JOBS ACT: LA COMMISSIONE LAVORO APPROVA LE MODIFICHE ALLA LEGGE
La Commissione Lavoro della Camera ha dato il via libera definitivo al testo modificato della delega sul lavoro con il mandato al relatore di portare il provvedimento all'esame dell'Aula per giungere alla votazione finale entro il 26 novembre prossimo. Il Jobs act fa parte del programma di riforme del Governo e ha l'obiettivo di estendere tutele e diritti a chi oggi ne è privo, in particolare ai giovani assunti negli ultimi anni sulla base delle normative approvatre dalla metà degli anni 90 sul lavoro flessibile e a tempo deteminato. Inoltre il provvedimento affronta e risolve alcune questioni aperte da anni: maggiori tutele e risorse per la maternità e la paternità, norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e per contrastare il fenomeno delle cosiddette dimissioni in bianco, riforma ed estenzione degli ammortizzatoori sociali soprattutto per le moltissime categorie di lavoratori che oggi non possono usufruirnne. Con riferimento al riordino delle forme contrattuali, la modifica di maggiore rilievo ha riguardato una definizione più precisa dei criteri della delega sulla introduzione del contratto a tutele crescenti per i nuovi assunti. A tal fine, in particolare, la possibilità di reintegro del lavoratore nel posto di lavoro (ferma restando la disciplina vigente per i licenziamenti nulli e discriminatori, a fronte dei quali il reintegro è sempre ammesso) è stato escluso per i licenziamenti economici, mentre per quanto riguarda i licenziamenti disciplinari ingiustificati sarà limitato a specifiche fattispecie. Per quanto concerne le forme contrattuali flessibili è previsto, nell’ambito dell’attività di riordino, il superamento delle collaborazioni coordinate e continuative. Sulla razionalizzazione degli incentivi per l’autoimprenditorialità, è stato introdotta la possibilità di acquisizione delle imprese in crisi da parte dei dipendenti. Con riferimento alle politiche attive, sono state in primo luogo modificate le procedure per l’istituzione dell’Agenzia nazionale per l’occupazione, stabilendo che essa non debba avvenire, necessariamente, ai sensi della normativa vigente in materia di agenzie governative. Inoltre, sono stati puntualizzati alcuni criteri di delega al fine di valorizzare l’integrazione tra politiche attive e passive, nonché le sinergie tra operatori pubblici e privati. Rispetto al riordino delle procedure per il collocamento obbligatorio dei disabili, è stata più puntualmente specificata l’esigenza di promuoverne l’inserimento sociale e di valorizzarne le competenze professionali. Intanto il ministro del Lavoro sta avviando l’iter per la redazione dei decreti attuativi con la volontà di dare rapida attuazione ai contenuti della delega, con particolare riferimento all'introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. La commissione Lavoro della Camera ha analizzato le cifre necessarie a finanziare gli ammortizzatori sociali. Il Governo ha stanziato 1,6 miliardi per gli ammortizzatori, cui vanno aggiunti 400 milioni per la Cassa integrazione in deroga e altri 700 milioni dalla legge Fornero sempre per la CIG in deroga. Il presidente della commissione ha stimato che aggiungendo altri 500-600 milioni si arriverebbe a 3,2-3,3 miliardi che sarebbero sufficienti per avere nel 2015 le risorse aggiuntive anche per i lavoratori precari che perderanno il lavoro.
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Testo del provvedimento
Dossier de Il Sole24Ore su Articolo 18
NACCARATO AL MINISTRO: «ATTACCO PREMEDITATO» MATTINO DI PADOVA 18 NOVEMBRE 2014
«Episodi di violenza come quello di venerdì si evitano isolando i facinorosi e garantendo azioni penali rapide». Questo è l’obiettivo con cui il parlamentare del Pd Alessandro Naccarato ieri ha depositato al ministero dell’Interno un’interrogazione per fare luce sugli scontri di piazza - «premeditati» secondo il deputato democratico - che hanno visto il ferimento di sei agenti di polizia. «Se ti presenti a una manifestazione con gli scudi, le pietre e i fumogeni, è evidente che non li stai portando in gita, ma che ha intenzione di utilizzarli - sostiene Naccarato - non solo: se, malgrado la temperatura mite arrivi al corteo con il viso coperto da un cappuccio o da una sciarpa, hai pensato che, probabilmente, è meglio che non ti si riconosca. E così, infatti, è andata anche venerdì: era chiaro che una parte dei manifestanti aveva organizzato lo scontro e un’attività di pressione contro le forze dell’ordine». Delle numerose le manifestazioni che si sono svolte in lungo e in largo per l’Italia venerdì, solo alcune sono sfociate in episodi di violenza, sempre contro il Pd e le forze dell’ordine. «Si tratta di gruppi di persone che utilizzano le manifestazioni con altre finalità, ovvero per portare avanti le loro pratiche illegali - prosegue il parlamentare - attenzione, però: non per questo vanno riviste le autorizzazioni a organizzare i cortei. Il diritto di cittadini e associazioni di manifestare deve essere tutelato, prevenendo tuttavia le violenze». In questo senso - dice - gli interventi possono essere duplici, politico e giudiziario. «Le grandi associazioni e i sindacati sono in grado di identificare e isolare i gruppi di violenti che si insinuano tra di loro, in modo da evitare questo tipo di comportamenti. Ecco perché, dopo quanto accaduto, mi sarei aspettato una presa di posizione più netta e forte da parte loro: se certi individui capiscono che le loro azioni vengono in qualche modo tollerate, il rischio è che si ripetano». A Padova, si legge nell’interrogazione, episodi simili si sono verificati in un passato recente: «Alcune delle persone presenti alla manifestazione sono state protagoniste di analoghe aggressioni violente contro le forze dell’ordine e altri cittadini, in occasione del 14 novembre 2012 presso la stazione ferroviaria di Padova, dove furono feriti tre agenti e in occasione del pestaggio di una persona presso il Centro culturale San Gaetano il 18 dicembre 2012» scrive Naccarato. E qui, sottolinea, entra in campo il risvolto giudiziario: «L’azione penale deve essere quanto più rapida possibile - sostiene - soprattutto, è fondamentale individuare bene il tipo di reato che si vuole perseguire. Accanto all’aggressione, va perseguito il reato associativo che sta dietro a certe azioni e che rende l’operato di questi individui ben più grave proprio perché comporta la premeditazione. Prima di scatenare la violenza, ci sono state delle persone che si sono incontrate e hanno messo a punto una strategia che si è concretizzata con gli scontri a ridosso della sede del Pd. L’azione penale deve quindi individuare, non solo gli esecutori materiali degli atti di violenza, che spesso sono ragazzini che vengono utilizzati in maniera strumentale, ma anche coloro che hanno orchestrato la violenza». In questo senso, conclude, il tempismo diventa un elemento fondamentale, «tanto più a Padova dove episodi di questo genere si sono già verificati - insiste Naccarato - ecco quindi che se si diffonde il senso di impunità, l’idea che le persone possano fare quello che vogliono, non si riesce più ad arginare la violenza».
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