NACCARATO (PD): «I REATI ECONOMICI SPESSO MAFIOSI» MATTINO DI PADOVA 23 GIUGNO 2016
«Le sezioni fallimentari dei tribunali continuano ad affrontare la materia come venti anni fa. Invece serve un’attenzione particolare: è da lì che passano le infiltrazioni mafiose». A lanciare l’allarme è il deputato del Pd Alessandro Naccarato, componente della commissione antimafia. Il lavoro del gruppo di parlamentari guidato da Rosy Bindi ha da tempo acceso i riflettori sul Veneto: «Colpisce la pervicacità della presenza mafiosa – sottolinea Naccarato – Il modus operandi è sempre lo stesso ed è per me incomprensibile come mai il tessuto economico della regione non reagisca. Un pezzo della nostra società economica è complice. I mafiosi arrivano in Veneto attraverso patti di reciproca convenienza, utilizzando il canale dell’evasione fiscale». Serve uno scarto, dunque. «È necessaria una maggiore attenzione sui reati economici, che sempre più spesso nascondono la presenza della criminalità organizzata», conclude Naccarato.
GLI AFFARI IN VENETO DEL MANAGER DEI BOSS. TUTTE LE SOCIETA' DI SIGNIFREDI, IL "COMMERCIALISTA" DELLE 'NDRINE MATTINO DI PADOVA 23 GIUGNO 2016
Il 26 novembre 2013 Paolo Signifredi era nella zona industriale di Mogliano quando sente squillare il cellulare. A cercarlo Salvatore Grande Aracri, nipote del boss Nicolino, dell’omonima ’ndrina calabrese di Cutro, nel Crotonese. Una conversazione breve: i due parlano per poco meno di un minuto. Una settimana prima i carabinieri avevano già intercettato altre conversazioni e diversi sms tra i due: il cellulare di Signifredi aggancia le celle telefoniche di Castelfranco, Cittadella e Padova. Signifredi è considerato il “commercialista”della ’ndrangheta, anche se non è mai stato iscritto a nessun ordine professionale. Lo scorso 27 aprile il tribunale di Brescia lo ha condannato a sei anni di reclusione per estorsione e associazione di stampo mafioso (il famoso articolo 416 bis). Secondo i giudici del processo Pesci di Brescia, che ha portato alla luce le infiltrazioni mafiose in Lombardia, Signifredi aveva il compito di rilevare le quote di diverse società per poi metterle in liquidazione e acquisirne il patrimonio. Un lavoro fatto per conto dei boss. Non soltanto in Lombardia ed Emilia. Anche in Veneto. Sono 20 le società che Signifredi, tra il 2009 e 28 gennaio 2015 (data in cui è stato arrestato), ha acquisito o gestito come liquidatore nella nostra regione. Otto nella Marca, sette nel Padovano, due nel Veronese, una ciascuna nelle province di Venezia, Vicenza e Rovigo (le riportiamo tutte nell’infografica qui sopra, ndr). Si tratta soprattutto di immobiliari. Ma non solo. Ci sono imprese di commercio alimentare, una falegnameria, un’azienda editoriale e una vetreria. Fallimenti che hanno fatto “rumore”, come quello della Dal Ben Tre di Monastier. E ancora il caso della Gs scaffalature di Galliera Veneta, salito agli onori delle cronache per la violenta aggressione da parte dei tre fratelli Bolognino (originari di Locri) ai titolari Maria Giovanna Santolini e Stefano Venturin. Dopo il suo arresto, dall’agosto 2015, Paolo Signifredi ha cominciato a vuotare il sacco, raccontando le attività economiche della cosca calabrese nel Nord Italia. Un racconto dettagliato e documentato che è stato poi confermato nel processo bresciano. Per questo Signifredi è entrato ufficialmente nel programma di protezione per i pentiti di mafia. Anche perché la sua carriera da commercialista è finita il 14 marzo scorso quando è diventata definitiva una sentenza del tribunale di Ferrara che ha disposto per lui l’inabilitazione all’esercizio di un’impresa commerciale e il divieto di «esercitare uffici direttivi» per 10 anni. Secondo gli investigatori Signifredi è «inserito in contesti criminali di particolare spessore». Tanto da mettere in relazione (ovviamente d’affari) la ’ndrangheta con Cosa Nostra. Il 29 maggio 2013 è stato arrestato assieme a Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito. In due occasioni invece Signifredi ha incontrato personalmente il capo clan Nicolino Grande Aracri, nel giugno e nell’agosto 2012, andando direttamente a Cutro, «adeguatamente e autorevolmente accompagnato». Originario di Parma, 52 anni, Paolo Signifredi è descritto così dagli investigatori: «Soggetto dotato di buona capacità tecnico professionale nell’ambito economico-fiscale che ne connotano una apparente autorevolezza nell’espressione di ogni relativa attività, operando nel settore con effettiva disinvoltura». Il manager della ’ndrangheta dunque è diventato un teste chiave in diversi processi: in Aemilia gli inquirenti lo ritengono coinvolto, proprio assieme a Ciancimino, in una maxi-frode da 130 milioni con l’acciaio; mentre in Kyterion a Crotone si segue il filone degli affari calabresi della cosca di Cutro. L’economia del Veneto dunque è penetrata dalle infiltrazioni mafiose. E il caso di Paolo Signifredi ne è l’ennesima dimostrazione plastica. Sempre l’analisi dei tabulati telefonici del “commercialista” dimostra una vastità di contatti con imprenditori veneti. Spesso coinvolti in fallimenti e liquidazioni “pilotate” di società con debiti milionari. Un fiume di soldi che sparisce dal nostro territorio finendo per alimentare le casse delle organizzazioni mafiose.
LA COMMISSIONE ANTIMAFIA A MANTOVA ROSY BINDI: "CONTINUEREMO A CONTROLLARE MANTOVA" GAZZETTA DI MANTOVA 11 GIUGNO 2016
Mercoledì e giovedì la commissione parlamentare antimafia sarà in missione a Mantova per proseguire gli approfondimenti sulla presenza delle mafie nel Nord Italia. Mercoledì i lavori della avranno inizio alle 16,30 in prefettura con le audizioni del prefetto, accompagnato dal questore, dal comandante provinciale dei carabinieri, dal comandante provinciale della guardia di finanza, dal comandante provinciale del corpo forestale e dal capo del centro operativo Dia di Milano. Alle 18 al Bibiena, in via Accademia 47, ci sarà la presentazione del terzo rapporto "Le mafie al nord", commissionato all'osservatorio sulla criminalità organizzata dell'università di Milano. All'iniziativa partecipano la presidente della commissione, Rosy Bindi, il vicepresidente Luigi Gaetti, Nando Dalla Chiesa e il direttore della Gazzetta di Mantova, Paolo Boldrini. Giovedì i lavori riprenderanno alle 9 con le audizioni del procuratore della Repubblica presso il tribunale e il procuratore capo della Dda di Brescia. Alle 11 in prefettura conferenza stampa di Rosy Bindi.
APPROVATA LA LEGGE SUL BILANCIO DELLO STATO
La Camera dei deputati ha approvato la legge di riforma del Bilancio dello Stato. E' un provvedimento che semplifica e aumenta la trasparenza del bilancio che non sarà più composto da due provvedimenti (legge di Stabilità e Bilancio) bensì da uno solo composto di due sezioni:
- la prima incentrata su misure legislative, che prendendo il posto della vecchia Stabilità, fisseranno gli obiettivi di finanza pubblica; - la seconda contenente, invece, le previsioni di entrata e di spesa.
La struttura del nuovo Bilancio sarà dunque molto più semplice, con notevole vantaggio in termini di trasparenza. Semplicità e trasparenza saranno favorite anche dalla mancata ammissione degli interventi localistici e micro-settoriali, che confluiranno in un fondo ad hoc, utilizzato come collegato. Questa separazione tematica permetterà alla legge di Bilancio di occuparsi di questioni di impatto solo macro-economico. Al loro interno, si annoverano importanti innovazioni: il superamento delle clausole di salvaguardia (che daranno un forte impulso alla spending review), la garanzia del rispetto delle scelte dei contribuenti rispetto all’utilizzo dell’8 e del 5 per mille, l’introduzione del Bes (un indicatore di bilancio equo e sostenibile), l’accesso alle banche dati per il costante monitoraggio delle leggi di spesa, la trasparenza sui derivati inseriti in bilancio e quadri prospettici semplici per la lettura congiunta di missioni programmi e azioni.
Importante anche il passo avanti fatto sul tema sul tema del bilancio di genere. E’ stato infatti approvato l’emendamento che obbliga il Mef alla presentazione di una relazione annuale alle Camere per riferire sulla sperimentazione e sui risultati del bilancio di genere nella pubblica amministrazione e negli enti locali.
Con questa riforma c’è un salto fondamentale di prospettiva che permetterà ai cittadini di seguire con trasparenza il modo in cui le risorse dello Stato vengono utilizzate.
Per saperne di più leggi i seguenti documenti:
Testo del Provvedimento
Dossier di approfondimento Gruppo PD
IL PD CROLLA, UN TRIONFO PER IL M5S MATTINO DI PADOVA 20 GIUGNO 2016
La debacle di Matteo Renzi e del Pd non è totale solo per Milano dove, se pure di un soffio, Beppe Sala ha battuto Stefano Parisi. È la trincea del premier. Ma il Pd è sotto choc per aver perso Torino oltre che Roma. Virginia Raggi ha doppiato Roberto Giachetti (67,2%), Appendino ha vinto a Torino, città governata da ventitrè anni ininterrottamente dal centrosinistra battendo Piero Fassino, con il 54,8%, una rincorsa senza precedenti. A Milano Beppe Sala a fatica ha sconfitto Stefano Parisi e ha raggiunto il 51,8% con i voti della sinistra di Basilio Rizzo e del radicale Marco Cappato. Voti che peseranno anche sulla formazione della giunta. E pensare che Sala, l’uomo scelto sulla scia di Expo proprio da Renzi, avrebbe dovuto segnare un calcio di rigore. Sotto la Madonnina si è assistito a un testa a testa tra i due candidati, un duello importante non solo per le sorti del Pd e del modello partito della nazione. Ma anche per il centrodestra che grazie alla scelta di Parisi ha dimostrato di essere ancora in salute sia pure senza leader. A Milano con il 20% di Forza Italia che ha doppiato la Lega, si sono spenti i sogni di leadership di Matteo Salvini. E ora Parisi potrebbe essere lanciato sul terreno nazionale come nuove federatore del centrodestra. Il trionfo di Virginia Raggi a Roma, dopo Mafia Capitale e dopo il defenestramento di Ignazio Marino da parte del premier e del Pd, era dato per scontato anche se da giorni in casa dem si vaneggiava di una rimonta incredibile di Roberto Giachetti, facilitata anche dall’ultimo caso scoppiato sulle consulenze della candidata grillina per una Asl di Civitavecchia. Uno scandalo gonfiato ad arte e rilanciato anche con sms anonimi nella giornata di ieri che si è trasformato in un boomerang per il Pd. In ogni caso per vincitori e sconfitti c’è da considerare il bassissimo dato dell’affluenza nazionale, solo il 50,54% degli elettori è andato a votare. Quanto al Pd, con questi risultati, il partito a vocazione maggioritaria immaginato da Veltroni e rivendicato da Renzi rischia di restare un sogno irrealizzabile. «I ballottaggi segnano per i candidati del Pd una sconfitta netta senza attenuanti a Torino e Roma e una vittoria chiara e forte a Milano e Bologna contro candidati delle destre», recita una nota del Pd che parla di quadro frastagliato a livello nazionale e rinvia l’esame approfondito nella direzione del 24 prossimo. Renzi si è sgolato a furia di ripetere che il voto di ieri non ha valenza nazionale. “La madre di tutte le battaglie” sarà il referendum di ottobre sulle riforme. Già. Ma quello che fino ad oggi è solo stato uno spauracchio, ovvero una santa alleanza di tutti contro Renzi e contro il referendum, da ieri potrebbe essere possibile. E in casa Pd non mancheranno certo i contraccolpi. «Non è solo un voto amministrativo è un chiaro giudizio negativo sulla politica nazionale, così andiamo a sbattere occorre cambiare le politiche del governo e la gestione del Pd», avverte subito Federico Fornaro, bersaniano. E non si è ancora spenta l’ultima polemica al vetriolo su Massimo D’Alema. L’unico finora ad aver annunciato il suo impegno nel fronte del No al referendum. Ieri D’Alema è andato a votare «seguendo come sempre le indicazioni del mio partito», ha detto. Ma a chi gli chiedeva come era uscita la notizia del suo voto alla Raggi ha detto: «Una campagna orchestrata da un giornale con i mandanti all’interno del Pd». I conti nel Pd si faranno comunque presto. La minoranza userà i ballottaggi anche per mettere in discussione il doppio ruolo del segretario premier. Il partito ha bisogno di un segretario a tempo pieno e di un leader capace di ricucire a sinistra. E poi c’è la questione dell’Italcium la legge elettorale che Renzi ha disegnato e fatto approvare subito dopo il 40% delle Europee. Oggi l’Italia non è più un Paese bipolare. Torino docet.
RIFLESSIONI SUL VOTO
Dopo i risultati dei ballottaggi di domenica scorsa si impone una riflessione approfondita sull'esito del voto e sui significati che questo porta con sé. Appare utile offrire alcuni contributi autorevoli sul tema.
Per saperne di più leggi i seguenti documenti:
LA STAMPA 21 GIUGNO 2016
LA STAMPA 21 GIUGNO 2016
SOLE24ORE 21 GIUGNO 2016
L'UNITA' 22 GIUGNO 2016
LA STAMPA 22 GIUGNO 2016
RIFORMA DELLA COSTITUZIONE LE RAGIONI DEL SI'
Mentre continua il nostro lavoro di confronto sui territori per spiegare i contenuti della Riforma costituzionale offriamo alcuni pareri autorevoli a sostegno delle ragioni del sì al Referendum.
Per saperne di più leggi i seguenti approfondimenti:
LA STAMPA 22 GIUGNO 2016
CORRIERE 22 GIUGNO 2016
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