BERLUSCONI SI ARRENDE, LETTA OTTIENE LA FIDUCIA REPUBBLICA 2 OTTOBRE 2013
E' una giornata che, senza enfasi, il premier Enrico Letta definisce storica. Per la prima volta Berlusconi è costretto a ripiegare e a cedere sovranità innanzitutto all'interno del suo partito. In particolare alla decisione imposta da Angelino Alfano. Una rivoluzione politica che rafforza il governo perché ora, chiarisce Letta, la "maggioranza politica" varrà più di quella numerica. Con la sanzione finale - a tarda sera - anche del Quirinale: "Il governo ha vinto grazie alla fermezza - recita una nota di Napolitano -e ora non sono più tollerabili giochi al massacro". Il governo incassa la fiducia sia al Senato (235 sì, 70 no) sia alla Camera (435 sì, 162 no). E, insieme, si assiste a una spaccatura ai limiti dell'implosione del Pdl, simboleggiata da passaggio in poco più di un'ora dal Sandro Bondi che scandisce in aula 'fallirete', e il Silvio Berlusconi che con un sorriso tirato si arrende e annuncia il sì al governo. Letta non si fa sfuggire l'occasione per affondare il colpo e spuntare l'arma della minaccia: "Ora basta con i ricatti, tanto si è dimostrato che il governo non casca". La notte non era servita al Cavaliere a sciogliere i dubbi, mentre nel suo intervento a Palazzo Madama Letta non lascia molto spazio ad aperture: "L'Italia corre un rischio fatale, dipende da noi sventarlo", avverte Letta, "e senza baratti: la vita del governo va distinta dalla vicenda giudiziaria di Berlusconi". Il premier non arretra di un millimetro, forte delle 23 firme in calce alla mozione dei dissidenti del Pdl a suo sostegno. Alfano ha fatto i conti e in aula li mostra al premier: 25 senatori voteranno la fiducia, 24 sono per l'uscita dall'aula, 32 si esprimeranno per la sfiducia. Gli stessi numeri, seduto sul suo scranno, ha Berlusconi. Che poco dopo dà vita al colpo di scena, prendendo la parola in Aula: "Ho deciso sì per il paese ma non senza travaglio". Falchi del Pdl spiazzati. Due senatori, Vincenzo D'Anna e Lucio Barani, si dissociano dalla decisione, insieme a Sandro Bondi, sconfessato in diretta televisiva. E alla Camera, durante le dichiarazioni di voto parlano due esponenti Pdl: il capogruppo Brunetta e lo stesso Cicchitto, che ha preso la parola "a nome degli oltre 20 senatori e deputati che hanno affermato con forza che una battaglia forte contro l'uso politico giustizia non debba mai essere in contraddizione con gli interessi dei cittadini e con la governabilità". Ancora non è chiaro i dissidenti di Camera e Senato andranno fino in fondo, sancendo con gruppi autonomi la scissione del Pdl. A tarda serata è iniziata una riunione improvvisa dei dissidenti a Roma con Alfano, tre ministri e molti parlamentari tra cui Cicchitto, alla quale il Cavaliere ha risposto convocando improvvisamente i fedelissimi del Pdl a Palazzo Grazioli. Ma il Pd non vuole ignorare il dato politico, puntando ad avere più voce ora nella maggioranza: "Da domani non si può tornare a ieri. No al logoramento, no al tira e molla, no al ricatto e all'instabilità", avverte il segretario Pd Guglielmo Epifani.
UNA NUOVA FASE DOPO IL FALLIMENTO DI BERLUSCONI
Il voto di fiducia delle Camere a Letta e il fallimento del tentativo di Berlusconi di fare cadere il governo aprono una nuova fase politica. Per la prima volta dal 1994 – quando Berlusconi diventò presidente del consiglio dopo avere vinto le elezioni – il centrodestra si è diviso in modo netto tra moderati ed estremisti. La divisione non si è limitata al consueto pettegolezzo giornalistico e ha prodotto un fatto concreto: alcuni parlamentari hanno deciso di sostenere l’Esecutivo in contrasto con le richieste di Berlusconi. I fatti hanno smentito chi sosteneva che il governo delle larghe intese aveva lo scopo di salvare Berlusconi. E’ successo l’esatto contrario. La fermezza del Pd sull’applicazione della legge anticorruzione e l’azione del governo sui temi economici hanno provocato la sconfitta di Berlusconi e degli estremisti del centrodestra. Nei prossimi giorni si comprenderanno meglio gli effetti della spaccatura e se, per esempio, nasceranno gruppi e partiti diversi, intanto è utile riflettere sulle condizioni che l’hanno causata: la legge anticorruzione e le misure dei governi Monti e Letta per contrastare la crisi. La legge Severino è stata approvata a fine 2012 ed è stata presentata da molti come una norma inutile e inefficace. Come si è visto, e come hanno capito Berlusconi e i suoi legali, la legge è invece molto efficace perché ha stabilito che i condannati con sentenza definitiva per gravi reati perdono i requisiti per ricoprire le principali cariche pubbliche. Per questo, dopo la condanna in Cassazione per frode fiscale, Berlusconi non è più candidabile e decadrà da senatore. Il secondo fattore è costituito dalle condizioni imposte dalla crisi e dalla conseguente azione degli esecutivi guidati da Monti e Letta. Quest’ultimo ha utilizzato il risanamento dei conti pubblici, effettuato dal predecessore con la riforma delle pensioni e la riduzione della spesa pubblica, per dare ossigeno all’economia. In particolare si è avviato il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le aziende e sono ripresi gli investimenti in settori strategici come la scuola, l’edilizia, le infrastrutture e i lavoro. Inoltre c’è stato un rinnovato impegno per rispettare gli accordi stipulati con l’Unione Europea – a partire dalla riforma che ha introdotto il pareggio di bilancio nella Costituzione - per continuare nella riduzione del debito pubblico, nella lotta all’evasione fiscale e per riprendere politiche industriali per le grandi imprese. Tali scelte hanno evidenziato le differenze con i precedenti governi di centrodestra ispirati da Tremonti e Maroni che, a forza di illusioni demagogiche sulla riduzione delle tasse e sul federalismo, hanno ridotto la nostra economia in gravi difficoltà. Sono state proprio la crisi e l’evidente incapacità del centrodestra ad affrontarla a causare la fine dell’illusione del miracolo italiano e a scardinare il rapporto tra Berlusoni e la sua base elettorale. Di fronte agli effetti della legge anticorruzione e ai primi successi del governo Letta gli estremisti del Pdl hanno deciso di far cadere l’esecutivo ma sono rimasti isolati. Adesso si apre una fase nuova nella quale sarà possibile approvare le riforme necessarie per portare l’Italia fuori dalla crisi.
Alessandro Naccarato
NACCARATO: «BASTA SPECULAZIONI SULLA VICENDA RIVA ACCIAI»
MATTINO DI PADOVA 27 SETTEMBRE 2013
La vicenda di Riva Acciai è grave e non consente a nessuno di speculare sui lavoratori. La confisca eseguita dalla magistratura sui conti correnti e sui prodotti Riva è un provvedimento che sequestra il profitto illecito di un reato commesso dal Gruppo Riva. Non è accettabile che di fronte a questo provvedimento siano i lavoratori a pagare il costo sociale. Nello stesso tempo il Governo non può e non vuole emanare un provvedimento che agisca sulle decisioni della magistratura. Chi tenta di confondere questi due piani della vicenda mantiene una ambiguità inaccettabile che dobbiamo rifiutare con nettezza. Il ministro Zanonato ha agito correttamente colmando anni e anni di ritardi di cui sono responsabili le amministrazioni locali pugliesi e i governi nazionali degli ultimi anni. Il ministro ha verificato la possibilità di consentire l’utilizzo delle liquidità sequestrate, a patto di garantirne la restituzione.
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RIVA ACCIAIO: DA LUNEDÌ STABILIMENTI RIAPERTI IL SOLE 24 ORE 27 SETTEMBRE 2013
Schiarita dopo dieci giorni di tensione. Lunedì riaprono i 7 stabilimenti del Nord di Riva Acciaio e in 1400 tornano al lavoro. Oltre cinque ore di confronto oggi a Roma, al ministero dello Sviluppo economico, hanno infatti permesso di trovare un accordo sul punto più spinoso: l'uso della liquidità. Sia quella bloccata dal sequestro, sia quella che affluirà al gruppo in base ai crediti esistenti. Decisivi si sono rivelati sia la mediazione del ministro Flavio Zanonato che un nuovo intervento del gip di Taranto, Patrizia Todisco, che ha firmato il sequestro di conti e beni del gruppo Riva nell'ambito dell'inchiesta sui danni ambientali dell'Ilva di Taranto. In sostanza, per i crediti si è concordato che man mano che diverranno liquidità, saranno finalizzati al prosieguo dell'attività delle aziende di Riva Acciaio. Confermato, quindi, che i crediti non saranno oggetto di sequestro così come lo stesso gip aveva detto nei giorni scorsi. Invece per i soldi già sequestrati in quanto trovati dalla Guardia di Finanza sui conti correnti, circa 60 milioni, si è concordato che siano anch'essi finalizzati all'operatività aziendale ma accompagnati da un piano di accantonamento di pari importo che il gruppo Riva predisporrà nei prossimi giorni. Proprio sui 60 milioni il custode-amministratore giudiziario Mario Tagarelli, nominato dal gip, aveva scritto a Riva Acciaio dicendo che questi soldi potevano sì essere impiegati nelle aziende - e lo avrebbe fatto lo stesso custode-amministratore giudiziario - ma a condizione che la stessa Riva Acciaio assicurasse "la restituzione all'amministrazione giudiziaria a mezzo di idonee garanzie (ad esempio, polizza fideiussoria o altro strumento equipollente) o attraverso altre modalità e forme di rientro progressivo che verranno proposte dal medesimo amministratore". "Grazie al risultato fondamentale raggiunto oggi - commenta il ministro Zanonato - da lunedì 1400 lavoratori potranno tornare al posto di lavoro. Abbiamo lavorato in questi giorni con grande impegno e determinazione per conseguire quest'obiettivo. Continueremo a monitorare e a seguire la situazione per assicurarci che sia preservata la continuità produttiva".
ACCOLTO SOLO DAL PD L’INVITO AL CONVEGNO SULL’ITALCEMENTI MATTINO DI PADOVA 29 SETTEMBRE 2013
I sindacati chiamano, ma la politica risponde in modo fiacco. Solo tre parlamentari, tutti del Partito democratico, gli onorevoli Giorgio Santini e Alessandro Naccarato e l’europarlamentare Franco Frigo, si sono presentati ieri mattina al convegno sulla crisi del settore cemento, promosso da Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil. All’appuntamento erano invitati tutti i parlamentari ed europarlamentari veneti. Dalla discussione è scaturito un documento unitario, che impegna a promuovere l’occupazione nelle cementerie ma anche a portare avanti azioni per ricollocare i lavoratori espulsi. «Registriamo un’attenzione sottotono da parte dei parlamentari» ammette Salvatore Federico, segretario regionale Filca Cisl. «Ora comunque sottoporremo l’ordine del giorno preparato oggi anche a chi non c’era. Il primo obiettivo resta far rispettare gli impegni a Italcementi». «Dobbiamo coinvolgere la politica regionale, in Veneto il settore ha perso 4000 posti in due anni» evidenzia Valerio Franceschini, segretario della Feneal Uil Veneto. Chiude Leonardo Zucchini, segretario regionale della Fillea: «Chiediamo soprattutto al tavolo regionale un progetto di rilancio di quest’area».
AGENDA
Venerdì 4 Ottobre ore 17.30 INIZIATIVA SULLA RIFORMA DELLE AUTONOMIE LOCALI ASCOLI PICENO
Sabato 5 Ottobre ore 10.00 DIREZIONE PROVINCIALE PD PADOVA
Sabato 5 Ottobre ore 16.00 ASSEMBLEA DEGLI ISCRITTI PD SAVONAROLA CASA DEL POPOLO - Vicolo Magenta II - PADOVA
Lunedì 7 Ottobre DIREZIONE REGIONALE PD PADOVA
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