DOMENICA 25 GIUGNO TORNARE A VOTARE PER SERGIO GIORDANI
Sergio Giordani e Arturo Lorenzoni hanno deciso di unire le proposte di innovazione per la nostra città costituendo un fronte comune fatto di percorsi e competenze per il bene della nostra comunità. Al primo turno il voto dei padovani ha chiesto a gran voce un cambiamento. Oggi l'obiettivo del governo di Padova è più vicino ma serve l'impegno di tutti per riportare a votare tutti i sostenitori del progetto di Giordani e Lorenzoni. Negli ultimi giorni sono state tante le bugie urlate con violenza e usate contro la nostra squadra: sono reazioni scomposte di chi ha paura di perdere. Giodani e Lorenzoni hanno promesso una squadra di governo completamente nuova, indipendente e di grande qualità costruita in base alle competenze e alla dedizione per Padova.
Il 25 giugno siamo chiamati a scegliere tra una città con quartieri più illuminati, vivi e sicuri e la città delle chiacchiere e della paura. Sarà una scelta tra una città con un trasporto pubblico più efficiente e un'aria più pulita, e la città con aria irrespirabile per oltre 100 giorni all'anno. Sarà la scelta tra una città più vicina a chi soffre e la città dei tagli al sociale; tra un'amministrazione civica e libera e la giunta senza nuove proposte della Lega e della Destra estrema. Il 25 giugno tornare a votare è fondamentale. Possiamo scegliere se scrivere una pagina nuova per il futuro di Padova, o se far rimanere tutto come prima. Con la vostra fiducia cambieremo Padova insieme, in meglio!
Nei giorni che ci separano dal voto ciascuno di noi può fare molto per aiutare Sergio Giordani a vincere il ballottaggio: è fondamentale contattare amici, parenti e conscenti chiedendo loro di tornare a votare domenica 25 giugno e sostenere Sergio Giordani.
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LA CAMERA HA APPROVATO LA LEGGE SULLE AREE PROTETTE
Approvata alla Camera la legge sulle aree protette, per rendere i Parchi protagonisti dello sviluppo del Paese coniugando la tutela e la valorizzazione del territorio e delle biodiversità con la buona economia. La conservazione dei territori naturali che ancora mantengono inalterate le matrici ecosistemiche rappresenta il principale obiettivo dell'istituzione di aree naturali protette. I parchi nazionali comprendenti aree marine protette sono classificati come parchi nazionali con estensione a mare cui si applicano, per la parte marina, le disposizioni di legge relative alle aree marine protette. Si stabilisce che dal 1 gennaio 2018, le riserve statali che già ricadono o che vengano a ricadere all'interno di un parco nazionale o di un parco regionale, saranno affidate ai relativi enti gestori. All’Ispra viene assegnato il compito di supporto tecnico-scientifico, di monitoraggio, di controllo, di ricerca in materia di aree naturali protette, biodiversità e protezione dell’ambiente marino e costiero. Tra i punti qualificanti inseriti nel corso dell’esame in Commissione Ambiente alla Camera c’è l’istituzione – su proposta del Pd - di un Sistema nazionale delle aree naturali protette costituito dai parchi nazionali e regionali, dalle riserve naturali, dalle aree marine e dalle aree naturali protette, e di un Piano nazionale triennale di sistema uno strumento di programmazione nazionale finanziato da 30 milioni per gli anni 2018-2020 e da cofinanziamenti regionali da destinare, almeno al 50%, ai parchi regionali e alle aree marine protette. Inoltre è stato chiarito che "nel territorio dei parchi e nelle aree contigue sono vietate le attività di prospezione, ricerca, estrazione e sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi". La normativa attuale vieta l'estrazione di minerali, dunque con questo emendamento è stata chiarita definitivamente la disciplina relativa all'estrazione degli idrocarburi nelle aree protette, estendendola anche alle "aree contigue", fatti salvi i permessi estrattivi già concessi. Governance Tempi certi per nomina presidenti parchi: tempi certi per l'elezione del Presidente del parco, che sarà scelto nell'ambito di una terna proposta dal ministro dell'Ambiente. La terna viene presentata ai presidenti delle Regioni o delle Province autonome interessate. Se dopo 15 giorni non viene raggiunta una intesa, sentite le commissioni parlamentari competenti, il ministro dell'Ambiente provvede comunque alla nomina del presidente. La carica di presidente di parco nazionale diventa incompatibile con qualsiasi incarico elettivo nonché con incarichi negli organi di amministrazione degli enti pubblici. Consiglio direttivo: nel corso dell’esame alla Camera è stato ripristinata la norma per cui il Consiglio direttivo dell’Ente parco è formato da otto componenti (il Senato aveva introdotto una composizione variabile), scelti tra persone qualificate nella conservazione della natura o nella gestione delle aree protette o tra i rappresentanti della Comunità del parco. La novità introdotta alla Camera è che entrano nel consiglio direttivo degli enti parco nazionali un rappresentante delle associazioni scientifiche e uno degli agricoltori o dei pescatori, per orientare le attività economiche locali verso la sostenibilità. Per la prima volta negli organi direttivi deve essere “tenuta in considerazione la rappresentanza di genere”, visto che nei 23 parchi nazionali oggi solo un presidente e due direttori sono donne e su ben 230 membri dei consigli direttivi solo 14 sono donne, appena il 6%. Istituzione di aree marine protette Viene modificata la disciplina relativa all'istituzione di aree marine protette (AMP), attraverso una riscrittura integrale dell'art. 18 della L. 394/91. Tra le novità più rilevanti l'introduzione di una procedura più articolata per l'istituzione delle AMP. Con riferimento alla nuova procedura, nel corso dell'esame in sede referente sono state precisate le modalità e i soggetti competenti all'effettuazione dello studio preliminare sugli aspetti ambientali e socio-economici dell'area, allo scopo di fornire le informazioni per la valutazione dell'effettiva necessità di istituzione dell'AMP, precisando che l'ISPRA cura l'istruttoria tecnicoscientifica anche avvalendosi delle altre componenti del Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell'Ambiente (SNPA). Ai parchi 5x1000 e destinazione beni confiscati È stato previsto che a decorrere dal 2017 gli enti di gestione delle aree protette possano beneficiare del 5 per mille e che possano essere destinatari dei beni confiscati alle mafie. Nel corso dell’esame alla Camera è stata inserita una norma che permette loro l'affidamento in concessione dei beni demaniali presenti nel territorio dell'area protetta. Essi possono inoltre far pagare un biglietto d'ingresso per i servizi offerti, vendere la fauna selvatica catturata o abbattuta nella legalità, stipulare contratti di sponsorizzazione e accordi di collaborazione e concedere a pagamento il proprio marchio, ad esempio per i prodotti tipici locali che soddisfino i requisiti qualità e di sostenibilità ambientale. Inasprite le sanzioni il Senato ha inasprito le sanzioni in tema di violazioni e di regole all'interno dei parchi, alla Camera un emendamento Pd ha escluso le sanzioni previste dalla legge quadro sulle aree protette dall'applicazione dell'articolo 131-bis del codice penale sulla esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto. Nuove aree protette Vengono istituiti i Parchi nazionali del Matese e di Portofino, si delega il Governo ad adottare un decreto legislativo per l’istituzione di un unico Parco del Delta del Po, vengono ridenominate le aree marine di reperimento di Capo d’Otranto e di Capo Spartivento. Viene previsto che l’istituzione di parchi e riserve marine nelle aree marine di reperimento debba avvenire sulla base delle indicazioni del programma triennale per le aree protette marine e si precisa che per il Parco nazionale dello Stelvio si provvede in conformità a quanto prevede l’intesa dell’11 febbraio 2015 sull’attribuzione di funzioni statali e relativi oneri finanziari. Viene inoltre modificata la collocazione delle sedi legale e amministrativa del Parco nazionale Gran Paradiso, attualmente situate, rispettivamente, a Torino ed Aosta, prevedendone il trasferimento in due distinti comuni del Parco: uno del versante piemontese (per la sede legale) ed uno del versante valdostano (ove sarà invece collocata la sede amministrativa). Infine un articolo inserito nel corso dell'esame in sede referente affida al Ministero dell'ambiente, d'intesa con la Conferenza delle regioni, il compito di provvedere alla promozione della Convenzione degli Appennini per la tutela e la valorizzazione della catena appenninica, all'individuazione delle modalità operative per le attività e gli interventi previsti dal progetto APE (Appennino parco d'Europa), nonché per la sua valorizzazione in sede europea. Altra novità L'eliminazione delle esercitazioni militari dalle attività che dovranno essere disciplinate dal regolamento del parco, che dovrà disciplinare invece il sorvolo non autorizzato di velivoli e droni (che dunque non sarà più espressamente vietato, come prevede la legge attuale). Viene anche previsto il coinvolgimento del Ministero della difesa nella procedura per l'istituzione del parco nazionale o della riserva naturale statale in cui siano ricompresi siti militari. Il divieto, nelle aree dei parchi, di esercitare la pratica dell’eliski e di praticare lo sci fuori pista. Un articolo introdotto nel corso dell'esame in Commissione prevede un rinvio ad un regolamento del MIPAAF per l'applicazione del divieto di immissione di cinghiali su tutto il territorio nazionale previsto dal cd. collegato ambientale.
Per saperne di più leggi l'interrogazione parlamentare
TESTO DEL PROVVEDIMENTO
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
GIUSTIZIA: L’ALLUNGAMENTO DELLA PRESCRIZIONE AUMENTA LE TUTELE DELLE VITTIME DEI REATI
La Camera ha approvato in via definitiva la legge di riforma del processo penale che è suddivisa in due parti: una delega al governo e l’introduzione di nuove norme per rendere più efficiente il sistema giudiziario. La delega riguarda la pubblicazione delle intercettazioni irrilevanti, le misure alternative al carcere, l’estensione della procedibilità a querela per alcuni reati minori contro persona e patrimonio. Le norme in vigore da subito affrontano finalmente il tema della prescrizione dei reati con l’obiettivo di tutelare le vittime dei reati e di fissare tempi più lunghi rispetto ad oggi per consentire la conclusione dei processi senza eccessive limitazioni o condizionamenti. Negli ultimi 10 anni, da quando nel 2005 il centro destra approvò la legge, nota anche come ex Cirielli, che ridusse notevolmente i tempi per arrivare a sentenza, sono stati dichiarati estinti 1 milione e mezzo di processi penali per intervenuta prescrizione. Da allora la difesa nel processo è stata sostituita spesso dalla difesa dal processo. Infatti molti imputati hanno cercato di allungare i tempi dei processi per raggiungere la prescrizione. Con la riforma i tempi della prescrizione si allungano: i termini si fermano per 18 mesi dopo la sentenza di primo grado e dopo la sentenza di appello. Sono introdotti termini maggiori per reati specifici. Per i reati di violenza contro i minori la prescrizione decorre dal momento in cui la vittima compie i 18 anni. Per i reati di corruzione, induzione indebita e truffa aggravata per conseguire erogazioni pubbliche i tempi della prescrizione crescono in modo significativo: il termine diventa pari alla pena edittale, aumentato della metà, anziché di un quarto come per altri reati. La riforma della prescrizione è stata apprezzata dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (Ocse) che per anni ha sottoposto l’Italia alla procedura di sorveglianza per l’eccessiva brevità dei termini. Inoltre le nuove norme intervengono per rendere più incisiva la prevenzione e la repressione dei crimini predatori e aumentano le pene detentive minime per alcuni reati: per il furto in abitazione da 1 a 3 anni; per la rapina da 3 a 4 anni; per il furto aggravato da 4 a 5 anni; per l’estorsione da 6 a 7 anni. Cambia la pena anche per il reato di scambio politico-mafioso che passa dalla reclusione da 4 a 10 anni alla reclusione da 6 a 12 anni. E’ stata introdotta infine un’altra misura attesa da tempo per migliorare il funzionamento della giustizia: l’ampliamento della possibilità di ricorrere al dibattimento a distanza tramite collegamenti in videoconferenza per i processi di mafia, terrorismo e criminalità organizzata. La legge è stata approvata con i voti contrari della lega e della destra. Si conferma così che, aldilà delle chiacchiere e delle promesse, al centro destra non interessa la lotta al crimine perché preferisce difendere le norme, come la ex Cirielli, che tutelano i delinquenti.
LA CASSAZIONE CONFERMA LA SENTENZA SULLA STRAGE DI BRESCIA
L'importante sentenza della Cassazione sulla strage di piazza della Loggia conferma la presenza a Padova e in Veneto di una centrale eversiva neofascista collegata con i servizi dell'epoca.
LA VERITÀ SULLA STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA MATTINO DI PADOVA 25 LUGLIO 2015
La sentenza della Corte d’assise d’appello di Milano, che ha condannato all’ergastolo Carlo Maggi, come mandante, e Maurizio Tramonte, come collaboratore e depistatore, per la strage di piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974, conferma le responsabilità penali e storiche della destra neo fascista per le stragi che hanno insanguinato l’Italia dal 1969 fino a metà degli anni ’80. La sentenza accerta anche che una parte deviata degli apparati di sicurezza, tradendo il proprio compito, aiutò e coprì i terroristi e depistò le indagini della magistratura per favorire la strategia della tensione. La decisione dei giudici di Milano conferma inoltre la centralità di Padova nella strategia eversiva dell’estrema destra. Infatti Maggi era il capo di Ordine Nuovo prima e di Ordine Nero poi nel Triveneto e Tramonte era un militante dello stesso gruppo, informatore dei servizi segreti, con il nome in codice Tritone, che operava nel nord est. L’importanza logistica del territorio padovano è dimostrata dal fatto che la riunione decisiva in preparazione della strage di Brescia si tenne ad Abano Terme. Uno degli elementi fondamentali che ha consentito l’ultimo processo e la relativa sentenza di condanna è costituito dal ritrovamento negli anni ’90 in un archivio dei servizi segreti a Padova e a Roma delle relazioni che Tramonte forniva agli agenti. E del resto proprio a Padova era nato e aveva operato il gruppo neofascista diretto da Franco Freda che teorizzò e avviò la strategia della tensione con numerosi attentati. E’ utile ricordare infatti che, nonostante gli insabbiamenti e i depistaggi, la sentenza della Corte di Cassazione del 3 maggio 2005, confermando le originali intuizioni investigative dei giudici Stiz, Calogero e D’Ambrosio, ha riconosciuto le responsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura nella strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, “sia pure in chiave meramente storica e di valutazione incidentale” perché i due erano già stati assolti per lo stesso reato in precedenti processi condizionati dai depistaggi e dai silenzi di molti uomini dei servizi segreti. I due dirigenti della cellula veneta di Ordine nuovo erano peraltro stati condannati in via definitiva nel 1982 per altri attentati commessi nel 1969 e per associazione sovversiva. Sempre a Padova porta la vicenda della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Infatti nella nostra città, dove godeva di coperture e appoggi, venne arrestato Giusva Fioravanti dopo avere ucciso i carabinieri Enea Codotto e Luigi Maronese il 5 febbraio 1981 sul lungargine scaricatore. Fiorvanti, insieme a Francesca Mambro e a Luigi Ciavardini è stato condannato con sentenze diventate definitive nel 1995 e nel 2007 come esecutore materiale della strage di Bologna. La sentenza di Milano assume un’importanza rilevante perché aggiunge un ulteriore elemento di certezza alle precedenti sentenze definitive su altre stragi e consente di individuare le precise responsabilità penali e storiche della destra eversiva nella strategia della tensione. La decisione consente infine, anche se con un ritardo eccessivo, di affermare il principio di legalità e di rendere giustizia alle vittime e ai loro parenti che hanno tenacemente atteso anni per anni l’accertamento della verità.
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LA REPUBBLICA 21 GIUGNO 2017
CORRIERE DELLA SERA 21 GIUGNO 2017
CORRIERE DELLA SERA 22 GIUGNO 2017
IL MODELLO DI GOVERNO DELLA LOMBARDIA
Le motivazioni della sentenza di condanna per corruzione per Roberto Formigoni descrivono in modo lucido il modello di governo della Regione Lombardia all'epoca della giunta Formigoni. Si tratta di un documento molto utile per comprendere la sentenza e analizzare comportamenti e abusi perpetrati ai danni dei lombardi.
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VACCINI: L'OPINIONE DEL PRESIDENTE DELL'ISTITUTO DI SANITA' WALTER RICCIARDI
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LA STAMPA 22 GIUGNO 2017
PARTECIPIAMO NUMEROSI AGLI INCONTRI DI DOMANI VENERDI' 23 GIUGNO ORE 18.30 SACRA FAMIGLIA - GIARDINO DI VIA RAVENNA

VENERDI' 23 GIUGNO ORE 20.00 PIAZZA PORTELLO - PADOVA

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