il consolidamento di una situazione che, secondo i magistrati di  Taranto, è da considerarsi di disastro ambientale. L’impatto economico negativo è stato valutato attorno ad oltre 8 miliardi di euro annui, imputabili per circa 6 miliardi alla crescita delle importazioni, per 1,2 miliardi al sostegno al reddito ed ai minori introiti per l’amministrazione pubblica e per circa 500 milioni in termini di minore capacità di spesa per il territorio direttamente interessato. In una fase di calo globale del mercato, è evidente che l’eventuale uscita dello stabilimento di Taranto sarebbe guardata con estrema soddisfazione dai maggiori competitor europei e mondiali, che vedrebbero aumentare le proprie prospettive di mercato a tutto danno del sistema produttivo italiano. Anche un’eventuale vendita ad operatori internazionali esporrebbe il nostro Paese al rischio di un forte impoverimento della capacità tecnologica e di innovazione. L’importanza strategica di questo complesso industriale non può, però, far venir meno gli obblighi di tutela ambientale da cui dipende la qualità della vita dei cittadini di Taranto. La crescita economica e la salvaguardia della salute non sono, in particolare in questo caso, due diritti contrapposti e la prima non si può certo perseguire facendo soccombere la seconda. Il Governo, quindi, tende ad adottare tutte le azioni utili a tutelare l’ambiente e la vivibilità della città di Taranto nella consapevolezza che un’interruzione della produzione peggiorerebbe ulteriormente la situazione rendendo impossibile la bonifica dei siti inquinati. La sopravvivenza dello stabilimento è, oggi, dunque, legata alla capacità dell’azienda di mettere in atto gli investimenti necessari a rendere compatibile l’impianto con le norme ambientali e di sicurezza sulla salute dei cittadini. Nel mese di ottobre, come è noto, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ha rilasciato una revisione dell’AIA (Autorizzazione integrata ambientale) prevedendo un percorso di risanamento ambientale da realizzarsi secondo una tempistica molto cogente nell’arco del prossimo triennio. Con la legge n. 231 del 2012, l’anno scorso, il Governo e il Parlamento hanno previsto, tra le altre cose, la nomina di un garante con il compito di vigilare sulla corretta realizzazione delle prescrizioni previste nella nuova AIA. Il processo di risanamento previsto dalla nuova AIA prevede, comunque, ingenti investimenti da parte dell’Ilva, stimati in oltre un miliardo e mezzo di euro. Questi investimenti saranno finalizzati, in particolare, al miglioramento dei fattori emissivi critici riferiti a quattro punti chiave del processo produttivo. Primo, cokerie: le misure prevedono l’utilizzo di nuove tecnologie per l’abbattimento degli idrocarburi policiclici aromatici; secondo, impianti di agglomerazione con interventi finalizzati all’abbattimento delle diossine e delle polveri; terzo, parco minerali, con interventi mirati ad una riduzione delle polveri attraverso l’utilizzo di filmature e barriere refrangibili; quarto, acciaierie e altoforno per la riduzione di emissioni improvvise (slopping) di polvere di ossido di ferro. Per ciascuno di questi punti sono state individuate le soluzioni tecnologiche più adeguate alle caratteristiche degli impianti e compatibili con gli interventi di ambientalizzazione già posti in essere dall’azienda in un quadro di sostenibilità economica e nel rispetto del range di concentrazioni emissive indicate dalle direttive europee BAT conclusion. Già dalle prime relazioni confermate dalla conferenza stampa di ieri del Ministro Orlando, il garante ha evidenziato dei ritardi nell’applicazione delle prescrizioni, con particolare riferimento agli interventi sui nastri trasportatori, i parchi minerari e le torce. Nel contempo la magistratura di Taranto ha disposto il sequestro preventivo di 8,1 miliardi di euro presso la holding che controlla l’Ilva sul presupposto che, nel tempo, non vi sia stata corrispondenza tra gli obblighi da parte dell’azienda di assolvere a tutte le prescrizioni ambientali e sanitarie fissate dai diversi provvedimenti amministrativi e dalla legislazione europea, nazionale e regionale vigente e le risorse necessarie per realizzare gli indispensabili interventi di risanamento e bonifica. Questa circostanza, nel pieno rispetto dell’autonomia dell’autorità giudiziaria e delle eventuali ragioni della proprietà che avranno modo di essere esposte secondo le garanzie del diritto di difesa nel procedimento penale, determina, oggettivamente, l’esigenza di considerare un intervento normativo diretto ad assicurare la continuità del processo produttivo e la realizzazione di tutti gli interventi di risanamento ambientale e di bonifica necessari a garantire condizioni accettabili di salubrità ambientale e di salute dei cittadini. Il Governo è infatti convinto, come già ho spiegato, che la prosecuzione dell’attività industriale rappresenti la condizione preliminare e necessaria per assicurare l’effettiva realizzazione degli investimenti necessari al risanamento ambientale dello stabilimento. Siamo altresì, consapevoli di quanto sia difficile che il risanamento venga condotto con la necessaria convinzione, con impegno e celermente, da chi ha determinato l’allarme ambientale di cui stiamo discutendo e che mette a rischio tante persone. Quindi, e concludo, nelle prossime ore il Governo adotterà, oggi stesso, nel primo pomeriggio, un decreto-legge che si è ormai definito attraverso una temporanea sospensione dei poteri degli organi societari e la nomina di un commissario che consenta di far convergere tutte le risorse disponibili verso i citati interventi di risanamento ambientale garantendo, al contempo, una corretta gestione dell’attività produttiva. Al termine di questa fase di gestione eccezionale e straordinaria potranno essere ricostituiti gli ordinari organi di amministrazione, restituendo alla proprietà il pieno controllo dell’azienda e delle risorse economiche residue, ove esistenti. Pare, dunque, evidente che dalla soluzione che il Governo e il Parlamento sapranno adottare dipendono il futuro della siderurgia italiana e più in generale la credibilità del nostro Paese nel saper garantire certezza del diritto, tutela ambientale e della salute e prospettive dello sviluppo industriale.

Clicca qui per scaricare il Decreto Legge sull'Ilva

 



IL DECRETO SUL PAGAMENTO DEI DEBITI
DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI E' LEGGE

Ieri mercoledì 5 giugno, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2013, n. 35, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali. Si tratta di un provvedimento importantissimo perchè sblocca 40 miliardi di pagamenti pubblici alle imprese. E' un altro significativo passo in avanti e rappresenta la più importante manovra economica degli ultimi anni. L'ultima versione approvata ha introdotto i correttivi necessari per accelerare i pagamenti rispetto all’ultima stesura che dovrebbero garantire immediati effetti positivi per la ripresa economica e l’occupazione. Infatti la garanzia dello Stato è stata estesa a tutto il sistema bancario per i crediti maturati sino al 2012. Di conseguenza le imprese potranno scontare i loro crediti più facilmente e in modo più rapido. Questo provvedimento rappresenta l’inizio di un percorso per arrivare in tempi certi a saldare tutti i debiti della pubblica amministrazione con chi lavora e produce ricchezza per il Paese. Infatti il Ministero dell'Economia ha stimato che entro il 15 settembre saranno censiti tutti gli ulteriori debiti scaduti e sarà possibile avviare la seconda fase dei pagamenti per un importo complessivo di 100 miliardi.

Per saperne di più leggi i Dossier di approfondimento:

Dossier Servizio Studi della Camera dei Deputati

Dossier su elementi di compatibilità costituzionale

 


 

Agenda 

Giovedì 6 Giugno 2013 ore 21.00
Assemblea iscritti PD
Piazzola sul Brenta

Venerdì 7 Giugno 2013 ore 18.00
Direzione Regionale PD

Venerdì 7 Giugno 2013 ore 20.30
Chiusura Campagna Elettorale
Piove di Sacco

Domenica 9 Giugno 2013 ore 21.00
Dibattito pubblico: Prima il Lavoro
Festa Democratica -
Voltabarozzo
Piazzale Bresciani Alvarez - Padova

Lunedì 10 Giugno 2013 ore 11.30
Italia Oggi
Incontro con il Ministro Cécile Kyenge
Caffè Pedrocchi - Padova
Lunedì 10 Giugno 2013
ore 12.30

Commemorazione di Enrico Berlinguer
con il Ministro Cécile Kyenge
Piazza della Frutta - Padova
Scarica il volantino

 


 

Attività parlamentare di Alessandro Naccarato

Interrogazioni parlamentari  (clicca qui)

Proposte di legge  (clicca qui)

Ordini del Giorno  (clicca qui)

Interventi dell'on. Naccarato: 

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