EMERGENZA PROFUGHI. NACCARATO: "BASTA CON LE BUGIE STRUMENTALI, GOVERNO E PREFETTI OPERANO BENE". MATTINO DI PADOVA 3 SETTEMBRE 2015
So che è impopolare ma bisogna provare a smentire le bugie sui profughi. Innanzitutto non siamo di fronte a un’invasione né a un’emergenza. Dal primo gennaio al 29 agosto sono arrivati in Italia 114.285 richiedenti asilo; negli stessi mesi del 2014 erano stati 112.205. Gli arrivi dunque sono uguali a quelli dell’anno scorso e, in rapporto alla popolazione, sono inferiori a quelli di molti paesi europei, come Germania, Svezia, Grecia, Gran Bretagna, Austria, che stanno gestendo la situazione senza clamori. Secondo. L’invasione non c’è anche perché il Governo Renzi ha lavorato bene. La missione militare in Libia e nel Mediterraneo avviata in giugno inizia a produrre i primi effetti positivi: molte imbarcazioni di schiavisti sono state distrutte; diversi gruppi di trafficanti di uomini sono stati colpiti; gli sbarchi si sono ridotti. Inoltre le commissioni per le domande d’asilo sono raddoppiate e le procedure sono diventate più rapide; i rimpatri sono aumentati. A livello europeo, grazie all’iniziativa italiana, si è raggiunta un’intesa per superare il trattato di Dublino, che ha penalizzato i paesi di prima accoglienza come Italia e Grecia, e per costruire centri per i profughi nelle zone di provenienza per esaminare là le richieste ed evitare il traffico di esseri umani e i viaggi della morte. Questi risultati sono stati riconosciuti dall’Unione Europea e hanno permesso di trasferire circa 20 mila profughi dall’Italia ad altri paesi. Terzo. Il Governo di Berlusconi e della Lega fece meno e peggio. In particolare firmò il trattato di Dublino nel 2003 e condannò l’Italia a sobbarcarsi tutte le procedure di identificazione e segnalazione dei richiedenti asilo, difese il regime di Gheddafi nel 2010 perdendo credibilità e la possibilità di intervenire sul posto, realizzò una maxi sanatoria per i 70 mila tunisini sbarcati tra la fine del 2010 e i primi mesi del 2011 attraverso permessi di soggiorno temporaneo che consentirono loro di evitare i controlli. Molti problemi con l’immigrazione clandestina sono il risultato di quella scelta sciagurata. Quarto. Governo, prefetti e istituzioni locali stanno lavorando bene e il sistema dell’accoglienza diffusa funziona. Questo metodo, adottato in modo unitario tra Esecutivo, Regioni e Comuni, compresi quelli governati dalla destra, nel luglio 2014, prevede che i richiedenti asilo siano suddivisi in tutto il territorio nazionale in proporzione alla popolazione e che le risorse per l’accoglienza siano trasferite dallo Stato alle Regioni con lo stesso criterio. Se tutti i Comuni facessero la loro parte, come avviene nel resto d’Italia e in Europa, non ci sarebbero problemi: i profughi sarebbero distribuiti con equilibrio, le domande sarebbero valutate più in fretta assicurando il diritto d’asilo e i rimpatri. La proposta di alcuni sindaci veneti di incontrare il ministro dell’interno per “dire no” serve solo ad alimentare le proteste. La questione non si risolve scaricando le responsabilità sul Governo Renzi come fa quotidianamente la Lega. Serve che l’accordo di luglio 2014 venga applicato e che ognuno con responsabilità faccia la propria parte accogliendo i profughi in proporzione agli abitanti. Quinto. Una delle poche regioni dove gli amministratori locali protestano contro l’Europa e il Governo è il Veneto, che, peraltro, ospita meno profughi delle altre regioni. Le proteste sono trasversali a tutte le forze politiche, e tra i sindaci più arrabbiati molti non ospitano neppure un richiedente asilo. I rifiuti hanno l’obiettivo di ostacolare l’accoglienza diffusa per mettere in difficoltà Governo e prefetti e creare un clima di paura e di allarme per conquistare voti. Per questo in Veneto diventa difficile ragionare in modo serio sull’argomento ed è necessario che le forze politiche e i rappresentanti istituzionali si impegnino per non alimentare paure e bugie e per organizzare l’accoglienza.
SULLA VICENDA PROFUGHI OCCORRE SMETTERE CON LO SCARICA BARILE. IL GOVERNO HA LE IDEE CHIARE E STA OPERANDO BENE.
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LA STAMPA 30 AGOSTO 2015
CORRIERE 30 AGOSTO 2015
EUROPA 30 AGOSTO 2015
UNITA' 30 AGOSTO 2015
CORRIERE 31 AGOSTO 2015
CORRIERE 31 AGOSTO 2015
UNITA' 31 AGOSTO 2015
BUI: «TUTTI I PRIMI CITTADINI A ROMA PER DIRE NO AD ALFANO». MATTINO DI PADOVA 31 AGOSTO 2015
La “calata su Roma” dei sindaci padovani. Per parlare direttamente con il ministro Alfano. E dire no a ulteriori arrivi nel territorio del Padovano. È quanto sta organizzando il sindaco di Loreggia Fabio Bui, che è anche vicepresidente della Provincia. «Stiamo organizzando un incontro – anticipa – Ci auguriamo in settimana di riuscire ad avere la data. Abbiamo contattato i parlamentari padovani, di tutti gli schieramenti, perché ci accompagnino». Un viaggio nella capitale per fare cosa? «Vogliamo rappresentare ad Alfano le nostre difficoltà e fare anche delle proposte. Perché è finita la campagna elettorale: è ora che ci mettiamo attorno a un tavolo, tra istituzioni, e iniziamo a collaborare», è la risposta del primo cittadino. Della possibilità di andare «a muso duro» da Alfano per chiedere una gestione migliore dell’accoglienza profughi si parlerà anche alla riunione dei sindaci di oggi in Provincia: «Non c'è una posizione precostituita da parte nostra. Tentiamo di fare una sintesi. Per arrivare a una soluzione che non lasci nessun sindaco solo ad affrontare un’emergenza e delle soluzioni calate dall'alto. Nessun sindaco dovrà essere lasciato solo: né il sindaco di Bagnoli né quello di Padova». Resta però il muro alzato dal fronte del no a ogni costo: «Io sono per una posizione di apertura: parliamone e cerchiamo di trovare una soluzione sostenibile – risponde il sindaco di Loreggia – Perché altrimenti l'emergenza rischia di diventare insostenibile. Le elezioni sono finite, ora bisogna governare i problemi». Il rischio, secondo Bui, è quello che la situazione si aggravi giorno dopo giorno: «Dall’incontro di oggi è giusto che esca una proposta concreta. Guardate Padova, l’ex Prandina non viene affatto smantellata e anzi i numeri aumentano. Il no a priori non risolve il problema – spiega il vicepresidente della Provincia – Se non dovessimo uscire con nessuna proposta probabilmente il prefetto scaricherà comunque il problema sul territorio. Certo l'accoglienza diffusa non risolve tutti i problemi, anzi ne crea diversi. Però se non proviamo a discutere e a risolvere la situazione non ne andremo mai fuori». (c.mal.)«Non siamo stati noi a prendere contatti coi titolari dell’albergo Delfino di Teolo per l’accoglienza dei profughi. Faremo una segnalazione su quanto è accaduto ai carabinieri affinché si venga a conoscenza se qualcuno nel caso specifico ha usato il nome della nostra cooperativa». A parlare è il presidente della cooperativa sociale Ecofficina di Battaglia Terme, Gaetano Battocchio. Una delle onlus maggiormente impegnata nella nostra provincia nella gestione del problema dell’accoglienza dei profughi. Stando al racconto della titolare dell’albergo di Teolo le persone che nei giorni scorsi si sono presentate per proporre l’accordo per l’ospitalità dei migranti si sono anche sbilanciate sull’ammontare del canone d’affitto e hanno usato un atteggiamento poco ortodosso quando hanno capito che non c’era la volontà della proprietà di mettere a disposizione la struttura per quel tipo di operazione. «Da alcune verifiche fatte ieri mattina ci risulta che la Prefettura sia del tutto all’oscuro di quel contatto», aggiunge Battocchio. «Non è nostro stile agire in quel modo. Come Ecofficina non prendiamo accordi con le strutture private se non c’è il via libera preventivo del prefetto. Mediamente riceviamo una decina di proposte la settimana da parte di privati che manifestano disponibilità di alloggi per i profughi. Non facciamo altro che girarle alla Prefettura». Battocchio ipotizza che ad incontrare la proprietaria dell’albergo Delfino siano stati degli intermediari. Degli “apripista” che in questo momento di difficoltà nel reperire l’accoglienza dei migranti vanno alla ricerca di soluzioni da proporre poi al prefetto o alle cooperative. «Non escludo che qualcuno si sia mosso autonomamente» afferma il presidente di Ecofficina. «Succede. Non è il nostro caso, noi agiamo solo sotto l’egida del prefetto a cui è in capo la gestione del problema immigrati». Il numero uno della cooperativa di Battaglia Terme spiega che nonostante le tante manifestazioni di disponibilità di spazi da parte dei privati solo poche si concretizzano. «La gente crede che possa andare bene anche una catapecchia, tanto questi migranti arrivano da luoghi dove spesso si vive in baracche. Non è così. Gli alloggi che vengono presi in considerazione devono avere dei requisiti, come ad esempio gli impianti a norma, i sevizi igienici funzionanti e devono essere tinteggiati. In fin dei conti ci devono andare a vivere delle persone. Proprio per questo su una decina di proposte a volte neanche una viene presa seriamente in considerazione».
MANZO, VIA I VINCOLI PER ERRORE DELLO STATO NACCARATO: «GRAVE» CORRIERE DEL VENETO 28 AGOSTO 2015
Quando i carabinieri si presentarono dal 70enne Francesco Manzo nel suo attico nella Torre Belvedere, lui sembrava tranquillo: «Io non ho fatto nulla di male, qualcuno ce l’ha con me, dimostrerò che si sbagliano». A distanza di otto mesi Manzo ha avuto ragione su (quasi) tutta la linea: il suo patrimonio, incluso l’Onda Palace in zona industriale, gli è stato restituito, ha vinto contro la procura Antimafia, che lo aveva pizzicato in compagnia di persone vicine alla Mala del Brenta, ha vinto contro i carabinieri che avevano impiegato anni a ricostruire il suo patrimonio. E ha vinto anche contro la questura di Padova che ad aprile aveva emesso un provvedimento che gli impediva di avvicinarsi ancora ai comuni di Vigonza e Villanova di Camposampiero. Ha vinto, in quest’ultimo caso, non senza un aiutino involontario dell’avvocatura dello Stato che si è presentata troppo tardi per consegnare ai giudici amministrativi la propria memoria costitutiva, ovvero l’atto che motivava il provvedimento della questura. La camera di consiglio era infatti prevista il 15 luglio, ma le carte sono state presentate soltanto un giorno prima, il 14, troppo tardi per consentire ai giudici di leggerle. Il punto è che ad aprile Manzo venne trovato dai carabinieri in un bar di Villanova di Camposampiero con un pregiudicato. Essendo il campano sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, lui i pregiudicati non li doveva nemmeno vedere col binocolo. Ecco perché il questore, competente sulle misure di sicurezza, ha emesso il provvedimento. Ma il Tar ha deciso che Manzo non è pericoloso, quindi il 70enne campano ha vinto anche contro il questore. E ora il caso finisce in Parlamento. A portarcelo è Alessandro Naccarato, parlamentare del Pd e membro della commissione Antimafia. Onorevole Naccarato chi ha sbagliato? «Purtroppo l’Avvocatura dello Stato ha presentato in ritardo la propria memoria al Tar e questo ha contribuito a vanificare un provvedimento molto importante che era stato assunto dalla questura di Padova in modo peraltro innovativo con un provvedimento di prevenzione che è fondamentale per certi tipi di reati». Non possiamo escludere che Manzo avrebbe vinto ugualmente, anche senza il ritardo dell’Avvocatura, ma in questo modo si contribuisce a vanificare lo sforzo di carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia. «Certamente, il caso è peraltro esemplare per quanto riguarda l’utilizzo di capitali di provenienza quantomeno misteriosa da parte di pregiudicati, nel nostro territorio purtroppo non c’è una consuetudine e temo nemmeno un’abitudine nell’assumere provvedimenti di prevenzione di questa natura. Per la prima volta contro il signor Manzo i carabinieri, la procura e infine la questura avevano assunto provvedimenti innovativi e, devo dire, anche molto coraggiosi, che hanno aperto scenari interessanti per quanto riguarda persone che operano nel territorio padovano, è un peccato che un ritardo da parte dell’Avvocatura, che è sempre un organo dello Stato, vanifichi questo lavoro». Che cosa si può fare a questo punto? «Non mi resta che seguire da vicino questa vicenda, ci rivolgeremo al Ministero per capire le ragioni di questo ritardo e per evitare che si possa vanificare questo sforzo importante delle nostre forze dell’ordine». Naccarato ha annuciato che presenterà pertanto a breve un’interrogazione parlamentare al ministero dell’Interno per capire che cosa sia accaduto con questa pratica. Per chi non lo ricordasse il caso Manzo esplose alla fine dello scorso gennaio, quando i carabinieri eseguirono un maxisequestro di 130 milioni di euro di beni riconducibili a un imprenditore 70enne originario della Campania ma residente a Padova, Francesco Manzo. Manzo era inoltre sottoposto al regime di sorveglianza speciale e in affido ai servizi sociali per reati anche gravi commessi negli Anni Ottanta. L’imprenditore risultava guadagnare dodicimila euro all’anno dunque i suoi redditi e le sue rendite non potevano giustificare un patrimonio ingente, che includeva anche il grattacielo della zona industriale a Padova. Dopo il sequestro da parte delle forze dell’ordine, nel corso di questi ultimi mesi Manzo ha ripreso possesso di quasi tutto il suo patrimonio perché non è stato dimostrato che i beni siano stati accumulati negli anni in cui è accertato che avesse commesso reati. Per questo motivo i giudici padovani gli hanno restituito quasi tutto rigettando la tesi della procura antimafia di Venezia, che aveva anche presentato ricorso contro la decisione del tribunale.
SAN LAZZARO, ACCUSE DEL PD «INTERESSI OSCURI IN BALLO» MATTINO DI PADOVA 30 AGOSTO 2015
C’è un «mondo di mezzo» anche a Padova. Ed è un «limbo fatto da faccendieri, commercialisti, pseudo capitani d’impresa e millantatori in cerca di avventure per conto terzi», secondo la denuncia del segretario provinciale del Pd Massimo Bettin. È la “campagna d’autunno” del partito che vuole coinvolgere i padovani negli affari oscuri attorno alle aree di Padova Est, dove l’amministrazione vuole realizzare il nuovo ospedale. Tra quelli del «mondo di mezzo» c’è anche chi ricopre posizioni in odor di conflitto d’interessi. Come l’architetto Gianfranco Zulian che, secondo il parlamentare Alessandro Naccarato, «se fosse stato un amministratore avrebbe già violato la legge Severino». Il caso Zulian. Invece Zulian è solo un tecnico. Anche se fin dagli anni ’80 è stato il “dominus” dell’urbanistica a Palazzo Moroni. Dirigente che sa conquistarsi la fiducia di diversi sindaci e assessori, compresi Luigi Mariani e Flavio Zanonato. Va in pensione e viene “recuperato” nel luglio 2014 da Bitonci che lo inserisce nella commissione tecnica che prima elabora il progetto del “nuovo su vecchio” in via Giustiani e poi avalla lo spostamento su Padova Est. Nel luglio scorso riappare tra i firmatari della proposta di variante del Consorzio urbanizzazione quadrante Nord Est, che fa parte del pre-accordo tra amministrazione e privati. In più Zulian è stato nominato “auditore” in commissione urbanistica per conto di RiFare Padova, la formazione politica di Maurizio Saia. La campagna. Una campagna di informazione sulla «speculazione già avvenuta a Padova Est» dove i privati conoscevano in anticipo la localizzazione del nuovo ospedale: è l’impegno del segretario cittadino Antonio Bressa. «Il Pd vuole vigilare sui beni comuni come la sanità – aggiunge Bettin – Perché l’interesse privato non può soverchiare le scelte politiche». Chiarimenti in aula. E chiarezza chiederanno i democratici che siedono in consiglio comunale. «Faremo un’interrogazione nel prossimo consiglio. E chiederemo la convocazione della commissione urbanistica perché ci sia un confronto serio e una relazione sullo stato dell’arte delle cose», afferma il capogruppo Zampieri. Urbanisticamente infatti nessun atto è stato ancora compiuto: per localizzare l’ospedale a Padova Est serve una modifica al Pat, al Pati e al Ptcp. In più il pre-accordo con i privati prevede un’altra variante urbanistica sull’area chiamata Ir2. Infine neppure la stazione dell’alta velocità è ancora localizzata nell’area: per adesso è prevista ancora in stazione centrale». Accuse a Zaia. «In tutto questo il grande assente è il governatore che fa il pesce in barile», sottolinea Piero Ruzzante, consigliere regionale del Pd: «Ha paura di dover pagare un maxi-risarcimento e non ha ancora preso posizione». «Bisogna far chiarezza – aggiunge l’altro consigliere Claudio Sinigaglia – La partita di Padova Ovest è ancora aperta. È in corso di realizzazione lo scolmatore Limenella-Fossetta che risolve ogni problema idrogeologico».
DAL 4 AL 14 SETTEMBRE VI ASPETTIAMO ALLA FESTA IN PRATO PRESSO PARK RABIN A PADOVA
SABATO 5 SETTEMBRE ALLE 18.30 VI INVITO A PARTECIPARE ALL'INCONTRO DI PRESENTAZIONE DEL LIBRO MAFIE A NORDEST

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