LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA IN VENETO FORUM SICUREZZA DEL PARTITO DEMOCRATICO MAGGIO 2017
In Veneto le organizzazioni mafiose sono radicate e attive con particolare intensità in due settori: riciclaggio di denaro e traffico di droga. Numerosi reati economici sono commessi da soggetti legati da vincoli familiari o da relazioni professionali con esponenti della criminalità organizzata. Le mafie fin dai primi anni ’90 hanno scelto il Veneto come zona dove investire risorse e dove nascondere latitanti e quindi evitano il controllo militare del territorio e cercano di non ricorrere alla violenza. Questa strategia ha consentito alle organizzazioni criminali di mimetizzarsi, di crescere e di costruire rapporti con diverse realtà economiche locali. Il processo è stato favorito dalla sottovalutazione delle istituzioni politiche, dalle complicità di alcuni imprenditori, professionisti e istituti di credito e dall’assenza per molti anni di un’efficace iniziativa di prevenzione e di contrasto da parte delle autorità competenti. Basti pensare che lo strumento delle interdittive dei prefetti, salvo qualche lodevole eccezione recente, è stato poco utilizzato consentendo a diverse imprese collegate ai gruppi mafiosi di inserisi in importanti appalti pubblici. L’azione dei gruppi criminali si avvale di rapporti continuativi con imprenditori locali, professionisti e operatori finanziari. Questi rapporti, basati su una convergenza di interessi, sono funzionali a commettere reati economici, come l’evasione fiscale, la bancarotta fraudolenta, le truffe. Così la criminalità organizzata è riuscita ad entrare e a condizionare l’economia legale in modo silenzioso.
Sintesi della situazione delle singole province In provincia di Venezia le indagini hanno evidenziato interessi criminali di soggetti campani legati alla camorra nella zona orientale: San Donà di Piave, Portogruaro, Caorle, Bibione, Jesolo, Eraclea. La ‘ndrangheta è attiva soprattutto nel traffico di cocaina; mentre cosa nostra è presente nella cantieristica e ha stabilito contatti con imprese del settore edile. In provincia di Padova si registra la presenza di elementi riconducibili alle organizzazioni criminali di tipo mafioso, in particolare calabresi, che reinvestono nel territorio i proventi delle loro attività illecite spesso mediante la collaborazione di imprenditori e professionisti. Risultano di particolare importanza due operazioni di contrasto: l’arresto di due avvocati, uno padovano e uno veneziano, nell’inchiesta, denominata “gambling”, contro gruppi della ‘ndrangheta che riciclavano denaro attraverso il gioco lecito e illecito; l’arresto di una banda di narcotrafficanti guidata da un esponente della ‘ndrangheta. In provincia di Verona si evidenzia il radicamento di gruppi mafiosi attirati dagli investimenti nell’edilizia e interessati all’usura, al riciclaggio e ai reati contro la pubblica ammnistrazione. Sono presenti imprenditori legati alla ‘ndrangheta, attivi nell’edilizia, nei trasporti, e nel turismo della zona del Garda, con ramificazioni nelle province di Parma, Modena, Cremona, Mantova e Reggio Emilia. In provincia di Vicenza, in particolare nella zona meridionale, sono attive diverse imprese edili che vedono la presenza di soggetti collegati alla ‘ndrangheta. Anche in provincia di Treviso si rileva la presenza di elementi riconducibili a soggetti siciliani e calabresi responsabili di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Nel ambito del crimine organizzato va registrata l’iniziativa di alcuni criminali già appartenenti alla mafia del Brenta, che, dopo essere tornati in libertà, hanno ripreso a delinquere in particolare nel campo delle rapine e del traffico di droga. Queste persone costituiscono spesso, come in passato, un punto di contatto con esponenti mafiosi e si segnalano per i gravi reati contro il patrimonio: rapine, anche con armi da guerra, furti aggravati, traffico internazionale di droga e riciclaggio. Infine si conferma la presenza di gruppi criminali di origine straniera che gestiscono in forme più o meno articolate specifiche attività legate ai traffici di stupefacenti (albanesi, nordafricani, nigeriani) e di persone per la prostituzione (albanesi, rumeni, cinesi).
Tabelle riassuntive Segnalazioni di operazioni sospette Segnalazioni di operazioni sospette (SOS) di riciclaggio, ai sensi del dlgs. 231/2007, pervenute all’UIF della Banca d’Italia

Le SOS sono in crescita costante. Il Veneto è la quarta regione italiana dopo Lombardia, Camapania e Lazio.

PESO DELL'OPERATIVITÀ IN CONTANTE SUL TOTALE DEI MOVIMENTI. Somma di versamenti e prelievi in contante sul totale dei movimenti bancari.

L’operatività in contante è stabile.
QUOTA DEI BONIFICI DA PAESI A FISCALITÀ PRIVILEGIATA SU BONIFICI DALL'ESTERO

I bonifici da paesi a fiscalità privilegiata sono in diminuzione a Vicenza; in aumento a Venezia, Treviso; stabili nelle altre province.
QUOTA DEI BONIFICI VERSO PAESI A FISCALITÀ PRIVILEGIATA SU BONIFICI VERSO L'ESTERO

I bonifici verso paesi a fisclità privilegiata sono in aumento a Venezia, Padova, Rovigo; stabili nelle altre province.
Segnalazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo e dei programmi di proliferazione di armi di distruzione di massa: numero di segnalazioni per 100.000 abitanti ripartite per provincia

Peso dell'operatività in contanti (somma versamenti/accrediti e prelevamenti/addebiti) sul totale della movimentazione

Quota dei bonifici da paesi a fiscalità privilegiata o non cooperativi su bonifici dall'estero

Quota dei bonifici verso paesi a fiscalità privilegiata o non cooperativi su bonifici verso l'estero

Numerosi episodi confermano la presenza di soggetti collegati a gruppi mafiosi. Queste sono le principali evidenze emerse dal 2016.
Arresti di mafiosi e sentenze di condanna 2016 Il 20 gennaio la procura di Palmi (Rc) ha ordinato l’arresto a Cortina d’Ampezzo di Daniele Misiano per gravi reati contro il patrimonio e lesioni. L’arrestato è considerato un affiliato alla ‘ndrangheta. Il 4 marzo è stato arrestato a Chioggia Luigi Cimmino, capo dell’omonimo clan camorristico di Napoli. Il 14 aprile la Dda di Trieste ha arrestato Antonio Bartucca, Giovanni Spadafora e Lorenzo Ceoldo con l’accusa di spaccio di droga e false fatturazioni. I tre utilizzavano come copertura e magazzino un’impresa di Vigonza (Pd). Secondo l’accusa Bartucca e Spadafora sono collegati con la ‘ndrangheta. Il 13 ottobre 2016 il tribunale di Padova ha condannato Bartucca e Spadafora a 4 anni e 10 mesi, Ceoldo a 2 anni e 11 mesi e Pasquale Pullano, di Crotone a 3 anni e 1 mese. Il 23 aprile la sentenza con rito abbreviato nel processo “Aemilia” conferma l’insediamento della ‘ndrangheta in diverse zone dell’Emilia e del Veneto. Infatti tra i condannati ci sono anche quattro criminali residenti e attivi nella nostra regione: 9 anni e 4 mesi a Salvatore Cappa, domiciliato ad Arcole (Vr), 4 anni a Francesco Gullà, residente ad Arcole (Vr), 8 anni e 10 mesi a Francesco Frontera, residente a Orgiano (Vi), 2 anni e 9 mesi a Raffaele Oppido, domiciliato a Roverchiara (Vr). Tra i condannati ci sono anche Giulio (4 anni) e Giuseppe (12 anni e 6 mesi) Giglio, collegati con i fratelli Bolognino nella gestione della Gs scaffalature di Galliera veneta.
Il 28 aprile la procura di Treviso ha arrestato per bancarotta fraudolenta Paolo e Stefano Zanatta e Paolo Signifredi, già detenuto. I tre sono accusati nell’indagine sul fallimento delle officine Zanatta di Falzè di Trevignano (Tv). Signifredi è un elemento di rilievo nelle strategie della ‘ndrangheta per operare in Veneto: ha svolto ruoli di amministratore e liquidatore in 20 società della regione con l’obiettivo di favorire gli affari di persone collegate alla criminalità organizzata. In maggio la Dda di Napoli ha arrestato Marco Cascella, ex amministratore della Lande spa, e altre 8 persone nell’ambito di un’indagine per corruzione e turbativa d’asta per agevolare la camorra casalese. Lande spa gestisce in Veneto gli appalti per il Passante verde di Mestre e per le bonifiche del petrolchimico di Marghera.Il 27 aprile il tribunale di Brescia ha condannato Paolo Signifredi a 6 anni di reclusione per estrosione e associazione di stampo mafioso nell’ambito del processo Pesci contro il gruppo della ‘ndrangheta attivo in Emilia, Lombardia meridionale e Veneto. Il 24 giugno la procura di Verona ha disposto l’arresto di 7 persone originarie della Calabria per reati economici aggravati dalle minacce. Oltre agli arresti sono state indagate 18 persone per truffa, estrosione, riciclaggio. Alcuni indagati hanno significativi precedenti penali e sono in relazione con esponenti della ‘ndrangheta. Tre persone si sono rese latitanti: due sono state catturate dopo un mese, una dopo tre mesi. La durata della latitianza indica l’esistenza di una radicata rete di protezione. Il 4 luglio il tribunale di Padova ha condannato per bancarotta fraudolenta nella gestione della Tpa trituratori di Santa Giustina in colle (Pd) Franco Caccaro a 4 anni e 6 mesi di reclusione e Cipriano Chianese a 3 anni. La condanna conferma le realzioni criminali tra Caccaro e Chianese, che è considerato uno degli inventori delle ecomafie legato alla camorra casalese. A metà settembre 2016 a Venezia è stato condannato Vito Galatolo a 4 anni e 4 mesi di reclusione per aver organizzato due rapine. Galatolo appartiene a una nota famiglia mafiosa di Palermo e ha precedenti penali specifici per i quali ha collaborato con le autorità giudiziarie. Negli anni scorsi si è trasferito a Mestre dove ha lavorato nell’impresa di trasporti turistici di Otello Novello al Tronchetto. A Venezia è in corso il processo contro Otello Novello, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di altri reati. Il 17 ottobre è stata arrestata a Malta, dove era latitante, Donatella Concas, condannata a 4 anni di reclusione per associazione di stampo mafioso nel processo contro l’organizzazione guidata da Mario Crisci che utilizzava la società “Aspide” per controllare diverse imprese venete.
2017 Fine gennaio 2017. La Dda di Venezia ha disposto il sequestro di beni e emanato misure cautelari contro persone accusate di gestire risorse derivanti da reati commessi dalla mafia del Brenta. Fine gennaio 2017. La Dda di Reggio Calabria ha sequestrato beni per 40 milioni e arrestato 33 persone accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso. Secondo gli investigatori il gruppo di ‘ndrangheta della famiglia Piromalli è riuscita ad entrare nella grande distribuzione alimentare e commerciale vendendo prodotti in tutta Italia e in Veneto alle catene Alì, Lando, Bennet e a centri commerciali come Emisfero-Famila. Nell’operazione sono state individuate alcune società accusate di essere avere relazioni con la ‘ndrangheta: Ortopiazzolla con sede a Milano e punti d’appoggio a Padova; Original trade srl con sede a Vigonza. Il 31 gennaio 2017 è stato arrestato a Padova Rosario Pompeo Tavella, ricercato da due anni per gravi reati e accusato di associazione di stampo mafioso.
A fine febbraio 2017 nell’ambito di un’indagine contro 12 persone accusate di appartenere alla ‘ndrangheta nella provincia di Verona sono stati disposti 3 arresti: Francesco Frontera, sua moglie Alexsandra Dobricanovic e Carlo Scarriglia. Frontera è già in carcere per la condanna a 8 anni e 10 mesi nel processo Aemilia. Secondo l’accusa la edil sistem srl di Lonigo, controllata da Frontera, era utilizzata per emettere false fatture in favore del gruppo criminale. Tra gli indagati ci sono altre persone sotto processo nell’indagine Aemilia. All’inizio di marzo 2017 la Dda di Venezia nell’ambito di un’indagine su 70 persone accusate di appartenere alla ’ndragnheta ha eseguito 2 arresti: Michelangelo Garruzzo, trasferito da tempo da Rosarno a Motta di Livenza e Antonio Anello, originario della provincia di Catanzaro e residente a Jesolo. Secondo l’accusa i due, insieme ad altri indagati, individuavano e acquistavano società in difficoltà finanziaria tramite prestanome ed entravano nel mercato. Con queste imprese truffavano fornitori e istituti di credito per oltre 12 milioni. Entro 90 giorni le ditte venivano chiuse per evitare reazioni. Poi la merce non pagata veniva messa in vendita in Calabria con la protezione della ’ndrangheta. Nel mese di aprile 2017 il tribunale di Verona ha condannato Alfonso Giardino a 3 anni di carcere, Gaetano Garofalo a 3 anni e 4 mesi, Alfonso Aloisio a 4 anni, Rosario Capicchiano a 6 anni e 10 mesi, Michele Pugliese a 5 anni e 2 mesi. Il gruppo era al centro di un’inchiesta contro un’associazione criminale composta da 25 persone, indagate per truffa, estorsione e riciclaggio. Alcune delle persone indagate e condannate risultano avere significativi precedenti penali e sono coinvolte nell’indagine Aemilia della Dda di Bologna contro la ’ndrangheta delle zone di Crotone e Isola Capo Rizzuto. In particolare i Giardino, i Pugliese e Capicchiano appartengono a famiglie con diversi esponenti associati alla criminalità organizzata. Alcuni condannati svolgono da tempo in provincia di Verona attività imprenditoriali che, alla luce dell’inchiesta e dei collegamenti con gruppi della ‘ndrangheta, potrebbero risultare funzionali a favorire il ruolo della criminalità organizzata e a commettere reati economici.
Indagini principali 2016 In gennaio la Dda di Brescia, nell’ambito dell’inchiesta contro la presenza della ‘ndrangheta nelle province di Mantova, Cremona e Verona, ha chiesto il rinvio a giudizio per 27 persone tra le quali il commercialista Attilio Fanini di Bussolengo (Vr) e Moreno Nicolis, l’imprednitore della Nicofer al centro dell’indagine Aemilia. Nicolis è accusato di tentata estrosione e di avere esercitato esplicite minacce avvalendosi della forza d’intimidazione derivante dall’apparetenenza a un’associazione mafiosa per farsi cedere gratuitamente degli appartamenti. Nello stesso mese la prefettura di Treviso ha emesso un’interdittiva antimafia nei confronti di Gerardo Palumbo, imprenditore campano attivo a Vedelago (Tv), accusato di avere rapporti con la criminalità organizzata casalese. Il 9 giugno a Sant’angelo di Piove di sacco (Pd) un attentato di origine dolosa ha distrutto il centro commerciale “Sorelle Ramonda”. In giugno il prefetto di Verona ha emesso due interdittive verso imprese collegate con la ‘ndrangheta: Albi service e noleggi di Sommacampagna, AGL group srl di Nogarole Rocca.
2017 Il 9 febbraio 2017 il prefetto di Treviso ha adottato 5 interdittive antimafia nei confronti di aziende riconducibili a un soggetto accusato di appartenere alla camorra. In marzo il prefetto di Verona ha emanato un’interdittiva antimafia nei confronti delle imprese di Vincenzo Aversa De Fazio. Antonio, il padre di Vincenzo, era stato coinvolto in un’indagine sulle attività della ‘ndrangheta nel settore dell’autotrasporto a Verona.
NACCARATO (PD) E LE PRESENZE MAFIOSE IN VENETO. BOOM DELLE SEGNALAZIONI ANTI-RICICLAGGIO MATTINO DI PADOVA 20 MAGGIO 2017
«Il Veneto ha una presenza stabile di organizzazioni mafiose, non possiamo più parlare di infiltrazioni. Lo confermano i dati». A dirlo è il deputato padovano del Pd Alessandro Naccarato, componente della commissione antimafia. Che aggiunge: «Le mafie sono insediate in tutte le sette province venete e si occupano principalmente di traffico di stupefacenti e riciclaggio». In particolare, nel dossier sui numeri della criminalità organizzata in Veneto, a colpire è l’impressionante aumento delle segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio alla banca d’Italia. Erano 1.244 nel 2009 e sono diventate 7.841 nel consuntivo del 2016, con una progressione del 530%. Le province con il maggior aumento sono Belluno (+800%) e Treviso (+723%). «Il Veneto è la quarta regione italiana per riciclaggio – sottolinea Naccarato – L’aumento significativo nel Cadore si spiega con il settore turistico, su cui le mafie investono come hanno dimostrato molte operazioni delle forze dell’ordine al Tronchetto a Venezia. Sulle altre province, come Padova e Treviso, pesa la crisi del sistema bancario». «Le mafie fin dai primi anni ’90 hanno scelto il Veneto come zona dove investire risorse e dove nascondere latitanti. Per questo evitano il controllo militare del territorio e cercano di non ricorrere alla violenza. Questa strategia ha consentito alle organizzazioni criminali di mimetizzarsi, di crescere e di costruire rapporti con diverse realtà economiche locali» conclude il deputato dem, esponendo altri due indicatori di movimenti sospetti. I bonifici da paesi a fiscalità privilegiata (“paradisi fiscali”) sono in diminuzione a Vicenza; in aumento a Venezia, Treviso; stabili nelle altre province. I bonifici verso quegli stessi paesi sono in aumento a Venezia, Padova, Rovigo e stabili nelle altre province.
«OLTRE 7MILA OPERAZIONI SOSPETTE» MAFIA. IL PARLAMENTARE NACCARATO SUI DATI RACCOLTI DALLA BANCA D'ITALIA GAZZETTINO 20 MAGGIO 2017
Infiltrazioni mafiose nel Veneto, aumentano in maniera esponenziale gli episodi di riciclaggio. A denunciarlo è il parlamentare del Partito democratico Alessandro Naccarato che ieri ha presentato la sua Relazione 2016 sulla criminalità organizzata in Veneto. «Il dato che salta subito agli occhi è, senza ombra di dubbio, quello delle segnalazioni delle operazioni sospette fatte dalla Banca d'Italia spiega Naccarato Segnalazioni che l'anno scorso sono state 7 mila 841». «Quello che inquieta è l'aumento di queste operazioni. A livello nazionale, infatti dal 2009 al 2016, hanno registrato un aumento del 379%. Aumento che nella nostra regione è stato addirittura del 530%, con un picco dell'800% per quel che riguarda la provincia di Belluno. In questo caso, però, il fenomeno sarebbe legato esclusivamente alle attività alberghiere» dice ancora l'esponente Dem. «Le mafie fin dai primi anni '90 hanno scelto il Veneto come zona dove investire risorse e dove nascondere latitanti e quindi evitano il controllo militare del territorio e cercano di non ricorrere alla violenza spiega ancora Naccarto - Il processo è stato favorito dalla sottovalutazione delle istituzioni politiche, dalle complicità di alcuni imprenditori, professionisti e istituti di credito e dall'assenza per molti anni di un'efficace iniziativa di prevenzione e di contrasto da parte delle autorità competenti. Basti pensare che lo strumento delle interdittive dei prefetti, salvo qualche lodevole eccezione recente, è stato poco utilizzato consentendo a diverse imprese collegate ai gruppi mafiosi di inserirsi in importanti appalti pubblici». «In provincia di Padova si registra la presenza di elementi riconducibili alle organizzazioni criminali di tipo mafioso, in particolare calabresi, che reinvestono nel territorio i proventi delle loro attività illecite spesso mediante la collaborazione di imprenditori e professionisti conclude - Risultano di particolare importanza due operazioni di contrasto: l'arresto di due avvocati, uno padovano e uno veneziano, nell'inchiesta, denominata gambling, contro gruppi della ndrangheta»
AUTONOMIA REGIONALE: IL REFERENDUM E' UN BLUFF
AGENDA
VENERDI' 26 MAGGIO ORE 19.00
L'EVOLUZIONE MAFIOSA IN VENETO DALLA MAFIA DEL BRENTA AD OGGI
CENTRO CONFERENZE ALLA "STANGA" PIAZZA ZANELLATO 21 - PADOVA
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