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SubjectNewsletter A. Naccarato - 4 Agosto 2016
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 Alessandro Naccarato

 Newsletter 4 Agosto 2016

 In primo piano

 

 

ALLARME DROGHE, SEQUESTRATI 7 QUINTALI IN UN ANNO INDIVIDUATI 400 SPACCIATORI
CORRIERE VENETO 31 LUGLIO 2016 

Di certo, la legalizzazione delle droghe leggere non è destinata ad incidere sul traffico miliardario gestito, nel dettaglio, da bande di stranieri, e all’ingrosso dalle mafie del Sud. Lo pensa il deputato del Pd Alessandro Naccarato, che ieri ha presentato, dati del Viminale alla mano, un quadro della situazione per il Veneto e per Padova. È emerso che i sequestri di sostanze stupefacenti sono in aumento sul territorio e che la provincia patavina si qualifica ormai come la capitale regionale dello spaccio per quantità di droga individuata dalle forze dell’ordine. Tre percentuali per capire il fenomeno: nel 2015 a Padova si sono tenute il 33,6% di tutte le operazioni antidroga del Veneto; i sequestri hanno fornito quasi la metà (49,7%), in chilogrammi, di quanto si è reperito in tutto il territorio regionale; e il 30,6% delle segnalazioni di persone è avvenuto in provincia. Più nel dettaglio, l’anno scorso nel Padovano sono state compiute 337 operazioni antidroga, grazie alle quali sono stati sequestrati 6,6 kg di cocaina (contro i 3,8 del 2014), 71,9 kg di eroina (63,8), 499,8 kg di hashish (115,7) e 121,7 di marijuana (112,6); inoltre, sono state confiscate 165 piante di cannabis (241) e 39 pastiglie sintetiche (102), oltre ad altre 32 sostanze (1). In sintesi, si assiste a un sostanziale incremento dei sequestri di droghe tradizionali (701,6 kg, contro i 296,2 del 2014) e a un calo di quelli relativi a piante e sostanze sintetiche (236 contro 344). Sono state segnalate, l’anno scorso, 425 persone per traffico illecito: di queste, 157 italiane e 268 straniere. «Nel Nord Italia e in questo Padova non fa eccezione – ha affermato Naccarato – gli spacciatori al dettaglio sono per lo più nigeriani, tunisini e albanesi. Tuttavia, dietro di loro lavorano le mafie nostrane che governano il mercato e ne traggono considerevoli vantaggi economici. In generale, la ‘ndrangheta si occupa di cocaina, la Sacra Corona Unita di marijuana e la Camorra di hashish. Dalle nostre parti, la Mala del Brenta aveva contatti con mafie del meridione; poi, è stata gradualmente sostituita, nella vendita al dettaglio, dalla criminalità straniera». Le pene per gli spacciatori, anche le più dure, non si sarebbero mostrate un deterrente per le attività criminali. «Nel 2015 nessuno, qui a Padova, è stato indagato per associazione a delinquere finalizzata al traffico; chi è stato beccato in flagrante, deve rispondere di traffico illecito. Se si tratta del primo reato, uno se la cava con un’ammenda. Poi esce, e fa la stessa cosa, ma in maniera più accorta». Secondo Naccarato, i richiedenti asilo e i profughi arrivati con gli ultimi sbarchi dopo l’emergenza libica non c’entrano con lo spaccio. «Talvolta sono coinvolti irregolari — ammette Naccarato — ma sono casi isolati». Di certo la bassa manovalanza, chi spaccia per strada, è generalmente gente che non ha molto da perdere e che non si fa spaventare da un fermo di polizia e nemmeno da un breve soggiorno in carcere. Lo si evince dal profilo degli arrestati e dal fatto che gli aumenti percentuale dei sequestri è aumentata in maniera considerevole. A leggere le statistiche del Viminale i sequestri sono cresciuti del 530% per la cocaina, del 92,8% per l’hashish, del 146% per la cannabis. In calo invece eroina (-35%) e marijuana (-61%). Per la prima volta la piazza padovana ha superato lo scalo veneziano che di per sé sarebbe favorito dalla presenza del porto e dell’aeroporto. Nel Veneziano infatti è stata sequestrata, nel 2015, poco più della metà della droga trovata nel Padovano. Di fronte a questo quadro, secondo Naccarato, la legalizzazione della cannabis incide poco. «Le droghe leggere rappresentano il 5% del prodotto richiesto dai consumatori e l’1,25% del business, un po’ poco per fare del male alle mafie. D’altra parte, un grammo di eroina costa 50 euro, uno di marijuana 4». Per il deputato dunque bisogna combattere «la cultura dello sballo» e intensificare i controlli nelle zone dove le droghe vengono consumate.

SPACCIO, È BOOM A PADOVA.
NACCARATO DÀ I DATI 2015:
QUI LA METÀ DEI SEQUESTRI IN VENETO
MATTINO DI PADOVA 31 LUGLIO 2016

Padova capitale dello spaccio in Veneto, nella nostra città è stata sequestata la metà di tutta la droga trovata in regione lo scorso anno. Sono i dati della relazione del ministero dell’Interno sullo spaccio di sostanze stupefacenti a disegnare la geografia di un traffico gestito interamente dalla criminalità organizzata. «Che sempre più spesso utilizza manodopera straniera. Ma va chiarito bene che dietro ci sono le mafie», sottolinea Alessandro Naccarato, deputato del Pd che ha creato un osservatorio per monitorare il fenomeno. «Negli ultimi tre anni la maggior parte dei sequestri avveniva a Venezia, perché lì sono il porto e l’aeroporto. Ma nel 2015 la tendenza è cambiata e prevale Padova – sottolinea Naccarato – Venezia ha il primato per i sequestri di cocaina, con 345 chili. Mentre Padova ha il dominio per eroina, hashish e droghe sintetiche». Ma quali sono le sostanze più sequestrate nel territorio veneto? Nel 2015 c’è stato un boom per la cocaina, con un +530% e per le droghe sintetiche (+484%). In aumento anche i sequestri di piante di cannabis (+146%) e hashish (+92%). Sono diminuiti invece i sequestri di marijuana (-65%) e di eroina (-35%). A Padova lo scorso anno sono stati sequestrati 6,6 chili di cocaina, 71,9 chili di eroina, quasi 500 chili di hashish, 121 chili di marijuana, 165 piante di cannabis, 39 pastiglie di droghe sintetiche. In totale sono state 425 le persone segnalate all’autorità giudiziaria per spaccio di droga. Tutti dati che il parlamentare padovano diffonde mentre è iniziato un dibattito politico sulla liberalizzazione delle droghe leggere. «Bisogna però depurare questo confronto da alcune informazioni sbagliate», afferma, chiarendo che solo il 5% dei tossicodipendenti utilizza droghe leggere. E in questa piccola fetta il 75% sono minorenni e solo il 25% adulti. «Dunque è un dibattito che riguarda appena l’1,25% dei consumatori – sottolinea Naccarato – Ragion per cui la legalizzazione non incide neppure sul traffico di stupefacenti. Un mercato enorme che è in mano alla criminalità organizzata. Non si può sottovalutare il fenomeno mafioso».

PADOVA SI CONFERMA
LA "CAPITALE" DELLO SPACCIO.

NACCARATO: «NEL 2015 SEQUESTRATI
700 CHILI DI DROGA»

GAZZETTINO 31 LUGLIO 2016

Padova nel 2015 si è confermata la capitale veneta della dello spaccio di droga. A confermalo ci sono i dati diffusi ieri dal parlamentare del Partito democratico Alessandro Naccarato. «Per comprendere il fenomeno - spiega l'esponente Dem - bisogna partire da un dato regionale. L'anno scorso, rispetto al 2014, in Veneto i sequestri di cocaina sono aumentati del 530%, quelli hashish del 92,8%, quelle delle droghe sintetiche del 484%. Sono in calo invece quelli di eroina con un meno 35% e di marijuana con un meno 61%. ». «Devono poi far riflettere due altri dati, i sequestri realizzati in Veneto rappresentano appena il 2% i quelli nazionali. La percentuale sale però al 9,6% per quel che riguarda la cocaina e all'11,9% per l'eroina. Questo vuol dire che da noi è molto diffuso il consumo di droghe pesanti» continua Naccarato. Scorporando i dati si scopre poi che a livello regionale, praticamente la metà dei sequestri, per la precisione il 49, 7%, delle sostanze stupefacenti, l'anno scorso è stato effettuato a Padova e provincia. A testimonial ci sono i dati relativi ai sequestri. Nel 2015, infatti, nel padovano sono stati sequestrati 701,6 chili di droga. Al secondo posto, a livello regionale, si piazza Verona con 467,5 chili, e al terzo Venezia con 446,8 chili. La città del Santo vanta anche il primato di persone segnalate per spaccio: 425, a fronte delle 374 di Verona e delle 250 di Venezia. Per quel che riguarda Padova,157 sono stati i «segnalati» italiani e 268 quelli stranieri. «Si tratta di un dato che non stupisce affatto - dice ancora Naccarato - nelle piazze importanti di spaccio del nord, la criminalità organizzata, preferisce affidare lo spaccio a gruppi di stranieri. In modo particolare ai nigeriani, ai tunisini e agli albanesi». «Questo dati ci devono fare molto riflettere - dice ancora il parlamentare democratico - per contrattare il fenomeno, non bastano magistrati e forze dell'ordine. Bisogna infatti partire dalpresupposto che, tanto spaccio corrisponde a tanta domanda». «È necessario dunque puntare sulla prevenzione. Da questo punto di vista trovo sbagliata, per esempio, la campagna che, anche alcuni miei compagni di partito, stanno portando avanti sulla legalizzazione delle droghe leggere - conclude - va poi combattuta la cultura dello sballo. Tollerare che, anche nella nostra città, esistano punti d'incontro estivi dove, di fatto, lo spaccio avviene alla luce del sole, senza che nessuna faccia dei controlli seri, rischia solamente di aggravare la situazione».

 



VENETO BANCA: SVOLTA NELLE INDAGINI

VENETO BANCA, ARRESTATO CONSOLI.
ALL’EX AD SEQUESTRATI 45 MILIONI.
IL MANAGER AI DOMICILIARI PER AGGIOTAGGIO E OSTACOLO AGLI ORGANI DI VIGILANZA.
LA MISURA BASATA SU UN’ISPEZIONE DI BANKITALIA: OTTO I «RILIEVI GRAVI».
CREATO UN PATRIMONIO «VIRTUALE» SERVITO A INGANNARE I RISPARMIATORI,
GLI AZIONISTI, PALAZZO KOCH E LA CONSOB

CORRIERE DELLA SERA 2 AGOSTO 2016

L’arresto di Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato di Veneto Banca, chiesto e ottenuto dalla procura di Roma per aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza, arriva al termine di una lunga e complessa indagine svolta dalla Guardia di finanza sulla base di un’ispezione di Bankitalia che aveva rilevato numerose anomalie nella gestione dell’istituto di credito. In particolare gli investigatori del Nucleo valutario guidati dal generale Giuseppe Bottillo e quelli del Tributario coordinati dal colonnello Gianluca Campana hanno approfondito le contestazioni dei funzionari di Palazzo Koch. Si tratta di otto «rilievi gravi» per i quali il procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli e il pm Stefano Pesci hanno sollecitato la misura restrittiva ai domiciliari. A Consoli le Fiamme gialle hanno sequestrato 45,425 milioni, tra cui un immobile del valore di 1,8 milioni, contanti e titoli. Perquisiti anche 14 indagati, fra cui numerosi funzionari della banca.L’arresto di Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato di Veneto Banca, chiesto e ottenuto dalla procura di Roma per aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza, arriva al termine di una lunga e complessa indagine svolta dalla Guardia di finanza sulla base di un’ispezione di Bankitalia che aveva rilevato numerose anomalie nella gestione dell’istituto di credito. In particolare gli investigatori del Nucleo valutario guidati dal generale Giuseppe Bottillo e quelli del Tributario coordinati dal colonnello Gianluca Campana hanno approfondito le contestazioni dei funzionari di Palazzo Koch. Si tratta di otto «rilievi gravi» per i quali il procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli e il pm Stefano Pesci hanno sollecitato la misura restrittiva ai domiciliari. A Consoli le Fiamme gialle hanno sequestrato 45,425 milioni, tra cui un immobile del valore di 1,8 milioni, contanti e titoli. Perquisiti anche 14 indagati, fra cui numerosi funzionari della banca.
I rilievi di Bankitalia
Ecco le contestazioni degli ispettori: «Aver accentrato a sé il potere decisionale, soprattutto operante in stretto rapporto e in sinergia con il presidente del cda Flavio Trinca; inefficacia dell’azione di controllo da parte del collegio sindacale; carenze nelle procedure di concessione del credito, sovente caratterizzato da elevata rischiosità nonché da eccessiva concentrazione dei finanziamenti in un unico settore, quello edile/immobiliare; frequente rilascio di linee di credito, anche corpose, talvolta in violazione della legge; emersione di conflitti di interessi in relazione all’avvenuta partecipazione al capitale sociale della banca da parte di taluni consiglieri; carenze nel dispositivo antiriciclaggio; concessione di finanziamenti poi utilizzati dal cliente per acquistare azioni della stessa Veneto Banca nonché erogazione di credito a soggetti già azionisti della banca con l’intento di evitare lo smobilizzo della loro partecipazione; rappresentazione contabile inadeguata del patrimonio di base dell’istituto, conseguentemente rettificato in negativo dalla stessa Banca d’Italia per effetto di quanto accertato a livello ispettivo; possibile sopravvalutazione del titolo azionario della banca, verosimilmente fissato su livelli più alti rispetto a quelli di mercato».
Titoli «parcheggiati»
Per quanto riguarda l’inchiesta, i pm romani contestano in particolare le cosiddette operazioni «baciate», attraverso le quali Veneto Banca avrebbe finanziato i clienti più «importanti» affinché acquistassero azioni dell’istituto di credito. In alcuni casi sarebbero stati «arruolati» investitori compiacenti, disposti a intestarsi per qualche tempo quote rilevanti di obbligazioni subordinate, in modo da sollevare l’istituto di Montebelluna dall’onere di detrarne il controvalore dal patrimonio di vigilanza, come invece prescritto da Palazzo Koch. In entrambi i casi si trattava di «parcheggi» temporanei di titoli, che poi tornavano nel patrimonio di Veneto Banca. Nello stesso tempo sarebbero stati concessi fidi a soggetti in difficoltà economiche, in stato di decozione o comunque non in grado di restituire le somme ricevute senza un’adeguata verifica della capacità di rimborso da parte dei clienti, all’insegna di un diffuso e sostanziale disinteresse del merito creditizio.
Risparmiatori ingannati
Tutto questo avrebbe permesso di offrire all’esterno l’immagine di una solidità inesistente, in grado di ingannare la platea dei risparmiatori e gli altri azionisti e di rafforzare - secondo l’accusa in modo fraudolento - la fiducia nell’istituto di credito e nel management. Le operazioni «baciate» avrebbero consentito di raggirare anche Bankitalia e Consob, poiché Veneto Banca nelle segnalazioni periodiche a via Nazionale avrebbe continuato a indicare un valore del patrimonio di vigilanza sovrastimato rispetto a quello effettivo, mascherandone la reale consistenza e riuscendo così a rientrare nei parametri di sicurezza previsti dalla legge. Per di più la creazione del patrimonio «virtuale» avrebbe consentito di fissare il sovrapprezzo delle azioni su valori assai elevati rispetto allo stato dell’azienda.
«Siamo bloccati dalle regole»
Gli investigatori hanno ricostruito che, sempre nell’ottica di camuffare il valore reale delle azioni i vertici ricorrevano a incentivi per non smobilizzare i titoli. In una telefonata del febbraio 2015 poco prima di reimmettere una tranche di nuove azioni in borsa, Consoli al telefono con un consigliere suggerisce: «E quindi siamo bloccati dalle regole. Noi non siamo in grado di pagare quindi bisogna aspettare...Se poi dico, uno ha necessità di soldi gli facciamo il finanziamento a tassi bassi».

SULLA VICENDA DI VENETO BANCA
E DEL SISTEMA DEL CREDITO IN VENETO

CON I DEPUTATI PD AVEVAMO CHIESTO L'INTERVENTO DEL GOVERNO
NELL'OTTOBRE 2015 CON L'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
CHE RIPORTIAMO DI SEGUITO

Per saperne di più leggi i seguenti approfondimenti:

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DEL PD:
PRATICHE ILLECITE TACIUTE PER LUNGO TEMPO.
NACCARATO: «SCELTE DISCREZIONALI DI DIRIGENTI
PREGIUDICANO I RISPARMI DEI CITTADINI».
MATTINO DI PADOVA 22 OTTOBRE 2015

TESTO DELL'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

SLIDES PROVVEDIMENTI SUL SISTEMA DEL CREDITO

GLI INTERVENTI DEL GOVERNO SUL SISTEMA DEL CREDITO

SOLE24ORE 3 AGOSTO 2016

SOLE24ORE 3 AGOSTO 2016

CORRIERE DELLA SERA 3 AGOSTO 2016

CORRIERE DELLA SERA 3 AGOSTO 2016

 



TERRORISMO INTERNAZIONALE

Di fronte alle minacce del terrorismo internazionale offriamo qui alcuni spunti
utili per riflettere su questo fenomeno e sulle sue implicazioni.

Per saperne di più leggi i seguenti approfondimenti:

REPUBBLICA 4 AGOSTO 2016

CORRIERE DELLA SERA 4 AGOSTO 2016
L'OPINIONE DEL MINISTRO ORLANDO

CORRIERE DELLA SERA 2 AGOSTO 2016

CORRIERE DELLA SERA 3 AGOSTO 2016

CORRIERE DELLA SERA 3 AGOSTO 2016


 



APPROVATO IL BILANCIO DELLA
CAMERA DEI DEPUTATI

Nel corso della seduta di ieri 3 Agosto 2016 l'Assemblea della Camera ha approvato il conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2015 e il progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2016. Si tratta di due adempimenti molto importanti perché vi sono contenuti tutti i provvedimenti di riduzione e razionalizzazione di spesa.

Per saperne di più leggi i seguenti approfondimenti

SOLE24ORE 4 AGOSTO 2016



PADOVA TRE: APERTA UNA INDAGINE

RIFIUTI, REGALI E UN BUCO DA 30 MILIONI
PADOVA TRE NEL MIRINO DELLA FINANZA
CORRIERE VENETO 2 AGOSTO 2016

Il passo, dalla Corte dei Conti alla Guardia di Finanza, non poteva che essere breve, e così ora anche la procura di Padova ha aperto un’inchiesta sul buco da 30 milioni di euro nel bilancio di Padova Tre Srl, la concessionaria del Consorzio Padova Sud che dal 2010 è capofila dell’associazione temporanea di imprese che si occupa della raccolta rifiuti nella Bassa Padovana. Le indagini sono affidate alle fiamme gialle di Padova, che vogliono scoprire se ci siano state irregolarità nell’applicazione delle tariffe per la raccolta rifiuti. Per questo il Nucleo Tributario della Guardia di Finanza sta incontrando tutti i sindaci dei Comuni della Bassa che aderiscono al Consorzio e quelli che non hanno rinnovato la convenzione in tempi recenti.
L’obiettivo è capire come sono stati elaborati i piani economico finanziari imposti da Padova Tre al Consorzio e, di conseguenza, ai Comuni. I piani economico finanziari infatti sono il punto centrale di tutta la vicenda: si tratta dei documenti che la società Padova Tre srl elabora di anno in anno per comunicare al Consorzio quanto costerà il servizio di raccolta rifiuti nei singoli Comune. Ebbene i primi segnali erano arrivati qualche mese fa quando si sono notati i primi aumenti, non giustificati da una implementazione del servizio, ma le orecchie erano tese già a fine anno, quando si è saputo che Padova Tre srl aveva un buco di 30 milioni che potevano finire nel conteggio delle tariffe.
Il sospetto è che Padova Tre srl, controllata dal Consorzio, abbia eseguito per alcuni Comuni molti lavori aggiuntivi rispetto alla semplice raccolta rifiuti (pulizia strade, sfalcio erba, pulizia corsi d’acqua) senza chiedere però soldi in più per questi servizi. È chiaro che questa gestione ha provocato un deficit per Padova Tre. E qui si inserisce il lavoro dei finanzieri: perché Padova Tre si è prodigata per aggiungere servizi ai Comuni non inserendoli nei piani finanziari? E perché quei Comuni non hanno messo a gara i servizi, nel caso superassero i 40milioni di euro come prevede la legge?
È vero che le pubbliche amministrazioni non hanno tanti soldi di questi tempi e ben venga se c’è qualcuno che pulisce le aiuole come servizio a costo zero, ma secondo la Guardia di Finanza non si è trattato di un regalo se adesso qualcuno deve pagare quei servizi per ripianare il buco. A conti fatti non è infatti chiaro chi dovrà pagare quei 30 milioni che, da qualche parte, come dice anche la Corte dei Conti (che ha già sentito una trentina di sindaci da inizio anno) bisognerà tirar fuori. I comuni più grossi (Este, Monselice, Ospedaletto, Montagnana) hanno sicuramente avuto un beneficio da questo trattamento speciale di Padova Tre srl, ma i piccoli municipi rischiano di vedersi spalmare un debito per servizi che non hanno mai ricevuto. Le indagini della Finanza sono però a 360 gradi: al vaglio degli investigatori ci sono anche i rimborsi spese e gli emolumenti dei tre consiglieri di amministrazione appena commissariati: Nicola Ferro, Tiberio Businaro e Massimo Zanardo.

Sulla vicenda della gestione dei rifiuti
nella bassa padovana e di Padova Tre
avevamo denunciato da tempo le irregolarità.

CASO PADOVA TRE.
INDIVIDUARE I RESPONSABILI

GAZZETTINO 31 LUGLIO 2016

La bocciatura del bilancio di Padova Tre srl da parte del Consorzio Padova Sud è un atto obbligato dalla situazione fallimentare e conferma le critiche avanzate nel passato. Il disastro è stato causato da anni di gestioni negative, caratterizzate da errori, irregolarità, favori agli operatori privati, conflitti d’interesse. Le recenti promesse di maggiore trasparenza e di risanamento si sono rivelate ingannevoli e sono servite soltanto ad allungare l’agonia di Padova Tre e a offuscare la catena di responsabilità. Il bando di gara originale e i dati economici della società presentano diverse anomalie e devono essere analizzati con serietà dai comuni soci, che finora, salvo qualche rara eccezione, non hanno controllato, e dalle autorità giudiziarie competenti.

1. Gli amministratori dei Bacini Padova 3 e Padova 4 hanno redatto un bando per il servizio rifiuti in modo da rendere “inappetibile”, non conveniente per un’impresa normale, la gestione.
2. Gli amministratori dei Bacini Padova 3 e Padova 4, attraverso Padova tre srl, di proprietà del Bacino Padova 3, e Sesa, di proprietà al 51% del comune di Este, hanno promosso un’associazione di imprese con le società De vizia transfer e Abaco per affidare il servizio.
3. Gli amministratori dei Bacini Padova 3 e Padova 4 hanno redatto il bando e promosso l’associazione di imprese per affidare il servizio senza effettuare una gara con più offerte e più partecipanti, alterando così di fatto le regole sulla concorrenza.
4. La gestione del servizio rifiuti è stata caratterizzata da numerosi conflitti di interessi: coincidenza tra chi affida e chi gestisce il servizio, coincidenza tra controllore e controllato.
5. Padova Tre srl, attraverso alcune società partecipate, ha svolto direttamente, o mediante soggetti privati scelti senza gara, servizi aggiuntivi a quelli previsti nel bando.
6. La riscossione dei crediti non riscossi, aldilà del reale ammontare, compete, in base al contratto di concessione, al gestore Padova Tre srl e non al Consorzio Padova Sud.
7. Gli amministratori del Consorzio Padova Sud, nato dai Bacini Padova 3 e Padova 4, hanno acquisito i debiti/crediti accumulati dai gestori del servizio rifiuti, agevolando così i privati e danneggiando i comuni.
8. Nonostante i debiti accumulati da Padova tre, il Consorzio Padova Sud ha promosso e approvato l’aumento del capitale sociale della srl controllata.
9. In 5 anni la Padova Tre srl ha accumulato ingenti debiti: nel 2012 euro 36.588.124 , nel 2013 euro 42.466.928. Nel 2015 per alleggerire la situazione del bilancio 2014, ha “accollato all'ente controllante, Consorzio Padova Sud, le proprie posizioni debitorie verso De Vizia Transfer e Sesa Spa relative alle fatture delle gestioni per 9.748.147 euro”. Ai 9.748.147 si devono aggiungere i 33.301.552 dichiarati nel 2014. Pertanto il debito totale ammonta a 43.049.699.

La situazione è grave. L’unica soluzione è la liquidazione di Padova Tre srl e l’avvio delle procedure fallimentari. Solo così infatti sarà possibile individuare i responsabili delle irregolarità e dei debiti ed evitare interventi speculativi dei soggetti privati che, dopo essere stati favoriti nell’affidamento del servizio, possono cercare di trarre vantaggio dai disastri combinati da amministratori incompetenti.

Per saperne di più leggi i seguenti approfondimenti:

DOSSIER SU PADOVA TRE


 


 

 


 

 

 


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