REGIONI E STATUTO SPECIALE. CHE ERRORE MATTINO DI PADOVA 22 GENNAIO 2015
Mentre il Parlamento sta discutendo la riforma costituzionale per rendere più efficienti le nostre istituzioni, alcuni parlamentari della Lega hanno presentato emendamenti per trasformare Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna in Regioni a statuto speciale. È una proposta sbagliata, rivolta a coprire il fallimento della demagogia sul federalismo. Negli ultimi 20 anni la spesa pubblica è aumentata e le Regioni, anziché legiferare nelle materie di competenza, sono diventate enti gestori di servizi fondamentali sottraendo poteri e funzioni ai Comuni. Il federalismo fiscale, come più volte evidenziato dalla Corte dei Conti, è stato caratterizzato dalla moltiplicazione dei centri decisionali sulla spesa che ha prodotto un aumento dei costi senza controlli adeguati e dalla totale deresponsabilizzazione dei livelli amministrativi regionali e locali creando varie strutture burocratiche costose e inconcludenti. Gli statuti speciali furono la risposta alla drammatica situazione causata dalla Seconda guerra mondiale per conservare l’unità nazionale e assicurare alle minoranze linguistiche e alle comunità con tradizioni e culture autonomiste della Sicilia e della Sardegna l’esercizio dei diritti di cittadinanza che erano stati calpestati dal nazionalismo fascista. Oggi è urgente rivedere le condizioni delle 5 Regioni a statuto speciale, non estendere la specialità ad altri territori. Infatti nel processo di unificazione europea il nostro Paese dovrebbe cercare di superare la frammentazione amministrativa e i localismi che costituiscono un elemento di freno per la competitività e lo sviluppo. Basta pensare all’incapacità patologica dimostrata dalle Regioni nell’accesso ai fondi europei che indica l’inadeguatezza della dimensione regionale per cogliere le opportunità dell’Unione europea. La proposta leghista è sbagliata perché l’estensione dello statuto speciale a 4 Regioni aprirebbe la strada ad analoghe richieste di tutte le Regioni, stravolgerebbe l’assetto istituzionale e produrrebbe così una disarticolazione e una secessione di fatto dell’unità nazionale. La Lega prova a nascondere i suoi fallimenti e continua a ingannare i cittadini con promesse irrealizzabili: perché quando è stata al governo nazionale (dal 2001 per 8 anni su 13) e ha provato a mettere mano alla Costituzione, non ha mai esteso ad altre Regioni lo statuto speciale e non ha neppure applicato l’articolo 116 della Costituzione per assegnare condizioni particolari di autonomia? La farsa sullo statuto speciale è alimentata da alcuni esponenti del Pd veneto che hanno provato a fasi alterne a cavalcare la demagogia leghista accettando per un illusorio calcolo elettorale le ragioni della specialità e sostenendo pasticciate soluzioni sulle autonomie delle province anziché incalzare la Giunta regionale per le lacune e i ritardi. Tale atteggiamento nasce dalla perdita dell’autonomia politica e da una impostazione che tende a scaricare ogni colpa su “Roma ladrona”. Infatti solo in Veneto nel Pd ci sono posizioni così superficiali e stravaganti. In Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte il Pd non insegue la Lega.
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