MAFIA A PADOVA E IN VENETO: UNA NUOVA INDAGINE CONFERMA GLI ALLARMI LANCIATI DAL PD
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«ORMAI È UN SISTEMA, SI ALLERTINO LE ISTITUZIONI». IL DEPUTATO PD NACCARATO: «ATTENZIONE QUANDO SI CERCANO NUOVI CAPITALI»
GAZZETTINO 27 NOVEMBRE 2015
«Questa notizia non fa che confermare l’allarme che sto lanciando da anni. Imprenditori collegati alla criminalità nel Sud Italia investono in Veneto e a Padova. Non sono casi isolati, quelli sono finiti 6-7 anni fa. Questa situazione deve allertate le istituzioni perché è diventato sistema il fatto che si investano capitali per fare profitti o per ripulire il denaro». Alessandro Naccarato, deputato del Partito democratico, è impegnato da anni sul fronte delicato della lotta alla criminalità organizzata, con un occhio di attenzione particolare al fenomeno delle infiltrazioni in Veneto. È componente della Commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi ed ha presentato nell’aprile scorso alla Camera la quarta relazione della Commissione anitmafia. «È un fatto grave che conferma gli allarmi. Ci sono imprenditori collegati alla criminalità organizzata che entrano nelle imprese del nord ma ci sono anche imprenditori del nord che cercano di collegarsi con le imprese del sud» commenta. In questo caso le aziende dovrebbero però essere inconsapevoli. «Il fatto è che quando uno cerca capitali dovrebbe informarsi sulla loro provenienza e che comunque c’è un rischio. Ma l’importante è che di queste cose si continui a parlare, perché non si può più girarsi dall’altra parte. E si badi bene che siamo a conoscenza di questi fatti ancora e solo per indagini in Italia del sud». Proprio una ventina di giorni fa, Naccarato aveva ricordato come la provincia di Padova abbia il primato del maggior numero di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette secondo la Relazione sulla criminalità organizzata in Veneto. Nel 2014 sono state 1.375, a Verona 1.082. Ma non finisce qui, anzi. Padova è la "lavanderia" dei soldi sporchi campo d’azione di Mafia Camorra e ’Ndrangheta, oppure attende al varco gli imprenditori che fanno il passo più lungo dela gamba, rilevano la ditta spolpandola dei mezzi e degli immobili oppure ne aprono un’altra all’estero. O ancora comprano un albergo ad Abano, appartamenti in centro oppure partecipano a grandi progetti con enti pubblici. L’importante è entrare in società con la parte sana della società. «La criminalità organizzata ormai è entrata nell’economia legale in modo silenzioso e regolare, tenendo rapporti continuativi con imprenditori locali, professionisti, commercialisti e consulenti».
INFILTRAZIONI MAFIOSE IN VENETO «QUESTA È UNA TERRA ALLETTANTE»
CORRIERE VENETO 28 NOVEMBRE 2015
L’allarme della Guardia di Finanza. Interrogazione Pd sulle aziende confiscate. Una segnalazione al ministero dell’Interno e un’interrogazione parlamentare per chiedere di potenziare i controlli antimafia in tutto il Veneto. È quanto hanno annunciato i parlamentari del Pd all’indomani della notizia della confisca di quattro aziende edili venete riconducibili all’ex moglie di Giuseppe Faro, imprenditore catanese ritenuto vicino al clan La Rocca, referente dei Santapaola. Giovedì la Direzione investigativa antimafia di Catania ha confiscato anche altri beni e conti correnti, tra Veneto, Sicilia e Puglia per svariati milioni di euro. Le quattro imprese venete confiscate sono la «3MG Immobiliare» e la «Teolo Residence srl» di Albignasego, la padovana «Edilguizza» e la «Edil Adriatica srl» di Cona, in provincia di Venezia. Le quattro aziende sono collegate dalle quote societarie di un’azienda ponte, la «Edilcrivellin», che risulta però estranea ai fatti contestati dalla Dia. «Questa è una delle modalità tipiche con le quali la criminalità organizzata si insedia nel nord – spiega Alessandro Naccarato, deputato del Partito Democratico e membro della Commissione d’Inchiesta parlamentare sulle mafie -. Le cosche estendono il controllo attraverso l’acquisizione di quote di impresa o di intere imprese. Una relazione che porta a reciproci vantaggi. La mafia ricicla soldi, mentre l’azienda trova nuovi spazi di guadagno». L’esponente del Pd invita quindi a smetterla di negare la presenza delle mafie nel Nord Italia, e soprattutto a Padova e a Treviso. «L’attentato incendiario alle Bandie di Spresiano e l’inchiesta sul crack da 11 milioni di euro della Dal Ben Tre sono segnali della crescente infiltrazione della criminalità organizzata», aggiunge la parlamentare Pd Floriana Casellato citando altri eventi che hanno coinvolto esponenti della criminalità organizzata. «La mafia vera, quella che ha ucciso il generale Dalla Chiesa, sta agendo in Veneto – dicono i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Jacopo Berti e Manuel Brusco che annunciano battaglia in Regione per una maggiore trasparenza -. A questi episodi, vanno aggiunte le ecomafie che hanno colpito a Verona, realizzando discariche abusive con rifiuti tossici e cadaveri». Anche i vertici di Cna, che nel 2012 ha realizzato un protocollo di prevenzione alle infiltrazioni della criminalità organizzata e che recentemente ha sollecitato la Regione ad un maggiore impegno, è convinta che la mafia stia estendendo in Veneto. Ad aumentare la preoccupazione la confisca di un immobile a San Zenone degli Ezzelini di proprietà dell’imprenditore catanese Giuseppe Faro. Nelle scorse settimane vi è stato un tavolo in prefettura con tutte le forze dell’ordine. Ma, precisa il colonnello Alessandro Serena comandante della guardia di finanza di Treviso: «Il controllo da parte nostra è massimo, a cominciare da operazioni sospette e indagini patrimoniali. Il Veneto è una realtà ricca e quindi allettante per la criminalità, ma al momento non c’è nessun segnale di pericolo».
NACCARATO: «MAFIA PRESENTE IN VENETO»
MATTINO DI PADOVA 30 NOVEMBRE 2015
«La fase delle infiltrazioni, in Veneto e in particolare a Padova, è finita ormai da due anni. Ora siamo di fronte a una presenza mafiosa». Un tono serio ma che vuole evitare allarmismi quello di Alessandro Naccarato, deputato padovano del Pd e componente della commissione antimafia. «Bisogna però essere consapevoli della presenza di capitali della criminalità organizzata in città. Tutti gli indicatori dicono che Padova è la capitale del riciclaggio a Nordest». Non ci sono solo gli ultimi casi di quote societarie riconducibili all’imprenditore catanese “in odore di mafia” Giuseppe Faro. C’è un arrivo non solo di capitali ma anche di uomini delle mafie nella città del Santo: «Il numero di casi comincia a essere abbastanza numeroso. La presenza sembra essere molto maggiore di quanto evidenziato dal gran lavoro delle forze dell’ordine», sottolinea Naccarato. E la criminalità organizzata in Veneto ha adottato la strategia della “mimetizzazione”. «Questi soggetti cercano di essere presenti nel modo meno visibile possibile» racconta il parlamentare padovano. «Fanno incetta di piccole quote. Ma c’è un problema di consapevolezza degli imprenditori. Non è più possibile raccontare la favoletta del “non sapevo”».
TERRORISMO DUE MOMENTI DI APPROFONDIMENTO PER COMPRENDERE IL FENOMENO
LA SFIDA: SCONFIGGERE IL TERRORISMO
MATTINO DI PADOVA 2 DICEMBRE 2015

Due ore, intense, partecipate, sul tema del terrorismo. Ne hanno discusso in sala Anziani, l’altra sera, l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, l’onorevole del Pd Alessandro Naccarato e il sociologo delle religioni il prof Renzo Guolo.
«CON GLI 007 DEL WEB E LA SUPERPROCURA UE L’IS SARÀ SCONFITTO»
MATTINO DI PADOVA 29 NOVEMBRE 2015
Il convegno storico sugli anni di piombo ha richiamato all’Università di Padova big di fama nazionale, ma soprattutto i magistrati che hanno sconfitto sia le Br che Autonomia Operaia e che hanno indagato Ordine Nuovo e il terrorismo stragista della destra neofascista. Dopo il saluto del rettore Rosario Rizzuto, hanno preso la parola Carmelo Ruberto, procuratore a Rovigo, Armando Spataro, procuratore a Torino e nel pomeriggio Giovanni Tamburino e Pietro Calogero, che hanno ricordato la loro stagione di pm e giudice istruttore a Padova e a Treviso. Furono i giovanissimi magistrati Calogero, Tamburino e Stiz a indagare per primi su Franco Freda e Giovanni Ventura e i neofascisti indagati per la strage di piazza Fontana a M ilano: a fermarli furono i Servizi segretari deviati, quelli del generale Maletti e della P2. Pietro Calogero ha poi ripercorso la stagione delle bombe anche all’università di Padova, quando un ordigno devastò lo studio dell’allora rettore Opocher: erano bombe fasciste. Come quelle della strage di Bologna, del treno Italicus e di pioazza della Loggia. Nel ventennio di piombo ci sono stati 14500 attentati con 351 morti, 39 terroristi uccisi. Sono intervenuti anche l’onorevole Alessandro Naccarato (Pd) e l’eurodeputato Flavio Zanonato. In sala anche i procuratori di Vicenza Antonino Cappelleri e di Padova Matteo Stuccilli.di Albino Salmaso wPADOVA «I terroristi dell’Is non si sconfiggono con le bombe, ma con il lavoro coordinato della magistratura europea. Anzi, va creata subito la Superprocura che affianchi la Corte di giustizia dell'Ue (Cgue), oggi bloccata per contrasti sulla lotta ai reati finanziari». Andrea Orlando, ministro della Giustizia, mette fine a tutti gli equivoci: si potrà giocare tranquillamente con i videogames e le playstation non saranno messe al bando, ma gli «007 informatici» intensificheranno i controlli sul web per contrastare gli arruolamenti dei foreign fighters. «La comunicazione viaggia sulla rete e abbiamo l'esigenza di seguire l’evoluzione con una innovazione nei software di captazione. Ci vuole più ricerca, più investimenti su questo fronte. Non serve nessuna innovazione normativa perché le intercettazioni telematiche sono già previste dal nostro ordinamento e naturalmente seguono esattamente l'iter delle altre. Quelle informatiche non saranno un controllo a tappeto di tutte le postazioni web, ma disposte sulla base di un provvedimento dell'autorità giudiziaria quando ci siano degli elementi che giustificano tale intervento», ha spiegato Orlando ieri all’università di Padova, nel corso di un convegno storico sugli «Anni di piombo». E se l’azione militare diretta dell’Italia a fianco di Francia e Russia viene esclusa, non resta che ampliare i poteri di Eurojust. «Certo, bisogna superare i conflitti nazionali, Eurojust oggi non è in grado di promuovere l’azione penale sovranazionale, compito che può essere svolto dalla Procura Europea: se ne parla da anni, senza passi avanti. Non basta la cooperazione tra le forze di polizia, se restringiamo gli spazi di libertà arretriamo rispetto alle nostre conquiste e consegniamo la vittoria a chi mette in discussione il modello di convivenza civile e democratica: se si risponde solo con il rafforzamento di strumenti di intelligence e polizia e con strumenti giurisdizionali si rischia di restringere gli spazi di libertà», spiega ancora il ministro di Giustizia. L’allarme attentati dopo Parigi è fondato o no? In Veneto vivono oltre 500 mila stranieri e la comunità islamica è tra le più numerose: siamo più esposti rispetto alle altre regioni? «No, assolutamente, gli episodi e il passaggio di terroristi islamici riguardano tutte le regioni italiane, il Veneto non è un santuario dei soldati dell’Is: ci troviamo di fronte a un fenomeno completamente nuovo. La battaglia campale per combattere il terrorismo è quella di costruire una giurisdizione europea, che sappia contrastare il trasferimento dei capitali non solo tra le banche con i conti segreti ma pure con i money transfer. Abbiamo fatto dei passi avanti con alcuni Paesi, però non basta ancora». Insomma, dopo aver inventato l’euro che non circola in tutti i 28 Paesi, il Parlamento saprà creare uno status giuridico e penale omogeneo? «Spiace dirlo, ma la Superprocura Ue non nasce perché manca l’accordo sulla tassazione del gettito Iva. Si tratta di decidere se può occuparsi anche delle transazioni finanziarie o no. C’è chi frena». E si può esportare il 416 bis per contrastare il terrorismo, come reato associativo? «No, perché le indicazioni dell’Onu che abbiamo recepito in modo testuale prevedono la figura del reato specifico di terrorismo internazionale, anche se non esiste una classificazione condivisa sui movimenti, gruppi e partiti considederati eversivi e quindi da mettere al bando. Ho partecipato a un vertice Onu che prevedeva l’introduzione di tale reato, ma sarà molto difficile trovare un punto di equilibrio che metta tutti d’accordo», conclude il ministro Orlando.
«NON BASTA L’AZIONE DEI SERVIZI SEGRETI»
MATTINO DI PADOVA 29 NOVEMBRE 2015
«La strage di Parigi purtroppo ha dei precedenti: nel marzo 2004 a Madrid, poi Londra nel 2005 e a gennaio 2015 il massacro di Charlie Hebdo. Anche di fronte a quelle tragedie l’Europa ha saputo reagire e rispettare la propria tradizione giuridica. Purtroppo le democrazie sono costrette a lottare contro il terrorismo con un braccio legato dietro la schiena, ma l’Is si sconfigge solo con la collaborazione internazionale tra le procure europee, invece anche nei giorni scorsi non siamo stati informati tempestivamente sugli spostamenti dei terroristi». Armando Spataro, procuratore della Repubblica a Torino, ha portato con sé la copia dell’edizione straordinaria di Repubblica sul sequestro di Aldo Moro e il suo intervento sugli anni di piombo, all’Università di Padova, è una lezione sulla galassia rossa, da Pot Op, AO, Br e Pl, ormai sepolta per sempre. Procuratore Spataro, la nuova minaccia si chiama Is: come ci si può difendere? «Oggi siamo in presenza di uno sbilanciamento perché molti paesi europei stanno pensando di delegare ai servizi di informazione il controllo della sicurezza e il contrasto del terrorismo. E pensano di raccogliere milioni di dati sui movimenti dei passeggeri e sulle transazioni delle carte di credito. Milioni di dati equivalgono a zero dati se non c’è una selezione a monte e se non si tutela la privacy. I servizi di informazione hanno funzioni diverse nell’Ue: in alcuni Stati fanno indagini, in altri solo prevenzione come in Italia. In questa maniera si crea una forzatura del sistema dei diritti, si apre una zona grigia». La sua proposta quindi in cosa consiste? «Semplice: occorre rinforzare la collaborazione internazionale che oggi non funziona, mentre le intercettazioni, a mio avviso, servono a poco e debbono sempre essere autorizzate dalla magistratura e dalla Procura generale di Roma per quanto riguarda i Servizi. Considero molto positivo e virtuoso il rapporto creato tra Italia, Spagna e Germania che hanno vissuto gli anni di piombo, mentre abbiamo molti problemi con la Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi. La notitia criminis non è un fatto privato, va messa in circolo subito». Il ministro Orlando proprio qui a Padova insiste sulla necessità di una superprocura europea: lei che ne pensa? «Orlando ha ragione. Oggi c’è uno scollamento non per mancanza di strumenti come Europol ed Eurojust, è proprio la mentalità che manca. Si sono fatti passi in avanti nel contrasto dei reati finanziari, mentre restano tutte le difficoltà legate alle indagini e al ruolo del pubblico ministero: in Italia è indipendente, in altri Stati è soggetto alla direttive del governo». Perché non avviene lo scambio immediato delle notizie tra le procure europee? «Non avviene tra governi e forze di polizia. Le faccio un esempio: dopo la strage di Charlie Hebdo c’era un sospettato che stava per attraversare la frontiera italiana e fu fermato, noi abbiamo chiesto notizie ma non c’è stata alcuna risposta».
Per saperne di più leggi i seguenti approfondimenti:
CORRIERE DELLA SERA 2 DICEMBRE 2015
L'UNITA' 3 DICEMBRE 2015
SOLE24ORE 3 DICEMBRE 2015
IL DECRETO BANCHE ENTRA NELLA LEGGE DI STABILITA'
Alla Camera dei Deputati è stato esaminato il decreto-legge n. 183 del 2015, che contiene disposizioni urgenti per il settore creditizio. Il provvedimento, nel quadro delle procedure di risoluzione delle crisi bancarie, contiene norme volte ad agevolare la tempestiva ed efficace risoluzione dei numerosi casi di Banche locali in amministrazione straordinaria.
Per saperne di più leggi i seguenti approfondimenti
Testo del provvedimento
Dossier di approfondimento
SOLE24ORE 3 DICEMBRE 2015
SOLE24ORE 3 DICEMBRE 2015
5 - 6 DICEMBRE 2015: ITALIA CORAGGIO!
ADERIAMO ALLA MOBILITAZIONE NAZIONALE VI ASPETTIAMO QUESTO WEEKEND NELLE PIAZZE PER DISCUTERE INSIEME L'AZIONE DEL PD PER IL PAESE
L'UNITA' 3 DICEMBRE 2015

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