«SBAGLIATO CONCEDERE PERMESSI A RIINA JR» MATTINO DI PADOVA 4 FEBBRAIO 2017
Sorvegliato speciale perché, nonostante abbia espiato 8 anni e 10 mesi in carcere per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, è stato ritenuto socialmente pericoloso. Ovvero contiguo o, si sospetta, inserito in un’associazione di tipo mafioso. Sorvegliato speciale a Padova (per sua scelta) dal 2012 eppure, di fatto, libero di incontrare chiunque. Anche pregiudicati. A raccontarlo sono le fotografie che immortalano Giuseppe Salvatore (detto Salvuccio) Riina seduto al bar Buonarroti nel rione di Santissima Trinità in compagnia del romano Riccardo Foti, arrestato per reati legati alla droga. Foto scattate dai carabinieri 3 anni fa. Domanda: come mai quelle immagini, che forse spedirebbero qualunque altro sorvegliato speciale in galera, non hanno mai “pesato” nella concessione dei permessi chiesti e ottenuti dal 39enne figlio del capo indiscusso di Cosa Nostra (il pluriergastolano Totò Riina), autorizzato a trascorrere le recenti vacanze natalizie nella natìa Corleone e a visitare l’anziano padre in carcere? Le foto sotto accusa. «Le fotografie che riprendono Riina insieme ad alcuni pregiudicati mostrano una realtà inquietante. È grave che un condannato per reati di mafia possa incontrare persone con precedenti penali in piena libertà. Di cosa discutono? Che relazioni intercorrono tra loro? Che ruolo svolge davvero Riina a Padova?» si domanda (e chiede) preoccupato il deputato del Pd Alessandro Naccarato, dal 2013 membro della Commissione parlamentare antimafia. «Nonostante le fotografie e gli incontri siano noti alle autorità giudiziarie e alle forze dell’ordine» continua il parlamentare padovano, «Riina continua a ricevere permessi per muoversi e spostarsi per il Paese. I movimenti, gli interlocutori e le azioni di Riina devono essere controllati per prevenire il rischio che le organizzazioni mafiose possano rafforzare la presenza in Veneto». Accolto dalla Chiesa. Tuttavia secondo Naccarato ci sono pure altre recenti notizie emerse intorno al figlio prediletto del boss di Cosa Nostra che «richiedono la massima attenzione da parte dell’autorità giudiziaria e una reazione delle istituzioni e dell’opinione pubblica». Fra queste, la cresima impartita a Salvuccio dal parroco della chiesa del quartiere cittadino di Sacro Cuore, don Daniele Marangon, sacramento indispensabile per consentire a Riina junior di fare il padrino in occasione del battesimo di una nipote il 29 dicembre. Il deputato Pd è tagliente: «È altrettanto grave che un appartenente alla mafia, che non si è mai pentito in sede penale dei reati commessi, abbia ottenuto il pieno riconoscimento religioso. In un pericoloso ambiguo intreccio di simboli e di significati Riina, mafioso e figlio di un padrino sanguinario, è diventato il padrino per il battesimo della nipote. A cosa servono le prediche morali della Chiesa se Riina può fare il padrino senza pentirsi dei gravi delitti? L’esperienza insegna che gli affiliati a Cosa Nostra, soprattutto nel caso di forti vincoli parentali come per Riina, non escono dall’associazione criminale alla scadenza della condanna. Inoltre non bisogna dimenticare il precedente dell’intervista televisiva di Riina a “Porta a Porta” (su RaiUno) nell’aprile dello scorso anno». Secondo Naccarato Riina ha contribuito ad aumentare gli ascolti della trasmissione e, in cambio, «ha avuto la possibilità di divulgare tre messaggi: ha rivendicato le azioni del padre chiudendo le porte al pentimento; si è presentato come una persona “normale” per mostrare il volto pulito della mafia; ha comunicato alle gerarchie di Cosa Nostra di essere tornato in attività». Rischi concreti. Insomma il parlamentare non ha dubbi: «C’è il rischio concreto che la presenza di Riina a Padova possa essere utile a relazioni funzionali all’espansione in Veneto delle attività di soggetti collegati alla criminalità». Il richiamo è al governo: «I ministri dell’Interno e della Giustizia devono attivarsi subito con le competenti autorità giudiziarie e con le forze dell’ordine per intensificare i controlli di prevenzione sulle attività e le relazioni di Riina a Padova». Perché, fa capire Naccarato, Riina jr avrebbe scelto Padova come residenza per la gestione degli affari di famiglia.
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Interrogazione ai Ministri dell'Interno e della Giustizia
«L’ULTIMO ATTO DI BITONCI È IRREGOLARE: INTERVENGA L’ANAC» MATTINO DI PADOVA 3 FEBBRAIO 2017
La lettera di Bitonci che mette a disposizione le aree del nuovo ospedale dopo essere stato sfiduciato è «inficiata da eccesso e sviamento di potere». Per questo tre parlamentari l’hanno portata all’attenzione dell’Anac, l’autorità anti-corruzione guidata da Raffaele Cantone. Si tratta dei due dem Alessandro Naccarato e Giorgio Santini e del civico Domenico Menorello: tre esponenti politici padovani che sul nuovo ospedale hanno anche posizioni diverse. Ma che giudicano irregolare l’ultimo atto dell’ex sindacato sfiduciato dalle 17 dimissioni dei consiglieri comunali. Un dettagliato esposto all’Anac è stato spedito lo scorso 24 gennaio, inviato in copia anche al prefetto Patrizia Impresa e al commissario Michele Penta. Due giorni dopo Penta ha comunicato le sue dimissioni, anticipando di poche ore anche lo spostamento del prefetto Impresa. Difficile capire se ci sia o meno un collegamento tra questi eventi. Ma cosa contestano i tre parlamentari? La prima obiezione è meramente temporale: le dimissioni dei consiglieri sono state protocollate il 12 novembre alle 9 mentre la mail certificata dell’ex sindaco (firmata digitalmente) è partita alle 12.49. «Ma il deposito delle dimissioni determina la sospensione immediata degli organi del Comune», spiegano i tre firmatari dell’esposto. In più la lettera di Bitonci sembra seguire pedissequamente quanto previsto nella bozza di accordo di programma elaborata dall’Azienda ospedaliera dopo numerosi incontri tra i tecnici degli enti. La bozza però non è stata approvata dal consiglio comunale, dunque Bitonci non poteva sottoscriverla, né mettere a disposizione le aree. «In materia di alienazioni immobiliari e determinazioni urbanistiche persiste la competenza esclusiva del consiglio comunale. Serve una delibera, non una riga in un documento di programmazione», chiariscono Menorello, Santini e Naccarato. È lo stesso errore che ha portato il Tar ad annullare il Piano del commercio. E ancora: in un atto ufficiale il segretario generale Lorenzo Traina ha scritto nero su bianco che «non sussiste alcun parere istruttorio trattandosi di una mera manifestazione di volontà». Senza l’istruttoria amministrativa un atto contiene già un vizio insanabile. Quindi la messa a disposizione delle aree non ha alcun valore. Le conclusioni di Santini, Naccarato e Menorello sono chiare: «Quell’atto è il tentativo del sindaco appena dimissionato di far pervenire agli altri enti un atto surrettiziamente equivalente alla sottoscrizione dell’accordo – spiegano nell’esposto – Mentre si tratta di un atto incoerente con le norme che regolano gli enti locali, le alienazioni, la concorrenza e i contratti pubblici». Insomma quella lettera in extremis di Bitonci rischia di compromettere l’intero accordo di programma sull’ospedale, pesando come un tentativo di condizionamento. Adesso toccherà all’autorità anti-corruzione aprire dare una risposta alla segnalazione. L’Anac tra l’altro è stata già coinvolta dall’Azienda ospedaliera per “vigilare” sul futuro appalto del nuovo ospedale.
INTERVENTI URGENTI PER LA COESIONE SOCIALE E TERRITORIALE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A SITUAZIONI CRITICHE IN ALCUNE AREE DEL MEZZOGIORNO
Approvato alla Camera il decreto Mezzoggiorno, un provvedimento che contiene misure urgenti per la coesione sociale e territoriale e per far fronte ad esigenze urgenti in aree del Mezzogiorno, anche prevedendo interventi che contemperino le esigenze di tutela occupazionale con quelle di salvaguardia ambientale e di prevenzione e monitoraggio della vivibilità, con particolare attenzione verso i soggetti più deboli.
In particolare, il decreto:
- apporta modifiche e integrazioni alla disciplina relativa ai contenuti del programma finalizzato al trasferimento dei complessi aziendali della procedura di amministrazione straordinaria del Gruppo ILVA. In tale ambito, le risorse rivenienti dalla restituzione dei finanziamenti statali precedentemente concessi sono destinate al finanziamento del Piano per attività di sostegno assistenziale e sociale per le famiglie disagiate nei comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola (30 milioni nel triennio 2017-2019) nonché all'acquisizione dei beni e dei servizi necessari alla realizzazione di interventi di ammodernamento tecnologico delle apparecchiature e dei dispositivi medico-diagnostici delle strutture sanitarie pubbliche ubicate nei suddetti Comuni (50 milioni di euro per il 2017 e di 20 milioni di euro per il 2018); - stabilisce la figura di un Commissario unico nazionale alla depurazione che acceleri, nel Mezzogiorno e nelle altre Regioni in ritardo rispetto agli standard europei, la realizzazione degli impianti necessari al trattamento ecologicamente avanzato delle acque reflue; - introduce l’istituzione, da parte delle rispettive Autorità portuali, di una Agenzia di transhipment nel Porto di Taranto e nel Porto di Gioia Tauro al fine di fornire una rete di sicurezza ai lavoratori interessati ai processi di ricollocazione nell’ambito dei piani di rilancio delle attività terminalistiche in corso; - dispone che, nel 2017, il Fondo per le non autosufficienze venga incrementato di 50 milioni di euro; -prevede interventi funzionali alla preparazione e organizzazione della Presidenza italiana del G7 nel 2017, evento che si terrà a Taormina.
La Commissione ha introdotto ulteriori disposizioni, tra le quali:
- un correttivo per rendere più efficace e attrattivo il credito d'imposta per gli investimenti al Sud che, ad oggi, ha erogato meno di 100 milioni di euro a fronte di uno stanziamento di 600 milioni; - 100 milioni di euro per la riqualificazione e l’ammodernamento tecnologico dei servizi di radioterapia oncologica di ultima generazione nelle regioni del Sud; - 24 milioni di euro per il 2017 per integrare il trattamento economico di 3.500 dipendenti Ilva in cassa integrazione straordinaria; - 5 milioni di euro annui, dal 2017 al 2022, per il completamento e l'implementazione della rete immateriale degli interporti finalizzata al potenziamento del livello di servizio sulla rete logistica nazionale; - la possibilità di assegnare ai comuni per finalità sociali anche i beni confiscati alle imprese mafiose, e non soltanto ai soggetti mafiosi.
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Testo del provvedimento
Dossier di approfondimento Gruppo PD
MIGRAZIONI E PERICOLI LEGATI AL TERRORISMO INTERNAZIONALE
Terrorismo: Orlando, 393 detenuti monitorati 175 a forte radicalizzazione , 46 detenuti in alta sicurezza
Sono 393 i detenuti sottoposti a monitoraggio nelle carceri , di cui 175 "a forte rischio di radicalizzazione"; 46 sono sottoposti a regime detentivo di alta sicurezza perche' accusati di terrorismo internazionale. Sono i dati diffusi dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, nel corso di un'audizione davanti alla Commissione Affari costituzionali della Camera.
Dei 393 detenuti "sottoposti ad analisi per rischio di radicalizzazione violenta o proselitismo in carcere", e che comunque presentano "un diverso grado di pericolosita'", "la maggioranza - ha detto Orlando - e' nata in Tunisia (115), Marocco (105), Egitto (27); vi sono poi 14 soggetti nati in Italia di cui tre con cognome di origine straniera". Per 130 di tutti costoro "non sono emersi segnali concreti di radicalizzazione; restano pero' sospettati e sottoposti ad osservazione". Mentre "88 soggetti, non ancora classificati come radicalizzati, hanno manifestato concreti e ripetuti atteggiamenti, anche in occasione di gravi attentati, che fanno presupporre vicinanza all'ideologia jihadista e quindi propensione alla attivita' di proselitismo e reclutamento". Sulla complessiva popolazione carceraria, pari allo scorso a 55.381 detenuti, sono 18.825 i detenuti stranieri, pari dunque al 34 per cento, ha reso noto ancora Orlando. I detenuti che provengono da Paesi con popolazioni tradizionalmente di fede musulmana, sono circa 14.680 (oltre la meta' da paesi africani, 3.359 dal Marocco e 2.141 dalla Tunisia). Tra di essi 6.290 hanno dichiarato di essere professanti: circa il 33% della popolazione dei detenuti stranieri e l'11% del totale della popolazione carceraria. I professanti mussulmani sono circa 7.500 e gli Imam 157.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
Audizione Ministro della Giustizia in Commissione I
Ministro dell'Inteno - Corriere 9 Febbraio 2017
Corriere della Sera 8 Febbraio 2017
Repubblica 7 Febbraio 2017
RIFLETTERE E OPERARE PER LA SCUOLA ITALIANA
Negli ultimi giorni è apparso un appello di diversi docenti che denuncia la situazione allarmante dei nostri studenti in particolare rispetto all'apprendimento e all'uso della lingua italiana. Di fronte a questo triste fenomeno occorre una riflessione profonda e una risposta forte da parte delle istituzioni ad ogni livello. La scuola è tra le istituzioni più preziose per il futuro del nostro Paese e occorre intervenire con decisione per invertire la tendenza manifestata dai docenti. In questo quadro appare incredibile che nella nostra Regione la Lega alimenti l'uso del dialetto addirittura spendendo risorse pubbliche che dovrebero essere utilizzate per innalzare il livello della cultura e potrebbero aiutare a contrastare le difficoltà nell'uso della lingua italiana.
CONTRO IL DECLINO DELL'ITALIANO A SCUOLA LETTERA APERTA DI 600 DOCENTI UNIVERSITARI
Al Presidente del Consiglio Alla Ministra dell’Istruzione Al Parlamento
È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana. A fronte di una situazione così preoccupante il governo del sistema scolastico non reagisce in modo appropriato, anche perché il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico più o meno da tutti i governi. Ci sono alcune importanti iniziative rivolte all’aggiornamento degli insegnanti, ma non si vede una volontà politica adeguata alla gravità del problema. Abbiamo invece bisogno di una scuola davvero esigente nel controllo degli apprendimenti oltre che più efficace nella didattica, altrimenti né il generoso impegno di tanti validissimi insegnanti né l’acquisizione di nuove metodologie saranno sufficienti. Dobbiamo dunque porci come obiettivo urgente il raggiungimento, al termine del primo ciclo, di un sufficiente possesso degli strumenti linguistici di base da parte della grande maggioranza degli studenti. A questo scopo, noi sottoscritti docenti universitari ci permettiamo di proporre le seguenti linee di intervento: - una revisione delle indicazioni nazionali che dia grande rilievo all’acquisizione delle competenze di base, fondamentali per tutti gli ambiti disciplinari. Tali indicazioni dovrebbero contenere i traguardi intermedi imprescindibili da raggiungere e le più importanti tipologie di esercitazioni; - l’introduzione di verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano. - Sarebbe utile la partecipazione di docenti delle medie e delle superiori rispettivamente alla verifica in uscita dalla primaria e all’esame di terza media, anche per stimolare su questi temi il confronto professionale tra insegnanti dei vari ordini di scuola. Siamo convinti che l’introduzione di momenti di seria verifica durante l’iter scolastico sia una condizione indispensabile per l’acquisizione e il consolidamento delle competenze di base. Questi momenti costituirebbero per gli allievi un incentivo a fare del proprio meglio e un’occasione per abituarsi ad affrontare delle prove, pur senza drammatizzarle, mentre gli insegnanti avrebbero finalmente dei chiari obiettivi comuni a tutte le scuole a cui finalizzare una parte significativa del loro lavoro.
Quanto prima pubblicheremo l’elenco completo dei firmatari. Tra i molti nomi noti numerosi Accademici della Crusca (Ugo Vignuzzi, Rosario Coluccia, Annalisa Nesi, Francesco Bruni, Maurizio Dardano, Piero Beltrami, Massimo Fanfani); i linguisti Edoardo Lombardi Vallauri, Gabriella Alfieri e Stefania Stefanelli; i rettori di quattro Università; i docenti di letteratura italiana Giuseppe Nicoletti e Biancamaria Frabotta; il pedagogista Benedetto Vertecchi e lo storico della pedagogia Alfonso Scotto di Luzio; gli storici Ernesto Galli Della Loggia, Luciano Canfora, Chiara Frugoni, Mario Isnenghi, Fulvio Cammarano, Francesco Barbagallo, Francesco Perfetti, Maurizio Sangalli; i filosofi Massimo Cacciari, Roberto Esposito, Angelo Campodonico, i sociologi Sergio Belardinelli e Ilvo Diamanti; la scrittrice e insegnante Paola Mastrocola; il matematico Lucio Russo; i costituzionalisti Carlo Fusaro, Paolo Caretti e Fulco Lanchester; gli storici dell’arte Alessandro Zuccari, Barbara Agosti e Donata Levi; i docenti di diritto amministrativo Carlo Marzuoli, di diritto pubblico comparatoGinevra Cerrina Feroni e di diritto romano Giuseppe Valditara; il neuropsichiatra infantile Michele Zappella; l’economista Marcello Messori
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
Corriere della Sera 7 Febbraio 2017
Repubblica 8 Febbraio 2017
IDEE PER PADOVA IL COMUNE A SERVIZIO DEI CITTADINI. PROPOSTE PER AUMENTARE LA TRASPARENZA E L'EFFICIENZA DEL COMUNE DI PADOVA GIOVEDI' 16 FEBBRAIO ORE 21.00 SALA NASSIRYA - PIAZZA DEI SIGNORI - PADOVA

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