«COSÌ LE MAFIE IN VENETO RICICLANO SOLDI ILLECITI» MATTINO DI PADOVA 6 FEBBRAIO 2016
C’è Padova, dopo Verona, nella mappa del radicamento delle organizzazioni mafiose in Veneto, stilata dal deputato del Pd Alessandro Naccarato, componente della commissione d’inchiesta sulle mafie. Nella città scaligera si registrano si registra un «radicamento» di gruppi mafiosi calabresi: Verona, per la criminalità, è considerata il punto di raccordo tra Veneto, Emilia e Lombardia. A Padova invece le cronache giudiziarie hanno dimostrato «la presenza di elementi riconducibili alle organizzazioni criminali (anche in questo caso calabresi) che reinvestono nel territorio i proventi di attività illecite». Infiltrazioni più recenti sono state registrate nella Marca, riconducibili alla mafia siciliana. Nel Veneziano invece ad essere interessato da infiltrazioni camorristiche è il Veneto Orientale, mentre nel capoluogo «La ’ndrangheta è attiva soprattutto nel traffico di cocaina, mentre “Cosa nostra” ha stabilito contatti con il settore edile». Le relazioni parlamentari sottolineano poi una nuova rilevanza della Mafia del Brenta: «Sono gli ex che riprendono a fare la stessa attività di prima ma senza la struttura di Maniero – sottolinea Naccarato – E sono un elemento di raccordo con la criminalità straniera». Per quanto riguarda le singole mafie territoriali, la relazione della Dia sottolinea l’interesse di “Cosa nostra” in Veneto per il settore delle energie rinnovabili, in particolare per ottenere le concessioni governative e avere opportunità di riciclaggio di capitali illeciti. La ’ndrangheta, come detto, ha il suo centro a Verona ed è interessata all’edilizia, all’usura e a alcuni reati che riguardano gli appalti pubblici. In particolare ci sono prove dell’operatività in Veneto dei clan: Papaniciari di Crotone, Arena di Isola di Capo Rizzuto, Grande Aracri di Cutro, Alvaro di Sinopoli, Molè di Gioia Tauro e Cataldo di Locri. È più sporadica la presenza della Camorra, ma il clan che è più attivo sul territorio veneto è quello dei Casalesi, ma «altre propaggini di matrice camorristica» sono state segnalate sul versante veneto del lago di Garda. Infine ci sono i “reati spia”, quelli che indicano l’attività di gruppi criminali mafiosi. Uno di questi è l’incendio doloso che appare in aumento nel nostro territorio, in particolare ai danni di aziende del settore rifiuti. Da aprile 2012 fino a gennaio 2014 solo nel comune di Feltre si sono verificati diversi incendi a cassonetti e il 3 aprile 2013 anche ai magazzini comunali sede del servizio di raccolta rifiuti. «Gli incendi sono da mettere in relazione con il cambiamento dei gestori del servizio», sottolinea il parlamentare dem. «La presenza stabile della criminalità organizzata in Veneto è dimostrata con evidenza da numerose indagini – conclude Naccarato – Si tratta di una presenza economica e finanziaria che non esercita il controllo militare del territorio. Le mafia in Veneto è entrata nell’economia legale in modo silenzioso e regolare, senza farsi individuare. La mafia è entrata in Veneto sostanzialmente senza violenza e senza imposizioni. E ha costruito solide relazioni con imprenditori, professionisti e operatori finanziari locali».
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Relazione sulla presenza di criminalità organizzata in Veneto
ADDIO A VENTURA, LO STORICO GAMBIZZATO DAI TERRORISTI CORRIERE DEL VENETO 6 FEBBRAIO 2016
La sua Storia era fatta di ricerche, studi, libri. Ma in un flash di violenza, quel 26 settembre 1979 la storia incrociò la sua vita e per fortuna gliela lasciò: gli spararono alle gambe, due ragazzi del Fronte Comunista Combattente. Angelo Ventura, il prof che studiava il terrorismo, sapeva di essere un possibile obiettivo, aveva una pistola e rispose al fuoco. Si salvò con le sue mani, per una vita ancora lunga che si è conclusa ieri, a 86 anni, a Padova. Le stimmate di vittima di un attentato terrorista non esauriscono la figura dello storico Angelo Ventura. Esce dalla scuola classica, e nel secondo dopoguerra, assieme a figure come Enrico Opocher e Concetto Marchesi, pone le basi per uno studio della storia che si basi sulla ricerca, più che sulla raccolta. E se l’Istituto storico della Resistenza nasce nel 1949, Ventura negli anni ne diventa l’anima, e lo dirige dal 1979 al 2014. Al Bo insegna Storia Moderna, poi ha la cattedra di storia contemporanea. I suoi interessi spaziano dalla storia di Venezia al Risorgimento, prediligendo sempre un taglio sociale. Politicamente, Ventura è un socialista, gli interessano gli uomini, le loro condizioni, le lotte per il lavoro, gli ideali. In qualche modo quel giorno dell’attentato è una cesura. Se l’Italia in quel momento è quella degli anni di piombo, Padova è la città delle «notti dei fuochi». L’Autonomia Operaia è aggregata dalle dottrine di Toni Negri e disaggregata in un pugno di sigle, il Fronte comunista combattente è una di queste. La cultura laica, riformista, cresciuta nell’antifascismo democratico di Ventura è fumo negli occhi per il radicalismo autonomo. Colpiscono lui come con le spranghe Guido Petter, e poi il professor Longo, sparano a Ezio Riondato, sparano a lui. Nella vulgata autonoma dell’epoca, Ventura è «quello del ditino», perché viene ferito «solo» a un piede. Andrà a finire che non ci sono colpevoli, perché il reato viene derubricato a lesioni «inferiori ai 40 giorni», anche se si è sparato volontariamente ad un uomo. Ma perché sparano ad un socialista professore di storia? «Aveva capito tutto – dice Carlo Fumian, storico suo allievo e suo successore al centro di Ateneo per gli studi sulla Resistenza – . Aveva capito il gioco e la struttura dell’estremismo dell’Autonomia e del terrorismo brigatista. L’aveva capito con il suo metodo di sempre: studiando i documenti». Tanto che per anni Angelo Ventura è considerato una specie di «doppio» del sostituto procuratore Pietro Calogero, il magistrato che cerca di inchiodare Autonomia Operaia. «Parlare con lui è come parlare con Calogero su Repubblica nel 1986. Ma non è esattamente così. Carlo Fumian: «Ventura non è stato l’ispiratore di Calogero. Ognuno per la propria strada, sono arrivati agli stessi risultati» L’indagine dello storico si basava sull’analisi di centinaia di documenti, pubblicazioni, giornali, messaggi dell’estremismo rosso, senza mai essere inquinata da esperienze personali. Ventura era nemico dichiarato della leva di docenti che a Scienze Politiche facevano corolla a Toni Negri, ma quando scriveva i suoi testi restava fedele alla documentazione. Così è stato dopo l’attentato, quando nel 1980 escono i suoi saggi sul terrorismo: basati sull’analisi delle forme di lotta studentesca e operaia, poi sulle teorizzazioni, perfino sui legami personali tra i vari componenti dei gruppi terroristi. Per una storia del terrorismo italiano , pubblicato nel 2010 da Donzelli, raccoglie cinque saggi scritti tra l’80 e l’84, e conserva dopo vent’anni la lucidità di una visione attenta. Ma, vien da dire fortunatamente, Brigate Rosse, Potere Operaio e Autonomia non sono state la passione di una vita. La passione era la storia. Così l’ultimo lavoro è su Il fascismo e gli ebrei , libro in cui si tolgono i veli su una vergogna nazionale. Ventura lascia un’eredità che non si limita a quegli studi di anni difficili: lascia una scuola che vive tuttora in Fumian, Giovanni Fontana, Alba Lazzaretto, Nico Berti e molti altri. E una schiera di giovani ricercatori si butta sulle sue carte per capirne il metodo e la valenza. Imparano da uno che ha insegnato.
IL RIGORE DELLO STORICO E IL CORAGGIO DI UN PROFESSORE CHE NON SI PIEGÒ ALLE MINACCE E ALLA VIOLENZA DEI TERRORISTI. UN RICORDO DI ANGELO VENTURA
di Alessandro Naccarato
Il professor Angelo Ventura è stato uno dei principali studiosi del terrorismo italiano e ha contribuito con analisi, saggi e articoli a contrastare e sconfiggere l’eversione. Non si è limitato a studiare e scrivere. Negli anni più difficili, quando i terroristi sparavano per uccidere, e le bande di Autonomia aggredivano e picchiavano docenti e studenti imponendo all’Università e alla città violenze in un clima di paura segnato da “notti dei fuochi”, “illegalità di massa” e brutalità che restavano impunite per le numerose complicità e connivenze, Ventura, insieme a pochi altri, ha continuato a insegnare, a lavorare con serietà e rigore senza farsi intimidire dagli agguati, dagli insulti e dalle minacce di morte che riceveva sempre più spesso. LEGGI TUTTO ...
CRISI DEI CEMENTIFICI. IL PD GARANTISCE APPOGGIO MATTINO DI PADOVA 10 FEBBRAIO 2016
Sono almeno 150 i lavoratori a rischio, senza contare l’indotto e la ricaduta sull’economia locale. La crisi di Cementizillo di Este e Italcementi di Monselice getta una pesante ipoteca sul futuro non solo del settore ma anche sul tessuto delle piccole imprese della Bassa padovana. Ne hanno parlato insieme a lavoratori e sindacati alcuni deputati padovani durante l’incontro convocato ad Este. »La crisi dell’edilizia», ha ricordato Dario Verdicchio, segretario generale della Fillea Cgil di Padova, «sta presentando un conto altissimo in termini di chiusura di aziende e riduzione di posti di lavoro. Nella Bassa la percentuale di chiusure è ben più alta della media provinciale, trascinata anche dalla crisi del settore legno nel montagnanese». I parlamentari Alessandro Naccarato, Giovanni Paglia, Giulia Narduolo, Gessica Rostellato e il senatore Giorgio Santini si sono detti disponibili ad intervenire nella trattative con le aziende per ottenere migliori condizioni possibili per i lavoratori. È stata anche ventilata la possibilità di un prolungamento degli ammortizzatori sociali, in deroga al “Jobs Act”. Tutto ciò diventa praticabile se si sostiene l'impegno della Regione per la convocazione di un tavolo al ministero dello Sviluppo economico, che faccia rientrare la Bassa padovana tra le "Aree di crisi industriale non complessa". Mancano però i decreti attuativi, che vanno messi al più presto, sulla base delle condizioni del territorio. «È un momento decisivo» ha ricordato Verdicchio «occorre una soluzione immediata per i lavoratori che perderanno il lavoro tra pochi mesi. Una soluzione che va fatta rientrare dentro un quadro di compatibilità che solo l'azione congiunta delle istituzioni locali, della Regione, dei parlamentari, del governo nazionale può rendere possibile».
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Interrogazione a risposta scritta
PD MOBILITATO PER BULGARELLO MATTINO DI PADOVA 11 FEBRBAIO 2016
A seguito delle minacce ricevute attraverso una lettera anonima dal sindaco di Polverara Alice Bulgarello, i deputati padovani del Pd hanno presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere che gli amministratori locali che si battono per la legalità non siano lasciati soli e sia fatto ogni sforzo per assicurare alla giustizia i responsabili. L’onorevole Margherita Miotto ha rivolto l’interrogazione al ministro dell’Interno insieme ai colleghi Vanessa Camani, Alessandro Naccarato, Giulia Narduolo, Gessica Rostellato e Alessandro Zan. «Quanto accaduto ai danni del sindaco Bulgarello», dichiara Miotto, «è un gravissimo fatto intimidatorio che impone una netta presa di posizione di condanna a questa ennesima minaccia rivolta a sindaci e amministratori che si battono per la legalità, ma che suggerisce anche la necessità di intensificare l’azione di sostegno agli amministratori affinché non siano lasciati soli, oltre al doveroso impegno per individuare gli autori di simili comportamenti minacciosi». Nella lettera firmata da anonimi “amici di Polverara” le minacce erano rivolte, oltre che al sindaco, anche all’ex geometra comunale Floriano Pinato e all’ex comandante dei carabinieri Ugo Mazzonetto. «Si è inteso intimidire l’amministrazione di Polverara che si è costituita parte civile con la Regione Veneto, nel processo in cui sono imputati due ex sindaci e alcuni imprenditori, per una serie di lavori pubblici mai completati, ma regolarmente pagati. L’azione del sindaco Bulgarello», sottolinea Miotto, «è altamente meritoria e va sostenuta»
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Interrogazione a risposta scritta
IN VIGORE LE NUOVE NORME SULLA DEPENALIZZAZIONE
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Sole24Ore 10 Febbraio 2016
Sole24Ore 10 Febbraio 2016
Sole24Ore 10 Febbraio 2016
Sole24Ore 10 Febbraio 2016
BANCHE: ECCO LE MISURE CONTENUTE NELL'ULTIMO DECRETO DEL GOVERNO
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Sole24Ore 11 Febbraio 2016
Sole24Ore 11 Febbraio 2016
IL DECRETO "MILLEPROROGHE" 2016
E' stato approvato il Decreto Milleproroghe che contiene importanti misure su diversi fronti: appare utile e opportuno offrire un approfondiemnto sul contenuto di questo provvedimento.
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Dossier del Gruppo PD
AGENDA
VENERDI' 12 FEBBRAIO ORE 20.30 SALA BARBARANI - VIA MARCONI SAN BONIFACIO (VR)

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