AFFARI E POLITICA, IL CASO IN PARLAMENTO. IL PD: «FARE LUCE SULLA SOVECO E I RAPPORTI CON ANTONINO PAPALIA».
L'ARENA DI VERONA 21 NOVEMBRE 2013
Il cantiere del parcheggio all'ex Gasometro dove la Soveco lavora in associazione con Mazzi, Impresa Generali Costruzioni, Amt, Im.Cos spa, Parolini Giannantonio spa e Technital spa Il caso Soveco, l'azienda di costruzioni al centro dell'inchiesta giudiziaria relativa ad appalti di lavori pubblici a Verona, ma anche nell'abitazione dell'ex vicesindaco Vito Giacino, finisce in Parlamento. I deputati veronesi del Pd Alessia Rotta e Diego Zardini, con il padovano Alessandro Naccarato della commissione antimafia, hanno presentato una interrogazione a risposta scritta al Ministro dell'Interno, Angelino Alfano. In premessa, si cita l'attività della Soveco e poi «Antonino Papalia, ex marito di Sabina Colturato», che, «si occuperebbe degli affari immobiliari della Soveco in Romania, anche mediante l'intervento di alcune società partecipate dalla stessa Soveco». Papalia viene poi citato come «coinvolto nel 1989 in un'indagine per traffico di esplosivi dal sud al nord Italia e risulta avere precedenti penali». Lo stesso era stato processato, e poi assolto, per l'accusa di aver gambizzato nel maggio 1991 l'allora sindaco di Villafranca e consigliere regionale Graziano Tovo che si batteva contro le nuove cave. L'interrogazione fa poi riferimento a quanto ha sostenuto Michele Croce, ex presidente dell'Agec, secondo cui «la Soveco avrebbe come socio occulto Antonino Papalia e il fatto sarebbe riportato in un'informativa del nucleo di Polizia Tributaria di Verona: la numero 6164 del 16 luglio 2009». Si parla poi dell'indagine su Giacino. «Queste notizie, se confermate, getterebbero nello sconcerto l'intera comunità, costretta ad assistere addirittura all'oscuro intreccio di interessi tra imprese, criminalità organizzata e la stessa Amministrazione comunale». Il Pd chiede dunque se «il ministro sia a conoscenza dei fatti sopraesposti» e «se corrisponda al vero il fatto che l'informativa del nucleo di Polizia Tributaria di Verona numero 6164 del 16 luglio 2009 individua legami tra Antonino Papalia e la Soveco Spa». Infine, «quali provvedimenti, di sua competenza, intenda adottare, anche attraverso la collaborazione degli uffici territoriali del Governo, per far luce sulle presunte relazioni tra l'impresa di costruzioni veronese e la criminalità organizzata». L'inchiesta della Procura è però a vasto raggio e non riguarda soltanto il mondo politico ma vuole approfondire anche il ruolo svolto dai dirigenti e dai funzionari comunali, dal momento che le nuove leggi danno ampi poteri al settore amministrativo e meno a quello politico. Come ha detto anche l'avvocato dell'ex vicesindaco, Filippo Vicentini, Giacino ha avuto rapporti diretti con Soveco solo per la ristrutturazione dell'attico in Borgo Trento che pare sia costato oltre 1 milione mezzo di euro, spese per le quali, assicura Giacino da sempre, ci sono le pezze giustificative dei bonifici. Fatto sta che la Procura continua setacciare il suo vecchio ufficio di Palazzo Barbieri. Il fatto è che la Soveco è l'impresa di costruzioni che ha i maggiori lavori con il Comune: l'impresa di via Cà di Cozzi è nella cordata del Traforo delle Torricelle, è nell'associazione temporanea d'imprese del filobus, è nella cordata per l'ex Gasometro. Proprio su quest'ultimo appalto, nel quale è coinvolta anche Amt, c'è un'altra inchiesta aperta da tempo da parte della Procura che potrebbe portare a ulteriori sviluppi. E per tutti questi appalti, che sono passati quindi al vaglio del sistema amministrativo di Palazzo Barbieri e perciò attraverso più assessorati, i certificati antimafia sono sempre stati tutti ok. Se quindi Giacino ha avuto contatti per questioni private con Soveco, quasi tutti gli assessorati hanno avuto rapporti per questioni legate alle gare e alle opere. E, come riportato nei giorni scorsi, sono ancora tutti da chiarire i rapporti tra questa società e il pregiudicato Antonino Papalia che sviluppa il business in Romania, già condannato per detenzione d'armi dopo l'arresto nel 1989, e che risulta socio e dipendente della Soveco.
L'OMBRA DELLA 'NDRANGHETA SUL CASO VERONA NACCARATO INTERROGA IL MINISTRO DELL'INTERNO
Al Ministro dell'Interno, Per sapere - premesso che: - Soveco spa, con sede a Verona in via Cà di Cozzi 41, è una società di costruzioni con capitale sociale di un milione e mezzo di euro ed è di proprietà di Sabina Colturato e di Francesco Urtoler; - Soveco spa è una delle principali imprese operanti nel territorio di Verona e partecipa alla realizzazione del traforo delle Torricelle, del filobus, di tre impianti di biogas, di parcheggi e centri commerciali e della ristrutturazione dell’ospedale di Peschiera; - Antonino Papalia, ex marito di Sabina Colturato, secondo notizie pubblicate dai quotidiani veronesi, si occuperebbe degli affari immobiliari della Soveco in Romania, anche mediante l’intervento di alcune società partecipate dalla stessa Soveco; - Antonino Papalia è stato coinvolto nel 1989 in un’ indagine per traffico di esplosivi dal sud al nord Italia e risulta avere precedenti penali; - Secondo Michele Croce, ex presidente dell’Azienda Gestione Edifici Comunali (Agec) del Comune di Verona, la Soveco avrebbe come socio occulto Antonino Papalia e il fatto sarebbe riportato in un’informativa del nucleo di Polizia Tributaria di Verona: la numero 6164 del 16 luglio 2009; - L’ex vicesindaco di Verona, Vito Giacino, dimessosi nei giorni scorsi a causa di un’indagine per il reato di corruzione per la presunta assunzione irregolare di alcuni dipendenti nelle società partecipate dal Comune, ha acquistato nel 2011, tramite la moglie Alessandra Lodi, un immobile a Verona per un valore di 1,7 milioni di euro dalla Soveco spa; - Le notizie riportate dai quotidiani locali e le dimissioni di Giacino stanno sollevando notevoli preoccupazioni nell’opinione pubblica sul rischio che a Verona operi un’impresa in collegamento con esponenti della criminalità organizzata e che questa impresa abbia stabilito contatti e relazioni con l’amministrazione pubblica; - Queste notizie hanno sollevato grave allarme e grande clamore, specialmente perché seguono altri scandali riguardanti l'Amministrazione di Verona e perché, se confermate, getterebbero nello sconcerto l'intera comunità, costretta ad assistere addirittura all'oscuro intreccio di interessi tra imprese, criminalità organizzata e la stessa Amministrazione comunale; - Se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopraesposti; - Se corrisponda al vero il fatto che l'informativa del nucleo di Polizia Tributaria di Verona numero 6164 del 16 luglio 2009 individua legami tra Antonino Papalia e la Soveco Spa; - Quali provvedimenti, di sua competenza, intenda adottare, anche attraverso la collaborazione degli uffici territoriali del Governo, per far luce sulle presunte relazioni tra l'impresa di costruzioni veronese e la criminalità organizzata.
I NODI VENGONO AL PETTINE: IL COGENERATORE DI CONSELVE HA GENERATO UN DANNO ERARIALE PER 10 MILIONI
E' la resa dei conti: il mancato avvio del cogeneratore di Conselve ha prodotto un danno erariale di oltre 10 milioni euro e la Procura regionale della Corte dei Conti ha inviato 39 intimazioni agli amministratori e dirigenti della società Attiva Spa - Ex Cosecon. Si tratta di una vicenda nota iniziata nel 2001 con il progetto di quella che, a più riprese, abbiamo definito una cattedrale nel deserto, ultimata nel 2008 e mai entrata in funzione. La centrale avrebbe dovuto produrre energia tramite combustibili liquidi vegetali ed è costata oltre 13 milioni di euro di fondi pubblici. La società è in stato di liquidazione fallimentare, sono in corso i processi penali e civili e oggi arriva un primo verdetto della Corte dei Conti che quantifica il danno erariale. Una fine già scritta che avevamo denunciato già nel 2008 e poi nel 2010. E questo è solo l'inizio. La Corte dei Conti interviene su uno dei profili della vicenda che potrebbe produrre altre conseguenze per chi ha gestito Attiva e Cosecon. Infatti la procedura fallimentare della società è appena iniziata e sono molti gli aspetti da chiarire sulle scelte compiute in questi anni dagli amministratori che hanno prodotto un buco milionario in tutto il Conselvano. Soldi pubblici impiegati male sui quali è necessario fare chiarezza per individuare tutte le responsabilità ed evitare per il futuro analoghe disastrose avventure.
ATTIVA, IL DANNO È DI 10 MILIONI. IL SALDO DELLA PROCURA DELLA CORTE DEI CONTI PER IL COGENERATORE MATTINO DI PADOVA 21 NOVEMBRE 2013
CONSELVE Era stato definito “una cattedrale nel deserto” l’impianto di cogenerazione realizzato nella Bassa Padovana dall’ex Cosecon, ora Attiva Spa. Iniziato a livello progettuale nel 2001, ultimato nel 2008 e mai entrato in funzione nonostante siano stati spesi oltre 13 milioni di euro di fondi pubblici, rischia di costare caro ai vari componenti che, nel tempo, si sono succeduti ai vertici di Attiva. La Procura regionale della Corte dei Conti sta inviando l’intimazione a pagare 10 milioni, 616 mila e 620,37 euro ai 39 ex consiglieri, componenti del collegio sindacale e revisori contabili alla guida o nella cabina di regia della società ora in liquidazione, le cui quote sono in mano a enti locali e istituti di credito.
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IL COGENERATORE DI CONSELVE: TUTTI I PRECEDENTI
NACCARATO PORTA A MONTECITORIO LA COSECON MATTINO DI PADOVA 30 LUGLIO 2008
L’affaire Cosecon rimbalza fino a Montecitorio, attraverso un’interrogazione presentata ieri dal parlamentare del PD. Al di là delle indagini della finanza, il documento si sofferma sulla contestata costruzione della centrale di cogenerazione che funzionerà ad olio vegetale. Un progetto da 8,8 milioni di euro, finanziata con un contributo della Regione. «Anche in questo caso - afferma Naccarato - appare incredibile come l’opera, finanziata con fondi europei, non rispetti affatto i presupposti del finanziamento comunitario». Visto che sono già in corso indagini della magistratura per il reato di truffa ai danni della CE in relazione alla distrazione di finanziamenti comunitari, sfociate negli arresti di Cosecon, il parlamentare si chiede se l’iter amministrativo della centrale sia corretto e se rispetti le indicazioni dell’UE. Stando ai documenti l’impianto dovrebbe funzionare con olio vegetale proveniente dalle coltivazioni locali. Ma su questo Naccarato nutre non pochi dubbi, ricordando come nello studio di impatto ambientale di prospetti che quasi la metà del combustibile sarà olio di palma importato dai paesi asiatici via nave e via camion. Il deputato chiude l’interrogazione chiedendo al governo «provvedimenti per garantire un reale coinvolgimento delle amministrazioni locali interessate nelle scelte urbanistiche e ambientali legate alla tutela del proprio territorio». Intanto il dibattito su Cosecon provoca le prime scintille in Consiglio provinciale: l’ordine del giorno presentato dai consiglieri del Pd non è stato preso in esame. «La Provincia ha una non trascurabile partecipazione in Cosecon. - ricorda Fabio Rocco, segretario provinciale del Pd - Si tratta di 800 mila euro, più o meno la somma che l’amministrazione Casarin ha recuperato con le tanto sbandierate fuoriuscite da altre società. Sulla Cosecon chiediamo un impegno politico ben preciso e non rinviabile»
INTERROGAZIONE AL GOVERNO DEL 4 AGOSTO 2008
Interrogazione a risposta scritta 4-00913 presentata da Alessandro Naccarato lunedì 4 agosto 2008, seduta n.047
NACCARATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
- la Regione Veneto, con delibera della Giunta regionale n. 2685 dell'11 settembre 2007, ha autorizzato la società di servizi Cosecon spa alla realizzazione ed all'esercizio di un impianto di cogenerazione con potenza elettrica di 5,3 MW alimentato a biomassa costituita da olio vegetale, da localizzare nel territorio al confine tra i comuni di Conselve e Bagnoli di Sopra, in provincia di Padova; - la Cosecon spa per realizzare l'impianto di cogenerazione in questione ha ottenuto un contributo della Comunità Europea di 2 milioni e 600.000 euro, nell'ambito del DOCUP (Documento unico di programmazione), Obiettivo 2 per gli interventi strutturali comunitari nella Regione Veneto, per il periodo 2000-2006, relativamente alla misura 2.2 relativa ad «investimenti di carattere energetico», sulla base dello specifico presupposto, indicato nella delibera della giunta regionale che autorizza il finanziamento (DGR n. 3074/2006), che «la provenienza e disponibilità del combustibile sarà assicurata dalla produzione locale nella misura richiesta dall'impianto tramite un accordo in corso di definizione tra Cosecon spa e Consorzio Agrario di Padova e Venezia»; - la Regione Veneto, con la Delibera di giunta n. 1682 del 2002, aveva già in precedenza stabilito che la provenienza del combustibile da produzioni locali era condizione necessaria per accedere a contributi comunitari per impianti di cogenerazione energetica con l'utilizzo di biomasse; - il presupposto e la condizione che hanno consentito a Cosecon spa di ricevere il finanziamento europeo non sono stati rispettati. Infatti lo Studio di Impatto Ambientale allegato al progetto approvato dalla Regione Veneto prevede che «il fabbisogno dell'impianto sarà soddisfatto per almeno il 51 per cento attraverso l'impiego di olio di provenienza regionale (olio di colza, girasole, soia, eccetera) mediante il coinvolgimento di superfici agricole le più prossime all'impianto. Il restante combustibile potrà avere provenienza estera (esempio olio di palma) per il quale si prevede il trasporto su gomma dal più vicino porto sul litorale Adriatico veneto»; - sono in corso indagini della Procura di Padova, che hanno portato all'arresto del direttore e di alcuni dirigenti di Cosecon spa, per il reato di truffa ai danni della Comunità Europea in relazione anche alla distrazione di finanziamenti comunitari per la realizzazione di insediamenti produttivi; - inoltre il Comune di Bagnoli di Sopra, attraverso il Sindaco, in data 30 gennaio 2008, ha presentato un formale ricorso straordinario al Presidente della Repubblica sottolineando in primo luogo di non essere stato coinvolto nella procedura di autorizzazione in esame, come invece prevedono espressamente l'articolo 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003 e l'articolo 12 della legge regionale del Veneto n. 33 del 1985; - il Comune di Bagnoli di Sopra, trovandosi nell'area individuata per la realizzazione del sito, è di fatto un'Amministrazione locale da coinvolgere nella decisione per motivi legati all'impatto territoriale dell'impianto e all'inquinamento acustico ed atmosferico che esso produrrà nel proprio territorio -:
- se il Governo sia al corrente dei fatti sopra esposti e se non intenda adottare, per il tramite del comitato di sorveglianza DOCUP Obiettivo 2, iniziative volte a verificare la correttezza dell'iter di realizzazione dell'impianto di cogenerazione a biomasse, in particolare con riferimento alle disposizioni comunitarie. (4-00913)
«SPRECO DI RISORSE PUBBLICHE» MATTINO DI PADOVA, 21 MARZO 2010
CONSELVE. Il Partito democratico vigila e controlla. Una delegazione (il deputato Alessandro Naccarato, il candidato alle Regionali Mauro Bortoli, il consigliere provinciale Boris Sartori e il consigliere comunale Cristian Maneo) ha effettuato ieri mattina un sopralluogo in Viale della Tecnica. «Una cattedrale nel deserto. Un’altra “impresa” di Cosecon, ai danni del territorio e dei Comuni» commentano fra i campi abbandonati e la strada deserta. Naccarato e Bortoli evidenziano: «Il cogeneratore realizzato a fine 2008 non è mai entrato in funzione. Non c’è la produzione locale di combustibile vegetale. Non c’è traccia della rete di teleriscaldamento al servizio della zona industriale». Maneo commenta: «Il Comune di Conselve si era affidato a Cosecon, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti». Sartori ricorda: «Anche la Provincia fa parte di Attiva Spa che ha raccolto la pesantissima eredità del Consorzio Conselvano. Si tratta di evitare la liquidazione del patrimonio pubblico». Concludono Naccarato e Bortoli: «La vicenda del cogeneratore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, il malgoverno e lo spreco di risorse pubbliche. Nell’arco di un decennio Cosecon ha prodotto disastri nella Bassa padovana».
COGENERATORE, SOLDI AL VENTO MATTINO DI PADOVA, 18 GENNAIO 2011
«Il cogeneratore è la classica cattedrale nel deserto, pagata con denaro pubblico a beneficio esclusivo delle imprese costruttrici e dei proprietari dell’impianto, che ora non si riesce nemmeno ad affittare». Alla notizia del naufragio della trattativa per la cessione dell’impianto ad una società bolognese, il parlamentare padovano del Pd Alessandro Naccarato ha presentato una interpellanza al governo, chiedendo ai ministri interessati «quali iniziative intendano adottare, per il tramite del Comitato di sorveglianza Docup-Obiettivo 2, al fine di verificare la correttezza dell’iter di realizzazione dell’impianto in riferimento alle disposizioni comunitarie». Il cogeneratore è stato costruito da Cosecon-Attiva con fondi dell’Unione Europea per lo sviluppo delle energie alternative, 2,6 milioni di euro su una spesa complessiva di 8 milioni. Collaudato nel dicembre 2008, non è mai entrato in funzione. I due motori dovrebbero funzionare con olio vegetale (di girasole o di palma) e sono in grado di produrre fino a 3,9 megawatt di elettricità. La primavera scorsa sembrava ormai cosa fatta l’accordo di affitto per 600 mila euro l’anno da parte della New.Co56 di Bologna, società controllata da Unipol e cooperative. Le settimane scorse il colpo di scena. «Non bastava che gli enti locali della Bassa avessero “sfregiato” gli strumenti urbanistici solo per guadagnare i contributi dell’Unione Europea - denuncia Naccarato -. Ora il cogeneratore non si riesce nemmeno ad affittare, così come non è mai stato possibile metterlo in funzione».
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