LA CAMERA AFFRONTA IL DISEGNO DI LEGGE DI RIFORMA COSTITUZIONALE INTERVENTO IN AULA DI ALESSANDRO NACCARATO
Il ddl in discussione riforma alcune parti della Costituzione per rendere più efficace il procedimento legislativo, per correggere, alla luce delle numerose sentenze della Corte costituzionale, l’eccessivo e improprio ricorso alla decretazione d’urgenza e i molti limiti presenti nel titolo V sui rapporti tra Stato e autonomie locali, come modificato nel 2001.
La crisi economica che pesa sull’Italia e sull’Unione europea ha indebolito le istituzioni rappresentative e rischia di aprire le porte alla demagogia e al populismo. Infatti quando una democrazia non è in grado di far crescere l’economia, di promuovere lo sviluppo e l’occupazione, di assicurare il rispetto della legalità in diversi territori si alimenta la sfiducia dei cittadini e si presentano fenomeni pericolosi che puntano a soluzioni autoritarie.
La riforma costituzionale affronta temi irrisolti da anni, rafforza la democrazia parlamentare e riordina le Autonomie locali. Il disegno di legge è una risposta alla crisi delle istituzioni e interviene per superare i limiti del nostro sistema democratico.
La riforma è anche una risposta al dibattito aperto e mai concluso da 30 anni. E’ da tempo infatti che è presente la necessità di affrontare questioni irrisolte fin dall’assemblea costituente come il bicameralismo paritario e l’assetto degli enti territoriali.
Senato
Il ddl supera il bicameralismo paritario perfetto e disegna un sistema legislativo monocamerale. Il Senato diventa un organo di secondo grado con 100 senatori, eletto dai consigli regionali, che rappresenta le istituzioni territoriali. Il Senato è escluso dalla compartecipazione all’indirizzo politico e dalla relazione fiduciaria con il Governo che è assegnata alla sola Camera dei deputati. Sul piano politico il nuovo Senato richiama l’impianto programmatico del Senato delle autonomie al centro della proposta della coalizione dell’Ulivo del 1996. Sul Senato il testo è stato, in parte, peggiorato nel corso dell’esame dell’attuale Senato, dove i senatori hanno assegnato al nuovo Senato delle autonomie locali le competenze sugli articoli 29 e 32 della Costituzione, sulla famiglia e sui trattamenti sanitari obbligatori, e hanno inserito, sempre nel nuovo Senato, i 5 senatori di nomina presidenziale. La prima questione è stata corretta durante l’esame in commissione affari costituzionali. Sulla seconda c’è stato un confronto che penso vada approfondito, senza alcuna intenzione di stravolgere o peggio bloccare la riforma, perché la presenza dei 5 senatori di nomina presidenziale, secondo molti esperti ascoltati nel corso delle audizioni, “non pare coordinata e appropriata al nuovo Senato”, mentre tale presenza sembra più adeguata ad essere inserita all’interno della Camera.
Procedimento legislativo
La riforma migliora il procedimento legislativo che resta bicamerale paritario solo per i disegni di legge costituzionali. Le altre leggi sono approvate dalla Camera. Per i disegni di legge non costituzionali il Senato è esclusivamente organo di seconda lettura, di proposta eventuale di modifiche. Rispetto al procedimento legislativo inoltre vengono costituzionalizzate le previsioni introdotte dalla legge n. 400 del 1988. Il decreto legge non può: provvedere nelle materie indicate nell’articolo 72, quarto comma, della Costituzione; reiterare disposizioni di decreti legge non convertiti o regolare rapporti giuridici sorti sulla loro base; ripristinare l’efficacia di disposizioni dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale per vizi non attinenti il procedimento. La riforma rafforza il ruolo del Governo nel procedimento legislativo, riconoscendogli una duplice potestà di richiesta sui disegni di legge: di iscrizione con priorità all’ordine del giorno della Camera; di esame e voto finale entro un termine determinato.
Riforma del Titolo V
L’altro punto importante della riforma che voglio affrontare è il titolo V. Alla luce della riforma del 2001 è necessario correggere i limiti profondi emersi in 14 anni d’esperienza che sono evidenti in tre aspetti principali: Primo: La confusione nell’attribuzione delle funzioni e delle materie tra Stato e regioni e i conseguenti ricorsi alla corte costituzionale. Tale confusione ha prodotto la moltiplicazione delle leggi regionali in diverse materie, generando costi crescenti e incertezze e ostacoli per le attività economiche. Secondo: I risultati economici negativi di molte regioni e delle autonomie locali. Sul punto risulta di grande interesse l’analisi della sezione autonomie della corte dei conti sull’andamento dei bilanci delle regioni, introdotta dalla legge 213 del 2012, che evidenzia il fatto che dal 2001 i bilanci delle regioni hanno presentato difficoltà crescenti e un ricorso eccessivo all’indebitamento. Terzo: La paralisi nell’assunzione di decisioni strategiche su materie fondamentali come la politica energetica e le infrastrutture, dove i veti incrociati delle regioni e degli enti locali hanno bloccato la realizzazione di opere decisive per lo sviluppo del paese.
Sul primo punto è utile leggere con attenzione un eccellente lavoro di ricerca del servizio studi della commissione affari costituzionali che esamina l’attività della Consulta dal 2001 a oggi ed evidenzia lo spazio assunto dal giudizio in via principale (quando lo Stato e le regioni e province autonome presentano direttamente un ricorso di incostituzionalità contro le leggi rispettivamente della regione e dello stato o di altra regione) sia in termini assoluti sia in termini percentuali. Nel periodo analizzato il giudizio in via principale è aumentato dal 7,6 al 45,7 per cento delle pronunce della Corte. Sull’esito poi di tali ricorsi uno studio recente sugli ultimi 3 anni indica che sui ricorsi regionali o provinciali contro leggi statali le dichiarazioni di incostituzionalità costituiscono un quinto del totale; mentre per quanto riguarda i ricorsi dello stato le pronunce di incostituzionalità sono state il 62% nel 2013 e il 55% nel 2012. E’ importante allora cambiare il titolo V perché ha prodotto un contenzioso eccessivo che ha rallentato e in alcuni casi bloccato importanti decisioni. I dati indicano anche che la riforma del 2001 contiene limiti ed errori figli della fretta e della superficialità che caratterizzarono quelle scelte.
Sull’andamento economico finanziario delle autonomie locali è intervenuta la legge costituzionale 1 del 2012 che ha modificato gli articoli 81, 97, 117 e 119 e ha introdotto il principio del pareggio di bilancio corrrelandolo a un vincolo di sostenibilità del debito di tutte le pubbliche amministrazioni nel rispetto delle regole derivanti dall’ordinamento europeo. La legge del 2012 ha delimitato, finalmente, l’autonomia finanziaria degli enti territoriali e ha spostato “l’armonizzazione dei bilanci pubblici” dall’ambito delle materie concorrenti a quello delle materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato. La Corte ha fotografato il fallimento della riforma del 2001 con la sentenza 62 dell’anno scorso che ha affermato che la crisi economico-sociale ha “ampliato i confini entro i quali lo Stato deve esercitare la competenza esclusiva nella determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. E’ un punto importante da evidenziare perché segnala che i limiti della riforma del 2001 hanno prodotto effetti negativi sui conti pubblici statali, hanno indebolitole istituzioni di fronte alla drammatica crisi economica in corso e indica la necessità che le giuste modifiche costituzionali della legge del 2012 siano ora completate dalle coerenti modifiche ordinamentali presenti nel ddl in discussione.
Sul terzo punto la riforma assegna alla competenza esclusiva dello Stato le infrastrutture strategiche e le grandi reti di trasporto e di navigazione, i porti e gli aeroporti; la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionali dell’energia. Si risponde così all’esigenza di comprendere tra i poteri dello Stato temi fondamentali per lo sviluppo economico e sociale.
Inoltre la riforma affronta in modo risolutivo la questione delle province, che scompaiono dalla Costituzione, cancella la legislazione concorrente e introduce una clausola di supremazia statale. La legge statale di iniziativa governativa può intervenire in materie non riservatele, quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, o la tutela dell’interesse nazionale. Leggi l'intervento completo (clicca qui)
Per saperne di più leggi i seguenti documenti
Intervento completo in aula (PDF)
Dossier di approfondimento Camera dei Deputati
Dossier di approfondimento (Testo a fronte)
MAFIE, VENETO TERRA DI CONQUISTA. NACCARATO INTERROGA ALFANO MATTINO DI PADOVA 13 DICEMBRE 2014
Era colui che passava “i lavori buoni”. Era colui che, sottomesso alle intimidazioni della banda, faceva raggiungere gli obiettivi economici già prefissati e concordati con gli altri sodali interessati alla buona gestione degli affari. Così scrivono gli investigatori a proposito di Riccardo Mancini, 56 protagonista del capitolo Mafia Capitale, ex Nar, ex amministratore pubblico, ex braccio destro del sindaco Alemanno, e ora in carcere. Più ci si addentra nelle carte che hanno fatto saltare in aria il “mondo di mezzo” e più si ha la sensazione che chi tirava le fila dell’organizzazione sapeva bene come funzionava il sistema, i punti deboli e come approfittarne. Era per questo motivo che Riccardo Mancini, attraverso il figlio Giovanni Maria, 29 anni, aveva costituito due società consortili a Limena insieme anche alla padovana Intercantieri Vittadello spa (e altre)? Scarl che con denaro pubblico si apprestano a costruire opere che servirebbero per lo smaltimento di rifiuti a Terni e a Palermo, le cui quote (in portafoglio della Società Generale Rifiuti srl di cui Giovanni Maria Mancini è amministratore unico) sono state poste sotto sequestro. Società costituite a Limena, paese della provincia di Padova, distante da riflettori e occhi indiscreti. Così come geograficamente (solo) lo è anche Cortina d’Ampezzo, località che - stando alle intercettazioni - era un luogo sicuro dove emettere fatture false per “ripulire” le armi, perché proprio lì «è possibile fare tutte le fatture del mondo. Il Veneto, dunque, ancora terra di conquista da parte della criminalità organizzata. Ed è per questo motivo che il deputato padovano del Pd Alessandro Naccarato, insieme ai colleghi Camani, Miotto e Narduolo, ha depositato un’interrogazione al Ministro dell’interno per chiedere «come intenda intervenire per contrastare la presenza delle organizzazioni criminali in Veneto, esprimendo in particolare forte preoccupazione circa le reali ragioni che avrebbero spinto i soci delle due Scarl (Terni e Bellolampo) a creare due società a Limena, per realizzare opere e impianti in località situate a grande distanza dalla loro sede legale come il comune di Terni e la contrada Bellolampo nel Comune di Palermo. «L'allarme dei Deputati del partito Democratico» scrive Naccarato «nasce dal fatto che la presenza criminale in Veneto appare in modo sempre più evidente: infatti, è bene ricordare che questo caso ripete, naturalmente con dettagli diversi, l’analoga vicenda, del 2012, che portò all’arresto del camorrista Cipriano Chianese, 61 anni, di Parete (Caserta) e di Franco Caccaro, 50 anni, di Campo San Martino (Padova) per aver causato il dissesto finanziario di Tpa trituratori Spa - società attiva nel settore del riciclo di rifiuti con sede a Santa Giustina in Colle in provincia di Padova». Una vicenda che aveva tirato in ballo anche l’ex presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato in quanto socio (con una partecipazione di circa 21 mila euro) in una società di Santa Giustina in Colle di cui Caccaro era amministratore unico. «Dopo i numerosi casi di infiltrazione mafiosa in Veneto, anche questo episodio conferma la volontà delle organizzazioni criminali di mettere radici nella nostra regione», scrivono i deputati nell’interrogazione a risposta scritta «per costruire nuove opportunità di traffici entrando in relazione con società del territorio e dirigendo i loro interessi in particolare verso gli appalti pubblici».
I DEPUTATI PADOVANI INTERROGANO IL MINISTRO DELL'INTERNO SUGLI SVILUPPI IN VENETO DELL'INCHIESTA MAFIA CAPITALE
Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che: - nel corso dell'inchiesta nota con il nome di «Mafia Capitale», la procura di Roma ha ordinato il sequestro ai fini di confisca di quote di due società — Terni Scarl e Bellolampo Scarl — entrambe con sede in via Pierobon 46 a Limena in provincia di Padova, riconducibili a Riccardo Mancini, 56 anni, uomo chiave dell'inchiesta capitolina; - Mancini è stato arrestato per tentata estorsione, accusato di associazione di tipo mafioso in concorso, conosciuto dalle forze dell'ordine perché negli anni ottanta è stato destinatario di provvedimenti restrittivi della libertà personale per associazione sovversiva, banda armata e viene definito «uomo forte dell'amministrazione comunale romana e, specificatamente, plenipotenziario del sindaco Alemanno, quantomeno in taluni settori dell'amministrazione della cosa pubblica»; - dalla prima ricostruzione che appare sulla stampa, secondo l'accusa, Mancini, attraverso il figlio Giovanni Maria, 29 anni, legale rappresentante e socio unico della Società Generale Rifiuti srl con sede a Roma in piazza Sallustio 3, detiene il 40 per cento (per un valore nominale di 4 mila euro su un capitale di 10 mila euro) della Terni Scarl, società con sede a Limena in via Pierobon 46, specializzata nel trattamento dei rifiuti (la cui attività è cessata giusto un mese fa, il 10 novembre scorso) e il 10 per cento della Bellolampo Scarl (1.000 euro di quote per un capitale sociale di 10 mila euro), società consortile con sede a Limena in via Pierobon 46; - la Bellolampo Scarl ha come oggetto sociale «la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori di realizzazione di un impianto di trattamento meccanico e biologico della frazione residuale e della frazione organica dei rifiuti urbani da realizzare in contrada Bellolampo nel Comune di Palermo»; - Bellolampo Scarl è stata registrata pochi giorni dopo l'affidamento di questi lavori alle imprese socie consorziate in un raggruppamento temporaneo di imprese nel febbraio scorso; - la società consortile risulta essere di proprietà della Intercantieri Vittadello Spa con sigla Vittadello Spa con sede a Limena in via Pierobon 46 (per il 65 per cento), di Torricelli Srl (15 per cento, sede a Forlì in via Masetti 11/L) e di Loto Impianti Srl (10 per cento, Siracusa via Arsenale 44/46); - Terni Scarl è stata registrata il 30 novembre 2011, allo scopo di provvedere alla progettazione integrata e ai lavori per il «Revamping» dell'esistente centrale di recupero energetico della società Terni EN.A Spa, ora A.R.I.A Acea Risorse e Impianti per l'Ambiente Spa; - Terni Scarl ha capitale sociale di 10 mila euro e risulta di proprietà della Società Generale Rifiuti Srl per il 40 per cento, di IGM Ambiente Srl (con sede nel comune di Melilli, provincia di Siracusa) per il 10 per cento e per il restante 50 per cento della Intercantieri Vittadello Spa con sigla Vittadello Spa con sede a Limena in via Pierobon 46; - Terni Scarl e Bellolampo Scarl hanno entrambe sede legale allo stesso indirizzo della Intercantieri Vittadello Spa con sigla Vittadello Spa a Limena in via Pierobon 46, di proprietà della Finanziaria Vittadello Srl, di proprietà di Andrea e Sergio Vittadello; - gli inquirenti si sarebbero convinti a emettere la misura di prevenzione patrimoniale antimafia proprio per la presenza del figlio di Mancini nel consiglio di amministrazione della Scarl di Limena nel portafoglio della Società Generale Rifiuti Srl; - le indagini dei carabinieri del Ros per conto della procura di Roma stanno cercando di ricostruire i motivi che avrebbero spinto Riccardo Mancini a entrare in società con altre imprese per la costruzione di impianti di trattamento rifiuti; - nell'ordinanza di custodia cautelare si legge che «Riccardo Mancini, pubblico ufficiale a disposizione dell'associazione, partecipa fornendo uno stabile contributo per l'aggiudicazione di appalti pubblici, per lo sblocco di pagamenti a favore delle imprese riconducibili all'associazione, con le aggravanti di essere un'associazione armata e dell'avere finanziato attività economiche controllate con i proventi di delitti»; - gli investigatori del Ros avrebbero ricostruito il patrimonio di Riccardo Mancini, confrontato i suoi redditi e quelli del suo nucleo familiare, verificando la «sussistenza di una sperequazione economica» e «accertando una notevole sproporzione tra pur considerevoli redditi percepiti di qualunque natura e il patrimonio accumulato»; - Mancini, infatti, oltre al figlio, aveva coinvolto tutta la famiglia nei suoi traffici e il tribunale ha sequestrato, oltre alle quote delle due aziende padovane, terreni, intere società o parti di esse, appartamenti e decine di immobili riconducibili a lui ma intestati al figlio, all'attuale o all'ex moglie, alla madre e a tre diversi prestanome; - inoltre le indagini stanno facendo emergere inquietanti collegamenti con la società Cassiani Tecnologie di proprietà di Giorgio Cassiani con sede a Castelnuovo del Garda (Verona) che costruisce e commercializza macchinari per la pulizia stradale e che avrebbe avuto relazioni con la società romana Ama; - dalle indagini si sta evidenziando un presunto traffico di armi, acquistate tramite false fatturazioni, che si svolgerebbe attraverso alcune operazioni presso il comune di Cortina d'Ampezzo in provincia di Belluno; - dopo i numerosi casi di infiltrazione mafiosa in Veneto, anche questo episodio conferma la volontà delle organizzazioni criminali di mettere radici nella nostra regione per costruire nuove opportunità di traffici entrando in relazione con società del territorio e dirigendo i loro interessi in particolare verso gli appalti pubblici; - in particolare, gli interroganti esprimono la loro preoccupazione circa le reali ragioni che avrebbero spinto i soci delle due Scarl a creare due società a Limena, in provincia di Padova, per realizzare opere, come la ristrutturazione della centrale di recupero energetico a Terni e la progettazione ed esecuzione dei lavori di realizzazione di un impianto di trattamento meccanico e biologico della frazione residuale e della frazione organica dei rifiuti urbani da realizzare in contrada Bellolampo nel comune di Palermo, in località situate a grande distanza dalla loro sede legale; - la notizia ha sollevato grande allarme perché dimostra, come più volte denunciato dagli interroganti, la presenza della criminalità organizzata nel tessuto economico veneto –: - se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa; - quali atti di competenza, anche per il tramite degli uffici territoriali del Governo, intenda adottare per prevenire e contrastare la presenza della criminalità organizzata nel tessuto economico del Veneto. (4-07303).
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