APPROVATO IL PROVVEDIMENTO CONTRO LO SCAMBIO ELETTORALE POLITICO MAFIOSO
Dopo il passaggio alla Camera dei Deputati del 3 aprile scorso oggi il Senato approva in via definitiva il provvedimento relativo allo scambio elettorale che che estende le tipologie delle condotte penalmente sanzionabili riconducibili al voto di scambio politico mafioso. Diversamente da quanto accaduto fino ad ora, la riforma muove dalla consapevolezza che avere strumenti di diritto penale efficaci possa servire per colpire al cuore il sistema di intrecci tra politica e mafia. In quest’ottica, la lotta alla mafia diventa un elemento fondamentale della generale battaglia per un rinnovamento civile, democratico ed economico del nostro Paese. Il testo punisce chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità proprie dell'associazione mafiosa in cambio dell'erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità. E' punito anche chi promette di procurare voti con le medesime modalità.
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Testo della legge
Dossier di approfondimento del Gruppo PD
EUROPEE 2014: RAFFORZATA LA RAPPRESENTANZA DI GENERE
Il prossimo 25 maggio l’Italia eleggerà i suoi rappresentanti al Parlamento europeo. I seggi in palio sono 73 e vengono assegnati sulla base di un sistema proporzionale con soglia di sbarramento del 4%, è prevista la possibilità di esprimere da una a tre preferenze. Il territorio è diviso in cinque circoscrizioni elettorali: Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud, Isole; ciascuna circoscrizione elegge un numero di europarlamentari proporzionale al numero di abitanti risultante dall'ultimo censimento della popolazione.
Il testo approvato definitivamente dal Parlamento introduce nella legge elettorale europea delle norme finalizzate a rafforzare la rappresentanza di genere, similmente a quanto prevede la normativa introdotta nel 2012 per le elezioni dei consigli comunali. Si tratta della cosiddetta tripla preferenza di genere prevedendo che, nel caso in cui l'elettore decida di esprimere tre preferenze, queste devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l'annullamento della terza preferenza. Ove l’elettore dovesse decidere di esprimere solo due preferenze può attribuirle a candidati dello stesso sesso.
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Testo del provvedimento
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PARLAMENTARI PD INTERROGANO IL GOVERNO SULLA CRISI DELLA ASFALTI PIOVESE
MATTINO DI PADOVA 10 APRILE 2014
I parlamentari del Pd Margherita Miotto, Giulia Narduolo e Alessandro Naccarato hanno presentato un’interrogazione al ministro del Lavoro chiedendo se e come intenda adoperarsi per risolvere la crisi dell’azienda Asfalti Piovese di Brugine. «I lavoratori hanno dato vita a una manifestazione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla strada provinciale che collega Padova a Piove di Sacco», scrivono i deputati, «chiedendo di conoscere le scelte dell'azienda circa il futuro dei loro posti di lavoro. Erano presenti i sindacati di categoria Filca Cisl e Fillea Cgil, oltre ai sindaci di Piove di Sacco e di Sant'Angelo di Piove di Sacco. La ditta è di proprietà del Gruppo Montesel, in particolare della società Ghiaia di Colfosco Spa, con sede a Treviso e opera da decenni nel settore edile e nella produzione di bitume, calcestruzzi e malte occupando 52 lavoratori. Ad ottobre la proprietà ha presentato richiesta di concordato preventivo in continuità e da gennaio è stata avviata la cassa integrazione straordinaria di 12 mesi per 40 dipendenti. Il 18 marzo l'azienda ha depositato il piano concordatario al Tribunale di Treviso e le organizzazioni sindacali hanno richiesto da oltre 15 giorni, senza ottenerlo, un incontro per conoscere la volontà della proprietà circa il futuro dell'azienda. Il prolungato silenzio dei vertici dell'azienda ha destato sconcerto e preoccupazione nei lavoratori e nel territorio, facendo temere per le sorti della società»
INTERROGAZIONE PD SULLA ASFALTI PIOVESE
Al Ministro del Lavoro. Per sapere - premesso che: - Ieri, 7 aprile 2014, i lavoratori della ditta Asfalti Piovese srl, con sede a Brugine, in provincia di Padova, hanno dato vita ad una manifestazione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulla strada provinciale che collega Padova a Piove di Sacco, chiedendo di conoscere le scelte dell'azienda circa il futuro dei loro posti di lavoro; - Erano presenti i sindacati di categoria FILCA CISL e FILLEA CGIL, oltre ai Sindaci di Piove di Sacco e di Sant'Angelo di Piove di Sacco; - La ditta è di proprietà del Gruppo Montesel, in particolare della società Ghiaia di Colfosco Spa, con sede a Treviso e opera da decenni nel settore edile e nella produzione di bitume, calcestruzzi e malte nella nostra provincia e in tutto il Nord Est occupando cinquantadue lavoratori; - Lo scorso ottobre la proprietà ha presentato richiesta di concordato preventivo in continuità senza avvertire le organizzazioni dei lavoratori; - Nel gennaio di quest'anno è stata avviata la cassa integrazione straordinaria di 12 mesi attraverso la quale l'azienda ha messo in cassa circa una quarantina di dipendenti; - Lo scorso 18 marzo l'azienda ha depositato il concordato preventivo in continuità presso il Tribunale di Treviso; - Le organizzazioni sindacali hanno richiesto da oltre 15 giorni un incontro per conoscere la volontà della proprietà circa il futuro dell'azienda; - Nel frattempo proprio ieri è giunta la notizia della disponibilità dell'amministrazione provinciale ad insediare un tavolo di trattativa presso la Provincia di Padova; - Il prolungato silenzio dei vertici dell'azienda ha destato sconcerto e preoccupazione nei lavoratori e nel territorio, facendo temere per le sorti della società che, sino ad oggi, non ha risposto ai ripetuti appelli dei sindacati per conoscere le reali condizioni economiche e le eventuali volontà di cessione della stessa azienda; - Il territorio della nostra provincia è già stato colpito duramente dalla crisi economica e sta subendo in questi ultimi anni un progressivo calo delle attività produttive e industriali; - Accanto alla Asfalti Piovese, anche la Kerakoll di Piove di Sacco è da tempo in crisi, così come decine di piccole imprese dell'indotto che costituiscono il tessuto produttivo della zona e coinvolgono oltre 120 famiglie;
- se il Ministro sia al corrente dei fatti fin qui esposti; - in che modo il Ministro intenda adoperarsi per prevenire la chiusura di aziende storiche del Piovese e per salvaguardare i posti di lavoro evitando il rischio di assistere alla desertificazione industriale di questo territorio della Provincia di Padova.
FECONDAZIONE ETEROLOGA: INTERVIENE LA CORTE
L'UNITA' 9 APRILE 2014
«È una grande vittoria per la civiltà. Finalmente è stato cancellato un divieto che rappresentava una vergogna per l'Italia e che permetterà l'accesso alle cure per le coppie sterili». Lo ha detto Filomena Gallo, segretario dell'associazione Coscioni e uno dei legali che ha assistito le coppie che hanno fatto ricorso in tribunale sull'eterologa. «Da domani in Italia le coppie che vorranno accedere a questa tecnica non saranno più costrette ad andare all'estero», ha detto Gallo. «Anche se la coppia che ho assistito sta affrontando una separazione personale - ha aggiunto - la sentenza della Corte Costituzionale ha un grandissimo valore per tante altre coppie sterili che potranno usufruire delle tecniche di fecondazione con donazione di ovociti e spermatozoi esterni alla coppia. Non ci sarà quindi alcuna discriminazione e finalmente verrà rispettato il diritto a ricevere le cure».
10 ANNI DI SENTENZE. Cade anche il divieto di fecondazione eterologa, con la decisione di oggi della COnsulta. È solo l'ultimo mattone di una legge, la 40 del 2004, smantellata pezzo a pezzo da decine di sentenze. Complessivamente, tribunali civili, tribunali amministrativi regionali e la Corte Costituzionale si sono pronunciati già 30 volte sul testo in generale o su articoli e commi specifici, come riporta l'associazione Coscioni. Nel maggio 2004, appena due mesi dopo l'entrata in vigore della Legge 40, il tribunale di Catania negò il diritto ad eseguire la diagnosi preimpianto a una coppia portatrice di betatalassemia. Un mese dopo, il tribunale di Cagliari consentì a una coppia di effettuare un'interruzione di gravidanza, con riduzione embrionaria, ottenuta con tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma), affermando che non vi è differenza tra gravidanza da Pma e gravidanza naturale.
Nel 2005, ancora il tribunale di Cagliari sollevò la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 13 della legge nella parte in cui non consente di accertare, mediante la diagnosi preimpianto, se gli embrioni da trasferire nell'utero della donna che si sottopone a Pma siano affetti da malattie genetiche. Ma nel novembre 2006, la Corte costituzionale dichiarò manifestamente inammissibile la questione, senza entrare nel merito delle motivazioni.
Nel 2007, il Tribunale di Cagliari e quello di Firenze hanno consentito l'accesso alla diagnosi preimpianto a due coppie. Nel 2008, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio annulla per eccesso di potere un passaggio delle Linee guida emanate dal ministero della Salute sulla Legge 40 in quanto ritenuto non coerente con quanto previsto dalla legge stessa. In questo modo, il Tar conferma quanto già scritto nella norma che prevede possano essere effettuate indagini cliniche diagnostiche sull'embrione. Risalgono allo stesso anno due ordinanze del Tribunale di Firenze relative all'articolo 14, commi 1-2 e 3 della legge, relativamente al divieto di crioconservazione degli embrioni soprannumerari, alla necessità di creazione di un numero massimo di tre embrioni e all'obbligo di impianto unico e contemporaneo di tutti e tre i suddetti embrioni.
Il 1 aprile del 2009, una sentenza della Consulta dichiara l'illegittimità costituzionale proprio dell'articolo 14 commi - 2 e 3 della Legge 40, cancellando il limite dei tre embrioni e l'obbligo di impianto contemporaneo di tutti gli embrioni prodotti.
Dopo i pronunciamenti dei tribunali di Milano e Bologna, ancora nel 2009, si arriva al 2010 con due ordinanze del tribunale di Salerno che consente alla coppia ricorrente di accedere alla diagnosi preimpianto e di vedere impiantati solo gli embrioni che non presentassero mutazioni genetiche. In particolare, l'ordinanza ha un rilievo particolare perchè per la prima volta viene riconosciuto alla donna «il diritto al figlio...». Nel 2010 seguiranno altre sentenze dei Tribunali di Firenze e Catania; nel 2011 si pronuncia solo una volta il Tribunale di Milano.
Nel 2012 arriva invece l'ordinanza 150 della Corte costituzionale che riunisce i procedimenti dei tribunali di Firenze, Catania e Milano che basano il dubbio di legittimità costituzionale formulato sul divieto di fecondazione eterologa sia sulla violazione della Costituzione sia su una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Nelle motivazioni della Corte si legge che la cancellazione del divieto di fecondazione eterologa nel nostro ordinamento non crea vuoto normativo.
Nell'agosto dello stesso anno, la Corte europea dei diritti dell'uomo condanna l'Italia per violazione dell'articolo 8 della Carta Edu e a un risarcimento della coppia ricorrente, portatrice di fibrosi cistica, per il negato accesso alla diagnosi preimpianto. Nel novembre del 2012, il tribunale di Cagliari stabilisce che, in caso di impossibilità da parte di una struttura pubblica di fornire l'assistenza necessaria nell'ambito delle procedure di Pma, la coppia ricorrente possa ricorrere a una struttura privata convenzionata, oltre a poter accedere alla diagnosi preimpianto e alla crioconservazione degli embrioni soprannumerari. Questa sentenza, insieme a quelle successive dei tribunali di Firenze, Milano e Catania del 2013 che sollevano dubbi di legittimità sugli articoli 4 e 13 della legge, verranno discussi il prossimo 8 aprile dalla Corte costituzionale.
Sempre nel 2013, si sono pronunciati anche il tribunale di Firenze e quello di Roma, quest'ultimo ordinando l'immediata applicazione della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo del 2012. Il 14 gennaio e il 28 febbraio di quest'anno, infine, si è nuovamente pronunciato il tribunale di Roma sui ricorsi di due coppie, sollevando questione di legittimità dell'articolo 1 della Legge 4, perchè in contrasto con quanto previsto dalla Costituzione, chiedendo un nuovo parere della Consulta. Parere che è arrivato oggi, accogliendo i ricorsi e cancellando il divieto di eterologa.
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