CAMORRA, ARRIVA IL CASO AL GOVERNO. INTERROGAZIONE DEI PARLAMENTARI VENETI DEL PD SUL PROGETTO "VILLAGGIO LE TERME" GAZZETTINO DI VENEZIA 6 NOVEMBRE 2016
Infiltrazioni della camorra nel megaprogetto Villaggio le terme di Caorle, la questione arriva sul tavolo del ministro dell'Interno. Il sospetto che l'imponente investimento sia frutto del riciclaggio del denaro della camorra ha convinto i parlamentari veneti del Pd a presentare un'interrogazione al Governo. Tutto nasce da un'ampia lettura delle indagini sui camorristi che facevano affari nel Veneto orientale - spiega il deputato padovano Alessandro Naccarato, componente della Commissione antimafia del Governo - abbiamo scoperto che non si tratta di casi isolati, ma che la camorra opera nel territorio tra Portogruarese e Sandonatese da oltre 25 anni. Insomma, per Naccarato il Veneto orientale sarebbe da tempo terra di conquista della camorra e con i colleghi veneziani Michele Mognato, Sara Moretto e Andrea Martella ha chiesto al Ministro Alfano di intervenire. Il 23 dicembre 2013 nel consiglio comunale di Caorle è stato eliminato dal programma della giunta il punto che stabiliva la possibilità di rivedere le previsioni urbanistiche del progetto Villaggio le terme di Caorle - si legge nell'interrogazione parlamentare - un progetto, promosso dalla Caorle investimenti srl, amministrata da Claudio Casella, che riguarda la realizzazione di una struttura di notevoli dimensioni e prevede un consistente aumento della cubatura edificabile in una zona del comune da 60 mila a 241.000 metri cubi; nel mese di gennaio del 2014 alcuni consiglieri comunali di Caorle hanno denunciato pesanti minacce per stralciare dal programma di governo della giunta il punto indicato. Secondo i consiglieri le minacce avrebbero determinato l'abbandono dell'ipotesi di rivedere il progetto urbanistico e avrebbero raggiunto l'obiettivo di favorire la realizzazione del villaggio. Per questo il prefetto di Venezia ha sollecitato le forze dell'ordine ad aumentare l'attenzione e i controlli per prevenire le intimidazioni della criminalità organizzata nel territorio del Veneto orientale; nel mese di aprile del 2015 le tensioni sorte sul progetto del villaggio, insieme ad altri motivi, hanno provocato le dimissioni contestuali di più di metà dei consiglieri comunali e, di conseguenza, lo scioglimento del consiglio e il commissariamento del comune; sulla questione sono state avviate indagini da parte dell'autorità giudiziaria. Nell'ambito dell'inchiesta è stato coinvolto l'amministratore della Caorle investimenti - ribadisce Naccarato - che, insieme ad altre persone, avrebbe messo in atto un tentativo di denigrare il comandante della locale stazione dei carabinieri per ostacolare le indagini in corso; la vicenda ha creato allarme nella popolazione e nelle istituzioni per i rischi che all'origine delle minacce possano esserci soggetti collegati alla criminalità organizzata; infatti la presenza attiva della criminalità organizzata a Caorle e nel Veneto orientale è dimostrata dagli arresti nella zona di numerosi camorristi latitanti.
«TERME DI CAORLE, LE MANI DELLA CAMORRA». L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DI QUATTRO DEPUTATI DEL PD: «INFILTRAZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NEL VENETO ORIENTALE» LA NUOVA DI VENEZIA 6 NOVEMBRE 2016
Infiltrazioni della criminalità organizzata nel Veneto Orientale, un’interrogazione parlamentare dai deputati del Pd Naccarato, Mognato, Martella e Moretto riapre una pagina scottante per il territorio tra San Donà, Portogruaro e il litorale di Caorle, Jesolo ed Eraclea, fino addirittura a Chioggia. Il punto di partenza sono alcuni episodi ben precisi, come le terme a Caorle, poi altre indagini sulla camorra a Secondigliano e sui Casalesi arrivati fino al Veneto Orientale e a Lignano in Friuli. Operazioni immobiliari di provenienza illecita. «Il 23 dicembre 2013 nel Consiglio comunale di Caorle», ricordano, «è stato eliminato dal programma della giunta il punto che stabiliva la possibilità di rivedere le previsioni urbanistiche del progetto “Villaggio le terme di Caorle”. Un progetto, promosso dalla Caorle investimenti srl, amministrata da Claudio Casella, che riguarda la realizzazione di una struttura di notevoli dimensioni e prevede un consistente aumento della cubatura edificabile in una zona del Comune da 60 mila a 241 mila metri cubi. Nel gennaio del 2014 alcuni consiglieri comunali di Caorle hanno denunciato pubblicamente pesanti minacce per stralciare dal programma di governo della giunta il punto indicato. Secondo loro le minacce avrebbero determinato l’abbandono dell’ipotesi di rivedere il progetto urbanistico e avrebbero raggiunto l’obiettivo di favorire la realizzazione del villaggio. In seguito alla denuncia dei consiglieri, il prefetto di Venezia ha sollecitato le forze dell’ordine ad aumentare l’attenzione e i controlli per prevenire le intimidazioni della criminalità organizzata nel territorio del Veneto orientale». L’interrogazione affronta vari episodi e ne stila l’avvicendamento nel corso degli anni, rappresentando così un forte segnale di allarme al governo. «Nel mese di aprile del 2015», ricorda il deputato padovano Alessandro Naccarato, «le tensioni sorte sul progetto del villaggio, insieme ad altri motivi, hanno provocato le dimissioni contestuali di più di metà dei consiglieri e, di conseguenza, lo scioglimento del consiglio e il commissariamento del Comune di Caorle. Sulla questione sono state avviate indagini da parte dell’autorità giudiziaria. Nell’ambito dell’inchiesta è stato coinvolto l’amministratore della Caorle Investimenti, che, insieme ad altre persone, avrebbe messo in atto un tentativo di denigrare il comandante della locale stazione dei carabinieri per ostacolare le indagini in corso». L’elenco continua con altri episodi discussi. «La presenza attiva della criminalità organizzata a Caorle e nel Veneto orientale», concludono i deputati del Pd, «è dimostrata dagli arresti nella zona di numerosi camorristi latitanti. Nel 1989, a Caorle, Costantino Sarno, uno dei capi della camorra di Secondigliano. Nel 2002 a Cavallino Massimiliano Schisano del clan Mallardo. Nel 2005 a Portogruaro Vincenzo Pernice del clan Licciardi, e a Eraclea Salvatore Gemito del clan Di Lauro. Nel 2016 a Chioggia Luigi Cimmino, capo dell’omonimo gruppo. E nel 2006 l’operazione Fenus porta agli arresti di 15 persone, alcune in relazione con la camorra, per usura, estorsione e traffico di stupefacenti nella zona di Jesolo, Eraclea e San Donà. Nel 2015 sono stati sequestrati beni per 10 milioni, compresi alcuni appartamenti a Portogruaro, Jesolo e San Donà, in un’indagine a carico di Michele Pezone, accusato di avere rapporti con la camorra».
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LA NUOVA DI VENEZIA 6 NOVEMBRE 2016
IL GAZZETTINO 6 NOVEMBRE 2016
INTERROGAZIONE - VENETO ORIENTALE
DOPO L'INTERRROGAZIONE CINQUE NUOVI GIUDICI A PADOVA MATTINO DI PADOVA 6 NOVEMBRE 2016
Ha avuto buon esito l’interrogazione a risposta scritta presentata da Alessandro Naccarato al ministro della Giustizia sulla carenza di magistrati in Veneto. Ovvero «agli uffici giudicanti di primo grado del distretti della Corte d'Appello di Venezia sono stati complessivamente assegnati 29 ulteriori posti di giudice, 5 dei quali in incremento della dotazione prevista per il Tribunale di Padova. Agli uffici requirenti del distretto sono state, invece, assegnate 9 unità aggiuntive, una delle quali in aumento delle dotazioni della Procura di Padova». Questa la risposta all’interrogazione a firma di Alessandro Naccarato con i deputati Vanessa Camani, Margherita Miotto, Giulia Narduolo, Gessica Rostellato e Alessandro Zan. «Il distretto giudiziario del Veneto è all'ultimo posto in Italia per quanto riguarda il rapporto magistrati-popolazione» si legge nell’interrogazione; «Nella regione Veneto che coincide con il distretto giudiziario, tale rapporto è di un magistrato di Corte d'appello ogni 99 mila abitanti e un magistrato di tribunale ogni 14 mila abitanti; questo rapporto è la metà di quello di altri distretti italiani, che dispongono del doppio di magistrati rispetto al Veneto, con una sproporzione immotivata; già in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, il Procuratore generale aveva rinnovato l'allarme, inviato al Ministero nel marzo 2014, facendo presente che l'organico dei magistrati conta 415 unità, ma gli effettivi sono 40 in meno, inoltre mancano 345 cancellieri su 1803 previsti dalla pianta organica; in particolare, a Padova il rapporto giudice-popolazione scende a un magistrato ogni 15 mila abitanti, mentre, per comprendere la sproporzione, in Molise è di un magistrato ogni 5 mila abitanti. E il territorio della provincia di Padova conta 900 mila residenti, 68 mila attività economiche e un numero crescente di reati legati al mondo delle imprese e della finanza».
AUMENTANO GIUDICI E MAGISTRATI DOPO UN'INTERROGAZIONE TARGATA PD GAZZETTINO 8 NOVEMBRE 2016
In Tribunale e in Procura aumenteranno giudici e magistrati. Il risultato è stato ottenuto grazie a un'interrogazione targata Pd da parte dell'onorevole Alessandro Naccarato e di altri deputati del partito democratico. Il ministro della Giustizia ha accolto la richiesta di aumentare i magistrati per adeguare le dotazioni organiche al personale degli uffici giudiziari del Veneto. «Si tratta di un segnale importante - ha dichiarato Naccarato - con il quale il Ministero riconosce la necessità richiamate dai parlamentari, in particolare per il Tribunale e la Procura di Padova». Complessivamente l'intervento assegna al distretto Veneto 29 ulteriori giudici per la parte giudicante e 9 magistrati per la parte requirente. Di queste unità aggiuntive è previsto un incremento di 5 giudici per il Tribunale di Padova e un magistrato per la procura di Padova. «L'intervento del Ministro - ha ripreso Naccarato - prosegue nella volontà di assicurare maggiore efficienza all'amministrazione giustizia. Infatti, dopo anni di attesa, il Governo aumenta gli organici dell'amministrazione giudiziaria. Il ministro Orlando ha annunciato le ulteriori procedure di selezione e reclutamento, che consentiranno, tra il gennaio 2017 e il gennaio del 2018 l'entrata in servizio di 690 nuovi magistrati. In questo modo diventerà stabile l'aumento degli organici e si potrà finalmente superare l'attuale situazione di emergenza. Ma per il partito democratico e l'onorevole Naccarato, è necessario risolvere ancora un problema che affligge la nostra Procura. «Resta da risolvere ancora un punto importante che riguarda la Procura della Repubblica di Padova. Sulla base di criteri quantitativi relativi ai procedimenti pendenti e alla produttività dell'ufficio, infatti, a Padova devono essere assegnati due anziché uno dei nuovi 5 procuratori stabiliti per il Veneto. Questa è la richiesta - ha concluso Naccarato - che i Deputati rivolgono al Ministero e al Consiglio Superiore della Magistratura.
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INTERROGAZIONE SUGLI ORGANICI DEI TRIBUNALI IN VENETO
ELEZIONI PRESIDENZIALI USA

TRUMP PRESIDENTE, HA VINTO LA RABBIA DEI DIMENTICATI LA REPUBBLICA - EZIO MAURO
"Forgotten men". Sono le prime parole che Donald Trump ha pronunciato da presidente eletto, per dire che uomini e donne "dimenticati" d'America non saranno dimenticati mai più. Istintivamente, scientificamente, Trump ha evocato davanti alle telecamere di tutto il mondo la sua costituency reale, quel soggetto politico anonimo e in gran parte sommerso, quindi sconosciuto perché senza voce e senza volto che lo ha preso dal ruolo di outsider e lo ha portato fin dentro la Casa Bianca. Non l'establishment, non il mondo, non il partito, non il Paese. Uomini e donne, singole persone "dimenticate". Il "forgotten man", potremmo dire, è il nuovo Dio sconosciuto d'America che Trump fa uscire dal buio del misconoscimento e porta alla ribalta, suonando la campana del riscatto. Ma quella campana, attenzione, suona per noi. Non c'è alcun dubbio che il pensiero democratico classico sta andando in minoranza nel mondo in cui viviamo. Credevamo che dopo aver suturato le ferite totalitarie del '900, la democrazia vincitrice si affacciasse al nuovo secolo come l'unica religione superstite, dunque egemone. Prima il rifiuto delle primavere arabe di compiersi secondo i nostri disegni desiderosi di stabilità e sicurezza, poi l'aggressione del jihadismo islamista assassino che attacca proprio il tempo e lo spazio della banalità democratica quotidiana nelle nostre vite, ci hanno fatto capire che ciò a cui attribuiamo un valore universale ha un perimetro e un limite che sono esclusivamente occidentali. Ma la vera sorpresa è dentro quel perimetro. Perché stiamo corrodendo la democrazia dall'interno, la stiamo consumando rendendola inabile, addirittura impotente, certamente estenuata. Come se fosse una creatura del Novecento, che non riesce ad attraversare la dogana del secolo con il bagaglio dei suoi valori intatti. L'uomo dimenticato è in mezzo a noi, lo conosciamo ogni giorno, ma non lo vediamo perché non è un soggetto politico. E qui c'è la grande questione che sta dietro il risultato americano, e riguarda tutti noi: perché quel "forgotten man" non è rappresentato. Non è necessariamente un povero, piuttosto si sente un espropriato. Gli hanno tolto qualcosa, non sa dove e quando, ma crede di sapere chi lo ha fatto: l'élite, quell'insieme di vip (la parola più orrenda degli ultimi decenni, che conteneva già tutto quel che ci sarebbe successo), di istituzioni, di politica, banche, affari, organismi internazionali, agenzie di rating, governi, media, mercati, esperti, professori e intellettuali. Un mondo della competenza e dell'esperienza - come Hillary Clinton - che sta oltre il ponte levatoio, oltre il fossato che divide chi ce l'ha fatta dagli altri. Un mondo che sa tutto, ma per sé, non per tutti. Non è un istinto di classe, quello dei "forgotten", perché non hanno sentimenti e interessi di classe, né politici o tantomeno ideologici: vivono dispersi, con frustrazioni individuali e paure personali che faticano a sommarsi e certo non riescono a raccogliersi in una forma visibile di rappresentanza. Hanno perso il lavoro, in America lo hanno in buona parte ritrovato (in Italia no) ma la loro vita ha fatto un giro, hanno sperimentato un precipizio sociale che ha invertito le aspettative di progresso, di crescita, di poter proiettare i figli in una condizione migliore della loro. In una parola qualcuno gli ha sottratto il futuro ed è qualcosa che non possono perdonare. Sono operai, impiegati, ex manager, contadini, professori, caduti in una condizione comune di spaesamento nella quale non si vogliono riconoscere e da cui vogliono uscire individualmente. Come si chiama questa nuova condizione? La politica tradizionale non lo sa. Ma mettiamo insieme la grande dimenticanza sociale in basso e l'impotenza delle élite in alto e vedremo che si scoperchiano due mondi separati, con un buco enorme tra di loro, un buco di rappresentanza, dunque di politica, infine - diciamo la parola - di democrazia. Quando il lavoro non funziona, e saltano il ruolo sociale che ne consegue e la coscienza di sé di fronte ai doveri verso la propria famiglia ci si sente abbandonati dalla politica, anzi qualcosa di più. Ci si sente fuori: respinti. Questa è la grande novità della fase, la trasformazione delle disuguaglianze (che una democrazia sconta al suo interno e compensa con gli ammortizzatori sociali e civili) in esclusione. Che genera solitudine, abbandono, risentimento, rabbia, e infine propensione al rifiuto. A che cosa serve, dicono i "forgotten", tutta quella competenza e quell'esperienza di cui abbiamo parlato prima, tutto quel sapere e quella scienza e tecnica di gestione di sistemi complessi, se poi la governance complessiva delle nostre società democratiche non riesce a vedermi, a occuparsi di me, a farmi sentire rappresentato? Prima scatta il disimpegno da ogni scelta civica, si resta sul divano il giorno del voto, si cambia canale, tanto come dice Bauman "la posta è così bassa" che votare o non votare è uguale, votare l'uno o l'altro è la stessa cosa, perché per le mie condizioni concrete di vita non cambia nulla. Poi viene il momento in cui passa un pifferaio che prende a calci il sistema, come vorrebbe fare il "forgotten", ma per lui la distanza è troppa, e non ha la forza. Quel tipo - tosto, nuovo, finalmente irrispettoso, capace di dire pane al pane, arrogante come e più di chi ha il potere - lo può fare al posto degli individui sconosciuti. Ma lui dice: facciamolo insieme, è giunta l'ora. Anzi, prendiamoci tutto, tocca a voi, i diseredati della rappresentanza, io vi apro la strada. Perché non provarci? Il calcio al sistema è il grado 1 della rappresentanza, dopo lo zero. Risponde a un istinto di sovversione e di antagonismo più che a una domanda di politica e tantomeno di governo. È il ribellismo degli ex, degli spossessati. Che ritengono di aver diritto a un ruolo sociale, a un lavoro che corrisponda agli studi, a un'occasione o almeno a una rivincita, al limite una rivalsa. Il voto è un rifugio di disagio, di rancore, di pretese più che di diritti, uno sfogo piuttosto che una scelta. Intanto diamo il calcio al tavolo del comando. Cosa ci sarà dopo il calcio? Nessuno lo chiede, le proposte del pifferaio non sono mantenibili, la rabbia fatica a trasformarsi in governo. Ma intanto rovesciamo il tavolo e godiamoci lo spettacolo, poi si vedrà. Trump nasce dunque dal vuoto che noi abbiamo creato, parlando di Paese - com'è giusto fare - ma non anche di lui, il dimenticato. Trump è andato a prenderlo sul divano, dove noi ci rassegnavamo a lasciarlo, scontando un calo di partecipazione ad ogni elezione, un calo di entusiasmo ad ogni comizio, un calo di autenticità ad ogni discorso in tv. In un'alchimia tragica, trasforma in destra reale - mai così realizzata - quelle solitudini sparse, quelle rabbie disperse, quel disincanto democratico che non siamo stati capaci di riunire e che dovevano interpellare la politica con la maiuscola, i grandi partiti storici proprio in nome delle loro tradizioni: la sinistra per prima, perché si tratta di fragilità alla deriva, e di deficit di rappresentanza. Adesso lo sappiamo. Abbiamo un dovere nei confronti di queste persone, oggi certamente rappresentate dal quarantacinquesimo presidente, e probabilmente ingannate. Abbiamo un dovere drammatico nei confronti della democrazia, dopo aver toccato con mano quant'è fragile, così esposta come non è mai stata.
CONVEGNO INTERNAZIONALE LA RETE EVERSIVA DI ESTREMA DESTRA IN ITALIA E IN EUROPA (1964-1980) CLICCA SULL'IMMAGINE PER SCARICARE IL PROGRAMMA

LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE VERSO IL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE
Di seguito offriamo alcuni spunti di riflessione sulla riforma della Costituzione
L'UNITA' 8 NOVEMBRE 2016
L'UNITA 8 NOVEMBRE 2016
REPUBBLICA 9 NOVEMBRE 2016
AGENDA
VENERDI' 11 NOVEMBRE ORE 9.30 BAR MARGHERITA - PIAZZA DEI FRUTTI - PADOVA
ETTORE ROSATO A PADOVA
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VENERDI' 11 NOVEMBRE ORE 21.00 SALA DELLA COSTITUZIONE - SANT'ANGELO DI PIOVE LE RAGIONI DEL SI

SABATO 12 NOVEMBRE ORE 15.30 SEDE PD - VIA LIBERTA' - STANGHELLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE LE RAGIONI DEL SI

MERCOLEDI' 16 NOVEMBRE ORE 21.00 SALA RIAB - VIA SAN FRANCESCO - LIMENA LE RAGIONI DEL SI E DEL NO PER IL REFERENDUM COSTITUZIONALE

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