LA CAMERA HA APPROVATO LA MOZIONE A TUTELA DEI RISPARMIATORI E DEL SISTEMA BANCARIO 10 GENNAIO 2017
Il 10 Gennaio la Camera ha approvato la mozione presentata dalla maggioranza a tutela dei risparmiatori e del sistema bancario. Di seguito riportiamo il dispositivo approvato e in allegato riportiamo il testo completo delle premesse e del dispositivo stesso:
La Camera impegna il Governo:
1) per quanto concerne la disciplina europea e la tutela del risparmio:
a) ad assumere iniziative per garantire la massima tutela dei risparmiatori, in ogni ambito, anche rafforzando, con il coinvolgimento delle autorità nazionali di vigilanza, la prevenzione e il contrasto delle condotte scorrette da parte degli amministratori degli istituti bancari nazionali, rinforzando i presidi normativi e regolamentari e l’incisività dei controlli, nonché favorendo la corretta applicazione delle regole finalizzate a impedire il collocamento degli strumenti più rischiosi presso clienti al dettaglio non in grado di comprenderne l’effettivo rischio, e al contempo di meccanismi finalizzati ad assicurare una piena e consapevole informazione dei risparmiatori;
b) a promuovere nelle sedi europee la revisione della direttiva 2014/59/UE in base a quanto previsto dall’articolo 129 della medesima, al fine di apportare, entro il 1o giugno 2018, le opportune modifiche al regime del bail-in;
c) a sostenere nelle sedi negoziali europee la più rapida introduzione del terzo pilastro dell’Unione bancaria, relativo alla tutela dei depositi, nel rispetto di un principio di equilibrio fra i Paesi membri tra la condivisione del rischio e la sua riduzione;
d) a proseguire nell’azione negoziale volta ad ampliare gli spazi di compatibilità con la disciplina europea degli aiuti di Stato, in particolare relativi alle vie alternative alle procedure di risoluzione attraverso l’intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi in caso di istituti in crisi;
e) a promuovere la diffusione dell’educazione finanziaria per aumentare la consapevolezza da parte dei cittadini degli strumenti e dei servizi finanziari e la capacità di misurazione dei profili di rischio e di rendimento associati con le diverse tipologie di prodotti offerti;
2) relativamente al sostegno del sistema bancario nazionale:
a) a garantire il più alto grado di tutela dei risparmiatori coinvolti in procedimenti di ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, attraverso procedure chiare e trasparenti e offrendo il massimo sostegno nella comprensione delle stesse;
b) ad assumere iniziative per assicurare un adeguato livello di liquidità del sistema bancario per ripristinare la capacità di finanziamento a medio-lungo termine, anche prevedendo la concessione delle garanzie dello Stato su passività delle banche italiane;
c) a mettere in atto un programma di rafforzamento patrimoniale delle banche italiane mediante interventi per la ricapitalizzazione, che prevedano anche la sottoscrizione di nuove azioni, allo scopo precauzionale di ripatrimonializzare gli istituti in difficoltà e di garantire l’adeguato accesso alla liquidità in caso di tensioni;
d) a discutere ed approvare le misure di intervento nel quadro della massima condivisione con il Parlamento;
impegna se stessa e i propri organi, per quanto di sua competenza, ad adottare ogni iniziativa utile volta ad addivenire all’istituzione di una Commissione parlamentare bicamerale di inchiesta in merito al funzionamento del sistema bancario italiano e ai casi di crisi finanziaria che hanno coinvolto alcuni istituti negli ultimi anni, con particolare riguardo all’individuazione delle eventuali responsabilità degli amministratori, al corretto ed efficace esercizio delle funzioni di vigilanza e controllo, nonché all’analisi delle insolvenze che hanno contribuito a determinare tali crisi.
Per saperne di più leggi il testo completo
Mozione N. 1-01456 - 10 Gennaio 2017
FIERA, IL PD ATTACCA LA GESTIONE DI OLIVI «ILLEGITTIMO IL CONTRATTO CON GL EVENTS». NACCARATO: «ANDAVA FATTA UNA GARA PUBBLICA». CORRIERE VENETO 24 DICEMBRE 2016
Quanto alla fiera, c’è da ricominciare da capo. Almeno secondo il deputato del Pd Alessandro Naccarato e l’ex assessore ai tributi (sempre Pd) Umberto Zampieri, ieri in conferenza stampa al Pedrocchi. Di mezzo, secondo loro, la legittimità degli atti. La tesi è questa. «Per fare un contratto di affitto di ramo d’azienda tra i francesi di Gl Events e Geo (la società che da tre mesi gestisce la fiera) ci voleva una gara pubblica – ha affermato Naccarato -. Il contratto è avvenuto in contrasto con la normativa sulla concorrenza. In pratica, la cessione di attività superiori all’80% del contratto originale (quello che ha portato all’ingresso di Gl events) richiede una procedura di gara perché diventa una nuova concessione. Infatti l’ingresso di un nuovo soggetto, Geo Spa, è una concessione per utilizzare beni pubblici che possono essere affidati con una gara». Insomma, l’affitto di Geo «va impugnato». Ci dovrebbe pensare, secondo Naccarato, il commissario Michele Penta. Il quale chiarisce, però, «di non avere i poteri, perché si tratta di rapporti tra privati. Se ci sono profili non chiari, ciò non mi compete». Per fare un po’ di chiarezza, Gl Events è il colosso di settore che fino a qualche giorno fa possedeva l’80% del pacchetto della Fiera di Padova; il restante 20% era della società proprietaria di alcuni padiglioni di Via Tommaseo, Fiera immobiliare, controllata, a sua volta al 47,3% dal Comune, al 47,3% dalla Camera di commercio e al 5,4% dalla Provincia. Dal momento che gli affari non brillavano, se era reso necessario un aumento di capitale di un milione di euro; i soci pubblici hanno invece aperto il portafoglio per un totale di 5 euro: il valore di una azione (2 euro) e del sovrapprezzo (3 euro). Di fatto, la Fiera è transalpina. E ciò è accaduto proprio di questi giorni; risale invece a tre mesi fa l’affitto di ramo d’azienda di Geo. Il cui presidente, Andrea Olivi, la mette così: «Ma di che parla Naccarato? Una sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue, del 2002, immediatamente operativa nel nostro ordinamento grazie a una sentenza della Corte Costituzionale, la 170/84, dice che l’attività fieristica è priva di qualsiasi rilievo pubblicistico. Pertanto non si è fatta una gara pubblica, ma un’autodisciplina aperta al pubblico. L’attività in affitto di ramo d’azienda è squisitamente privata. Casomai pubblici sono alcuni terreni, e allora non si capirebbe come mai sono stati concessi a privati per la realizzazione del Centro Congressi. Varrebbero, se ricordo bene, otto milioni di euro. Erano indisponibili?». Per Olivi «se vogliono andare avanti con la richiesta di una gara pubblica, noi ci sfiliamo immediatamente. Non c’è alcun problema: se la vedano loro. Avanza così l’ipotesi di un fallimento della Fiera». E in effetti, a ben guardare, non c’è la fila per accaparrarsi il posto di Olivi o dell’ad di Geo Luca Griggio. Il comparto soffre in tutta Italia, tanto che qualcuno ha avanzato l’ipotesi che l’idea di fiera tradizionale sia morta e sepolta. Di qui il piano industriale di Geo, che vuole realizzare un hub dell’innovazione. Privati disposti ad aprire il portafoglio non se ne troverebbero facilmente. Forse, se le cose si mettessero male, la salvezza potrebbe venire proprio dalla Camera di Commercio, che ha già investito 15,6 milioni per il Centro Congressi e che con il piano Padova 4.0 (del valore di altri 60, 70 milioni, grazie a dismissioni di partecipazioni) si appresta a rimodellare il volto della città. Ma, sia chiaro, questa è solo un’ipotesi.
«FIERA, SERVE LA GARA». OLIVI: «ANDIAMO VIA» MATTINO DI PADOVA 24 DICEMBRE 2016
«Il commissario Michele Penta sciolga il contratto tra i francesi di GL e Geo spa, ed apra una gara d’appalto come prevede la procedura». Alessandro Naccarato, onorevole del Pd, lancia una proposta che lascia di stucco: visto che in ballo c’è l’interesse pubblico, si torni indietro su quanto accordato in modo illegittimo (secondo il nuovo codice degli appalti), e si apra una nuova gara, per affidare la gestione della Fiera ad una nuova impresa. «La Fiera di Padova» spiega Naccarato «è gestita da Padova Fiere spa ed è di proprietà per l’80% di Gl Events, società francese che è entrata mediante una procedura di gara. Nel mese di settembre 2016 Gl Events ha ceduto la gestione della Fiera ed ha stipulato un contratto d’affitto di un ramo d’azienda con Geo spa. Ma il contratto è in contrasto con la normativa sulla concorrenza. Secondo il nuovo codice degli appalti, infatti, la cessione di attività superiori all'80% del contratto originale richiede una procedura di gara, perché diventa una nuova concessione. Infatti l’ingresso del nuovo soggetto, Geo spa, è una concessione per utilizzare beni pubblici che possono essere affidati a un privato solo con gara. L’errore è a monte, ed è in una gara che non c’è stata. Oggi quel contratto va impugnato. Auspico l'assunzione di rischio da parte di un soggetto che non scarichi sul pubblico le proprie inefficienze e incapacità». Quanto al centro congressi: «il contratto d’appalto è stato firmato nel 2014 e prevedeva 90 giorni per la progettazione esecutiva e 670 giorni per l’esecuzione dei lavori. Dopo due anni e quattro mesi tutto è fermo. Le due imprese sono al centro di indagini per gravi reati contro la pubblica amministrazione e, pertanto, dovrebbero essere commissariate». «Siamo pronti ad andarcene lasciando ad altri la gestione della Fiera, dei suoi 34 dipendenti e di un piano industriale che punta, grazie ad investimenti nostri, a far tornare la Fiera di Padova oltre la soglia dei 18 milioni di euro di fatturato entro 3 anni». Questo è quanto dichiarano Luca Griggio e Andrea Olivi, amministratori di Geo a seguito delle affermazioni di Naccarato in merito alla galassia di questioni legate al quartiere fieristico padovano. «Non è accettabile che Geo resti schiacciata nelle polemiche riconducibili alla campagna elettorale subendo un danno ingiusto in relazione ad affermazioni imprecise o addirittura false espresse da chicchessia che mettono in dubbio il valore dei contratti sulla base dei quali abbiamo scelto di investire nel rilancio della fiera» continua Olivi.
MIGRANTI, MINNITI: "NUOVI CIE PIÙ PICCOLI E DIVERSI DA QUELLI DEL PASSATO" REPUBBLICA 5 GENNAIO 2017
E' quanto ha detto il ministro degli Interni Marco Minniti parlando della sua proposta per gestire i rimpatri degli immigrati irregolari a cui è stato respinta la richiesta d'asilo. "I nuovi Cie non avranno nulla a che fare con quelli del passato. Punto. Non c'entrano nulla perché hanno un'altra finalità, non c'entrano con l'accoglienza ma con coloro che devono essere espulsi - ha detto Minniti - La mia idea è di parlare di piccoli numeri, che ci sia una governance trasparente e che ci sia un potere esterno di controllo per quanto riguarda le condizioni di vita all'interno"
VIDEO DELLA DICHIARAZIONE DEL MINISTRO DELL'INTERNO

MIGRANTI MINNITI: «I NUOVI CIE SARANNO TOTALMENTE DIVERSI» AVVENIRE 6 GENNAIO 2017
Si chiameranno Cie, ma non saranno i Cie come li conosciamo. Questo promette il ministro dell’Interno Marco Minniti, dopo il coro di 'no' alla riedizione dei Centri di identificazione ed espulsione che tanti problemi hanno dato alle autorità e agli ospiti, senza mai riuscire a raggiungere appieno lo scopo per cui furono istituiti: identificare con certezza i migranti e rimpatriare quelli irregolari. Prudenza dettata anche dal clima respiratori durante il vertice di governo nel corso del quale non è stato nascosto un certo timore per gli effetti politici degli annunci del neoministro dell’Interno, con il rischio che possano essere strumentalizzati dall’opposizione. Dopo il vertice Minniti ha tenuto a precisare che il 'nuovi' Cie «non avranno nulla a che fare con quelli del passato. Punto. Non c’entrano nulla perché hanno un’altra finalità – ripete il ministro –, non c’entrano con l’accoglienza ma con coloro che devono essere espulsi». Le modalità verranno discusse nei prossimi giorni. «Ne parleremo alla conferenza Stato-Regioni già convocata per il 19 gennaio. Proporrò strutture piccole, che non c’entrano nulla con quelle del passato, con governante trasparente e un potere esterno rispetto alle condizioni di vita all’interno». Parole pronunciate dopo il vertice su sicurezza, migranti e Libia a Palazzo Chigi con il premier Gentiloni, insieme ai ministri degli Esteri Angelino Alfano, e della Difesa Roberta Pinotti. Minniti ha anche annunciato che si recherà in Libia per affrontare il tema dell’immigrazione. Il governo procede verso un decreto legge per semplificare le procedure; una serie di accordi (finora fallimentari) con i Paesi di origine e transito per rendere effettivi i rimpatri; accoglienza diffusa rinnovando gli incentivi già previsti per i Comuni che accolgono i migranti. «Lavorerò con tutte le mie forze perché siano rispettati i diritti umani e le strutture di accoglienza di grandi dimensioni non vanno in questa direzione », ha assicurato il ministro. Resta da capire, a questo punto, in che modo si intende realizzare e governare queste strutture. «Le parole del presidente della Repubblica nel messaggio di fine anno sono le migliori pronunciate sul tema - ha osservato il titolare del Viminale –. Il tema dell’immigrazione va affrontato in maniera complessiva, vederlo in modo parcellizzato è la cosa più sbagliata possibile. Intendo presentare una proposta organica al Parlamento perché è il Parlamento che deve decidere». Da quanto trapela, dovrebbero essere realizzate una quindicina di strutture in altrettanti regioni italiane, ciascuna con circa 100 posti. Dipenderà poi dalla Come sempre le reazioni sono contrastanti. «Tornare ad investire sui Cie significa rispondere strategicamente alle esigenze di sicurezza e legalità del Paese connesse al complesso tema dell’immigrazione», afferma il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Enzo Marco Letizia. «C’è, tra l’altro, un rapporto tra crimine e terrorismo poiché - continua - la maggior parte dei jihadisti che hanno colpito in Europa avevano alle spalle una storia di criminalità comune. Rendere effettiva l’espulsione degli stranieri che commettono reati, in base alla normativa vigente, con accordi di riammissione con gli stati di provenienza, significa sterilizzare il terreno su cui agiscono gli istigatori ed i reclutatori del terrorismo jihadista». Al contrario Amnesty International Italia ricorda che «le organizzazioni per i diritti umani e anche la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani hanno ripetutamente documentato le violazioni dei diritti umani cui la detenzione nei Cie ha portato». Un suggerimento arriva dalla cooperativa Auxilium, che gestisce nove centri per migranti. «L’accoglienza deve essere divisa in due fasi. Nella prima – ha dichiarato il fondatore Angelo Chiorazzo alla rivista sanfrancesco. org - dove vengono fatti tutti i controlli burocratici del caso». Nella seconda fase «il migrante - è il suggerimento - viene collocato in piccole strutture o in famiglie». Osservazioni di cui il Viminale, pressato anche dalle Regioni, dovrà tenere conto.
PROFUGHI. A CONA, MUORE UNA RAGAZZA E SCOPPIA LA RIVOLTA LA NUOVA VENEZIA 2 GENNAIO 2017
Rivolta nel centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, dove alcuni profughi nella notte di ieri hanno bloccato per ore all’interno della struttura 25 operatori che si occupano dei richiedenti asilo per alcune ore. Solo l’intervento dei carabinieri e della polizia ha consentito di riportare la calma. Intorno alle 2 gli operatori sono stati fatti uscire. I richiedenti asilo ospiti del campo, circa 1.400, sono tutti all'esterno e chiedono un incontro con il prefetto per mostrargli le condizioni in cui sono costretti a vivere, definite "inumane". Tutto è iniziato nel pomeriggio. Una ragazza ivoriana di 25 anni Sandrine Bakayoko, ospite nell’hub per richiedenti asilo di Conetta, è stata trovata priva di sensi in un bagno del centro alle 12.30 di lunedì. Poco dopo muore, mentre viene trasportata all’ospedale di Piove di Sacco. Gli altri ospiti, in serata, sono usciti dalla base e hanno iniziato a protestare, sostenendo che i soccorsi sono arrivati in ritardo. Nella notte sono stati presi in ostaggio gli operatori e danneggiati i locali del centro profughi. Il magistrato di turno Lucia D’Alessandro ha disposto l’autopsia sulla ragazza morta in circostanze da chiarire. L'autopsia. L'esame sul corpo della povera ragazza, eseguita su ordine della procura della Repubblica nella mattinata di martedì 3 gennaio, ha portato alla luce un caso di "tromboembolia massiva polmonare bilaterale", un caso compreso tra quelli definiti di "morte improvvisa". Secondo i medici la ragazza non avrebbe potuto essere salvata. Esclusa invece ogni ipotesi di morte dolosa o per malattia infettiva. Liberati. Gli operatori della cooperativa Ecofficina sono stati fatti uscire poco prima delle due. Tra di loro anche due medici e un'infermiera. Si sono allontanati in auto, alcune colpite dai manifestanti. Secondo le prime dichiarazioni tutti stanno bene anche se hanno trascorso momenti di paura quando all'esterno dei loro rifugi molti migranti avevano iniziato a colpire le pareti con bastoni e spranghe. Allo scoppio della protesta si erano chiusi e barricati in alcuni container e negli uffici amministrativi della struttura. Trattative. Nella mattinata la situazione si è andata via via calmando anche se all'interno del campo regna la confusione più totale. Metà dei richiedenti asilo sono rientrati e sono stati fatti passare i camion del cibo. Un gruppo ha chiesto un incontro con il prefetto ma non è ancora chiaro con quali modalità avverrà l'incontro: se il prefetto verrà a Cona o se una delegazione andrà a Venezia. (...) Terza rivolta in un anno. Le proteste di ieri non sono le prime andate in scena nell'hub di Conetta, frazione di Cona, anche se sono state le prime con un accento violento con l'utilizzo di fuochi e di minacce. Il 30 agosto scorso una cinquantina di migranti avevano manifestato in strada per protestare contro i lunghi tempi di evasione delle pratiche per le richieste di asilo. In quella occasione tuttavia si era trattato di un sit in pacifico controllato dalle forze dell'ordine. Sul posto agenti della polizia del commissariato di Chioggia e carabinieri di Chioggia oltre al sindaco di Cona Alberto Panfilio che aveva ricordato come all'inizio del mese avesse ricevuto dall'allora ministro dell'interno Alfano assicurazioni sulla diminuzione del numero di ospiti del centro di accoglienza veneziano. In precedenza, il 27 gennaio dello scorso anno un centinaio di migranti, su un totale in quel momento di 600 contro i 900 di oggi, era sceso in strada per protestare contro il livello di assistenza loro offerto nella struttura. Senza creare particolari tensioni, avevano occupato parte della strada cercando di richiamare l'attenzione sui problemi soprattutto igienico sanitari della struttura, sottolineando il fatto di essere in troppi rispetto alla capacità di accoglienza della ex base.
NACCARATO (PD): «GARE, ESCLUDERE ECOFFICINA» CORRIERE VENETO 7 GENNAIO 2016
«Bisogna applicare la legge, commissariando Ecofficina ed escludendola dalle prossime gare». A dirlo, come di consueto senza mezzi termini, è Alessandro Naccarato, deputato del Pd e membro della commissione parlamentare antimafia. Un messaggio, quello dell’esponente dem, rivolto inevitabilmente al prefetto Patrizia Impresa. Secondo Naccarato, nei confronti della cooperativa che gestisce (tra i tanti) i campi profughi di Bagnoli e Cona, recentemente al centro della polemica, va adottato l’articolo 32 della legge 114 del 2014 che «stabilisce che i soggetti sottoposti a procedimenti per reati contro la pubblica amministrazione, compresi induzione indebita a promettere o a dare utilità, corruzione di persona incaricata di pubblico servizio, traffico di influenze illecite, turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente, siano commissariati». «E’ necessario e urgente – rincara il deputato del Pd – applicare la legge e intervenire per tutelare la concorrenza, la qualità e i costi dei servizi pubblici».
«VIA EDECO DAL BANDO PER LA GESTIONE» MATTINO DI PADOVA 7 GENNAIO 2017
«La rivolta di Cona è l’ennesima conferma della cattiva gestione di Edeco, già Ecofficina, prima nel settore dei rifiuti e ora in quello di richiedenti asilo. La cooperativa ha tutti i requisiti per essere sottoposta alle misure di prevenzione contro gli illeciti previste dalla legge: dovrebbe essere commissariata e non deve essergli consentita la partecipazione al nuovo bando della Prefettura sull’accoglienza». Ancora una volta l’appello arriva dal parlamentare del Pd Alessandro Naccarato, componente della commissione anti-mafia, che da tempo chiede pesanti provvedimenti sulla cooperativa di Simone Borile, Sara Felpati e Gaetano Battocchio. «Per anni Padova tre srl, società del Consorzio per la raccolta rifiuti dei comuni della Bassa padovana, ha affidato senza gara ingenti lavori a Ecofficina, amministrata dalla moglie dell’allora vicepresidente della srl, Simone Borile – spiega il deputato dem – Padova tre è stata utilizzata per favorire Ecofficina con un evidente conflitto di interessi ed è stata amministrata in modo disastroso accumulando enormi debiti che ne stanno determinando il fallimento. La cooperativa, grazie all’attività svolta per conto di Padova tre, è riuscita ad aumentare il fatturato conquistando una posizione dominante nell’accoglienza dei profughi. E si è distinta per una gestione spesso negativa». «In più sono state avviate indagini su Ecofficina per verificare l’esistenza di reati penali nella gestione dei rifiuti e dei richiedenti asilo. Nell’inchiesta sulla partecipazione della cooperativa al bando Sprar di Due Carrare è coinvolta anche una funzionaria della prefettura – sottolinea Naccarato – Per impedire che tali situazioni possano ripetersi bisogna aumentare i controlli e applicare in modo rigoroso le misure di prevenzione contro la corruzione».
CRIMINALITA' ORGANIZAZZATA E IMPRESE IN VENETO VENERDI' 20 GENNAIO ORE 18.30 SALA PALADIN - MUNICIPIO DI PADOVA

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