IL DECRETO LAVORO E' LEGGE
La Camera dei Deputati approva oggi la conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, che contiene disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese. Il cosiddetto Decreto Lavoro è un provvedimento molto importante perchè riordina la disciplina di materie sulle quali c'è grande attesa da parte del mondo del lavoro. L’articolo 1 contiene disposizioni in materia di contratti a tempo determinato (c.d. lavoro a termine) e somministrazione di lavoro a tempo determinato, con l’obiettivo di facilitare il ricorso a tali tipologie contrattuali. L’articolo 2 contiene disposizioni in materia di apprendistato, con l’obiettivo di semplificarne la disciplina. L’articolo 3 è diretto a garantire la parità di trattamento delle persone in cerca di occupazione in uno degli Stati membri dell’UE indipendentemente dal luogo di residenza. L’articolo 4 introduce disposizioni volte alla “smaterializzazione” del Documento unico di regolarità contributiva (DURC), attraverso una semplificazione dell’attuale sistema di adempimenti richiesti alle imprese per la sua acquisizione. L’articolo 5 demanda ad uno specifico decreto interministeriale i criteri per l’individuazione dei datori di lavoro beneficiari delle agevolazioni, già previste dalla legislazione vigente, per i contratti di solidarietà, innalzando (da poco più di 5) a 15 milioni di euro, a decorrere dal 2014, il relativo limite di spesa nell’ambito del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione.
Per saperne di più leggi i seguenti documenti
Testo della legge
Dossier di approfondimento
PIER LUIGI BERSANI INSIEME A FLAVIO ZANONATO QUESTA SERA AL PALA GEOX ALLE 21.00

9 MAGGIO: GIORNATA DELLA MEMORIA PER NON DIMENTICARE CHE COS’È IL TERRORISMO MATTINO DI PADOVA 9 MAGGIO 2014
Il 9 maggio, anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, è la giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi. Questa ricorrenza è stata introdotta con la legge numero 56 del 2007 per conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa che ricordi i crimini commessi dai terroristi e il loro progetto eversivo. Infatti per lungo tempo la storia dell’eversione è stata raccontata solo dai terroristi che, con la complicità del sistema mediatico, hanno cercato di giustificare le proprie azioni criminali. Il progetto eversivo è stato isolato dalle forze democratiche ed è fallito, provocando soltanto lutti e disperazione. Per anni c’è stata una sorta di rimozione delle violenze e delle morti e, come spesso è successo per le tragedie nazionali, c’è stata una fuga dalle responsabilità. Quasi tutti i terroristi, i loro complici e simpatizzanti sono diventati “ex”, e, dopo avere mimetizzato il passato, hanno ricominciato a dare lezioni. Le vittime sono rimaste tali: i feriti e i familiari dei morti convivono con il dolore. In queste vicende Padova ha avuto un ruolo speciale perché fu uno degli epicentri dell’eversione. Qui prese avvio il terrorismo fascista con la cellula nera di Freda che organizzò la prima stagione stragista. I Nuclei armati rivoluzionari di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, condannati in seguito per la strage della stazione di Bologna, assassinarono sul lungargine scaricatore nel 1981 i carabinieri Enea Codotto e Luigi Maronese. Qui nacque una parte dell’eversione “rossa”. Autonomia operaia e i Collettivi politici promossero e praticarono l’illegalità di massa e il terrorismo diffuso; le Brigate rosse uccisero nel 1974 le loro prime vittime, Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci, e l’anno successivo l’agente di polizia Antonio Niedda. Le bande autonome picchiarono con spranghe e martelli chi si opponeva alle violenze, come Oddone Longo e Guido Petter, ferirono a colpi di pistola avversari come Antonio Garzotto, Ezio Riondato, Giampaolo Mercanzin, provarono a uccidere Angelo Ventura che si salvò soltanto grazie a una pronta reazione. La città venne sconvolta per anni da attentati incendiari, aggressioni e pestaggi realizzati dai collettivi autonomi: solo tra il 1977 e il 1979 furono denunciati 708 atti di violenza eversiva. Padova ha avuto un ruolo speciale anche nella sconfitta del terrorismo che qui subì il primo duro colpo con l’inchiesta guidata dal sostituto procuratore Pietro Calogero che portò agli arresti del 7 aprile 1979 e allo smantellamento della rete eversiva. Il magistrato scoprì per primo l’esistenza di un partito armato, costituito da un insieme di distinti gruppi terroristici, Brigate rosse, Prima linea, Autonomia operaia organizzata, collegati sul piano logistico e militare che agivano per colpire e destabilizzare le istituzioni. Quell’inchiesta si concluse con sentenze che, nonostante amnistie e prescrizioni, condannarono 162 persone a più di 400 anni di carcere, aprì la strada ad analoghe indagini e così determinò la sconfitta del terrorismo. E ancora a Padova nel gennaio 1982 le forze dell’ordine ottennero la prima clamorosa vittoria contro le Br liberando il generale James Lee Dozier, prigioniero nel covo di via Pindemonte. La legge del 2007 ha promosso e favorito fin dalla sua approvazione uno studio approfondito e rigoroso dell’eversione. Da allora è aumentata la conoscenza storica e si sono fatti importanti passi in avanti per raccontare alle giovani generazioni i fatti accertati in sede processuale. C’è ancora molto da fare per evitare che nel vuoto di memoria sul terrorismo possano diffondersi ideologie e pratiche violente. Il giorno della memoria serve a impedire che il terrorismo venga dimenticato e rimosso e che sia considerato una breve parentesi della nostra storia, una specie di imprevisto provocato da errori dettati da eccessi giovanili o da un generalizzato uso della violenza. Lo dobbiamo alle vittime, ai loro familiari e alle tante persone che, con coraggio e grandi sacrifici, hanno combattuto e sconfitto la violenza e il terrorismo.
|