IL DEPUTATO PD NACCARATO CHIEDE IL COMMISSARIAMENTO DELLA COOP: «ECOFFICINA VA ESCLUSA DAI BANDI» MATTINO DI PADOVA 18 DICEMBRE 2016
«Commissariare l’ex cooperativa Ecofficina, oggi Edeco. E impedirne la partecipazione al bando sull’accoglienza profughi pubblicato dalla Prefettura». È la richiesta del parlamentare del Pd Alessandro Naccarato che ripercorre la vicenda della coop che fa capo a Simone Borile, alla moglie Sara Felpati e a Gaetano Battocchio. Sulla base di cosa? Delle indagini aperte proprio sulla cooperativa: «Da una parte per i rifiuti e la vicenda Padova Tre e dall’altra sulla modalità di accoglienza e gestione dei profughi», sottolinea Naccarato. Che richiama l’articolo 32 della legge 114 del 2014 che prevede la possibilità di commissariamento «in presenza di rilevate situazioni anomale e comunque sintomatiche di condotte illecite». «Il presidente dell’Anac può proporre al prefetto la sostituzione degli organi sociali o il commissariamento. Ovviamente come parlamentari interesseremo l’autorità anti-corruzione della vicenda – aggiunge Naccarato – Si tratta di una cooperativa che pare aver avuto un vantaggio illecito e perciò dovrebbe essere tolta dal mercato a tutela degli altri operatori. Questo pregiudica la partecipazione ai bandi». Ma oltre a quello dei profughi c’è un altro versante su cui ha operato Ecofficina ed è quello dei rifiuti. Ricevendo dalla società Padova Tre (di cui era vicepresidente lo stesso Simone Borile) servizi aggiuntivi senza gara. Si è arrivati a una situazione in cui la società ha 9,7 milioni di euro di crediti non riscossi. Crediti che sono stati acquisiti dal Consorzio Padova Sud, l’unione dei comuni della Bassa. «È assurdo che i debiti vengano tolti alla società privata per essere addossati sui bilanci dei comuni», accusa il deputato del Pd che contesta anche la decisione del cda di Padova Tre di porre la società in concordato preventivo. «Accettare il concordato sarebbe un grave errore – spiega – I sindaci se vogliono tutelare i cittadini devono fare un esposto alla Corte dei conti e far fallire la società. Solo così si potranno perseguire le reali responsabilità. Altrimenti rischia di andare tutto in prescrizione. E finisce come con Cosecon: pagano i cittadini».
NACCARATO (PD): «I SINDACI CHIEDANO SUBITO IL FALLIMENTO PER PADOVA TRE E IL COMMISSARIAMENTO DI ECOFFICINA» CORRIERE VENETO 18 DICEMBRE 2016
«Il primo passo per risolvere i problemi di PadovaTre è avviare la procedura fallimentare e individuare le responsabilità». A dirlo è il deputato Pd Alessandro Naccarato che ha invitato i sindaci dei Comuni interessati «a rivolgersi all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, perché commissari il consorzio garantendo la continuità del servizio, e di rivolgersi alla Corte dei Conti, per valutare eventuali danni». Stessa procedura, continua Naccarato, può essere adottata nei confronti di Ecofficina, ora Edeco, la coop legata a doppio filo con Padova Tre. «Ci sono indagini in corso su Ecofficina e i suoi vertici, e con i bandi aperti per la gestione dei profughi è importante chiedere l’intervento dell’Anac». I parlamentari intanto presenteranno un’interrogazione al ministero dell’Interno – conclude Naccarato – e una segnalazione all’Anac per chiedere il suo intervento».
SÌ DEFINITIVO ALLA RATIFICA DELL’ACCORDO SUI LAVORI DELLA TAV. TORINO-LIONE: MENO INQUINAMENTO, MENO TIR PER LE STRADE, COLLEGAMENTI PIÙ VELOCI E MENO COSTOSI
La Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge di Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, fatto a Parigi il 24 febbraio 2015, e del Protocollo addizionale, con Allegato, fatto a Venezia l'8 marzo 2016, con annesso Regolamento dei contratti adottato a Torino il 7 giugno 2016.
Con la ratifica con legge dell'Accordo tra Italia e Francia, si dà l'avvio ai lavori di scavo del nuovo tunnel ferroviario sotto il Moncenisio, destinato a sostituire la storica, e gloriosa, galleria del Frejus. Il progetto è cofinanziato al 40 per cento dall’Unione Europea.
Il traffico che attraversa l’arco alpino occidentale è, anche dopo la crisi, stabile fra i 4/5 milioni di tonnellate al mese, ma la sua composizione modale è assolutamente distorta: 91 per cento su strada, solo 9 per cento su ferrovia.
L’aberrante distorsione modale sulla direttrice Italia-Francia comporta il transito annuale di oltre 2,6 milioni di TIR, di cui 1,3 attraverso Ventimiglia (con tunnel privi di pedaggio) e il resto equamente diviso fra autostrada del Frejus e autostrada del Monte Bianco Noi vogliamo togliere dalle autostrade della Liguria, del Piemonte e della Val d’Aosta almeno un milione di TIR all’anno, portando verso il 50 per cento la quota di trasporto merci su ferrovia. Questo significa, da un lato, far respirare le montagne e la Liguria, e dall’altro ridurre le emissioni di CO2 in una misura pari alla produzione complessiva di anidride carbonica generata da una città di 300 mila abitanti. In Svizzera, con i nuovi tunnel ferroviari, si è arrivati al 70 per cento. In Austria a circa il 40 per cento, e si sta lavorando al nuovo tunnel del Brennero per ridurre ancora di più l’inquinamento. Il tempo di viaggio fra Torino e Lione, per i passeggeri, potrà più che dimezzarsi (da 3h e 43’ a 1h e 47’), fra Torino e Parigi si risparmieranno due ore, basteranno cinque ore fra Torino e Bruxelles. In assenza di questo corridoio i flussi verranno attratti dal Nord, grazie agli investimenti fatti dalla Svizzera. I già precari equilibri europei potrebbero spostarsi sempre più a Nord del Mediterraneo, con conseguenze nefaste non solo per i Paesi del Sud ma per l’intera Europa. La nuova linea ferroviaria Torino Lione non è ad alta velocità. Nei tunnel e nelle linee di montagna le regole prescrivono velocità molto inferiori. E’ sbagliato quindi chiamarla TAV o, alla francese, TGV. L’adeguamento del vecchio tunnel non è tecnicamente fattibile. Il problema non è la velocità, ma la sicurezza e la quantità di massa trasportabile da ciascun convoglio. E’ per questo che viene sempre meno usato dal trasporto merci moderno.
Il progetto definitivo, a cui si dà avvio con i nuovi Accordi fra Italia e Francia, è radicalmente diverso da quello originario. Nel progetto iniziale si prevedeva, sul versante italiano, la realizzazione interamente in nuova sede di 82 km di linea, con un costo complessivo di quasi 9 miliardi per la sola parte italiana. Il nuovo progetto limita a soli 32 km la costruzione di linea in nuova sede e massimizza il riutilizzo e l’ammodernamento della linea storica esistente, oltre che di altre infrastrutture, accogliendo così le critiche rivolte all’originaria proposta.
Il consumo di suolo è praticamente nullo, grazie all’utilizzo della linea esistente e di aree già urbanizzate e compromesse. Il costo per l’Italia si abbassa a circa 2,6 miliardi per la sezione transfrontaliera e circa 1,9 miliardi per le linee di adduzione interne al territorio nazionale.
I principali beneficiari del progetto sono: le collettività locali per i minori danni ambientali derivanti da inquinamento e congestione, i soggetti che pagano il trasporto delle merci (quindi le industrie, in particolare italiane e francesi) e i gestori ferroviari, mentre altri soggetti subiscono perdite, in particolare i gestori autostradali.
Non c’è più la legge obiettivo, non ci sono più i general contractors. La costruzione e gestione dell’opera è affidata a una società interamente pubblica, posseduta in parti uguali dai due Stati.
Le ricadute occupazionali a regime nel periodo 2019 – 2029 saranno di circa quattromila addetti diretti nei cantieri, senza contare l’occupazione indiretta per lavori di fornitura e servizi. Tra Italia e Francia l’opera e il suo indotto potranno generare circa diecimila posti di lavoro. I 2,6 miliardi a carico dell’Italia sono già nel bilancio dello Stato, con erogazioni di 150 milioni all’anno fino al 2029. Chi sostiene che queste risorse potrebbero essere spese per altre finalità, ad esempio per la ricostruzione delle zone terremotate, dimentica di dire che qui non stiamo parlando di 2,6 miliardi spendibili subito, ovvero in un orizzonte di due-tre anni, ma di 150 milioni all’anno fino al 2029. La ricostruzione delle zone terremotate non può aspettare così a lungo e ha bisogno di risorse specifiche, che abbiamo iniziato a mettere in campo con il decreto terremoto. A tutti gli appalti verrà applicata, anche sul lato francese, la normativa italiana delle informazioni antimafia, le regole cioè volte a prevenire e contrastare infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici. È la prima volta che le norme antimafia italiane vengono accolte nell’ordinamento giuridico di un altro paese. Molte persone che si erano opposte al progetto iniziale adesso riconoscono che il nuovo progetto è diverso, ed è anzi frutto anche delle battaglie condotte contro il progetto originario, grazie ad un cambiamento di linea del Governo nazionale (che comincia nel 2006-2007) e a una feconda dinamica fra società civile e istituzioni.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
Testo del provvedimento
La Stampa 21 Dicembre 2016
La Stampa 21 Dicembre 2016
Sole 24 Ore 21 Dicembre 2016
BANCHE: L’AZIONE DEL PD A TUTELA DEI RISPARMIATORI
La tutela dei risparmiatori e il rilancio del credito sono le finalità che stanno guidando l’azione del Partito democratico. Non si tratta di fare gli interessi delle banche ma di favorire la stabilità finanziaria e la solidità del sistema affinché possa assolvere alla sua principale funzione: soddisfare i bisogni dell’economia, trasmettendo credito alle imprese e ai cittadini.
Con la Relazione al Parlamento approvata oggi, si autorizza il Governo a emettere titoli del debito pubblico al fine di reperire 20 miliardi di euro da utilizzare, qualora non avesse successo una operazione affidata al solo mercato, per provvedimenti necessari a garantire la stabilità economico-finanziaria del Paese, il rafforzamento patrimoniale del sistema creditizio e la protezione del risparmio nell’eventualità di una o più crisi nel settore bancario, assicurando:
a) un adeguato livello di liquidità del sistema bancario per ripristinare la capacità di finanziamento a medio-lungo termine, anche attraverso la concessione delle garanzie dello Stato su passività delle banche italiane
b) un programma di rafforzamento patrimoniale delle banche italiane mediante interventi per la ricapitalizzazione che prevedono anche la sottoscrizione di nuove azioni.
In particolare, gli interventi del Governo avrebbero lo scopo di ripatrimonializzare banche che non presentano problemi di solvibilità ma che non hanno superato i test di resistenza a ipotetici scenari avversi e di garantire l’accesso alla liquidità in caso di tensioni su questo fronte, una situazione, pertanto, completamente diversa da quella dello scorso anno relativa alle “quattro banche”, che erano ormai in una condizione di commissariamento e di fallimento di fatto.
Si tratta di un intervento eventuale e una tantum con finalità precauzionali, che non determinerebbe, in ogni caso, effetti sul deficit, essendo una operazione circoscritta alle partite finanziarie (si emette debito per acquisire partecipazioni di pari importo che entrano nel patrimonio pubblico): si tratta, quindi, di risorse che non si sarebbero potute destinare a diverse finalità di spesa (ad esempio di carattere sociale), perché in tal caso sarebbero state contabilizzate sui saldi di finanza pubblica.
Coerentemente con quanto fatto finora, prosegue la nostra azione finalizzata alla ristrutturazione e alla innovazione della normativa italiana concernente l'intero sistema bancario, con l’obiettivo di rafforzarlo, renderlo più resistente agli shock e mettere gli istituti nelle condizioni di finanziare adeguatamente l’economia reale per sostenere la crescita.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
Sole 24 ore 21 Dicembre 2016
Sole 24 Ore 21 Dicembre 2016
Sole 24 Ore 22 Dicembre 2016
TERRORISMO INTERNAZIONALE
Dopo il tragico attentato di Berlino offriamo alcuni approfondimenti sui quali è utile proseguire le riflessioni sullo scenario internazionale.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
Corriere della Sera 20 Dicembre 2016
Corriere della Sera 20 Dicembre 2016
Repubblica 21 Dicembre 2016
Corriere della Sera 22 Dicembre 2016
La Stampa 22 Dicembre 2016

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