VENETO SVILUPPO: LA REGIONE IGNORA I RILIEVI DELLA CORTE DEI CONTI
Nei giorni scorsi il Consiglio regionale ha votato i nuovi amministratori di Veneto Sviluppo, la società finanziaria controllata dalla Regione Veneto. Nel novembre 2015 la Corte dei Conti ha mosso rilievi pesantissimi alla gestione della società: mancanza di programmazione e trasparenza; gravami sul bilancio regionale; indebitamento regionale occulto. Mentre la Regione promette di aiutare i risparmiatori con provvedimenti inutili e inopportuni, attraverso Veneto Sviluppo ha influenzato in modo distorto il sistema del credito regionale proteggendo alcuni istituti e sprecando risorse pubbliche per finanziare aziende fallite. Per comprendere la gravità delle scelte della Regione basta leggere la relazione della Corte dei Conti e l'elenco delle partecipazioni di Veneto Sviluppo. Di fronte a questa situazione è necessario mettere in discussione la gestione di Veneto Sviluppo e le sue finalità. Alla luce dei risultati sarebbe opportuno sciogliere la società e aprire il settore al mercato e alla concorrenza. A quel punto, senza il filtro della Regione, come accade per le finanziarie “normali”, i controlli della Corte dei Conti e di Banca d'Italia sarebbero più efficaci e più incisivi. La relazione della Corte dei Conti indica che la Regione non ha affrontato la crisi del sistema bancario e che Veneto Sviluppo, anziché aiutare le imprese ha aiutato le banche, anche quelle coinvolte da scandali e inchieste: MPS, Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca. Nonostante questa situazione il Consiglio regionale ha scelto i nuovi amministratori come se nulla fosse accaduto. I consiglieri sono stati selezionati in continuità con il passato sulla base dell'appartenenza e fedeltà politiche ed economiche: due su sette non sono neppure laureati. In Veneto Sviluppo, al contrario servirebbero persone molto competenti, preparate e autonome dalla politica, dagli impegni della campagna elettorale e dalle banche. Si è persa un'occasione per mettere la Giunta regionale e Zaia di fronte alle proprie responsabilità nella crisi del sistema del credito veneto. Mentre a Venezia nulla cambia, il Governo Renzi è intervenuto in modo determinante per salvare le banche popolari, i risparmiatori e dare stabilità al sistema. Gli scandali di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, banche che per anni hanno intrattenuto ottime relazioni con la politica regionale e locale, dimostrano cosa si è nascosto per anni con le bugie sul localismo e sulle presunte eccellenze finanziarie venete. Il Presidente del Consiglio, ieri al Senato, ha ricordato: “Se quel provvedimento sulle banche popolari fosse stato fatto alla fine degli anni Novanta, come Ciampi e Draghi avevano proposto, in tante parti d'Italia, a cominciare dal Nord-Est, che è il territorio più forte e che tira di più, avremmo evitato le scene di questi ultimi anni in termini di contiguità tra sistema del credito e politica. Io rivendico a questo Governo il fatto di aver portato un limite per mandare le banche popolari in Borsa, perché per me il principio una testa un voto nel sistema del credito è sbagliato ed è giusto che ci sia mercato, trasparenza e soprattutto è giusto che ci sia quel processo di fusione di aggregazioni che quel decreto-legge ha liberato”.
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La relazione della Corte dei Conti
Le partecipazioni di Veneto Sviluppo
Requisitoria del Procuratore regionale
«ECCO TUTTE LE OPACITÀ DI VENETO SVILUPPO» MATTINO DI PADOVA 24 GENNAIO 2015
Sei società inserite a bilancio con il valore di un euro, perché fallite. E partecipazioni in società come “Autodromo del Veneto spa” (un progetto che da anni è solo sulla carta) o “Expo Venice spa” che ha realizzato la fallimentare esperienza del padiglione Aquae a Marghera. È da qui che bisogna partire per analizzare la situazione di Veneto Sviluppo, la finanziaria regionale di cui in settimana è stato rinnovato il consiglio d’amministrazione, secondo il parlamentare del Pd Alessandro Naccarato. Che non risparmia critiche alle scelte del gruppo dem: «Le nomine sono la fine del percorso, il tema è politico. Veneto Sviluppo è una questione da approfondire. Ci sono seri problemi di finalità disattese e mancata concorrenza». A partire dalla relazione del procuratore della Corte dei conti sul bilancio regionale dello scorso novembre: «Carmine Scarano segnala un problema serio ed è incredibile che il consiglio regionale non se ne sia occupato – sottolinea Naccarato – Si utilizza la finanziaria regionale per fare spese e crediti che vengono così nascosti dal bilancio. E le finalità dell’ente sono disattese: si fa solo credito agevolato alle imprese. E con quali criteri? La società è usata in modo discrezionale e poco trasparente». In pratica ogni euro che viene speso dal bilancio regionale è sottoposto al controllo della Corte dei conti, mentre per Veneto Sviluppo non è così: «Anziché la commissione d’inchiesta sul sistema bancario i consiglieri regionali dovrebbero crearla sul funzionamento di questa società finanziaria regionale», afferma il deputato del Pd. Sul nuovo cda Naccarato è tranchant: «Bisognerebbe nominare amministratori che non c’entrano niente col sistema bancario. È accaduto il contrario. E, alla faccia del merito, ci sono anche due non laureati». In Veneto Sviluppo il 49% delle azioni è detenuto da istituti di credito: «Mentre Zaia e la Lega urlano contro le banche a Roma, qui a Venezia sono i primi difensori del sistema. Continuano a proteggerlo con questa finanziaria che ha all’interno Veneto Banca, Popolare di Vicenza e Mps».
LA CAMERA APPROVA IL TESTO UNIFICATO SULLA RESPONSABILITA' DEL PERSONALE SANITARIO
La Camera ha approvato il testo unificato delle proposte di legge in materia di responsabilità professionale del personale sanitario.
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Testo del provvedimento
Dossier di approfondimento
I LAVORI NELLE SCUOLE APPRODANO IN PARLAMENTO MATTINO DI PADOVA 22 GENNAIO 2016
Dubbi sugli appalti per la messa in sicurezza delle scuole. A sollevarli ci ha pensato il parlamentare Pd Alessandro Naccarato, con un’interrogazione al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Nel mirino ci sono i lavori eseguiti alle elementari e alle medie di San Giorgio in Bosco, per le quali sono stati stanziati dallo Stato rispettivamente 441 e 525 mila euro. Le perplessità riguarderebbero i ribassi praticati dalle imprese nelle gare. «Da quanto emerge dalla documentazione», afferma Naccarato, «l'Amministrazione ha invitato 4 ditte per ciascun progetto. Per la primaria Alighieri è risultata vincitrice l'impresa Argo Costruzioni srl di Quinto di Treviso, che ha offerto il ribasso del 4,050%». Per la secondaria Giovanni XXIII, invece, l’appalto è andato alla Andreola Costruzioni Generali spa di Loria, sempre trevigiana, con un ribasso del 5,616%. Si tratterebbe di percentuali basse, considerato che un censimento effettuato da il Sole 24 Ore nel gennaio 2009 riferito a dati precedenti alla crisi economica attestava al 20% i ribassi medi delle gare d'appalto. Tanto meglio ora, dove la concorrenza tra imprese per aggiudicarsi gli appalti si è fatta molto più forte. Ho chiesto quindi al ministro di verificare se i fondi statali siano stati utilizzati nel rispetto della normativa vigente». L’interrogazione punta a fare chiarezza anche sull’aspetto della gara per individuare il collaudatore delle opere, vinta dall’ingegnere Paolo Botton. Sulla questione scuole, i consiglieri di opposizione di “San Giorgio Riparte” (Valentina Campagnaro, Giuliana Lorenzetto, Simone Prai e Sebastiano Rizzardi) avevano già presentato a dicembre un'interrogazione al sindaco Renato Miatello per chiedere chiarimenti sullo stato dell’arte e sull’arrivo delle risorse per le scuole. «Sulla pagina Facebook del Comune», riferiscono, «era comparso un post con una notizia del ministero dell’Istruzione che annunciava l’avvenuto completamento dei lavori di sistemazione della scuola elementare Dante Alighieri. Nessuna notizia, invece, riguardo il completamento dei lavori alla scuola media Giovanni XXIII. Abbiamo quindi chiesto chiarimenti e il sindaco ci ha risposto nella seduta del consiglio dell'altro ieri, affermando che le risorse dal Ministero non sono ancora arrivate e ha relazionato su una serie di problemi burocratici nel rapporto con il Dicastero a Roma».
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Interrogazione a risposta in Commissione
CEMENTIZILLO, LA PROTESTA DEI 66 IN MOBILITÀ. IL PD PORTA IL CASO ALL’ATTENZIONE DEL GOVERNO MATTINO DI PADOVA 28 GENNAIO 2016
Lo scorso 22 gennaio è stata ufficialmente avviata la procedura di mobilità per tutti e 66 i lavoratori della Cementizillo, 54 addetti alla produzione e 12 amministrativi. Per loro sono scattati i 75 giorni di trattativa, al termine dei quali si procederà al licenziamento. È il requiem inappellabile di un’attività secolare per la città di Este, ma è soprattutto l’inizio di un dramma per decine di famiglie. Per questo ieri mattina i 66 dipendenti, accompagnati dai colleghi di Italcementi, sono scesi in piazza per manifestare contro i licenziamenti e rivolgere un accorato appello alle istituzioni. «È un primo momento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica non solo sul destino di decine di famiglie che a breve potrebbero rimanere senza gli strumenti minimi di sussistenza, ma sulla desertificazione produttiva di un territorio che rischia di rimanere invischiato in una crisi economica senza uscita», hanno denunciato Dario Verdicchio della Fillea Cgil e Rudi Perpignano della Filca Cisl. Tra le speranze di sindacati e lavoratori c’è che parte dei 66 dipendenti possa essere reintegrata negli stabilimenti ancora funzionanti della Cementeria di Monselice (dove sono in 95, con il lavoro che scarseggia) o di Fanna (Pordenone), dove secondo sindacati e Rsu ci sarebbero effettivamente carenze organiche. Il “salvataggio” riguarderebbe tuttavia pochi eletti. «La fase delle parole è finita» incalza Simone Ferraretto della Rsu «Per questo chiediamo con urgenza alle istituzione di assumersi le proprie responsabilità». Una delegazione di lavoratori è stata accolta dal sindaco Giancarlo Piva: «Gli abbiamo chiesto di farsi interprete delle preoccupazioni di tanti cittadini e di coinvolgere le istituzioni provinciali, regionali e nazionali per creare le condizioni favorevoli a una ricollocazione lavorativa di persone lontane dall’età pensionabile. Come organizzazioni sindacali pretendiamo un incontro urgente con la Regione per fare il punto della situazione e riaprire il tavolo sulle cementerie della Bassa». A manifestare c’erano anche i lavoratori di Italcementi, per i quali la cassa integrazione straordinaria per cessata attività scadrà il 31 gennaio 2017. Intanto i deputati del Pd Alessandro Naccarato, Giulia Narduolo e Vanessa Camani hanno informato il Governo della situazione e hanno chiesto ai ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico di mantenere gli ammortizzatori sociali per il tempo necessario a individuare nuove soluzioni.
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Interrogazione a risposta scritta
PER SAPERNE DI PIU':
Leggi i seguenti approfondimenti:
CORRUZIONE
Sole 24 Ore 28 Gennaio 2016
Sole 24 Ore 28 Gennaio 2016
SCUOLA
La Stampa 28 Gennaio 2016
AGENDA
VENERDI' 29 GENNAIO ORE 21.00 PALESTRA COMUNALE MEGLIADINO SAN VITALE
PRESENTAZIONE LEGGE STABILITA' 2016

LUNEDI' 1 FEBBRAIO ORE 21.00 SEDE PD VIA B.PELLEGRINO 16 PADOVA
PRESENTAZIONE LEGGE STABILITA' 2016

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