CENTRO CONGRESSI DI PADOVA
NACCARATO (PD): «LA VITTADELLO HA VINTO L’APPALTO CON UN’OFFERTA ANOMALA». CENTRO CONGRESSI A RISCHIO MATTINO DI PADOVA 12 MARZO 2016
Una tempesta si abbatte sul Centro congressi di Padova dopo l’annuncio degli arresti domiciliari per Sergio Vittadello, presidente di Vittadello Intercantieri Spa, società di costruzioni (114,5 milioni di euro di valore della produzione nel 2014 e 210 dipendenti) a capo del raggruppamento d’imprese aggiudicatario della gara d’appalto da circa 20 milioni di euro per la costruzione dell’edificio. A puntare il dito contro l’intero progetto è il deputato Partito democratico padovano Alessandro Naccarato che in una nota dichiara: «La società di Vittadello, anche in passato, è stata al centro di importanti inchieste per gravi reati contro la pubblica amministrazione» ha ricordato Naccarato. «Al di là delle responsabilità penali che verranno accertate dalle autorità competenti la Vittadello, ha partecipato alla gara per la costruzione del Centro Congressi di Padova. Quella gara contiene diversi aspetti poco chiari a partire dall’offerta “anomala” per eccesso di ribasso. L’offerta in un primo momento è stata esclusa in base all’articolo 86 del decreto 163 del 2006. Successivamente la commissione aggiudicatrice ha deciso di assegnare ugualmente l’appalto alla ditta nonostante le anomalie. Da quel momento sono passati due anni e i lavori non sono ancora partiti per ragioni inspiegabili: la nuova inchiesta che coinvolge la Vittadello Spa impone chiarezza sull’azienda, sull’assegnazione dei lavori per il Centro Congressi e sui ritardi». (...)
«GLI INTRECCI CON MAFIA CAPITALE». NEL GENNAIO 2015 I DEPUTATI DEL PD PRESENTARONO UN’INTERROGAZIONE AL MINISTRO
Sulla vicenda delle quote societarie sequestrate a società riconducibili a uno dei boss di Mafia Capitale (che le aveva fondate insieme a Intercantieri Vittadello) per partecipare ad alcuni appalti al sud (quote poi dissequestrate) i deputati del Pd Naccarato, Camani, Miotto, Narduolo, Cozzolino e Maninno presentarono un’interrogazione al ministro nel gennaio dell’anno scorso. «Mancini è stato arrestato per tentata estorsione, accusato di associazione di tipo mafioso in concorso, conosciuto dalle forze dell’ordine perché negli anni Ottanta è stato destinatario di provvedimenti restrittivi della libertà personale per associazione sovversiva», scrissero i parlamentari al ministro. «Le indagini dei carabinieri del Ros per conto della procura di Roma stanno cercando di ricostruire i motivi che avrebbero spinto Mancini a entrare in società con altre imprese per la costruzione di impianti di trattamento rifiuti; inoltre le indagini stanno facendo emergere inquietanti collegamenti con la società Cassiani Tecnologie di proprietà di Giorgio Cassiani con sede a Castelnuovo del Garda (Verona) che costruisce e commercializza macchinari per la pulizia stradale e che avrebbe avuto relazioni con la società romana Ama; dalle indagini si sta evidenziando un presunto traffico di armi, acquistate tramite false fatturazioni, che si svolgerebbe attraverso alcune operazioni presso il comune di Cortina d’Ampezzo in provincia di Belluno; dopo i numerosi casi di infiltrazione mafiosa in Veneto, anche questo episodio conferma la volontà delle organizzazioni criminali di mettere radici nella nostra regione; in particolare, gli interroganti esprimono la loro preoccupazione circa le reali ragioni che avrebbero spinto i soci delle due Scarl a creare due società a Limena, per realizzare opere, come la ristrutturazione della centrale di recupero energetico a Terni e la progettazione ed esecuzione dei lavori di realizzazione di un impianto di trattamento meccanico e biologico della frazione residuale e della frazione organica dei rifiuti urbani da realizzare a Bellolampo nel Comune di Palermo».
CENTRO CONGRESSI, STOP DI NACCARATO «TROPPE ANOMALIE, FARE CHIAREZZA» CORRIERE DEL VENETO 16 MARZO 2016
«Arrivati a questo punto, di fronte ad una serie di anomalie gravi e lampanti, sarebbe forse il caso di fermarsi. E di valutare bene come sia più opportuno procedere». A lanciare l’ennesimo allarme sul nuovo centro congressi in Fiera, è il deputato del Pd Alessandro Naccarato. Era d’altronde inevitabile che il recente arresto (ai domiciliari) del 78enne Sergio Vittadello, accusato di aver pagato una mazzetta di 160mila euro per aggiudicarsi alcuni appalti dell’Anas in Campania, riaccendesse i fari sul futuro palazzo dei convegni da realizzare sul retro di via Tommaseo. Perché Vittadello, peraltro non nuovo a simili guai giudiziari, è il patron dell’impresa edile di Limena che porta il suo cognome, proprio quella che si è assicurata la costruzione del centro congressi. Per la cronaca, la gara è stata indetta dalla precedente amministrazione. Mentre il contratto con l’azienda è stato siglato da quella in carica. «L’iter, con la pubblicazione del bando, comincia a giugno 2012 e si conclude, con l’assegnazione dell’appalto, ad agosto 2014. Più di due anni per una pratica del genere sono francamente troppi. E questa – sottolinea Naccarato – è la prima stranezza. La seconda, poi, è quella relativa all’offerta della Vittadello, che presenta un ribasso del 20,3% rispetto al prezzo fissato come base d’asta, cioè 19,3 milioni di euro contro 24,2. Un ribasso che, nel giro di quattro mesi, viene prima giudicato anomalo e poi ritenuto congruo. La terza stranezza, invece, riguarda il fatto che, nonostante i lavori non siano ancora partiti, la ditta abbia già domandato alcune varianti, magari per provare ad aggirare la legge e ad ottenere più soldi di quelli che le spettano. Infine – evidenzia l’onorevole democratico – c’è una quarta stranezza, che è pure quella più evidente: mi riferisco al profilo non proprio specchiato della Vittadello, già coinvolta in vicende penalmente rilevanti negli anni Ottanta in Campania, negli anni Novanta in Sicilia e più di recente con Mafia Capitale».
DOPPIO INCARICO A ROSSI, LO STOP DI CANTONE. NON POTEVA ESSERE L’AD DI TELERETE, IL COMMERCIALISTA ORA RISCHIA LA DECADENZA DA APS E DI DOVER RESTITUIRE GLI STIPENDI MATTINO DI PADOVA 11 MARZO 2016
Il commercialista Paolo Rossi non poteva essere nominato amministratore delegato di Telerete, essendo anche presidente di Aps Holding, società partecipata al 99,98% dal Comune. È la sentenza dell’Autorità nazionale anti corruzione, firmata direttamente dal presidente Raffaele Cantone. È l’epilogo di una querelle politica iniziata nell’ottobre 2014 dopo la nomina di Rossi al posto di Amedeo Levorato nella srl controllata da Aps che si occupa di telecomunicazioni e sistemi informatici. La segnalazione all’Anac era stata inviata dal parlamentare Pd Alessandro Naccarato e dai due consiglieri dem Umberto Zampieri e Andrea Micalizzi. Adesso Rossi (52 anni, studio nella centrale via dei Livello) rischia una sanzione pecuniaria, la decadenza da presidente di Aps (si è già dimesso nel giugno scorso da Telerete) e un’interdizione per 5 anni da incarichi pubblici. Le due società. In pratica Cantone ha applicato la legge Severino che non consente a chi ha o ha avuto cariche politiche o di amministratore pubblico di avere un doppio incarico (fino a 2 anni dopo il termine del mandato). La difesa di Rossi era affidata al parere legale che (prima di accettare l’incarico) aveva chiesto all’avvocato Giorgio Trovato. Si sosteneva che Telerete non può essere considerata società che svolge funzioni pubbliche (pur essendo controllata al 66,5% da Aps) ma che «svolge attività economiche sul libero mercato». Di parere opposto la valutazione di Cantone: Telerete «svolge servizi pubblici, soprattutto quale partner esclusivo della controllante (Aps), come avviene ad esempio per la gestione dell’ufficio turistico». Le sanzioni. Di conseguenza la sentenza è netta: «L’incarico di ad di Telerete non poteva essere conferito a Paolo Rossi – scrive Cantone – E trattandosi di una situazione di inconferibilità e non di incompatibilità, le dimissioni dell’interessato non consentono di sanare retroattivamente la violazione». Per questo scatteranno le sanzioni. Dal punto di vista pecuniario ci sarà l’obbligo di restituire le remunerazioni ricevute: il compenso da ad di Telerete è di 12 mila euro lordi all’anno. Poi c’è la possibilità di annullamento di tutti gli atti approvati durante il mandato di Rossi e la responsabilità economica delle conseguenze. Infine al momento di accettare l’incarico Rossi dovrebbe aver firmato una auto-certificazione in cui dichiarava di non essere in una situazione di inconferibilità. Dichiarazione che appare «mendace». In questo caso la legge prevede come sanzione l’«inconferibilità di qualsivoglia incarico per un periodo di 5 anni». Dunque Rossi rischia di perdere anche il posto di presidente di Aps Holding, affidatogli il 24 luglio 2014 e confermato il 18 marzo 2015, con un compenso annuo lordo di 32.400 euro. Ci sarebbero poi responsabilità anche del consiglio d’amministrazione di Aps che decise le nomine in Telerete: all’epoca era composto dallo stesso Rossi, da Ludovico Mazzarolli (oggi presidente di BusItalia) e da Silvia Greguolo. La legge prevede che non possano più conferire incarichi pubblici per un periodo di tre mesi. Palazzo Moroni. Il caso però avrà delle ripercussioni anche in municipio. Perché il segretario generale Lorenzo Traina è anche il responsabile della prevenzione della corruzione, nominato dal sindaco Bitonci nell’agosto del 2014. In questo ruolo avrebbe dovuto vigilare sulla nomina e ora avrà il compito di dichiararne la nullità e «irrogare» le sanzioni.
LA CAMERA APPROVA LA LEGGE SULLE AUTO BLU
L'assemblea della Camera ha approvato la proposta di legge che contiene disposizioni per il contenimento delle spese delle pubbliche amministrazioni per le autovetture di servizio o di rappresentanza. Il provvedimento dispone in particolare:
- la proroga al 31 dicembre 2017 del divieto per le amministrazioni pubbliche di acquistare autovetture e di stipulare contratti di locazione finanziaria aventi ad oggetto autovetture; - il divieto di utilizzo delle autovetture di servizio ad uso non esclusivo per lo spostamento tra abitazione e luogo di lavoro in relazione al normale orario d'ufficio; - l'applicazione della normativa sul contenimento delle spese per le auto di servizio alle Regioni come normativa di principio, in linea con la sentenza della Corte costituzionale n. 43 del 2016; - l'introduzione di termini certi e sanzioni per il cosiddetto "censimento delle auto blu"; - le modalità di dismissione delle autovetture acquistate in violazione delle disposizioni della legge.
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Testo del provvedimento
Dossier di approfondimento Gruppo PD
Di fronte alla drammatica situazione della Libia, insieme al Partito Democratico di Padova, abbiamo organizzato un momento di riflessione e approfondimento sulla vicenda e sullo scenario internazionale. Partecipa!
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Dossier di approfondimento Camera dei Deputati
LA SITUAZIONE IN LIBIA SABATO 19 MARZO ORE 15.30 sala Caduti di Nassirya - piazza dei Signori - Padova

MAFIA IN VENETO VENERDI' 18 MARZO ORE 20.45 SALA CIVICA MATTEOTTI - FRATTA POLESINE

Per saperne di più leggi i seguenti approfondiementi
L'Unità 17 Marzo 2016
La Stampa 17 Marzo 2016
SCENARI EUROPEI
Leggi questi interessanti approfondimenti che si occupano di temi di Attualità: il primo è un'intervista a Mario Monti sulle scelte di governo della Cancelliera Merkel mentre il secondo è una riflessione di Giovanni Sabbatucci sul populismo in Europa.
LA STAMPA 16 MARZO 2016
LA STAMPA 16 MARZO 2016
RIFORME: VERSO IL REFERENDUM
Sul fronte delle riforme è utile riportare qui due interessanti approfondimenti: il primo riguardante il recente dibattito sulla Macroregione del Nordest e il secondo sul nuovo Senato
Gazzettino 16 Marzo 2016
L'Unità 16 Marzo 2016
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