DE VIZIA E INDAGINI AL SUD: DUBBI DEL PD IL «CASO RIFIUTI» FINISCE IN PARLAMENTO CORRIERE DEL VENETO 6 LUGLIO 2013
Il caso De Vizia Transfer finisce in Parlamento. A portarcelo gli esponenti del Pd Alessandro Naccarato e Margherita Miotto, con un'interrogazione parlamentare sul caso giudiziario che ha investito la De Vizia, azienda campana che si occupa della raccolta dei rifiuti in 42 comuni della Bassa Padovana, i cui vertici sono stati indagati e arrestati (ai domiciliari) nel maggio scorso dalle procure di Latina e Napoli. I sospetti, per Nicola De Vizia e Vincenzo de Vizia, vanno dalla frode per pubblica fornitura, turbativa d'asta e abuso d'ufficio e reati ambientali. A Napoli i vertici dell'azienda sono sospettati di non aver rispettato le norme nella bonifica dell'area ex Italsider di Bagnoli. A Ponza invece l'inchiesta (dei pm di Latina) avrebbe verificato ricorrenti irregolarità nell'appalto per le gestione dei rifiuti solidi urbani nell'isola. Per quanto riguarda il Veneto, non risulta alcuna indagine sulla de Vizia, ma i parlamentari pongono il problema dalla gara attraverso la quale l'azienda di Avellino si è aggiudicata le gestione dei rifiuti nel bacino Padova 3. «Nel 2010 è accaduto un fatto particolare - spiega l'onorevole Naccarato - il Bacino Padova 3 ha indetto una gara per la gestione dei rifiuti, partecipando esso stesso alla associazione temporanea di imprese che ha vinto l'appalto - dice -. In questo caso il controllato è lo stesso ente giuridico che si dovrebbe occupare delle funzioni di controllo». Si legge nell'interrogazione: «L'aggiudicazione è avvenuta mediante una procedura singolare, caratterizzata dalla partecipazione di una sola associazione temporanea di imprese costituita da Padova Territorio Rifiuti Ecologia srl come mandataria, Sesa spa, De Vizia Trasfer spa e Abaco spa - e continua - la mandataria srl Padova, Territorio Rifiuti Ecologia (nota anche come Padova 3) è di proprietà del consorzio obbligatorio per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani del bacino Padova 3 e bacino Padova 4, appare evidente, dunque, che il soggetto affidante ha affidato il servizio a un Ati dove esso stesso ha partecipato come mandatario, alla procedura non hanno partecipato altre imprese che, evidentemente, hanno ritenuto di non poter concorrere con una associazione temporanea di imprese che aveva per mandataria lo stesso soggetto affidante». In contemporanea Piero Ruzzante, Pd, ha presentato un'interrogazione regionale per chiedere la riduzione dei bacini a uno solo per provincia «in modo da poter meglio espletare quei compiti di controllo specialmente nei settori, come quelli dei rifiuti, in cui più facilmente si possono infiltrare imprese legate alla mafia». «Queste sono accuse pretestuose - fa sapere De Vizia -. I vertici aziendali sono sottoposti a indagini e non c'è nessuna sentenza definitiva, la verità è che certa politica vuole ostacolare aziende come la nostra che propongono prezzi più competitivi rispetto agli affidamenti pubblici».
RIFIUTI NEL PADOVANO E RISCHIO MAFIE INTERROGAZIONI PD
MATTINO DI PADOVA 6 LUGLIO 2013
Sono stati accusati di sotterrare i rifiuti, invece di smaltirli, in una delle isole più belle del Mediterraneo (Ponza); ma anche di associazione a delinquere, ricettazione, traffico illecito di rifiuti, abuso edilizio, inquinamento delle acque. Si tratta di alcuni membri del consiglio di amministrazione della De Vizia Transfer spa, una società di igiene ambientale operativa nella raccolta e smaltimento dei rifiuti speciali e pericolosi. Risultano proprietari Vincenzo De Vita e Marisa Lombardi, mentre nel consiglio di amministrazione siedono i figli Nicola De Vizia, Emilio De Vizia e Albina De Vizia. Nicola è stato condannato dal tribunale di Treviso a 4 mesi per non aver fornito ai lavoratori dell’azienda adeguate misure di prevenzione e sicurezza. La ditta ha sede legale a Torino, quella amministrativa nella provincia di Avellino e sedi operative anche in Veneto e, in particolare, nella Bassa Padovana (nella foto uno scorcio del centro smaltimento). Dettaglio che ha allarmato i parlamentari Alessandro Naccarato e Margherita Miotto, entrambi del Partito Democratico. Così hanno presentato un’interrogazione al Ministero dell’ambiente e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Anche i consiglieri regionali Piero Ruzzante e Mauro Bortoli presenteranno analoga interrogazione in consiglio regionale. «Non c’è nessun automatismo tra i fatti accaduti in altre province e Padova», precisa Naccarato, «ma la storia della De Vizia impone maggiori controlli». Sul tavolo della discussione anche il modo in cui questa società di Avellino sia entrata a gestire i rifiuti nel padovano: «un soggetto già segnalato ripetutamente merita attenzione pubblica ed allarme». Deputati e consiglieri chiedono la “white list” con tanto di idoneità alla trasparenza.
VALDASTICO SUD: 27 INDAGATI. SOSPETTI GIÀ DAL 2008
“La vicenda dell'autostrada Valdastico Sud è nota da molti anni e finalmente la Magistratura farà luce sull'intreccio sospetto tra appalti pubblici, rifiuti tossici e possibili infiltrazioni mafiose. Già nel 2008 avevamo interrogato l'allora ministro dell'Interno Maroni sugli appalti di questa infrastruttura e sui legami tra alcune aziende appaltatrici e la criminalità organizzata – afferma il deputato PD Alessandro Naccarato – purtroppo alle nostre domande non fu mai data risposta, anche se le segnalazioni giungevano dalla Direzione Distrettuale antimafia di Caltanisetta che aveva sequestrato due lotti dell'opera. Negli scorsi giorni la Procura Antimafia di Venezia ha avviato un'indagine per accertare la presenza di rifiuti nocivi sotto il fondo stradale e l'inchiesta sta coinvolgendo una galassia di imprese venete, bresciane ed emiliane”. L'indagine della DDA veneziana è partita da una denuncia per presunto interramento illegale di rifiuti tossici nel cantiere della Valdastico Sud e Naccarato ha depositato subito un'interrogazione ai Ministri dell'Interno e dell'Ambiente per accertare la responsabilità delle imprese e per monitorare la situazione dell'ambiente: “L'opera era stata al centro di un indagine per la presunta presenza di scarti di lavorazione di imprese locali, sepolti abusivamente nel sottofondo stradale dell’infrastruttura nel 2011 e gli ultimi carotaggi di luglio hanno confermato i sospetti su questa pratica per altri tre lotti tra Longare e Agugliano per un totale di 18 chilometri. – continua il Deputato – E' una distanza enorme se si pensa che potenzialmente il fondo di quest'opera potrebbe essere costituito da rifiuti nocivi dannosi per il suolo e per la salute”. Naccarato punta il dito anche sulla possibile infiltrazione mafiosa: “Di fronte alla notizia dell'indagine è urgente far luce anche sulla possibilità di infiltrazione mafiosa nelle ditte che si occupano dell'opera; è ormai evidente che la criminalità organizzata ha scelto il Nord Italia come luogo per ampliare i traffici illeciti e, in particolare, il riciclaggio di denaro proveniente da attività criminali. La Mafia tenta, nelle regioni più ricche, di aggiudicarsi appalti pubblici per radicarsi e prosperare ai danni dello Stato e delle imprese locali, spesso alle prese con difficoltà economiche dovute alla crisi, che si vedono superate da imprese colluse a cui arrivano grandi quantità di denaro sporco”.
INTERROGAZIONE AI MINISTRI DELL'INTERNO E DELL'AMBIENTE SUL CASO VADASTICO SUD
Al Ministro dell’Interno; al Ministro dell'Ambiente. Per sapere - premesso che:
- la Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, i primi giorni di Luglio 2013, ha iscritto nel registro degli indagati 27 soggetti tra cui anche Attilio Schneck ex presidente della Brescia-Padova s.p.a., Flavio Orlandi, già presidente del Consiglio di Amministrazione di Serenissima Costruzioni s.p.a., insieme ad una serie di imprenditori veneti, bresciani ed emiliani; - il reato contestato è traffico illecito di rifiuti in forma organizzata e falso ideologico ad opera degli enti e delle aziende che hanno preso parte alla costruzione del tratto autostradale denominato Valdastico Sud; - già nel dicembre 2008 la Direzione Distrettuale di Caltanissetta insieme a Carabinieri e Guardia di Finanza avevano posto sotto sequestro due lotti dell'autostrada contestando irregolarità amministrative e possibili infiltrazioni mafiose nelle aziende impegnate nel manufatto; - l'ipotesi dell'indagine era l'uso di materiali di scarsa qualità, in particolare calcestruzzo non conforme ai dettami del contratto di appalto; - in quell'occasione lo scrivente aveva interrogato l'allora Ministro dell'Interno Maroni, senza ottenere risposta, sui provvedimenti da adottare per garantire il rispetto dei capitolati dei contratti e la concorrenza nel settore degli appalti pubblici e per evitare i rischi dell'infiltrazione mafiosa in questo ambito così delicato; - l'attuale indagine è partita nel 2011 con la nomina di esperti che avrebbero dovuto eseguire carotaggi per verificare la situazione del cantiere; - la Procura di Brescia aveva inviato per competenza alla procura antimafia di Venezia un fascicolo contenente la denuncia di interramento di rifiuti tossici; - infatti, nel 2011, la Valdastico sud era stata al centro di uno scandalo per scarti di lavorazione di imprese locali, sepolti abusivamente nel sottofondo stradale dell’infrastruttura; - il 20 Dicembre 2012 l'indagine è stata ripresa dalla stampa locale a seguito di una denuncia che ipotizzava un intreccio poco trasparente tra dirigenti e imprese appaltatrici con il rischio di infiltrazioni mafiose; - il 3 luglio scorso gli ultimi carotaggi hanno dimostrato fondata l'ipotesi che nel fondo dell'opera siano stati versati materiali altamente inquinanti al posto di ghiaia inerte; - stando alle prime ricostruzioni, dal 2009 sarebbero stati versati al di sotto del fondo stradale 155.836 metri cubi di scorie di acciaieria non bonificati e quindi potenzialmente nocivi; - l'inchiesta di questi giorni ha sollevato nuovamente l'allarme dell'opinione pubblica circa la possibile violazione delle norme in difesa dell'ambiente e il rischio di gravi danni al suolo derivanti dagli agenti inquinanti versati nel fondo stradale; - di fronte alla notizia dell'indagine appare utile far luce anche sugli aspetti richiamati nella citata interrogazione del 2008 rispetto alla possibilità di infiltrazione mafiosa nelle ditte che si occupano dell'opera; - è ormai evidente che la criminalità organizzata ha scelto il Nord Italia come luogo per ampliare i traffici illeciti e, in particolare, il riciclaggio di denaro proveniente da attività criminali e tenta, nelle regioni più ricche, di aggiudicarsi appalti pubblici per radicarsi e prosperare ai danni dello Stato e delle imprese locali, spesso alle prese con difficoltà economiche dovute alla crisi , che si vedono superate da imprese colluse a cui arrivano grandi quantità di denaro di provenienza illecita;
- se i Ministri siano a conoscenza dei fatti sopra esposti; - quali provvedimenti intendano assumere per potenziare il monitoraggio dei cantieri oggetto delle indagini, per verificare la correttezza degli appalti e il loro rispetto da parte delle ditte che si sono aggiudicate l'opera, per tutelare l'ambiente e la salute delle popolazioni locali e per assicurare la corretta gestione e smaltimento dei rifiuti nocivi rinvenuti nel fondo autostradale e l'eventuale bonifica delle zone interessate da inquinamento del suolo;
SESSANTA PISCINE DI RIFIUTI NASCOSTE SOTTO LA VALDASTICO
CORRIERE DEL VENETO 7 LUGLIO 2013
E' come se nei 18 chilometri di autostrada che separano Longare da Agugliaro, si nascondessero nel sottosuolo oltre 62 vasche olimpiche di rifiuti potenzialmente nocivi. Facendo un rapido conto è questo quello che emerge dalle carte dell'inchiesta della Distrettuale antimafia di Venezia, che ha messo sotto la lente tre lotti della Valdastico Sud, appunto tra Longare e Agugliaro: dal 2009 sarebbero infatti stati sversati al di sotto del fondo stradale 155.836 metri cubi di scorie di acciaieria non bonificati e quindi potenzialmente nocivi. Un'inchiesta che vede 27 indagati, tra cui anche Attilio Schneck ex presidente della Brescia-Padova spa, che cade dalle nuvole: «Indagato io? Io non ho fatto proprio nulla, la Brescia-Padova Spa era committente dell'opera per conto di Anas, la concessionaria era Serenissima Costruzioni, ed erano loro a fare gli appalti». Schneck, attuale presidente della A4 holding, non sembra affatto preoccupato per l'inchiesta Distrettuale antimafia di Venezia. L'ipotesi di reato per cui si procede è falso ideologico e traffico illegale di rifiuti in forma organizzata: il sospetto è che qualcuno abbia risparmiato sul trattamento dei materiali da porre nel fondo autostradale, spalmando materiale altamente inquinante invece di ghiaia inerte. L'inchiesta è giunta a metà strada: già all'inizio del 2012 il pm aveva nominato dei consulenti tecnici, che avevano fatto carotaggi per analizzare lo strato di materiali di cui è composto quel nuovo tratto di autostrada. Stando a quanto dice il dispositivo della procura, che porta la data del 3 luglio scorso, quelle prime analisi avrebbero «fatto ritenere fondata la denuncia presentata da Aiea e Medicina democratica (nelle persone di Maria Chiara Rodeghiero e l'avvocato Edoardo Bortolotto ndr), rendendo quindi necessaria una nuova consulenza tecnica nell'autostrada», motivo per cui il pm ha, come atto dovuto, ha iscritto nel registro degli indagati i titolari d'impresa e tecnici che hanno lavorato in quel tratto di autostrada, in modo da consentire a tutti di nominare un personale perito che assisterà alle nuove analisi. Schneck dice di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia in merito, eppure nel dispositivo del pm si legge che il suo avvocato d'ufficio è già stato nominato e si tratta di Lorenza Gambaro del foro di Venezia. «Sono stupito, ma d'altro canto qualsiasi cosa sia accaduta sotto quell'autostrada non sono certo io il responsabile, dei nomi che ho visto sul giornale conosco solo qualche azienda, di certo la Brescia-Padova non c'entra nulla, lo diremo nelle sedi oppotune». Coinvolti nell'indagine, insieme a una piccola galassia di piccole imprese venete, bresciane e emiliane, anche l'acciaieria Beltrame di Vicenza e la ditta di movimento terra Mestrinaro, di Zero Branco (Treviso). Indagato, sempre per falso ideologico e traffico illegale di rifiuti in forma organizzata, anche Flavio Orlandi, 62enne veronese che aveva ricoperto il ruolo di presidente del Cda della Serenissima Costruzioni spa, affidataria per la realizzazione dell'autostrada. Anche Orlandi ha scoperto di essere indagato leggendo il Corriere del Veneto di ieri: «Avevamo saputo dell'apertura dell'indagine alla fine del 2011, e avevamo dato piena disponibilità al magistrato per quanto riguarda carotaggi e analisi - spiega - per qualche mese non ne abbiamo saputo più nulla, e ora emerge questo nuovo dato che leggo sui giornali - sapiega - verificherò con gli avvocati (Luigi Biondaro e Francesco Delaini entrambi del foro di Verona) le nuove indagini e le nomine che conferirà il magistrato». Come Schneck anche Orlandi dice di non conoscere tutti i nomi e le aziende coinvolte nell'inchiesta. Il caso della «Serenissima dei veleni», o «Serenissima discarica» era scoppiato, anche sulla stampa nazionale, quando la procura di Brescia, che indagava su un caso simile di interramento rifiuti della Bre-Be-Mi, inviò l'esposto di Aiea e Medicina democratica alla procura antimafia di Venezia per competenza. Ad accomunare le due inchieste è la ditta bergamasca Locatelli: Pierluca Locatelli, (uno dei 27 indagati dal pm veneziano Ugolini per la Valdastico sud) era finito nella bufera per aver pagato una tangente a Franco Cristiano Nicoli, ex vicepresidente della regione Lombardia che nell'ambito di quelll'indagine finì in carcere.
ILVA: OGGI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI LA CONVERSIONE DEL DECRETO IN LEGGE
La Camera dei Deputati voterà oggi la conversione in legge del Decreto sul futuro dello stabilimento ILVA di Taranto che contiene le disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di questa imprese di interesse strategico nazionale.
Per saperne di più scarica i seguenti documenti: Testo della conversione in Legge Dossier di approfondimento
IL MINISTRO ZANONATO SULL'ILVA: "RISPETTO DELLA PROPRIETA' MA RISANAMENTO"
da REPUBBLICA 5 GIUGNO 2013
Il decreto sull'Ilva approvato ieri dal Cdm "è costruito per rispettare la proprietà e non per distruggerla. La proprietà se vuole può vendere, partecipa e viene informata di tutte le decisioni assunte". Così il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, sull'Ilva intervenendo a Unomattina. "Dopo 12 mesi - ha aggiunto Zanonato - l'impianto verrà restituito ai proprietari". Secondo il ministro "o si fa questo o si rischia una situazione uguale a quella del vecchio impianto di Bagnoli: non ce ne si interessa perchè non ci sono i soldi". E sul commissario per l'Ilva, Enrico Bondi, nominato dal governo, il ministro è stato categorico: "Ha salvato la Parmalat. E' un ottimo dirigente, un grande manager, che ci consentirà di uscire da questa situazione. Abbiamo preso il più bravo giocatore sul mercato". "Il futuro dell'Ilva è importantissimo perchè si tratta della più importante acciaieria italiana e una delle più grandi d'Europa. L'Ilva è una potenza dal punto di vista della capacità produttiva, si tratta di 10 milioni di tonnellate di acciaio l'anno. Ha un molo dove possono attraccare navi da 400 mila tonnellate, quindi può acquisire i minerali a costi vantaggiosi. Tutto questo permette all'Ilva - risanata dal punto di vista ambientale - di essere molto competitiva. E' una ricchezza del Paese".
BUGIE DEL M5S SULLA SOSPENSIONE DEI LAVORI DEL PARLAMENTO: ATTACCO INACCETTABILE MENTRE FANNO OSTRUZIONISMO AL DECRETO ILVA
Ieri il Parlamento è stato teatro dell'ennesima grande bugia del Movimento 5 Stelle che ha inscenato una protesta assolutamente strumentale all'unico fine di colpire il Partito Democratico. E' utile ripercorrere brevemente i fatti per dare conto di quanto accaduto realmente. Dopo la decisione della Cassazione sul processo per i Diritti TV contro Silvio Berlusconi, il PDL ha chiesto di sospendere i lavori del Parlamento per tre giorni. Il Partito Democratico si è opposto con forza a questa richiesta e sulla vicenda è intervenuto il Segretario Nazionale Guglielmo Epifani censurando con nettezza questa pretesa del PDL. Lo stesso Epifani ha dichiarato: «La richiesta di sospendere i lavori del Parlamento per tre giorni, a seguito delle decisioni della Corte di Cassazione, costituisce un atto irresponsabile e inaccettabile, che finisce per legare campi che vanno rigorosamente tenuti distinti, quello giudiziario e quello parlamentare. Il Pd non si è prestato ne si presterà mai ad una logica di questo segno. Tutto questo - ha proseguito Epifani - rende ancora una volta esplicito il problema di fondo di questi mesi: la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi e il rapporto d'azione di Governo e di Parlamento. Questo nodo deve essere sciolto solo tenendo distinte le due sfere, perché altrimenti, a furia di tirare, la corda si può spezzare, con una scelta di irresponsabilità verso la condizione del Paese e la sua crisi drammatica». Sin qui le parole del Segretario che non lasciano dubbi sulla posizione del Partito Democratico. Ieri il PDL preso atto del rifiuto del PD ha semplicemente chiesto una sospensione dei lavori per alcune ore nel pomeriggio per consentire una riunione di gruppo, come è consuetudine da sempre anche per gli altri gruppi parlamentari, che naturalmente è stata accettata. Nel frattempo il Parlamento ha continuato i suoi lavori nelle commissioni e durante il “Question Time” al quale ha partecipato il Presidente del Consiglio Enrico Letta. Per inciso, proprio nella giornata di ieri, per la prima volta negli ultimi sei anni, il Presidente del Consiglio ha preso parte alla discussione; l'ultima volta fu Romano Prodi. Da questi fatti il M5S ha creato un caso manifestando un'indignazione strumentale per far credere che il PD avesse accettato la richiesta del PDL di sospendere i lavori del Parlamento quando invece si è trattato, è utile ripetere, di una sospensione di alcune ore assolutamente normale per consentire una normale riunione di gruppo. Nel frattempo lo stesso movimento stava portando avanti un assurdo ostruzionismo su un provvedimento fondamentale per l'economia del Paese come il disegno di conversione in legge del Decreto sull'Ilva di Taranto. Oggi i lavori del Parlamento hanno proseguito normalmente il loro iter in Aula e in Commissione. Questi i fatti. Gli attacchi indecenti del M5S continueranno perché questa è la linea che quel movimento intende portare avanti ai danni del Parlamento e dell'Italia. Occorre evitare le strumentalizzazioni e rispondere con determinazione alle bugie senza farsi condizionare da certa Stampa e, men che meno, da chi, come il M5S, ha deciso di delegittimare le istituzioni del nostro Paese.
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