LIQUIDARE ATTIVA SPA: DA TEMPO L'UNICA SCELTA POSSIBILE
Venerdì 28 Giugno i soci e gli amministratori di Attiva Spa hanno finalmente deciso di mettere il liquidazione la società. Era da tempo l'unica scelta possibile. L'ultimo Bilancio presenta 14,6 milioni di perdite per una società con 7 milioni di capitale sociale e 100 milioni di debiti: una condizione assolutamente disastrosa che in un anno ha visto perdere il doppio del capitale sociale. La liquidazione lascia aperte due questioni che vanno affrontate seriamente al contrario di quanto avvenuto in passato. Infatti la situazione a cui assistiamo non deriva dal caso ma da due tipi di responsabilità: politiche e amministrative per le scelte compiute dai soci pubblici e privati e anche responsabilità di altra natura che devono essere accertate nelle sedi giudiziarie competenti. In particolare appare ora con chiarezza che la scelta del 2007 di ricapitalizzare Attiva Spa è stata del tutto sbagliata e dannosa. Di fronte al disastro annunciato, quella decisione porta la precisa responsabilità di due soci pubblici, la Provincia di Padova e la sua controllata Finser che hanno sperperato complessivamente più di 1 milioni di euro di denaro pubblico. Inoltre vanno ricordate le Banche che hanno partecipato alla ricapitalizzazione: queste ultime, in più, si sono mosse in una zona grigia caratterizzata da un enorme conflitto d'interesse. Infatti, da una parte come soci di Attiva hanno speso liquidità per la ricapitalizzazione, dall'altra, come creditori continuavano e continuano a riscuotere le risorse prestate. Il secondo aspetto problematico che rimane sul tavolo riguarda la conduzione e la gestione delle procedure di liquidazione. Visto l'abuso che si sta diffondendo della legge fallimentare, usata per evitare di pagare i creditori, è indispensabile che il Tribunale fallimentare intervenga e controlli con il massimo rigore tutte le procedure della liquidazione. Infine rimane un grande rammarico: se i soci avessero deciso di procedere alla liquidazione 7 anni fa quando erano già presenti tutte le condizioni che, oggi in grave ritardo, hanno determinato questa scelta avremmo potuto evitare il disastro cui abbiamo assistito, risparmiando almeno i 30 milioni di Euro persi in questo arco di tempo.
IN LIQUIDAZIONE L'EX COSECON «BRUCIATI OLTRE 35 MILIONI». BUCHI E INCHIESTE. NACCARATO (PD): «BISOGNAVA FARE PRIMA». CORRIERE DEL VENETO 29 GIUGNO 2013
In principio c'era lo sviluppo del territorio, poi ci sono stati gli scivoloni giudiziari, le perdite, i tentativi di salvataggio, ma nulla è servito. Attiva, la società che aveva acquisito la ex Cosecon del Conselvano, va in liquidazione. «Era ora - chiosa il deputato del Pd Alessandro Naccarato, che da tempo chiedeva la liquidazione di una società diventata un colabrodo - negli anni sono stati persi almeno 35 milioni di euro, se la vicenda si fosse chiusa prima, come chiedevamo noi, almeno una ventina di milioni si potevano salvare». La decisione è stata presa ieri durante l'assemblea dei soci in formato «ridotto» (non hanno partecipato le banche e i comuni di Tribano, Anguillara e Bagnoli in conflitto di interesse). LEGGI TUTTO...
LIQUIDAZIONE ATTIVA ADESSO INTERVIENE LA CORTE DEI CONTI
MATTINO DI PADOVA 3 LUGLIO 2013
Sulla compravendita di Trasporti Ecologici, la contestata operazione che ha dato il via al tracollo dell’allora Cosecon fino alla messa in liquidazione la scorsa settimana di Attiva, la Corte dei Conti invita i sindaci-soci ad intraprendere un’azione legale contro gli ex amministratori della Spa in carica ormai una decina di anni fa. Lo ha comunicato formalmente, qualche giorno fa, il vice procuratore generale Alberto Mingarelli, attraverso una lettera inviata a tutti i sindaci- soci di Attiva. Non è certo la prima volta che la Corte dei Conti si occupa di Cosecon - Attiva, anzi è stata interpellata in più occasioni proprio sulla compravendita di Trasporti Ecologici, la società di asporto rifiuti acquistata dieci anni fa da Cosecon per un prezzo ritenuto eccessivo rispetto al reale valore dell’azienda. Un paio d’anni fa la società, passata sotto il controllo di privati, è fallita, lasciando i vecchi proprietari con un pugno di mosche. A settembre inoltre scadono le obbligazioni con le quali Cosecon aveva pagato le quote di Trasporti Ecologici. Il solo Comune di Tribano dovrebbe incassare oltre un milione e mezzo di euro oltre ad un altro mezzo milione a titolo di risarcimento danni. Il vice procuratore Mingarelli ricorda che «questa Procura, dopo avere svolto l’attività istruttoria, ipotizzava di agire in particolare nei confronti dei membri del consiglio d’amministrazione di Cosecon, del commercialista Francesco Marchesini oltre che del collegio sindacale, perché consentirono all’acquisto a condizioni estremamente onerose, arrecando un consistente danno alla società». L’azione, però, non è comunque possibile perché, la Corte dei Conti non ha giurisdizione per il danno a società partecipate da enti pubblici, a meno che non siano affidatarie di servizi “in house”, caso che non ricorre per Attiva - Cosecon. I sindaci soci di Attiva, invece, possono rivalersi nei confronti degli ex amministratori, alcuni dei quali sono stati messi in mora proprio dalla Corte dei Conti. «Questa Procura» conclude Mingarelli «ritiene che sussistano tutti gli elementi per un’azione di responsabilità davanti al giudice ordinario per i danni prodotti a Cosecon - Attiva. Mettiamo a disposizione tutta la documentazione della vertenza e chiediamo ai sindaci di valutare la decisione e di comunicarne gli sviluppi a questa Procura».
ALLA CAMERA IN ESAME LA PROPOSTA DI LEGGE SULLE PENE DETENTIVE NON CARCERARIE E SULLA SOSPENSIONE DEL PROCEDIMENTO CON MESSA ALLA PROVA
La Camera dei Deputati voterà oggi la proposta di legge sulle pene detentive non carcerarie e sulla sospensione del procedimento con messa alla prova per reati di non particolare allarme sociale. Con questo provvedimento si prevedono norme in grado di incidere sulla situazione emergenziale delle carceri e di diminuire il carico dei procedimenti penali. Secondo i dati del Ministero della giustizia, al 31 maggio 2013, erano presenti nei 206 istituti penitenziari italiani 65.886 detenuti (di cui 23.265 stranieri) a fronte di una capienza regolamentare di 46.995 unità. Di questi, 24.342 sono ancora imputati, quindi non condannati definitivamente, di cui 12.120 sono detenuti in attesa di primo giudizio. Il sovraffollamento carcerario degli ultimi decenni è il frutto di politiche securitarie, fondate sull’esclusione del disagio sociale e della devianza. Oramai nelle carceri si vive in una condizione inaccettabile per uno stato democratico, in palese violazione del principio costituzionale che garantisce la finalità rieducativa della pena. Da tempo anche l’Europa ci chiede di risolvere la questione del sovraffollamento e questo provvedimento rappresenta un primo e significativo passo in avanti verso la soluzione del problema e il ripristino della legalità penitenziaria.
Per saperne di più scarica i seguenti documenti: Testo unificato della proposta di Legge Dossier di approfondimento
IL DECRETO STAMINA E' LEGGE
Dallo scorso Giugno, anche grazie all’impegno dei parlamentari del Partito Democratico, il nostro Paese si è dotato di una legge importante che disciplina le cure con Cellule Staminali: il provvedimento è il frutto di un approccio rigoroso e attento alle ragioni dei pazienti e della comunità scientifica. Il fatto che i trattamenti già avviati non siano interrotti, ma che i nuovi pazienti potranno essere reclutati solo all’interno di precisi protocolli della sperimentazione, rispetta le aspettative delle famiglie dei malati e al tempo stesso salvaguarda il diritto alla salute, che si garantisce solo mediante terapie validate e riconosciute dalla comunità scientifica. Il Parlamento ha agito con estrema cautela di fronte alla richiesta di maggiore di sicurezza per nuove terapie e all'esigenza di tante famiglie di dare corso alla cura sperimentale. La legge trova un punto di equilibrio che consente la sperimentazione dei farmaci e prosegue con il monitoraggio dei risultati anche grazie al nuovo osservatorio costituito proprio grazie alla nuova normativa.
Di seguito riportiamo un articolo del Corriere della Sera che dimostra l'importanza delle scelte operate nella legge rispetto alla funzione di monitoraggio e al punto di vista della comunità scientifica.
DENUNCIA DI NATURE: «LE FOTO DI STAMINA COPIATE DAI RUSSI»
CORRIRE DELLA SERA 3 LUGLIO 2013
La notizia è approdata sul sito online della rivista inglese Nature (una delle più accreditate al mondo) più o meno alle sette di ieri sera e dice: la sperimentazione con cellule staminali, secondo il metodo Stamina di Davide Vannoni, accolta dalle autorità italiane (l'Aifa, l'agenzia dei farmaci italiana e il ministero della Salute) per la sperimentazione, si basa su dati falsi. O più precisamente: secondo l'inchiesta della rivista, la documentazione, presentata per la richiesta di brevetto per il metodo Stamina, si avvale di documenti «scippati» ad altri ricercatori. Russi e ucraini, in questo caso. Un passo indietro: Davide Vannoni, uno psicologo che si è trasformato (dice Nature) in un imprenditore sanitario, propone da tempo una terapia che si basa sulla somministrazione di cellule staminali e che dovrebbe curare un'infinità di malattie, comprese certe patologie rare che colpiscono soprattutto i bambini. L'idea è quella di prelevare cellule staminali del midollo osseo dei pazienti, di moltiplicarle in laboratorio e di iniettarle nei malati in modo da curare una serie di malattie che vanno dal Parkinson, all'Alzheimer e a certe malattie rare dei bambini. Il caso di Sofia è uno di quelli che ha scosso l'opinione pubblica italiana: la bambina di tre anni, affetta da displasia metacromatica (una malattia che provoca la degenerazione del sistema nervoso, con paralisi e cecità) è stata presa come esempio, in alcune trasmissioni televisive, per promuovere questa tecnica e ha spinto i magistrati a imporre la cura in molti casi analoghi. Così all'ospedale di Trieste prima e di Brescia poi (dove opera un medico legato a Vannoni) molti pazienti sono stati trattati con questo protocollo. Nonostante la Procura di Torino, guidata da Raffaele Guariniello avesse in più occasioni sospeso le cure per mancanza di documentazione scientifica di validità. Adesso le autorità italiane hanno accettato di sperimentare il metodo, ma a costi altissimi: ben tre milioni di euro per provare un trattamento che, fino a oggi, non ha trovato alcun riscontro scientifico ( e la rivista Nature, espressione della comunità medica internazionale non si capacita). Ed ecco un'altra notizia: il protocollo della sperimentazione, che doveva essere presentato all'inizio di luglio, non c'è. Davide Vannoni ha chiesto alle autorità italiane un rinvio e probabilmente se ne parlerà dopo l'estate. Intanto la rivista Nature ha scoperto altre cose. La richiesta di brevetto per questo metodo si basa su dati non originali della Stamina Foundation (l'organizzazione di Vannoni), ma trovati da altri ricercatori. Insomma, la prestigiosa rivista scientifica ha evidenziato che la richiesta di brevetto per la metodica Stamina si basa sulla dimostrazione che alcune cellule nervose possono derivare da cellule del midollo osseo. Ma questa «prova» è stata «copiata» da una ricerca scientifica, presentata nel 2003, da un gruppo composto da ricercatori russi e ucraini. Elena Schegelskaya, una biologa molecolare della Kharkov National Medical University e coautrice della ricerca pubblicata nel 2003 ha dichiarato a Nature che le immagini riprese nella domanda di brevetto della Stamina erano originate dal loro lavoro. Vannoni replica: «È il solito articolo politico e non scopre nessun segreto. Noi abbiamo sempre lavorato e condiviso materiale con i russi e gli ucraini, che ci hanno aiutato a perfezionare la metodica. Non c'è niente di trafugato e ho già detto in varie occasioni che il nucleo della metodica deriva dagli studi di due scienziati russi. Peraltro i russi hanno insegnato e lavorato con noi in Italia». Una polemica che si trascinerà nei prossimi tempi e che farà ancora discutere.
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