NACCARATO (PD): «RIPORTARE ALLE URNE TUTTI I NOSTRI ELETTORI» L'UNIONE FA LA FORZA CAMBIANO 169 SEGGI MATTINO DI PADOVA 15 GIUGNO 2017
Un apparentamento che potrebbe ribaltare il risultato del primo turno. Almeno secondo le proiezioni elaborate dal deputato Pd Alessandro Naccarato, che ha studiato la mappa del voto se si sommano i consensi di Sergio Giordani e Arturo Lorenzoni. «Considerando le 198 sezioni elettorali presenti (8 sono sezioni ospedaliere e case di riposo, ndr), il sindaco uscente ha la maggioranza soltanto in 29 che si trovano in centro storico, a Camin, a San Lazzaro, a Ponte di Brenta e in alcune zone di Mortise e Mandria, a Pozzoveggiani e Altichiero. Nel resto della città è in netta minoranza - sottolinea il parlamentare dem - In ben 92 sezioni il sindaco uscente non raggiunge il 40% e in molti casi raccoglie meno voti rispetto al primo turno delle precedenti elezioni».Certo, come ripetono tutti, in politica la matematica non conta e i voti non si possono semplicemente sommare. Ma Naccarato offre anche una lettura politica dei dati: «Bitonci ha deluso le aspettative suscitate e ha perso consensi. Del resto la nascita di numerosi comitati civici contrari ad alcune scelte sbagliate dell'amministrazione ne testimoniano il fallimento - osserva - Dall'altra parte la somma dei risultati di Giordani e Lorenzoni, che hanno presentato programmi simili e in larga parte coincidenti, raggiungono una larga maggioranza quasi dappertutto. Pertanto diventa naturale un accordo tra i due candidati alternativi a Bitonci, per unire le istanze di rinnovamento». Quale la chiave del secondo turno? Motivare i propri elettori a tornare alle urne, in vista di un prevedibile ulteriore calo dell'affluenza: «Bisogna riportare a votare al ballottaggio tutti i padovani che scegliendo Giordani e Lorenzoni hanno già espresso la volontà di chiudere l'esperienza disastrosa di Bitonci e di dare alla città un'amministrazione all'altezza delle esigenze e delle speranze dei padovani», conclude Naccarato.
RISULTATI PRIMO TURNO 11 GIUGNO 2017
I risultati del primo turno delle elezioni di Padova contengono tre indicazioni chiare: un giudizio negativo sull’amministrazione uscente; una volontà di cambiamento e di rottura con il passato; una spinta all’unità dei candidati alternativi a Bitonci per aprire una nuova fase politica e amministrativa della città.
RISULTATI COALIZIONI
RISULTATI LISTE
LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PENALE
E' stata approvata la riforma della giustizia penale e dell’ordinamento penitenziario. Una riforma di sistema che risponde alle esigenze dell'intera collettività e che contiene misure efficaci per rendere la giustizia più efficiente, più vicina ai cittadini, migliorare la lotta alla corruzione, aumentare la tutela delle vittime e le condizioni nelle carceri. Queste alcune delle novità introdotte dalla riforma:
Pene più severe contro chi commette il reato di scambio elettorale politico-mafioso, per il furto in abitazione e lo scippo, per la rapina e l’estorsione. Cambiano le norme relative alla prescrizione: si allungano i tempi per i reati di corruzione e induzione indebita; per i reati sessuali o di violenza in ambito domestico, se la vittima è un minorenne la decorrenza dei termini viene posticipata e scatterà dal momento in cui compirà 18 anni. Ma la novità è che la prescrizione per tutti i reati resterà sospesa per 18 mesi dopo la sentenza di condanna in primo grado e per altri 18 mesi dopo la condanna in appello. Estinzione dei reati: in alcuni casi, quando l’imputato abbia riparato interamente il danno ed eliminato, ove possibile, le conseguenze dannose o pericolose del reato da lui commesso, il giudice potrà, dopo aver sentito le parti e naturalmente la persona offesa, dichiarare il reato estinto. Per quanto riguarda lo svolgimento dei processi, la riforma modifica la disciplina delle indagini preliminari e riduce i “tempi morti”, fissando il termine di 3 mesi (prorogabile di altri 3 mesi) per la decisione del Pubblico Ministero di chiedere l'archiviazione o esercitare l'azione penale. Il termine è invece di 15 mesi nei procedimenti per i delitti di mafia, terrorismo ed altri specifici gravi reati. Aumentano le tutele per le persone offese: potranno chiedere informazioni sullo stato del procedimento che le riguarda dopo 6 mesi dalla data della denuncia e avranno più tempo per opporsi alla richiesta di archiviazione e chiedere la prosecuzione delle indagini. Nuove norme anche in materia di impugnazioni penali e di riti speciali, tra cui il giudizio abbreviato e le sentenze di patteggiamento. Infine, le deleghe. Il provvedimento delega il Governo a intervenire sulle intercettazioni, per trovare un equilibrio tra diritto alla riservatezza e diritto all'informazione (le intercettazioni come strumento investigativo non vengono comunque toccate); sul casellario giudiziale, per semplificarlo e ridurre gli adempimenti amministrativi; sull’ordinamento penitenziario: l’incremento delle opportunità per i detenuti di lavoro retribuito; il miglioramento della medicina penitenziaria; l’attuazione del principio della riserva di codice nella materia penale, al fine di una migliore conoscenza dei precetti e delle sanzioni; interventi specifici per favorire l’integrazione dei detenuti stranieri; la tutela delle donne recluse e delle detenute madri.
Per saperne di più leggi l'interrogazione parlamentare
TESTO DEL PROVVEDIMENTO
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
SOLE 24 ORE 15 GIUGNO 2017
REPUBBLICA 14 GIUGNO 2017
LA STAMPA 14 GIUGNO 2017
LE FREQUENTAZIONI PADOVANE DEL GIOVANE RIINA REPUBBLICA - BLOG 14 GIUGNO 2017
Giuseppe Salvatore Riina, figlio del capo mafia Salvatore, detto Totò, e condannato per diversi reati, compresa l’associazione di stampo mafioso, vive a Padova dall’aprile 2012. Qui, dopo aver terminato di scontare la pena ed essere stato per un periodo affidato ai servizi sociali con obbligo di dimora, è in regime di sorveglianza speciale. Da allora il personaggio ha assunto diverse iniziative per inviare messaggi all’opinione pubblica. Nell’aprile del 2016 ha pubblicato una sorta di autobiografia ed è stato invitato dalla Rai per presentarla. A Porta a Porta è stato intervistato senza contraddittorio e senza manifestare critiche e prese di distanza dai crimini delle mafie. Nel dicembre dello stesso anno ha ricevuto il sacramento della cresima da un parroco di Padova e il certificato di idoneità, rilasciato dalla curia padovana, per fare il padrino della nipote in Sicilia. Nel viaggio per raggiungere Corleone per svolgere la funzione di padrino si è fermato a Parma per far visita al padre in carcere. In un pericoloso ambiguo intreccio di simboli e di significati Riina, mafioso, figlio di un padrino sanguinario, è diventato il padrino per il battesimo della nipote. A cosa servono le prediche morali della Chiesa se Riina può fare il padrino senza pentirsi dei gravi delitti? Nel frattempo è emerso il fatto, testimoniato da fotografie raccolte dalle forze dell’ordine, che il giovane Riina durante il soggiorno padovano ha incontrato persone con precedenti penali per reati legati allo spaccio di stupefacenti. La vicenda è grave e richiede la massima attenzione da parte dell’autorità giudiziaria e una reazione delle istituzioni e dell’opinione pubblica. A un condannato per reati di mafia dello spessore criminale di Riina non può essere consentito di incontrare persone con precedenti in piena libertà. Di cosa discutono? Che relazioni intercorrono tra loro? Che ruolo svolge davvero Riina a Padova? L’esperienza insegna che gli affiliati a Cosa Nostra, soprattutto nel caso di forti vincoli parentali, come per Riina, non escono dall’associazione criminale alla scadenza della condanna: i legami mafiosi vanno oltre le pene giudiziarie e, di solito, durano molto più a lungo. Inoltre non bisogna dimenticare l’intervista televisiva di Riina a Porta a Porta nell’aprile dello scorso anno. In quell’occasione il pregiudicato ha messo in pratica una parte della recente strategia mafiosa: costruire rapporti di reciproca convenienza con i mondi dell’economia, delle istituzioni, dell’informazione. Riina ha contribuito ad aumentare gli ascolti di una trasmissione televisiva e in cambio ha avuto la possibilità di divulgare tre messaggi: ha rivendicato le azioni del padre chiudendo le porte al pentimento; si è presentato come una persona “normale” per mimetizzarsi e mostrare il volto pulito della mafia; ha comunicato alle gerarchie di Cosa nostra di essere tornato in attività. L’esperienza insegna anche che i mafiosi non scelgono a caso i luoghi dove terminare la pena con la libertà vigilata e che non si muovono mai da soli. I contatti con persone con precedenti penali e l’attivismo pubblico di Riina indicherebbero che Padova è stata scelta per mimetizzarsi e per intrecciare rapporti nuovi. C’è il rischio concreto che la scelta di Padova possa essere funzionale all’espansione in Veneto della criminalità organizzata. Per questa ragione devono essere intensificati i controlli e devono essere attentamente rivalutati permessi e possibilità di movimento di Riina.
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