LA CAMERA APPROVA LA MOZIONE UNITARIA SUGLI F35
La Camera, premesso che:
- i fondamenti del nostro « modello di difesa » sono contenuti nella Costituzione, con particolare riferimento all’articolo 11 che recita: « l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo », e che a questi fondamenti si uniformano le scelte relative alle Forze armate; l’articolo 52 della Costituzione: « La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica », interpretato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 164 del 1985, riconosce il valore della difesa della Patria anche attraverso la prestazione di adeguati comportamenti di impegno sociale non armato; - in un mondo sempre più globalizzato, che vede affacciarsi sulla scena nuovi attori in grado di incidere sugli equilibri internazionali e nuovi rischi, è ormai ineludibile per i paesi europei impegnarsi per lo sviluppo di un’effettiva politica estera e di sicurezza comune, in un quadro di collaborazione con le alleanze atlantiche; - la maggior parte dei paesi europei è impegnata ad analizzare le opportunità che possono derivare dall’integrazione europea della difesa, con particolare riferimento alla costituzione di asset operativi e addestrativi comuni, finalizzati ad una piena interoperabilità, nonché alla promozione di sinergie industriali finalizzate alla ricerca, sviluppo e produzione di programmi comuni sulla base di accordi di cooperazione o di cooperazione rafforzata; - il prossimo Consiglio europeo di dicembre costituirà un appuntamento fondamentale per dare impulso alla costruzione della Difesa europea e tutti i paesi dell’Unione saranno chiamati, in quella sede, a trovare convergenza e complementarietà, anche con l’obiettivo di ricercare ilLa Camera,
premesso che:
- i fondamenti del nostro « modello di difesa » sono contenuti nella Costituzione, con particolare riferimento all’articolo 11 che recita: « l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; - promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo », e che a questi fondamenti si uniformano le scelte relative alle Forze armate; - l’articolo 52 della Costituzione: « La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica », interpretato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 164 del 1985, riconosce il valore della difesa della Patria anche attraverso la prestazione di adeguati comportamenti di impegno sociale non armato; - in un mondo sempre più globalizzato, che vede affacciarsi sulla scena nuovi attori in grado di incidere sugli equilibri internazionali e nuovi rischi, è ormai ineludibile per i paesi europei impegnarsi per lo sviluppo di un’effettiva politica estera e di sicurezza comune, in un quadro di collaborazione con le alleanze atlantiche; - la maggior parte dei paesi europei è impegnata ad analizzare le opportunità che possono derivare dall’integrazione europea della difesa, con particolare riferimento alla costituzione di asset operativi e addestrativi comuni, finalizzati ad una piena interoperabilità, nonché alla promozione di sinergie industriali finalizzate alla ricerca, sviluppo e produzione di programmi comuni sulla base di accordi di cooperazione o di cooperazione rafforzata; - il prossimo Consiglio europeo di dicembre costituirà un appuntamento fondamentale per dare impulso alla costruzione della Difesa europea e tutti i paesi dell’Unione saranno chiamati, in quella sede, a trovare convergenza e complementarietà, anche con l’obiettivo di ricercare il miglior utilizzo delle risorse disponibili, nell’attuale complesso quadro finanziario generale; - con l’entrata in vigore dell’articolo 4 della legge n. 244 del 31 dicembre 2012, è stata attribuita al Parlamento la competenza sulla coerenza dell’adozione dei programmi dei sistemi d’arma a seguito di valutazioni riguardanti la situazione geopolitica internazionale, l’individuazione delle sfide strategiche incombenti e, nondimeno, la coerenza e la congruità degli investimenti militari, anche alla luce delle condizioni generali della finanza pubblica e della crisi economica e sociale;
tenuto conto che:
- i principali paesi europei hanno avviato processi di revisione delle rispettive Forze armate e che il Parlamento italiano ha approvato la legge di revisione dello strumento militare che delinea Forze armate sostenibili, nel prevedibile quadro finanziario, assicurandone l’efficacia operativa;
considerato che:
- secondo i dati riportati nel Fact Sheet (aprile 2013) del noto centro Stockolm International Peace Research Institute – SIPRI – la spesa militare in Italia si è ridotta del 5,2 per cento tra il 2011 e il 2012, e del 19 per cento tra il 2003 e il 2012, ovvero di gran lunga la maggiore riduzione – unica a « 2 cifre » – riscontrata fra i paesi occidentali; - la tematica dell’acquisizione dei sistemi d’arma costituisce solo un aspetto della pianificazione generale della Difesa, di cui la parte più rilevante è costituita dalla complessità delle problematiche inerenti al personale, tenendo conto della riconosciuta specificità; - nell’ambito della razionalizzazione della spesa per investimenti occorre una seria riflessione sul mutamento degli scenari strategici. In questo senso è necessario valutare la compatibilità dei programmi a fronte delle nuove esigenze strategiche per la sicurezza del Paese – rafforzando le capacità operative delle nostre Forze armate – nonché delle risorse disponibili e dei ritorni industriali, anche con riguardo all’obiettivo di conseguire più elevati livelli occupazionali rispetto a quanto al momento prevedibile; - si rende sempre più necessario il potenziamento delle politiche finalizzate alla prevenzione dei conflitti, da conseguire con puntuali attività di intelligence e di rafforzamento delle relazioni diplomatiche fra i vari paesi, nonché con forti azioni di sostegno a favore delle forze armate, della cooperazione internazionale e del volontariato civile e religioso impegnato nei teatri di guerra; - il Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa per il triennio 2013-2015, all’attenzione del Parlamento, prevede un insieme di programmi di acquisizione di mezzi e sistemi d’arma funzionali a garantire il sistema di difesa nazionale, tra cui la sostituzione dei velivoli aerotattici della marina e dell’aeronautica prossimi alla fine della vita operativa, in coerenza con i compiti istituzionali, e con la legge n. 244 del 31 dicembre 2012, relativa alla delega « per la revisione dello strumento militare nazionale »; - le Commissioni parlamentari competenti hanno manifestato l’intendimento di avviare audizioni ed indagini conoscitive in vista del Consiglio europeo di dicembre, in particolare sui sistemi d’arma destinati alla difesa, per verificare la coerenza della pianificazione dell’investimento, ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre2012, n. 244, e anche alla luce delle parallele iniziative degli altri paesi europei,
impegna il Governo:
- a dare impulso, a partire dal Consiglio europeo di dicembre, a concrete iniziative per la crescita della dimensione di Difesa comune europea in una prospettiva di condivisa razionalizzazione della spesa;
- al pieno rispetto di quanto previsto dall’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012, n. 244, allo scopo di garantire al Parlamento di esercitare le proprie prerogative;
- in particolare, relativamente al programma F35, a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012, n. 244.
(1-00125) « Speranza, Brunetta, Dellai, Pisicchio, Formisano ».
PASSA LA MOZIONE UNITARIA: «SUGLI F35 DECIDE IL PARLAMENTO» L'UNITA' 26 GIUGNO 2013
«La Camera impegna il governo a non procedere a nessuna fase di acquisizione degli F35 senza che il Parlamento si sia espresso nel merito ai sensi della legge 244 del 2012». È attorno a questo concetto che è stato trovato oggi l'accordo tra i partiti di maggioranza per superare lo stallo, e le polemiche, sulla questione relativa all'acquisto da parte dello Stato degli ormai celebri cacciabombardieri.
Nessun passo verso nuovi acquisti senza l'ok del Parlamento, dice la mozione unitaria che ha ottenuto oggi il sì dell'Aula di Montecitorio con 318 voti favorevoli e 149 contrari. Il testo è stato firmato dai capigruppo di maggioranza: Roberto Speranza, Renato Brunetta, Lorenzo Dellai, Pino Pisicchio e Nello Formisano. Il governo non potrà così procedere per sei mesi, periodo massimo di tempo nel corso del quale le commissioni Difesa di Camera e Senato compiranno un'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma.
La mozione unitaria nasce principalmente grazie ad un'iniziativa del Pd che in mattinata aveva compattamente approvato la proposta di «congelamento» dell'acquisto, impugnando la legge 244 del 2012 che trasferisce di fatto dal governo al Parlamento la titolarità sulla qualità e la quantità degli armamenti.
SCANU (PD): «CAMBIA TUTTO ORA E' IL PARLAMENTO A DECIDERE» «Una legge - ricorda il deputato dem Gian Piero Scanu - che è stata voluta dal Partito Democratico. Non potrà essere acquistato un solo cacciabombardiere che non sia voluto dal Parlamento. Il Paese - prosegue Scanu - ci chiede di non spendere male i soldi, di non dare niente di scontato. Da oggi in poi cambia tutto, non ci saranno più santuari. Quando il nostro Paese sarà chiamato ad esercitare il discernimento sulla qualità della spesa da fare, il Parlamento saprà cosa scegliere». «È doveroso fare un'ulteriore verifica - conferma il deputato del Pdl Salvatore Cicu - il nostro Parlamento deve avere un ruolo di coraggio e di responsabilità. Dobbiamo essere sicuri di non sperperare denaro pubblico».
IL TESTO DELLA MOZIONE CHE SANCISCE L'ACCORDO PD-PDL-SC «Non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito». È uno degli impegni per il Governo previsti nella mozione unitaria della maggioranza sui caccia F35 presentata alla Camera e accolta dal ministro della Difesa, Mario Mauro.
SI PUNTA ALLA "DIFESA COMUNE UE" Il documento invita l'Esecutivo al «pieno rispetto di quanto previsto dall'articolo 4 della legge 244/2012 allo scopo di garantire al Parlamento di esercitare le proprie prerogative» e a «dare impulso a concrete iniziative per la crescita della dimensione di difesa comune europea in una prospettiva di condivisa razionalizzazione della spesa».
«VA RAZIONALIZZATA SPESA PER ARMAMENTI» La mozione è stata sottoscritta dai capigruppo di Pd, Pdl e Scelta Civica alla Camera. Tra i punti che impegnano il Governo figura anche «l'impulso, a partire dal Consiglio europeo di dicembre, a concrete iniziative per la cresctia della dimensione di Difesa comune europea in una prospettiva di condivisa razionalizzazione della spesa».
IL TERMINE "ULTERIORE" SCATENA LE POLEMICHE Rispetto al testo votato dal gruppo Pd questa mattina, si è sostituita l'espressione «nessuna acquisizione» con « ulteriore acquisizione». La mozione del Pd prevedeva infatti l'impegno per il governo «a non procedere a nessuna fase di acquisizione degli F35 senza che il Parlamento si sia espresso nel merito ai sensi della legge 244 del 2012». Si è raggiunta l'intesa in maggioranza sostituendo la parola «nessuna» con « ulteriore».
INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELL'INTERNO SULLE SCRITTE NAZISTE NEL GHETTO DI PADOVA
Al Ministro dell’Interno, per sapere - premesso che: - Nella notte tra domenica 23 e lunedì 24 giugno 2013 attorno alla sede della Sinagoga nell'antico Ghetto di Padova sono comparse scritte antisemite, croci celtiche, svastiche e il simbolo dell'organizzazione di estrema destra Terza Posizione; - Proprio di fronte all'ingresso della Sinagoga in via delle Piazze è stata ritrovata la svastica più grande mentre le altre scritte sono situate in via San Martino e Solferino e via Marsala; - L'amministrazione comunale, le associazioni padovane, le forze politiche democratiche e la cittadinanza hanno reagito con indignazione di fronte a questo gesto vile che insulta la memoria delle vittime della Shoah, la comunità ebraica padovana e tutti i cittadini di Padova; - La comunità padovana, dove sono radicati i valori della democrazia e dell’antifascismo, è caratterizzata da continue e sistematiche iniziative per favorire la tolleranza, l’accoglienza e l’integrazione; - I gruppi che hanno sporcato i muri di Padova con scritte antisemite, croci celtiche e svastiche intendono divulgare e propagandare l’ideologia nazi-fascista ed effettuare un’azione di apologia dei crimini compiuti dai regimi nazista e fascista; - E’ necessario reagire con determinazione per prevenire e contrastare le azioni dei gruppi estremisti che svolgono attività illegali di diffusione dell’ideologia nazi-fascista;
- Se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopraesposti; - Quali provvedimenti di propria competenza intenda adottare per condannare il gesto e reagire insieme a Padova all'insulto verso la comunità ebraica e la cittadinanza tutta; - Quali provvedimenti intenda adottare per favorire l’individuazione dei responsabili delle azioni illegali sopra descritte.
Alessandro Naccarato Emanuele Fiano Margherita Miotto Giulia Narduolo Deputati Gruppo PD
OLTREAGGIO NAZISTA NEL GHETTO, IL COMUNE CANCELLA LE SCRITTE. IL CASO FINISCE IN PARLAMENTO
CORRIERE DEL VENETO 27 GIUGNO 2013
Uno sfregio difficile da dimenticare. Gli operai del Comune hanno provveduto ieri mattina a cancellare le svastiche e i simboli d'ispirazione neonazista comparsi nella notte tra domenica e lunedì in tutto il Ghetto di Padova. Ma il significato di quel blitz non si cancella con una0 passata di vernice. Per questo i parlamentari padovani del Partito Democratico Alessandro Naccarato, Giulia Narduolo e Margherita Miotto (assieme al responsabile Sicurezza del Pd Emanuele Fiano) hanno presentato ieri un'interrogazione rivolta al ministro Angelino Alfano per chiedere cosa intenda fare il governo per facilitare l'individuazione dei responsabili di quel gesto. Lunedì mattina il Ghetto di Padova, soprattutto nei pressi della sinagoga, si è svegliato ricoperto di diversi simboli dell'estrema destra tra cui svastiche, scritte, croci celtiche, simboli di «Terza posizione» e la data 1933 (anno dell'ascesa al potere di Hitler).
SCRITTE NAZISTE. INTERROGAZIONE DEL PD
MATTINO DI PADOVA 27 GIUGNO 2013
Scritte naziste sulla sinagoga di Padova, scatta l’interrogazione a risposta scritta. L’interrogazione è presentata dai deputati del Pd Alessandro Naccarato, Emanuele Fiano, Margherita Miotto e Giulia Narduolo. Si chiede al ministro «quali provvedimenti di propria competenza intenda adottare per condannare il gesto e reagire insieme a Padova all'insulto verso la comunità ebraica e la cittadinanza tutta» e «quali provvedimenti intenda adottare per favorire l’individuazione dei responsabili di queste azioni illegali».
INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELLA DIFESA SULLA CASERMA ROMAGNOLI
Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che: - la città di Padova ospita diverse caserme delle forze armate che non sono più utilizzate, come la caserma Prandina e caserma Romagnoli; - in particolare la caserma Romagnoli in via Chiesanuova, da tempo non più attiva, rientra nei beni del demanio militare e per la sua collocazione è oggetto di interesse manifestato più volte al Ministero da parte dell'amministrazione comunale; - oggi questo insediamento di circa 145 mila metri quadrati rischia di subire un processo di progressivo degrado dovuto al tempo, agli agenti atmosferici e all'abbandono delle attività precedentemente connesse all'area militare, nonostante la sorveglianza delle forze armate che ne garantiscono i confini per evitare l'accesso di soggetti non autorizzati o malintenzionati; - l'intera area rappresenta da molti anni un luogo di interesse per lo sviluppo urbanistico della città di Padova poiché si trova in un quartiere che ha più volte manifestato la volontà di destinare l'area alla creazione di un centro per le diverse funzioni sociali economiche e culturali situate nelle vicinanze che soffrono della presenza di una strada intensamente trafficata; - sull'area si sono concentrati diversi studi di professionisti e associazioni che convengono sull'opportunità di stabilire proprio nel sedime della caserma il detto centro di quartiere immaginando diverse soluzioni alle quali è comune la costruzione di una piazza, opera sulla quale l'Amministrazione comunale ha più volte manifestato interesse e apprezzamento; - inoltre, la caserma comprende una polveriera nella sua sezione meridionale che consentirebbe, una volta bonificata, l'ampliamento del vicino parco sportivo polifunzionale recentemente intitolato alla memoria dell'ispettore Filippo Raciti, medaglia d'oro al valor civile; - questo parco ospita quotidianamente centinaia di persone coinvolte in attività sportive e di divertimento; - l'amministrazione comunale ritiene che dando seguito al passaggio di titolarità tra il demanio militare e quello civile si potrebbe procedere alla cessione al comune di Padova di quest'area così importante per la città, togliendola dal degrado e valorizzandola secondo le funzioni da tempo studiate da diversi soggetti e dalla stessa amministrazione –:
- se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopraesposti; - quali iniziative intenda adottare per facilitare la cessione dell'area dell'ex-caserma Romagnoli al Comune di Padova.
ROMAGNOLI, DUE PROGETTI DA SOGNO
MATTINO DI PADOVA 25 GIUGNO 2013
Il futuro della caserma Romagnoli a Chiesanuova dipende da un passaggio di proprietà: dal demanio militare (dunque in mano alla Difesa) a quello civile per consentire all’amministrazione comunale di occuparsene. Ieri mattina, in via Chiesanuova, l’assessore Umberto Zampieri è stato molto chiaro: «Vogliamo ricordare al ministero che siamo determinati a recuperare l’area e chiediamo con forza questo primo passo». Dopo proposte, promesse di vendita ed alienazioni, dopo il solenne impegno assunto dal neo ministro Flavio Zanonato e dai parlamentari democratici padovani (Alessandro Naccarato in testa), le speranze sono tante e si viaggia un po’ di “fantasia”. I progetti dei giovani architetti, coinvolti dall'amministrazione e seguiti dal consigliere Gianluca Gaudenzio, sono sogni ad occhi aperti: avveniristici disegni del quartiere che, senza finanziamenti, resteranno splendide tavole su cui far lavorare un’immaginazione di 145 mila metri quadrati a 180 euro a metro quadro. I professionisti sono Roberto Rossato e Roberto Pescarolo e Francesco Donatello e Filippo Nicoletto dello studio “049 Bottega di architettura”. Per la coppia di architetti Rossato e Pescarolo, si tratta di «guardare un brano di città». «La caserma è grande due volte Prato della Valle», spiegano, «Dobbiamo pertanto pensare sia all'aspetto della viabilità con due nuove rotatorie per snellire il traffico in attesa dell’anello della tangenziale, sia all'aspetto edilizio che metta in contatto la campagna con la città: poche case, alcune attività produttive connesse con gli abitanti e agricoltura urbana». Lo studio “049” invece ha immaginato una viabilità sotterranea che lascerebbe a Chiesanuova solo il traffico cittadino: «Si potrebbe creare un arco verde tra le due caserme (Romagnoli e Pierobon)», scandiscono, «con attività commerciali e piccoli condomini (massimo due piani) rispettando la storia del luogo. Siamo pronti a portare il nostro progetto tra sagre e mercati per sensibilizzare i cittadini». «La caserma è ormai chiusa da tempo e dobbiamo ringraziare il generale Pino per i controlli periodici all’interno», chiosa Zampieri, «Ridisegnare la Romagnoli significa ridisegnare l’assetto urbano di Padova ovest».
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