LA CAMERA PROSEGUE IL DIBATTITO SULLA LEGGE ELETTORALE
Alla Camera dei Deputati prosegue il dibattito sulla riforma della legge elettorale: di seguito pubblichiamo l'intervento in aula e un interessante simulazione della collocazione del voto.
INTERVENTO IN AULA: Signor Presidente, la proposta di legge e questo dibattito si inseriscono in un processo di riforme necessario che comprende, tre aspetti fondamentali: la materia elettorale, il superamento del bicameralismo e la riforma della autonomie locali e del Titolo V della Costituzione. Questo processo ha avuto un impulso decisivo grazie all'iniziativa del Partito Democratico e dei suoi gruppi dirigenti, ma penso che le tre riforme che ho appena elencato per essere efficaci debbano essere collegate in modo sistematico e debbano essere rapidamente discusse e approvate in tutte le loro parti. Sarebbe un errore imperdonabile affrontare un singolo punto, da cui è giusto cominciare come ha fatto quest'Aula, ma va tenuto tutto insieme proprio per riuscire a produrre effetti di sistema con questo processo di riforme. Noi oggi iniziamo ad affrontare un primo passo, dunque, che è un passo che va nella direzione giusta e che io penso possa e debba essere migliorato nel corso dell’iter parlamentare che abbiamo appena avviato. Il nostro dibattito serve proprio a questo, così come serve il confronto tra di noi. Però ora credo che bisogna anche dire che non si è riusciti a farlo nella forma migliore per responsabilità precise del Movimento 5 Stelle che ha fatto di tutto per impedire che questo provvedimento avesse inizio e soprattutto ha fatto di tutto per impedire una riforma, rendendo ingovernabile il nostro sistema. Quindi la prima esigenza è quella di avviare il percorso e possibilmente di portarlo a termine in tutte le sue componenti. Ora, per fare questo, proprio per entrare nel merito delle questioni, credo che noi dobbiamo provare ad individuare i punti che vanno cambiati e migliorati nella proposta di legge che abbiamo alla nostra attenzione, ponendo un'attenzione particolare alla sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014. Credo che i punti fondamentali siano sostanzialmente due. Innanzitutto la questione delle soglie. Noi abbiamo una soglia, per quanto previsto nel testo, troppo bassa, la soglia per il premio di maggioranza. Anche un eventuale miglioramento dal 35 al 37 per cento, che è un importantissimo, credo che ci indichi il fatto che è possibile migliorare ulteriormente questo aspetto, possibilmente aumentando ulteriormente la soglia per avere il premio di maggioranza e, insieme a questo, c’è il problema delle soglie troppo alte, invece, dello sbarramento per entrare. Anche in questo caso, rispetto al dibattito che si è svolto finora fuori dal Parlamento, l'ipotesi di passare dal 5 al 4,5 per cento per le liste in coalizione mi pare un passo in avanti che dimostra che c’è la possibilità di lavorare ancora per abbassare ulteriormente questa soglia, così come bisogna fare per la soglia dell'8 per le liste singole non in coalizione e del 12 per cento per le coalizioni. Infatti, se noi mettiamo insieme gli effetti combinati delle soglie come ci sono stati presentati oggi, rischia di prodursi un effetto negativo che rischia di escludere dal Parlamento forze rappresentative di milioni di elettori. Questa credo che sia una preoccupazione che, anche alla luce dell'applicazione dell'attuale normativa, spero trovi una risposta efficace e, dall'altra, rischia di assicurare un premio di maggioranza sproporzionato alla coalizione vincente. Se a questo abbiniamo un'altra novità molto positiva che c’è al momento, che è la questione del doppio turno – che definirei l'eventuale doppio turno –, con una soglia di sbarramento troppo bassa per il premio di maggioranza, questa rischia di diventare un'ipotesi positiva ma che rimane solo sulla carta e non trova un'applicazione pratica. E ciò rischia, quindi, di riprodurre quelle alleanze forzose tra forze diverse che sono state uno degli elementi di ingovernabilità e inconcludenza di questi anni. A fianco a questo rischia di manifestarsi un paradosso, se dovesse trovare accoglimento quella norma che è stata chiamata cosiddetta «salva Lega», che sostanzialmente prevede che forze che raccolgono i voti in aree concentrate del territorio abbiano una rappresentanza parlamentare. Rischierebbe di accadere un fatto gravissimo, secondo me: forze che hanno pochi voti ma concentrati nel territorio – l'8-9 per cento in tre regioni – entrano in Parlamento; forze che hanno molti più voti ma spalmati sul territorio nazionale stanno fuori dal Parlamento. Credo che in questo caso si rischierebbe – concludo signor Presidente – di fare un errore molto grave. Infine la questione della formazione delle liste. L'affronto in un minuto. Siamo tutti contro le liste bloccate quando si discute nei convegni, poi però non si riesce a superarle nei fatti, e su questo, al di là della soluzione che, sono convinto, troveremo in quest'Aula, proprio perché c’è un dissenso pubblico verso le liste bloccate – introducendo forme come i collegi, le preferenze, forme miste, credo che alla fine riusciremo ad affrontarlo nell'Aula questo tipo di aspetto –, se davvero c’è la volontà di superare le liste bloccate, credo che ci riusciremo, sapendo che c’è un problema. La Corte costituzionale ci ha richiamato sulla conoscibilità dei candidati e, quindi, le liste corte da questo punto di vista migliorano, ma ci ha richiamato anche sulla libertà di scelta dell'elettore. Quindi la lista, anche se è corta, se non consente all'elettore di scegliere perché bloccata, voi capite che non risolve il problema posto all'origine. Per questa ragione – e concludo – credo che il lavoro che ci apprestiamo a fare, possa cambiare e migliorare in modo significativo questa legge. Su questo ci sarà tutto il nostro contributo perché il processo di riforme vada a buon fine.
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IL CASO 2GIS APPRODA IN PARLAMENTO. INTERROGAZIONE DI TRE DEPUTATI PD PADOVANI SULLA CHIUSURA DELLA FILIALE A VIGONZA
MATTINO DI PADOVA 28 FEBBRAIO 2014
I deputati Pd padovani Alessandro Naccarato, Margherita Miotto e Giulia Narduolo hanno presentato ai ministro dell’Interno e del Lavoro un’interrogazione sulla 2Gis, la multinazionale russa che in quattro e quattr’otto ha chiuso la sede di piazza Régia dopo aver licenziato tutti i 60 lavoratori. I parlamentari chiedono, «anche attraverso la collaborazione degli uffici territoriali del Governo», che venga fatta «luce sulla vicenda, per garantire i controlli necessari ad evitare il ripetersi di simili truffe ai danni dei cittadini e per tutelare e sostenere le famiglie vittime di questa operazione». Ed elencano ai ministri la serie di inadempienze della 2Gis nei confronti dei lavoratori. «La ditta è stata iscritta al Registro Imprese il 10 maggio 2012 come società per azioni e trasformata, subito dopo, in società a responsabilità limitata con un decremento di capitale sociale da 120.000 a 40.000 euro. Il 20 giugno 2013 la società è stata posta in stato di liquidazione volontaria ed è stato dato incarico al liquidatore di proseguire nel ricorso già esperito dal Cda nei confronti della società Limited Liability Doublegis, per una mancata esecuzione del contratto numero 1 del 12 dicembre 2012». Naccarato e colleghi scrivono poi dell’improvvisa chiusura dell’attività e del licenziamento senza avviso del personale nonostante le promesse iniziali di assumere 300 lavoratori entro il 2013. E del mancato pagamento delle ultime mensilità, mancato versamento dei contributi e dichiarazioni non veritiere che hanno penalizzato i dipendenti.
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Testo dell'interrogazione al Governo
RIFORMA DELLA BANCA D ITALIA I VANTAGGI PER LO STATO
Il 29 gennaio il Parlamento ha approvato la legge n. 5 che riforma l’assetto proprietario della Banca d’Italia e ne rafforza l’autonomia e il capitale. Sul questo importante provvedimento si è innescata una polemica strumentale allo scopo di disinformare l'opinione pubblica e far passare il messaggio che la maggioranza volesse fare un regalo alle banche: in realtà è vero il contrario e per questo è utile spiegare correttamente in cosa si consiste questa legge. La Banca d’Italia non è mai stata di proprietà dello Stato, ma degli istituti bancari e assicurativi. Storicamente la Banca è nata da un processo di federazione delle banche pre-unitarie, in modo analogo alla Federal Reserve americana.
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LA DELEGA FISCALE
L'Assemblea della Camera ha approvato in via definitiva la proposta di legge delega in materia fiscale, risultante dall'approvazione in un testo unificato da parte della Camera e quindi modificata dal Senato. Di seguito pubblichiamo una sintesi del contenuto della legge:
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AGENDA
SABATO 8 MARZO DALLE ORE 10.00 INIZIATIVE SULLA RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI MESTRE E IN PROVINCIA DI VENEZIA
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