TIFO VIOLENTO: NUOVE MISURE PER AUMENTARE LA SICUREZZA NEGLI STADI
La Camera sta per approvare il cosiddetto “Decreto Stadi” per migliorare la sicurezza nel corso delle competizioni calcistiche e per rispondere al ripetersi di gravi episodi di violenza in occasione delle partite di calcio dentro e fuori dagli impianti. Si tratta di proseguire e perfezionare la strategia avviata di recente. Infatti bisogna partire dal dato oggettivo che le violenze negli stadi sono in diminuzione netta da quando nel 2007, in seguito all’omicidio dell’ispettore di polizia Filippo Raciti durante gli scontri in occasione della partita di calcio tra Catania e Palermo, governo e parlamento hanno varato misure importanti che si sono rivelate efficaci: l’arresto in flagranza differita, un generale inasprimento del Daspo (Divieto di accedere alle manifestazioni sportive) e, dal 2009, la tessera del tifoso. I risultati di tali interventi hanno determinato una netta diminuzione della violenza in occasione delle manifestazioni sportive come indica un confronto tra i dati delle stagioni 2006/2007 e 2013/2014: calo del 60,1% degli incontri con feriti (da 148 a 59); riduzione del 85% dei feriti tra le forze di polizia (da 414 a 62); aumento del 40% delle persone denunciate (da 716 a 1003); inoltre il personale di polizia impiegato durante le partite è diminuito del 36,5% (da 243.315 a 154.410). Solo nell’ultimo anno, dopo continui dati positivi, c’è stato un peggioramento della situazione: gli incontri con feriti sono aumentati da 43 a 59, il numero dei denunciati è cresciuto da 829 a 1003; i feriti tra le forze dell’ordine sono saliti da 33 a 62.
Certo non siamo tornati ai numeri disastrosi del 2007 ma è evidente che è necessario procedere a un adeguamento e a un rafforzamento del quadro sanzionatorio e degli strumenti di prevenzione con l’obiettivo di unire ad un maggiore rigore repressivo il coinvolgimento delle società e la responsabilizzazione dei tifosi nella prevenzione della violenza. Inoltre il sacrificio di Raciti e le conseguenti indagini hanno fatto emergere con evidenza i rapporti tra alcune tifoserie e società e la criminalità organizzata e hanno aumentato l’attenzione delle istituzioni verso il fenomeno.
Per queste ragioni il decreto del governo prevede l’estensione dell’ambito di applicazione dell’arresto in flagranza differita durante o in occasione di manifestazioni sportive, aumenta le pene per il reato di frode in competizioni sportive, introduce il divieto per le società sportive di corrispondere agevolazioni e contributi o di distribuire titoli d’accesso a soggetti condannati per la contraffazione e la vendita abusiva degli stessi titoli e a soggetti destinatari del Daspo. Inoltre il decreto dispone l’ampliamento delle ipotesi del reato di violazione del divieto di introdurre negli stadi striscioni o immagini incitanti alla violenza e la possibilità per il ministro dell’interno, in caso di gravi pericoli per l’ordine pubblico, di chiudere il settore ospiti degli stadi e di vietare la vendita dei biglietti per i residenti nella provincia della squadra ospite. Infine la norma inasprisce la disciplina del Daspo aumentandone la durata per i recidivi ed estendendolo anche per le condotte di gruppo, in Italia e all’estero, finalizzate alla partecipazione attiva ad episodi di violenza, di minaccia o di intimidazione, tali da creare turbativa per l’ordine pubblico.
La versione finale del Decreto, inoltre presenta alcune rilevanti novità. La prima è costituita dalla previsione che “una quota tra l'1 e il 3 % degli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti delle partite è destinata a finanziare i costi sostenuti per la sicurezza e l'ordine pubblico, con particolare riferimento ai costi degli straordinari e delle indennità di ordine pubblico per le forze dell'ordine”. Una previsione molto innovativa, che non ha mancato di far discutere le società sportive, ma che, finalmente, rappresenta una sorta di compartecipazione dei soggetti che traggono profitto dalle competizioni alle rilevanti spese che lo Stato sostiene per garantire la sicurezza negli stadi. Il secondo aspetto che merita di essere ricordato dà il senso della volontà di intervenire concretamente per rafforzare il presidio delle forze dell'ordine durante le manifestazioni. Infatti il decreto stanzia 8 milioni di euro per l'anno 2014, 36 milioni di euro per l'anno 2015 e 44 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2016 al 2021, per l'acquisto di automezzi e di equipaggiamenti, nonché per interventi di manutenzione straordinaria e adattamento di strutture e impianti della Polizia di Stato. La norma stabilisce inoltre che potrà essere avviata la sperimentazione della pistola elettrica (Taser) per lo svolgimento dei compiti istituzionali dell'amministrazione di pubblica sicurezza. Infine sono previsti 12 milioni di euro tra il 2014 e il 2021, per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ai fini dell'acquisto di automezzi per il soccorso urgente.
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Testo del provvedimento
Dossier di approfondimento della Camera dei Deputati
NUOVA DISCIPLINA PER L'APERTURA DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI
L'Assemblea della Camera, ha approvato, il 25 settembre, la disciplina in materia di orari di apertura degli esercizi commerciali. La proposta di legge apporta alcune limitazioni alla liberalizzazione, prevista dalla disciplina vigente, degli orari degli esercizi commerciali, introducendo l'obbligo di chiusura per almeno sei, tra i giorni festivi dell'anno. In particolare, il progetto di legge, che ora passa al Senato, prevede che in dodici giorni festivi dell'anno le attività commerciali debbano essere svolte nel rispetto degli orari di apertura e di chiusura domenicale e festiva. Viene però contestualmente consentito a ciascun esercente l'attività di vendita al dettaglio, di derogare all'obbligo di chiusura, fino ad un massimo di sei giorni, individuati liberamente tra i dodici indicati dal testo. L'esercente che vuole avvalersi della potestà di deroga deve darne comunicazione al comune competente per territorio secondo modalità la cui individuazione è demandata ad un decreto del Ministro dello sviluppo da emanarsi, previo parere dell'ANCI, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge. I dodici giorni in riferimento sono: 1) il 1° gennaio, primo giorno dell'anno; 2) il 6 gennaio, festa dell'Epifania; 3) il 25 aprile, anniversario della Liberazione; 4) la domenica di Pasqua; 5) il giorno di lunedì dopo Pasqua; 6) il 1° maggio, festa del lavoro; 7) il 2 giugno, festa della Repubblica; 8) il 15 agosto, festa dell'Assunzione della beata Vergine Maria; 9) il 1° novembre, festa di Ognissanti; 10) l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione; 11) il 25 dicembre, festa di Natale; 12) il 26 dicembre, festa di santo Stefano". Sono escluse dal campo di applicazione di tali limiti alcune tipologie di attività, tra le quali le attività di somministrazione di alimenti e bevande.
Il Fondo per il sostegno alle micro imprese del commercio al dettaglio
Il testo approvato prevede inoltre l'istituzione presso il Ministero dello sviluppo economico del Fondo per il sostegno delle micro imprese attive nel settore del commercio al dettaglio. Il Fondo è destinato alle imprese rientranti nella definizione di "micro imprese" ai sensi della definizione comunitaria (ossia imprese con meno di 10 dipendenti e con un fatturato inferiore ai due milioni di euro secondo quando previsto dalla Raccomandazione della Commissione europea 2003/361/CE del 6 maggio 2003). Al Fondo è attribuito:
- uno stanziamento di 15 milioni per ciascuno degli anni dal 2015 al 2020 per l'erogazione di contributi per le spese sostenute per l'ampliamento dell'attività nonchè per l'accrescimento dell'efficienza energetica; - uno stanziamento di 3 milioni annui a decorrere dal 2015 per l'erogazione dei contributi integrativi per il pagamento dei canoni di locazione.
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Dossier di approfondimento della Camera dei Deputati
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DOPPIO COGNOME PER I FIGLI
La Camera dei Deputati ha approvato il Testo unificato delle proposte di legge in materia di attribuzione del cognome ai figli. Il testo passa ora al Senato per l’approvazione definitiva. Il testo del provvedimento propone una modifica del codice civile in materia di attribuzione del cognome ai figli, facendo venire meno l’obbligo del cognome paterno e prevedendo la possibilità – con distinte soluzioni – di attribuire ai figli anche il cognome materno. Ciò, sia per ottemperare alla recente giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, sia per mettere il nostro ordinamento in linea con la maggior parte dei sistemi giuridici europei (in Spagna, Germania, Inghilterra e Francia, infatti, tale possibilità è prevista ormai da parecchi anni). Si tratta dunque di disposizioni “dovute”, per riempire una evidente lacuna del nostro ordinamento, ma anche “rivoluzionarie”, perché permettono all’Italia di rompere con una concezione patriarcale della famiglia (così come sottolineato dalla Corte Costituzionale nel 2006, esprimendosi relativamente al sistema di attribuzione automatica del cognome paterno da noi in vigore).
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