PRIMARIE DEL 30 APRILE 2017
I risultati delle primarie del Pd sono chiari: Renzi ha vinto nettamente; la partecipazione rispetto al 2013 è diminuita del 50% nelle regioni del centro nord e del 25% circa in quelle del sud, con alcune eccezioni dove è addirittura aumentata.
La partecipazione si è dimezzata anche nelle primarie per il segretario regionale del Veneto. Bisato, il candidato vicino a Renzi, ha vinto ma ha raccolto meno voti del segretario nazionale.
Una prima considerazione da rivendicare con orgoglio riguarda il fatto che il Partito democratico è l’unica forza politica che sceglie i gruppi dirigenti in modo trasparente, aperto e democratico con le primarie.
Questo strumento, che presenta ancora alcuni limiti e che può essere utilizzato e organizzato meglio, consente alle persone di partecipare alla vita politica in modo diretto.
Adesso dobbiamo evitare gli errori del passato e dobbiamo valorizzare la partecipazione e costruire rapporti stabili con le persone che domenica 30 aprile hanno votato, coinvolgendole nella costruzione di una forza organizzata nel territorio.
Acquisito il risultato ed eletti i nuovi gruppi dirigenti, bisogna analizzare i numeri con serietà senza farsi condizionare da enfatizzazioni eccessive e da inutili trionfalismi. Per questo in allegato è possibile leggere alcune analisi quantitative che indicano le trasformazioni in corso nell’elettorato e nella militanza del PD.
In particolare si osserva uno spostamento verso il centro moderato dello schieramento politico, verso la popolazione più anziana e i pensionati. Questo elemento, già evidenziato dal dato del referendum del 4 dicembre, deve essere affrontato al più presto. Infatti se il PD non recupera un rapporto con le generazioni più giovani, con i lavoratori attivi e non rilancia un programma di riforme, soprattutto sul piano sociale, rischia di trasformarsi in una forza di conservazione con il rischio di perdere ulteriori elettori nell’insediamento tradizionale di centro sinistra.
Per quanto riguarda il nostro territorio appare utile evidenziare la riduzione di votanti che conferma in alcune zone della provincia l’inconsistenza del PD e il nostro progressivo indebolimento.
Comuni con maggiore calo della partecipazione rispetto alle primarie 2013 - Media provinciale: 48,6% - Comune Padova: 52,6% - Media provinciale senza comune di Padova: 46,6%
Un dato da analizzare con attenzione è la diminuzione della partecipazione. A livello nazionale ha votato il 67% dei votanti del 2013. In provincia di Padova il dato è del 48,6%. In molti comuni la partecipazione scarsa indica una riduzione significativa della forza del PD. Di seguito i dati più significativi:
Anguillara 27,1% Campodarsego 35,6% Camposampiero+Loreggia 39,4% Cartura 40,1% Casale di scodosia+ Urbana+Merlara+Masi+Castelbaldo+Piacenzad’Adige 28,8% Codevigo+Correzzola 35,1% Fontaniva 37,7% Limena 32,5% Maserà+Casalserugo 38,7% Massanzago 35% Ponte S.Nicolò 38,2% Selvazzano 36,1% Teolo+Rovolon+Cervarese 41,7% Torreglia 37,4% Vigodarzere 41,8% Veggiano+Saccolongo 27,9% Villa del Conte 38% Villanova di Camposampiero 38,1%
Nel comune di Padova il calo maggiore si è registrato all’Arcella (47,05%) e a Voltabarozzo (47,6%).


Il confronto con il 2013 indica una diminuzione di voti a Renzi (-12.406; di cui -3.432 in città) e, in misura minore, una riduzione di voti a Orlando rispetto a Cuperlo (-1.262; di cui 384 in città).
Il dato è interessante perché indica che Renzi, nonostante dal 2013 a oggi sia stato segretario del PD e presidente del consiglio per quasi 3 anni, e nonostante abbia allargato il numero dei sostenitori tra i rappresentanti istituzionali, perde consensi.
Infatti rispetto al 2013 lo schieramento che ha sostenuto Renzi ha registrato l'ingresso del gruppo del ministro Martina (a Padova il segretario provinciale Bettin, l’ex presidente del consiglio comunale e assessore Micalizzi, la deputata Narduolo) e del gruppo di Orfini. Inoltre nuove personalità che non erano nel Pd nel 2013 e sono entrate nel PD nel corso della legislatura hanno sostenuto Renzi: i deputati Zan e Rostellato e il senatore Dalla Zuanna. Al contrario il calo di voti di Orlando rispetto a Cuperlo è determinato dalla fuoriuscita dal PD di persone che nel 2013 avevano sostenuto Cuperlo: Bersani, D’Alema (a Padova i consiglieri regionali Ruzzante e Bortoli, che nel 2013 era in carica, l’ex sindaco e ministro Zanonato). Inoltre, come ricordato, anche Martina e Orfini (e i loro sostenitori padovani) avevano appoggiato Cuperlo nel 2013.
Questi dati suggeriscono di tenere presente gli spostamenti di elettorato soprattuto rispetto alle prossime scadenze elettorali, in particolare rispetto alle vicine elezioni amministrative. Per sostenere al meglio il nostro candidato Sindaco Sergio Giordani e il progetto riformista per Padova, il PD deve colmare le distanze con alcune fasce di elettori e mostrare con chiarezza la nostra idea di città.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
CORRIERE DELLA SERA 3 MAGGIO 2017
LA REPUBBLICA 3 MAGGIO 2017
LA STAMPA 3 MAGGIO 2017
RISULTATI PRIMARIE 30 APRILE 2017 - ASSEMBLEA E SEGRETARIO NAZIONALE
RISULTATI PRIMARIE 30 APRILE 2017 - ASSEMBLEA E SEGRETARIO REGIONALE
POLVERARA, INTERROGAZIONE DEI DEPUTATI DEL PD AL GOVERNO «ACCERTARE LE RESPONSABILITÀ PER TUTELARE COMUNE E CITTADINI». EX SINDACI A PROCESSO «RAMPIN-BERTIPAGLIA RISCHIO PRESCRIZIONE» MATTINO DI PADOVA 4 MAGGIO 2017
Rischio prescrizione per i reati di cui sono chiamati a rispondere in tribunale gli ex sindaci di Polverara Olindo Bertipaglia e Sabrina Rampin: il rinvio del processo dei giorni scorsi a novembre potrebbe far trascorrere i termini utili per perseguire gli ex amministratori, accusati a vario titolo con alcuni imprenditori di falso ideologico, abuso d’ufficio e peculato per una serie di lavori pubblici pagati e mai eseguiti, o eseguiti solo in parte. A sollevare la questione sono i deputati padovani del partito democratico Alessandro Naccarato, Vanessa Camani, Margherita Miotto, Giulia Narduolo, Gessica Rostellato e Alessandro Zan con una interrogazione presentata al ministro della Giustizia. «Esprimiamo forte preoccupazione» scrivono nel documento, «per il rischio che il rinvio del procedimento possa comportare la prescrizione dei reati, con la conseguenza che divenga impossibile tutelare i diritti dei cittadini e del Comune di Polverara e si determini, di fatto, l’impossibilità di perseguire in modo efficace gli imputati». Nella stessa interrogazione Naccarato e colleghi ricordano anche le intimidazioni ai danni dell’attuale sindaco Alice Bulgarello, due lettere minatorie con espliciti riferimenti al suo impegno per arrivare alla verità sulla condotta degli ex amministratori e le loro responsabilità. «Il Comune di Polverara guidato dal sindaco Alice Bulgarello dal giugno 2014» si legge nel testo rivolto al ministro Andrea Orlando, «si è costituito parte civile nel processo e ha chiesto la restituzione del denaro indebitamente saldato e il risarcimento per il danno di immagine subito dal Comune stesso. All’inizio del 2016 il sindaco Bulgarello, per il suo impegno in difesa della legalità nel territorio, ha ricevuto pesanti minacce legate a questa vicenda». Minacce, per altro, per le quali gli stessi deputati avevano già all’epoca presentato una interrogazione al ministro dell’Interno per denunciare il grave atto di intimidazione. «La prescrizione dei reati e l’impossibilità di accertare in via definitiva le responsabilità» sottolineano i deputati del Pd, «è un epilogo che deve essere evitato per garantire la tutela della pubblica amministrazione ed escludere che si diffonda nella comunità locale il senso di impunità». La richiesta finale va dritta al punto: «Rivedere la disciplina della prescrizione per reati di estrema gravità contro la pubblica amministrazione» I lavori pubblici finiti nell’inchiesta ammontano a decine di migliaia di euro: certi, però, sono solo i soldi pagati dal Comune, mentre molti cantieri non sono nemmeno mai stati aperti. Rampin e Bertipaglia sono a processo anche per i lavori al vecchio Mulino e per presunte fatture false per ottenere rimborsi non dovuti per l’alluvione.
INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
LA CAMERA APPROVA LE NORME SULLA LEGITTIMA DIFESA
LA CAMERA APPROVA LA LEGGE PER LO SVILUPPO DELL'AGRICOLTURA BIOLOGICA
La proposta definisce la produzione biologica attività di interesse nazionale con funzione sociale, perché basata, tra l'altro, sulla qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sul benessere degli animali e sulla riduzione delle emissioni inquinanti. Il metodo di agricoltura biodinamica è equiparato al metodo di agricoltura biologica. È volta a disciplinare la produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico; le autorità nazionali e locali e gli organismi competenti in materia; i distretti biologici e l’organizzazione della produzione e del mercato; gli strumenti finanziari per il sostegno della ricerca, le campagne di informazione e di comunicazione istituzionale e le iniziative per incentivare l’impiego di prodotti biologici negli enti pubblici e nelle istituzioni. Il provvedimento non affronta il delicato tema dei controlli, per il quale esiste una delega specifica nel collegato agricolo che, secondo quanto previsto dal Documento di Economia e Finanza ora all’esame del Parlamento, sarà attuata entro il mese di febbraio 2018. Sono oltre 60.000 aziende agricole italiane che applicano i metodi di coltivazione biologica in una superficie molto estesa (più di un milione e mezzo di ettari - oltre il 12% della superficie agricola) e oltre 8.000 imprese che trasformano la materia prima biologica prodotta, un comparto che impiega circa 250mila addetti, in gran parte composto da giovani e donne con un elevato livello di istruzione e di formazione professionale. L’Italia è il sesto Paese al mondo per superficie agricola senza concimi e pesticidi chimici di sintesi, il nono per percentuale di agricoltura biologica rispetto a quella totale e per tasso d'incremento delle superfici biologiche. In Europa, l’Italia detiene il primato per numero di aziende agricole biologiche e, sul fronte della domanda, rappresenta il settimo mercato mondiale per consumo di prodotti biologici. Leader mondiale per quantità di prodotti biologici, l’Italia è al primo posto nella produzione di agrumi biologici, al secondo posto al mondo per l'apicoltura e per la produzione di ortaggi, di uva e di olive, al terzo per la produzione di frutta, al quarto per le leguminose. Il settore è in rapida evoluzione: basti pensare che nel solo comparto del vino biologico, nel 2015 si è registrato un incremento del 15,6% rispetto all’anno precedente della superficie coltivata a vigneti biologici. Il provvedimento prevede la costituzione di un tavolo tecnico per l’agricoltura biologica, con i principali attori della filiera e i rappresentanti del ministero e delle regioni: il tavolo ha, tra l’altro, il compito di delineare gli indirizzi e le priorità per un Piano triennale d'azione per la produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura effettuate con metodo biologico è finalizzato a incentivare il consumo dei prodotti biologici attraverso iniziative di informazione, formazione ed educazione al consumo; migliorare e semplificare il sistema di controllo e di certificazione; incentivare la ricerca e l'innovazione in materia. Il Piano è finanziato da un Fondo istituito ad hoc, il Fondo per lo sviluppo dell’agricoltura biologica, destinato, per il 30 per cento, al finanziamento di programmi di ricerca e innovazione e della formazione in ambito universitario in materia di produzione agricola, agroalimentare e acquacoltura effettuate con metodo biologico. Il Fondo è alimentato dal contributo annuale per la sicurezza alimentare (2 per cento del fatturato dell'anno precedente relativo alla vendita di prodotti fitosanitari). Per la prima volta sono previste sanzioni in caso di mancato pagamento del contributo. La legge introduce disposizioni innovative in materia di organizzazione della produzione e del mercato: imprese agricole, singole e associate, organizzazioni di produttori e soggetti pubblici e privati possono promuovere la costituzione di un distretto biologico per favorire lo sviluppo dei processi di preparazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti biologici e per promuovere e sostenere le attività collegate all'agricoltura biologica (come la somministrazione di cibi biologici nella ristorazione pubblica, la vendita diretta di prodotti biologici, l'attività agrituristica, il turismo rurale, le azioni di tutela della biodiversità agricola e l'agricoltura sociale). Per favorire l’aggregazione imprenditoriale e l’integrazione tra le diverse fasi della filiera dei prodotti biologici, si prevede la possibilità di stipulare contratti di rete tra imprese. Per favorire il riordino delle relazioni contrattuali nel settore, il Ministero riconosce le organizzazioni interprofessionali della filiera dei prodotti biologici, sulle quali esercita anche funzioni di controllo e vigilanza, finalizzate a: migliorare la conoscenza e la trasparenza della produzione e del mercato, anche mediante dati statistici sui costi di produzione, sui prezzi, e analisi sui possibili sviluppi futuri del mercato a livello regionale, nazionale o internazionale; contribuire al coordinamento dell’immissione dei prodotti sul mercato, attraverso ricerche e studi di mercato, esplorando potenziali mercati d'esportazione, prevedendo il potenziale di produzione e diffondendo i prezzi pubblici di mercato; redigere contratti-tipo per la vendita di prodotti agricoli biologici ad acquirenti o per la fornitura di prodotti trasformati a distributori e rivenditori al minuto allo scopo di ottenere condizioni concorrenziali eque ed evitare distorsioni del mercato; costituire fondi per i fini istituzionali e imporre regole e contributi obbligatori per tutte le imprese aderenti, che non comportino restrizioni della concorrenza; richiedere al Ministro l’estensione obbligatoria di accordi, decisioni o pratiche per un periodo limitato, e l’obbligo di versamento di contributi anche agli operatori non aderenti all'organizzazione, attivi individualmente o in gruppo, nella o nelle medesime circoscrizioni economiche. Le organizzazioni dei produttori e quelle interprofessionali della filiera biologica, hanno una specifica connotazione quali organizzazioni multi-prodotto, a differenza di quelle presenti in altri paesi della Comunità che sono monoprodotto. Il Tavolo di filiera –istituito presso il Ministero - propone intese di filiera sottoscritte dagli organismi maggiormente rappresentativi a livello nazionale nei settori della produzione, della trasformazione e del commercio dei prodotti agricoli e agroalimentari biologici. Una novità del provvedimento riguarda le sementi biologiche: si prevede che gli agricoltori che producono varietà di sementi biologiche iscritte nel registro nazionale delle varietà da conservazione nei luoghi dove tale varietà si sono sviluppate hanno diritto allo scambio o alla vendita diretta in ambito locale delle medesime sementi o di materiali di propagazione relativi a tali varietà prodotti in azienda.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti
IL PROVVEDIMENTO
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO
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