RIFLESSIONI SUI NUMERI DELLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI PADOVA
Sono passati alcuni giorni dalle elezioni amministrative e, dopo i festeggiamenti e i ringraziamenti a tutti i militanti che si sono impegnati nel corso della campagna, è utile analizzare i risultati. Leggere e approfondire i dati non serve a fare polemiche né a mettere in discussione i gruppi dirigenti. E’ un’attività normale che si dovrebbe svolgere sempre per capire come hanno votato i padovani e per correggere limiti ed errori.
I numeri


Le due tabelle descrivono tre elementi: la vittoria di Giordani; il contributo determinante portato da Lorenzoni; il risultato molto negativo del Pd.
In questa sede, per evitare le letture strumentali e le reazioni infastidite che si scatenano ogni volta che si prova ad aprire un dibattito o a muovere qualche critica argomentata sulla conduzione del Pd, è opportuno limitarsi ai numeri. Se in futuro i dirigenti democratici vorranno riflettere sui dati potrà aprirsi un confronto interessante.
Giordani ha raccolto 47888 voti, 2545 più di Rossi nel 2014. Bitonci ha raccolto 44488 voti, 7241 in meno del 2014.
A differenza del 2014, quando l’accordo tra Rossi e Fiore non si tradusse in una somma di voti, l’apparentamento tra Giordani e Lorenzoni ha funzionato, ed è risultato determinante. Il Pd ha preso 12028 voti e, rispetto alle precedenti comunali del 2014, ha perso 14672 voti, pari al 54,95 della propria forza elettorale. Il Pd ha raggiunto il peggior risultato da quando è nato e ha raccolto addirittura meno voti dei due partiti precedenti al Pd, valutati singolarmente. Nel 2004, le ultime elezioni nelle quali si presentarono, i DS presero 18845 voti, la Margherita 13811. La ricerca delle cause di questi risultati sarà affrontata, si spera, negli organismi dirigenti del Pd. Qui è utile concentrarsi sull’analisi dettagliata dei numeri.
Il cambiamento dell’insediamento sociale del centrosinistra


Il voto conferma una tendenza già presente nel 2014. Le sconfitte del centrosinistra nelle comunali del 2014 e nelle regionali del 2015 sono state determinate da un cambiamento profondo dell’insediamento sociale del Pd e del centrosinistra. Per comprendere bene questo cambiamento risulta utile il confronto tra i risultati del 2009 e del 2017. Nel 2009 infatti per l’ultima volta il centrosinistra ha vinto le elezioni comunali grazie ai voti raccolti nelle zone più popolari della città. Le due mappe colorate e i numeri indicano che in molte zone dove il centrosinistra ha vinto nel 2009 ha perso nel 2017. Queste zone corrispondono alle aree tradizionalmente più forti per la sinistra, dove risiedono le fasce con redditi più bassi. Il centrosinistra ha perso il 14,48% dell’elettorato di Zanonato del 2009. Le zone dove perde più della media cittadina sono: Camin, San Gregorio, Salboro, Brusegana, tutta la zona a nord est della città (San Lazzaro, Mortise, Ponte di Brenta, Torre), Pontevigodarzere, Voltabarozzo, Forcellini, Terranegra, Stanga, Quatro Martiri, Guizza, Arcella, Chiesanuova, Montà. Nelle zone dove Zanonato aveva battuto nettamente Marin si registra una consistente perdita di voti. Le zone dove il centrosinistra va meglio sono quelle residenziali più centrali, dove si risiedono professionisti e dipendenti e pensionati pubblici con redditi più alti: Centro storico, Savonarola, S.Rita, Tre Garofani, S.Paolo, S. Camillo, Sacra Famiglia. L’andamento del centrodestra è opposto. Bitonci rispetto a Marin perde meno voti nelle zone più popolari e di più nelle zone centrali. In assoluta controtendenza Bitonci aumenta addirittura i consensi a Torre; ne perde pochissimi a Camin, San Lazzaro, Voltabarozzo, San Gregorio, Quattro Martiri, Terranegra, Altichiero. Il centrodestra ha cambiato insediamento sociale ed è diventato più forte del centrosinistra in molte zone popolari.
Questo dato è sintetizzato bene dalla seguente tabella

Un caso interessante di cambiamento dell’insediamento sociale: le sezioni 106, 107 e 125 Un caso interessante che indica il cambiamento dell’insediamento sociale del centrosinistra e del Pd è costituito dai risultati delle sezioni 106, 107 e 125. Là votano i residenti nelle vie Cantele (106), Bajardi (107), nella zona di Mortise, e Ristori, Zacconi, Malibran, Boccaccio (125), nella zona tra Terranegra e Internato Ignoto. La maggior parte dei residenti abita in case di edilizia popolare: alcuni sono assegnatari; altri sono proprietari che hanno riscattato gli alloggi a prezzi concordati.
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Il calo di voti del centrosinistra e del Pd è rilevante; ad esso corrisponde un rafforzamento del centrodestra, e in particolare della Lega nord. Lo stesso andamento si riscontra in numerose sezioni a Voltabarozzo, Forcellini, Torre, Mortise, Altichiero, Camin, Pontevigodarzere, Brusegana, Guizza, Arcella, dove il centrosinistra aveva un insediamento consistente.
Il Partito Democratico

Dal 2014, in tre anni, il Pd ha perso 14672 voti; dal 2009 addirittura 20269 voti. Un dato allarmante che si inserisce in un contesto nazionale negativo che conferma i limiti e i problemi evidenti a Padova. Da questo punto di vista appare sorprendente che il risultato di Padova venga indicato come un modello dal Pd nazionale. E’ comprensibile la soddisfazione per la vittoria di Giordani e il giudizio positivo sui dirigenti che hanno contribuito in modo decisivo a realizzarla, ma resta il fatto oggettivo che il dato del Pd è disastroso. La sconfitta del Pd, letta insieme all’affermazione di Lorenzoni, indica che Padova rischia di diventare un modello per distruggere il Pd e per spostare stabilmente i voti verso aggregazioni civiche che stanno progressivamente sostituendosi al Pd nella proposta e nel metodo di lavoro. Il punto deve essere esaminato con cura e senza strumentalizzazioni sciocche.
La generosità? Un errore da evitare è quello di sostenere che il calo sarebbe dovuto alla generosità del Pd verso le liste civiche alleate. Se fosse vero il calo sarebbe avvenuto soltanto a Padova; in realtà il calo del Pd si è verificato in tutte le città. A Verona il Pd non è stato “generoso” come a Padova: si è presentato con un proprio candidato e praticamente senza alleati. Eppure ha raccolto soltanto il 15,83%, poco più che a Padova, e non è andato neppure al ballottaggio. La generosità può avere determinato una parte della perdita di voti ma non ha inciso in modo significativo e non è stata la causa più importante della sconfitta.
Colpa di Orlando? Un altro errore è quello di chi sta sostenendo in modo superficiale che il calo sarebbe stato causato dal disimpegno di una parte del Pd, indicando i colpevoli nei sostenitori di Orlando. E’ una tesi suggestiva, illustrata da alcuni nell’ultima direzione cittadina del Pd, ma difficile da sostenere sul piano logico-numerico; è talmente ridicola che si può spiegare soltanto con la volontà di nascondere le vere ragioni della sconfitta e con l’obiettivo di spingere fuori dal Pd altri elettori. Se davvero i sostenitori di Orlando, o quantomeno una parte di essi, fossero stati in grado di determinare un calo di circa 14 mila voti, ciò significherebbe che sarebbero di più delle 12 mila persone che hanno scelto il Pd, e quindi sarebbero la maggioranza del Pd e avrebbero vinto il congresso. Inoltre è bene ricordare che uno dei pochi dirigenti nazionali del Pd che è venuto a Padova a fare la campagna elettorale per Giordani e per il Pd è stato proprio Orlando, che ha partecipato all’unica iniziativa organizzata dal Pd in una piazza aperta (Forcellini) in un quartiere. Infatti gli altri ministri che sono venuti a Padova per la campagna elettorale (Martina, Pinotti, Minniti), hanno svolto iniziative in sale comunali.
Due fatti certi: l’assenza del segretario Renzi, il Pd senza programma e senza iniziative Anziché cercare il nemico interno sarebbe meglio interrogarsi su due punti di debolezza della campagna del Pd che hanno inciso nel dato negativo: l’assenza di iniziative programmatiche del Pd; l’assenza del segretario nazionale Renzi. Il primo deriva dall’impostazione locale della campagna che è stata condizionata dalla mancanza di proposte programmatiche precise e chiare. Il secondo costituisce un limite enorme per il Pd a livello nazionale con evidenti ricadute nel dato elettorale. Per la prima volta da quando esiste il Pd il segretario nazionale non ha partecipato alla campagna elettorale. I dirigenti del Pd ritengono che la presenza di Renzi respinga i potenziali elettori e costituisca un fattore dannoso per la raccolta del consenso? Se così fosse ci troveremmo di fronte a un problema molto serio: Renzi ha appena stravinto congresso e primarie del Pd ma è considerato un limite per raccogliere voti. Resta il fatto che Renzi non ha partecipato alla campagna per le amministrative in nessun comune; e dove è intervenuto sul piano mediatico non ha aiutato. Ad esempio, a Verona la sua indicazione di voto per la candidata sostenuta da Tosi ha prodotto una reazione in senso opposto. Una possibile causa della sconfitta del Pd va individuata a livello nazionale. Negli ultimi anni c’è stato un lento allontanamento di iscritti, militanti ed elettori che non hanno condiviso scelte politiche e metodi di direzione di gruppi dirigenti sempre più autoreferenziali e chiusi. Alcuni hanno scelto di abbandonare il Pd per dare vita a soggetti politici diversi; altri sono usciti in silenzio; altri ancora hanno scelto di restare nel Pd per cercare di cambiarne la linea politica. Se fuori dal Pd si riorganizza il campo riformista, una parte dei elettori del Pd trova immediatamente una nuova collocazione più vicina all’impostazione originale dell’Ulivo e dello stesso Pd. Così si spiega in parte il calo di voti, che è stato più marcato nelle città come Padova, dove erano presenti candidati e liste simili all’esperienza civica di Lorenzoni.
La perdita di voti del Pd segue un andamento territoriale interessante: è maggiore nelle zone di insediamento tradizionale e dove il Pd raccoglieva molti voti di opinione. Da notare il calo pesante, superiore al 62,75% della propria forza (che costituisce la media cittadina), nelle zone: Caduti della Resistenza, Portello, Forcellini, Torre, Centro storico, Arcella e Pontevigodarzere, Sacra famiglia, Armistizio, Tre Garofani, S.Osvaldo.
Il peso del nuovo ospedale nel voto

La realizzazione di un nuovo ospedale è stata una questione centrale nelle ultime due campagne amministrative. Nel 2014 ha penalizzato il centrosinistra che proponeva di realizzare la nuova struttura a Padova ovest; nel 2017 ha penalizzato Bitonci che, dopo molte giravolte, proponeva di realizzare la nuova struttura a Padova est. Sia nel 2014 che nel 2017 gli elettori hanno premiato i candidati che hanno proposto di realizzare la nuova struttura nel sito attuale: Bitonci nel 2014; Giordani e Lorenzoni nel 2017. Il confronto tra i risultati dei ballottaggi del 2014 e del 2017 fornisce indicazioni molto precise. In tutta la città Giordani ha raccolto 2545 voti in più di Rossi; ben 901, pari al 35,40%, provengono dai 29 seggi vicini all’ospedale. La zona di Padova dove è stato maggiore l’incremento di voti di Giordani rispetto a Rossi è quella attorno al S.Antonio e al policlinico di via Giustiniani. La stessa zona è anche quella dove Lorenzoni raccoglie più voti. I dati indicano che la proposta di “nuovo su vecchio”, apertamente sostenuta da Lorenzoni, e appoggiata, anche se in modo meno netto fino al turno di ballottaggio, da Giordani, ha convinto gli elettori. Sul punto sarebbe utile aprire una riflessione nel Pd. Infatti per anni, esclusa qualche rara eccezione, il Pd ha sostenuto che il “nuovo su vecchio” era una sciocchezza; al punto da evitare, nonostante richieste esplicite in tal senso, di utilizzare l’espressione nel proprio programma. Non solo. Per molti mesi il Pd ha isolato e boicottato le iniziative a favore della realizzazione del nuovo ospedale nel sito attuale mantenendo una posizione ambigua e poco chiara e non ha mai sviluppato un’opposizione netta a Zaia in consiglio regionale sull’argomento. La debolezza programmatica e la confusione del Pd sulla questione è stata imbarazzante e ci ha indebolito in termini di relazioni e di consenso. Al contrario la posizione chiara e determinata di Lorenzoni ha prodotto un risultato di voti significativo e, dopo l’apparentamento, ha reso più credibile l’iniziativa di Giordani durante il ballottaggio.
Proposte Dobbiamo augurarci che il gruppo dirigente del Pd scelga di analizzare seriamente il dato altrimenti il partito rischia un declino irreversibile. Per evitare questa prospettiva il Pd dovrebbe: 1.Smettere di sostenere che è andato tutto bene e che ha compiuto un’impresa eroica, cadendo nel ridicolo. E’ comprensibile la voglia di festeggiare per la vittoria di Giordani ma bisogna avere piena consapevolezza del risultato e della sostanziale inconsistenza del Pd in larga parte della città. Senza questa consapevolezza tutto proseguirà come prima e quello che resta del Pd si dedicherà all’attività amministrativa abbandonando il partito ai suoi problemi. 2.Avviare una riflessione finalizzata a impostare un’iniziativa politica per riconquistare i consensi perduti. Il Pd deve coinvolgere settori della società con la massima apertura (quello che non si è fatto nella fase pre-elettorale) per elaborare proposte politiche e programmatiche per rafforzare l’alleanza di governo. In particolare serve una proposta per costruire e sviluppare nuove funzioni di crescita e di creazione di reddito in città: cittadella della salute e della ricerca (ospedali, fiera); accoglienza e integrazione dei cittadini stranieri come opportunità; formazione e istruzione; coinvolgimento e protagonismo degli anziani (controllo del territorio, attività culturali); infrastrutture per la mobilità e la riduzione dell’inquinamento; riconversione edilizia; qualità della vita (rifiuti, marciapiedi, illuminazione, verde). 3.Ripensare la struttura organizzativa del Pd, che è ridotto a un comitato elettorale poco efficace, partendo dal funzionamento degli organismi dirigenti e dai circoli che devono diventare luoghi di partecipazione, confronto, promozione di iniziativa politica.
Per comprendere meglio il dato elettorale proponiamo di seguito la lettura dei flussi dell'Istituto Cattaneo sull'andamento del voto in diverse città tra cui anche Padova e due articoli del Corriere della Sera
ISTITUTO CATTANEO: Amministrative 2017: svolta a destra
ISTITUTO CATTANEO: flussi di voto tra primo e secondo turno in 7 città
ISTITUTO CATTANEO: gli elettori del Movimento 5 stelle ai ballottaggi
CORRIERE DELLA SERA 6 LUGLIO 2017
CORRIERE DELLA SERA 3 LUGLIO 2017
UN RICORDO DI MAURO BORTOLI
Mercoledì 5 luglio è morto Mauro Bortoli. Mauro è stato un militante e un dirigente importante della sinistra padovana. Per anni è stato funzionario del Pci, seguendo l’evoluzione e la trasformazione di quel partito fino all’approdo al Partito Democratico. Nel gruppo dirigente della federazione del Pci prima, e del Pds e dei Ds poi, è stato un elemento di equilibrio: serio, disponibile, scrupoloso; un punto di riferimento per molte compagne e compagni delle sezioni. Ha svolto incarichi significativi in diverse istituzioni: il Parco Colli, il comune di Padova, la regione Veneto, l’azienda comunale di trasporto e poi l’azienda unica dei servizi pubblici locali. In tutti questi ruoli ha lavorato con rigore e passione, conquistando la stima anche degli avversari. Riusciva a rendersi simpatico e a farsi apprezzare per le sue caratteristiche di gentilezza e di cortesia: spesso sorridente, sempre educato e rispettoso degli altri. Qualità rare in tempi in cui l’arroganza, la maleducazione, il disprezzo verso chi la pensa diversamente occupano ormai buona parte della scena politica. Come assessore era sempre aperto al confronto, ascoltava le persone a lungo; con il suo approccio estremamente pratico e concreto contribuì a introdurre elementi di efficienza nella struttura amministrativa e ad avvicinare il Comune ai cittadini. Mauro era una persona per bene, che ha dedicato una parte importante della sua vita all’impegno politico in difesa dei più deboli.
I funerali si terranno domani, Venerdì 7 Luglio, alle ore 16.00 nel Muncipio di Padova
IL LUTTO ADDIO MAURO BORTOLI, L'ASSESSORE GENTILE MATTINO DI PADOVA 6 LUGLIO 2016
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APPROVATA LA LEGGE CHE INTRODUCE IL DELITTO DI TORTURA
Dopo anni di attesa, finalmente è stata approvata la legge che introduce nel codice penale il delitto di tortura, così come richiesto dalla Convenzione ONU del 1984, ratificata dall'Italia con la legge n. 498/1988. TORTURATORI IN CARCERE. Sono pesanti le pene contro chi tortura. Il nuovo reato introdotto nel codice penale punisce infatti con la reclusione da 4 a 10 anni chiunque, con violenze o minacce gravi ovvero agendo con crudeltà cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza ovvero che si trovi in situazione di minorata difesa, se il fatto è commesso con più condotte ovvero comporta un trattamento inumano o degradante per la dignità della persona. Pertanto: - deve sussistere un nesso di causalità tra l'azione posta in essere dall'agente e le acute sofferenza fisiche ovvero il verificabile trauma psichico; - la condotta deve essere stata connotata da almeno uno dei seguenti elementi: violenze, minacce gravi, crudeltà; - la vittima deve trovarsi in almeno una delle seguenti condizioni: essere persona privata della libertà personale; essere affidata alla custodia (o potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza) dell'autore del reato; trovarsi in situazione di minorata difesa; - il fatto deve essere stato commesso secondo almeno una delle seguenti modalità: a) pluralità di condotte; b) oppure tale da comportare un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona. AGGRAVANTE PER GLI AGENTI: a) la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio dell'autore del reato, con abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio; la pena prevista è in tal caso la reclusione da 5 a 12 anni (da 5 a 15 anni nel testo Camera); b) l’avere causato lesioni personali comuni (aumento fino a 1/3 della pena), gravi (aumento di 1/3 della pena) o gravissime (aumento della metà); c) la morte come conseguenza della tortura, due diverse ipotesi: di morte non voluta, ma conseguenza dell'attività di tortura (30 anni di reclusione, mentre nel testo della Camera era previsto l'aumento di due terzi delle pene); di morte come conseguenza voluta da parte dell'autore del reato (pena dell'ergastolo). L'art. 1 della proposta di legge aggiunge, poi, al codice penale l'art. 613-ter con cui si punisce il reato proprio consistente nell'istigazione a commettere tortura commessa dal pubblico ufficiale o dall'incaricato di pubblico servizio, sempre nei confronti di altro pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. DICHIARAZIONI ESTORTE NULLE. Qualsiasi dichiarazione o informazione estorta sotto tortura non è utilizzabile in un processo. Vale però come prova contro gli imputati di tortura. STOP ESPULSIONI. Nessuno può essere espulso, respinto o estradato verso paesi dove vi sia il fondato rischio, tenendo anche conto della presenza di violazioni dei diritti umani gravi e sistematiche, che sia sottoposto a tortura. NESSUNA IMMUNITÀ. I cittadini stranieri imputati o condannati per tortura in altro Stato o da un tribunale internazionale non possono godere di immunità. Se richiesto, saranno estradati.
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TESTO DEL PROVVEDIMENTO
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
RETE NAZIONALE DEI REGISTRI DEI TUMORI
Il provvedimento, approvato all’unanimità in prima lettura alla Camera dei deputati il 29 giugno 2017, è frutto dell’unificazione di diverse proposte di legge presentate nel corso della legislatura. Il testo unificato, adottato dalla Commissione Affari Sociali come testo base, è stato oggetto di un’intensa attività emendativa durante l’esame in sede referente ed è stato, attraverso le audizioni, condiviso con il mondo scientifico e accademico. Il provvedimento istituisce e disciplina la Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza nonché il referto epidemiologico. Si tratta di due istituti solo in parte previsti da altri atti legislativi e regolamentari che perciò necessitavano di un adeguato assetto organizzativo e di norme attuative, contenute nella proposta di legge approvata alla Camera dei deputati. La Rete nazionale dei registri è il primo atto di organizzazione nazionale di un fenomeno di studio interessante, nato per lo più in modo spontaneo. I registri tumori sono stati attivati a partire dagli anni Settanta in diversi ambiti territoriali italiani con funzioni di monitoraggio delle malattie oncologiche al fine di promuovere appropriate azioni di prevenzione primaria e secondaria. Nei registri, i tumori sono classificati su base territoriale e in relazione a un tempo specifico, e sono codificati tenendo conto dell'incidenza, della prevalenza e della sopravvivenza dei malati. I dati servono anche per avere una chiara identificazione delle risorse che sono necessarie per affrontare questa patologia. Il referto epidemiologico è invece un dato aggregato, che corrisponde alla valutazione dello stato di salute complessivo di una comunità e si ottiene da un esame epidemiologico delle principali informazioni relative a tutti i malati e a tutti gli eventi sanitari di una popolazione in uno specifico ambito territoriale.
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TESTO DEL PROVVEDIMENTO
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
SCUOLA: ANALISI SULTEST INVALSI
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SOLE 24 ORE 6 LUGLLIO 2017
BANCHE: ALCUNE RIFLESSIONI SULL'IMPATTO DEL DECRETO PER LA TUTELA DEI RISPARMIATORI
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CORRIERE DELLA SERA 3 LUGLIO 2017
CORRIERE DELLA SERA 3 LUGLIO 2017
INPS: L'ANALISI DI TITO BOERI
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CORRIERE DELLA SERA 5 LUGLIO 2017
LA REPUBBLICA 5 LUGLIO 2017
LA STAMPA 5 LUGLIO 2017
STASERA 6 LUGLIO ORE 21.00 SALA NASSIRYA - PIAZZA DEI SIGNORI - PADOVA
RIGENERAZIONE DEMOCRATICA IDEE E CONTRIBUTI PER IL PERCORSO DI ASCOLTO DELLA CITTA' DI PADOVA

DOMANI 7 LUGLIO ORE 20.00 PARCO FISTOMBA - PADOVA FESTA PER SERGIO GIORDANI


DOPO LA BELLA SERATA DI PIOVE DI SACCO VI INVITIAMO A PARTECIPARE
LUNEDI' 10 LUGLIO ORE 20.45 MUSEO CIVICO - PIAZZA PIGHIN - STANGHELLA
PRESENTAZIONE DEL LIBRO RIFIUTI SPORCHI IL FALLIMENTO DELLA GESTIONE DEL SERVIZIO RIFIUTI NELLA BASSA PADOVANA

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