ACCOGLIENZA PROFUGHI: IL CASO ECOFFICINA
ACCOGLIENZA PROFUGHI «PREFETTURA RISPONDA DELLE IRREGOLARITÀ» MATTINO DI PADOVA 17 MAGGIO 2016
Offensiva del Pd su Ecofficina: il caso finisce in Parlamento. «Il governo intervenga e chiarisca quanto è accaduto a Due Carrare e in Prefettura, spiega il parlamentare padovano Alessandro Naccarato, promotore di un interrogazione al ministro Alfano. Il testo, depositato alla Camera, mette sotto accusa anche la struttura di Palazzo Santo Stefano, dove si sarebbero verificati episodi di «conflitto di interessi». Un atto che rischia di provocare un “terremoto”, visto che la Prefettura non è altro che l’emanazione del governo sul territorio padovano. Il caso è quello del bando per la gestione dello Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) nel Comune di Due Carrare. Tra i documenti presentati dalla cooperativa di Battaglia Terme «emerge un’irregolarità evidente», è il racconto di Naccarato al ministro. «Ecofficina ha depositato una dichiarazione attestante l’esistenza di una convenzione con la Prefettura in data 6 gennaio 2014 – si legge nell’interrogazione – Va ricordato che nel gennaio 2014 non esisteva ancora l’emergenza profughi e che in quel periodo la cooperativa non si occupava ancora dell’accoglienza. Dalle prime ricostruzioni sembra che i documenti presentati per partecipare alla gara siano stati falsificati». Come detto, l’interrogazione firmata da tutti i deputati padovani del Pd (oltre a Naccarato, Margherita Miotto, Vanessa Camani, Giulia Narduolo, Gessica Rostellato e Alessandro Zan) chiama in causa anche la Prefettura: «Ad aggravare la situazione si aggiunge il fatto che molte delle convenzioni per le assegnazioni dei bandi vinti da Ecofficina sarebbero state autorizzate da una dipendente della Prefettura la cui figlia avrebbe prestato servizio in più occasioni proprio per la cooperativa Ecofficina». Da qui la richiesta netta ad Alfano: «Quali iniziative di competenza intende adottare per verificare se la Prefettura abbia adeguatamente controllato le procedure per il bando Sprar del comune di Due Carrare e per i bandi per l’accoglienza dei profughi nella provincia di Padova?». Un vero e proprio “schiaffo” al prefetto Patrizia Impresa, che sarà chiamata dal ministero a giustificare quello che è accaduto. La dipendente, nel frattempo, è stata spostata ad un altro incarico.
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Interrogazione al Ministro dell'Interno
Mattino di Padova 17 Maggio 2016
HUB, PREFETTI A CACCIA DI NUOVI GESTORI PIANO PER SOSTITUIRE LA COOP INDAGATA CORRIERE DEL VENETO 17 MAGGIO 2016
Le prefetture stanno cercando una via d’uscita per «liberarsi» di Ecofficina senza farsi troppo male. E il «troppo male», per un ente pubblico, riguarda il pagamento delle penali. A un mese dall’avvio degli scandali che riguardano la cooperativa di Battaglia, i cui vertici sono indagati per maltrattamenti, (negligenza nella gestione di stranieri a Montagnana), falso (per aver presentato documenti falsificati al bando di un comune padovano) e truffa aggravata, ora le prefetture stanno chiedendo informalmente alle altre cooperative se (e, nel caso, come) sarebbero in grado di subentrare a Ecofficina negli hub di Cona, Bagnoli e Prandina. L’altro effetto della bufera giudiziaria è che quando una cooperativa si ritrova travolta dagli scandali nessuno ne esce bene: non le prefetture, che non avrebbero attivato adeguati controlli, ma nemmeno le altre cooperative, guardate con sospetto. E la ripercussione concreta è che i privati che affidano i loro appartamenti alle coop si tirano indietro. Succede proprio a Due Carrare, dov’è scoppiato il caso dei documenti falsi presentati da Ecofficina, e dove i privati che avevano messo a disposizione le loro proprietà alle seconde classificate (l’Ati di Coges e Città Solare) si stanno tirando indietro. Quindi domani, quando le coop che hanno ricevuto l’appalto riaffidato dopo l’esclusione di Ecofficina per le irregolarità, saranno ricevute dal sindaco Davide Moro, potranno dire solo una cosa: ci ritiriamo. E’ l’effetto domino che accade quando si creano dei sospetti sull’accoglienza, ed è proprio questo che le prefetture cercavano di evitare in tutti i modi. Ora si tratta di capire come uscirne senza creare ulteriori danni.Il vice prefetto vicario di Venezia, Vito Cusumano, sta avendo dei colloqui informali con i veri responsabili delle cooperative per cercare di capire come si potrebbe fare un passaggio di consegne negli hub (quello di Cona è stato al centro di una sommossa qualche giorno fa). A Padova, ieri mattina, i vertici della prefetture hanno incontrato i legali della coop Ecofficina, probabilmente per discutere del contratto che vincola gli affidamenti. E’ chiaro che i vertici della coop sono indagati e non condannati in via definitiva, e che la presunzione di innocenza rimane valida anche per loro. Ma gli avvisi di garanzia potrebbero aver interrotto il fondamentale patto di fiducia che lega una pubblica amministrazione a un fornitore, e in virtù di questo le clausole si possono ridiscutere. Resta solo da capire come comportarsi. Nessuna coop da sola in Veneto è in grado di subentrare a Ecofficina; potrebbe essere invece auspicabile una collaborazione tra tutte quelle che verranno coinvolte. Intanto sull’argomento il gruppo dei parlamentari del Pd ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al ministero dell’Interno, per chiedere se la prefettura di Padova abbia controllato adeguatamente le procedure di bando Sprar di Due Carrare e quelle degli altri comuni veneti, e se abbia verificato la possibilità di un conflitto di interessi di una delle funzionarie della prefettura di Padova, la cui figlia è dipendente di Ecofficina. Proprio il ministro Angelino Alfano, ieri a Verona ha definito un «grande successo per la nostra economia la mancata realizzazione del muro sul Brennero: lì ogni 7 secondi passa un Tir, pensate cosa sarebbe successo in caso di blocco...». Alfano ha anche annunciato un disegno di legge sulla sicurezza urbana «con la possibilità di introdurre il Daspo per chi rovina il decoro delle nostre città: da chi specula sull’accattonaggio a chi imbratta i muri».
NACCARATO: «BITONCI È STATO ELETTO GRAZIE A NCD E DEGANI» MATTINO DIPADOVA 19 MAGGIO 2016
«Bitonci è in imbarazzo perché è diventato sindaco nel giugno 2014 grazie all’appoggio decisivo al ballottaggio del Nuovo Centro Destra di Alfano e della lista “Barbara Degani con Saia”». È la replica del parlamentare Pd Alessandro Naccarato, autore di un’interrogazione al ministro dell’Interno sulle presunte irregolarità di Ecofficina. Interrogazione definita «ridicola» dal primo cittadino. «Il sindaco sostiene che le irregolarità di Ecofficina erano note da tempo e che la cooperativa sarebbe “vicina” al sottosegretario Degani e quindi al governo. Se questi fatti erano così evidenti perché non li ha denunciati alle autorità competenti? Forse il sindaco è infastidito perché i parlamentari del Pd lo hanno anticipato e hanno provocato i controlli in corso?», obietta il deputato dem padovano. «Saranno le indagini ad appurare se Ecofficina è stata agevolata da rapporti con esponenti istituzionali – prosegue Naccarato – Ma la necessità di maggiori verifiche e trasparenza è evidente a prescindere da chi governa. La nostra interrogazione serve a fare chiarezza sulle procedure seguite e a evitare che alcuni soggetti possano arricchirsi e speculare sull’immigrazione». E proprio le politiche su immigrazione e sicurezza sono da mesi al centro del dibattito politico cittadino. «Bitonci sta tentando di nascondere i ritardi sull’accoglienza e il suo decisivo rapporto elettorale con Ncd e Degani. Per quanto ancora vorrà continuare ad incolpare il governo dei fallimenti della giunta padovana sulla sicurezza? – attacca ancora Naccarato – In due anni degrado e insicurezza sono aumentati. Inoltre gli slogan contro i profughi e l’incapacità dell’amministrazione di trovare strutture per l’accoglienza diffusa hanno costretto la Prefettura a realizzare un centro presso l’ex caserma Prandina. Forse il sindaco preferisce avere centinaia di richiedenti asilo in centro città per poter impaurire i cittadini con il fantasma dell’invasione degli stranieri e scaricare le colpe sul governo cattivo»
SOTTO ACCUSA AMMINISTRATORI DI CONSORZI, FUNZIONARI PUBBLICI E DIRIGENTI REGIONALI MATTINO DI PADOVA 13 MAGGIO 2016
Sono ventiquattro le persone citate a giudizio dalla Procura della Corte dei Conti, per un presunto danno erariale di 11.109 milioni di euro: tra queste i vertici della Cosecon-Attiva che hanno gestito nelle diverse fasi la realizzazione del progetto e sei dirigenti della Regione Veneto che ne hanno seguito l’evolversi. Nel dettaglio, a doversi presentare davanti ai giudici della Corte dei conti per difendersi dall’accusa saranno il presidente del Cosecon, Paolo Giopp, il vicepresidente Daniele Morello, del direttore generale Roberto Dalla Libera, i consiglieri Pierluigi Gambarotto, Robertino Scapolo, Ario Rasi, Antonio Zorgati, Gabriele Zanon, Loris Tomiato, Mario Berto, Pieralberto Bacco, Francesco Bettella, Fabio Ganzarolli e Giacomo Zanellato, nonché e dei componenti del collegio sindacale del Cosecon, Gianni Baraldo e Maurizio Boccalon, tutti padovani. Con loro, sono stati citati anche i delegati del Consorzio agrario di Padova, Pietro Vettorato (Padova) e Mauro Cortellazzo (residente a Cona); e i dirigenti della Regione Veneto Fabio Fior di Padova e Mariano Carraro (Ambiente, di Mestre), Roberto Morandi (residente a Mestre) e Ubaldo De Bei (Tutela atmosfera, residente a Chioggia), Riccardo De Gobbi di Mestre (Politiche agro-alimentari), Alberto Conte di Padova (Energia). In causa è stato chiamato anche il Fallimento della società Attiva spa, le cui procedure sono ancora in corso e non appare in grado di restituire alcunché.
«COSECON–ATTIVA: IL CONTO DELLA TRUFFA» MATTINO DI PADOVA 14 MAGGIO 2016
È trascorso del tempo ma alla fine la giustizia è arrivata. Per anni le denunce di poche forze politiche e associazioni sono rimaste inascoltate. La prima interrogazione parlamentare del Pd per denunciare le irregolarità nella realizzazione del cogeneratore di Conselve è del 2008. Realizzato grazie a un contributo di 2,6 milioni di euro dell’UE, erogato su presupposti falsi, come l’alimentazione con inesistenti combustibili di origine vegetale prodotti in loco. Contributo erogato grazie alla Regione, che, tramite Veneto Sviluppo, sarebbe diventata una dei maggiori soci di Attiva. L’attività di Cosecon-Attiva è stata caratterizzata da irregolarità e incapacità di numerosi amministratori che hanno perso risorse pubbliche a vantaggio di pochi privati. Emerge che tra le principali cause del disastro c’è l’enorme conflitto d’interessi tra chi amministrava contemporaneamente i comuni soci e la società. Ora iniziano ad arrivare le prime risposte della Corte dei conti. Per questo è molto preoccupante quanto sta emergendo da mesi sul Consorzio Padova sud e sulla Padova tre, soggetti pubblici di proprietà dei Comuni, che si occupano del servizio rifiuti nella Bassa padovana. Debiti, perdite di bilancio, mancati pagamenti, conflitti di interessi, partecipazioni ingiustificate rischiano di riproporre con una sorprendente sovrapposizione territoriale, la situazione drammatica di Cosecon-Attiva. L’esperienza del passato dovrebbe indicare agli amministratori che la soluzione migliore per tutelare l’interesse pubblico è il ricorso al tribunale per attivare le procedure fallimentari nella massima trasparenza e velocità. Solo così è possibile individuare i responsabili del disastro, chiamarli a rispondere delle risorse sprecate, e ripristinare le condizioni per assegnare il servizio nel rispetto delle norme sulla concorrenza.
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Mattino di Padova 13 Maggio 2016
NACCARATO (PD): «CAMBIA LA GESTIONE DEI RIFIUTI, PIÙ CONCORRENZA E GARE VERE» GAZZETTINO 15 MAGGIO 2015
I servizi pubblici locali - in modo particolare per quel che riguarda la gestione dei rifiuti - alla luce dei nuovi decreti Madia. A confrontarsi sul tema - anche alla luce dello scandalo (30 milioni di euro di buco) che ha travolto Padova Tre srl, la società che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti nella Bassa Padovana e nel Piovese, in sala caduti di Nassirya sono stati il segretario provinciale del Pd Massimo Bettin, il presidente di Etra Andrea Levorato, il parlamentare democratico Alessandro Naccarato, il capogruppo del Pd Umberto Zampieri, il vicepresidente della Provincia Fabio Bui e il sindaco di Piove di Sacco Davide Gianella. Nella sua relazione Naccarato si è concentrato sopratutto sulle novità che sono state introdotte dal decreto Madia. «La legge di riforma dei servizi pubblici approvata dal Partito democratico prevede: concorrenza, gare vere con più partecipanti, autonomia e differenza tra controllato e controllore, trasparenza, onorabilità e competenza degli amministratori, tutela dell'interesse pubblico - ha spiegato Naccarato - Non c'è ombra di dubbio che il comportamento dei bacini Padova 3 e Padova 4, del Consorzio Padova Sud e Padova Tre sia in contrasto con le previsioni della nuova legge». «La gestione del servizio rifiuti nella Bassa Padovana è stata caratterizzata da numerosi conflitti di interesse: c'è coincidenza tra chi affida e chi gestisce il servizio, e tra controllore e controllato - ha detto ancora l'esponente democratico che poi ha concluso - Padova Tre, attraverso alcune società partecipate, ha svolto direttamente, o mediante soggetti privati scelti senza gara, servizi aggiuntivi a quelli previsti nel bando. I dati economici negativi di Padova Tre sono stati nascosti ai sindaci gonfiando i crediti non riscossi».
LA CAMERA HA APPROVATO LA LEGGE SUL CONTENIMENTO DEL CONSUMO DI SUOLO
La Camera ha approvato la legge sul contenimento del consumo del suolo e sul riuso del suolo edificato, un testo che, coerentemente con l’obiettivo dell’Unione europea di azzerare il consumo di suolo entro il 2050, delinea la cornice giuridica di riferimento per politiche di riduzione progressiva e vincolante di consumo del suolo a livello nazionale. Il provvedimento ha visto un lungo iter nel quale il disegno di legge del Governo, assunto come testo base, è stato arricchito e migliorato anche grazie al parere delle Commissioni competenti. Scopo della legge è contenere il consumo di suolo, che viene riconosciuto a tutti gli effetti un bene comune ed un risorsa non rinnovabile: tutelare i terreni agricoli, garantire la loro destinazione alla produzione di cibo e fermare il consumo del suolo e, contemporaneamente, incentivare il riuso delle aree già urbanizzate e la rigenerazione urbana. Solo così avremo uno strumento concreto in più per preservare un patrimonio unico del nostro Paese: il paesaggio. Partendo dall’esplicitazione delle definizioni necessarie ai fini dell'applicazione della legge, vengono definiti i parametri omogenei su tutto il territorio nazionale a cui anche le normative regionali e l'operato delle amministrazioni locali dovranno fare riferimento ed i limiti quantitativi al consumo di nuovo suolo. Vengono stabiliti criteri per il monitoraggio dell’applicazione della legge e previsto anche un censimento degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati, per creare una banca dati del patrimonio edilizio pubblico e privato inutilizzato, disponibile per il recupero o il riuso, in alternativa al consumo di suolo inedificato.
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Testo del provvedimento
Dossier di approfondimento Gruppo PD
AGENDA
VENERDI' 20 MAGGIO ORE 20.45 SEDE ASSOCIAZIONE L'INCONTRO PIAZZA MONS. ROSSO - ALTICHIERO - PADOVA LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE

SABATO 21 MAGGIO ORE 10.00 PIAZZA DELLE ERBE - BANCHETTO PD SI ALLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE

LUNEDI' 23 MAGGIO ORE 20.30 PALAZZO DEL RIDOTTO - CESENA IL SINDACATO COME ARGINE ALLA VIOLENZA LUCIANO LAMA UOMO DELLA DEMOCRAZIA
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