BANCHE DISSESTATE. PER FORTUNA C'È LO STATO MATTINO DI PADOVA 11 LUGLIO 2017
Il decreto legge che salva Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca dimostra la necessità e l'utilità dello Stato nazionale e dell'Unione Europea. In Veneto questo aspetto dovrebbe far riflettere i sostenitori dell'autonomia e dell'indipendenza regionale in vista del prossimo referendum farsa. Per anni i vertici della Regione, insieme alle associazioni di impresa e alle istituzioni vicentine e trevigiane, hanno indicato le due banche come modelli di gestione del credito; poi, di fronte al disastro, hanno promesso aiuti aleatori attraverso la finanziaria Veneto Sviluppo, hanno criticato il governo per la presunta inerzia, hanno costituito ridicole commissioni d'inchiesta. In realtà la Regione ha fatto molto poco e senza l'intervento dello Stato in accordo con l'Unione Europea le due banche sarebbero fallite senza reti di protezione e senza la possibilità di tutelare i risparmiatori.Il decreto infatti è il risultato di un intervento senza precedenti dello Stato centrale a favore di due istituti di credito, che si fonda sulla tempestiva riforma delle banche popolari voluta dal governo nel 2015 e sul sostegno decisivo della Banca centrale europea. Mai prima d'ora lo Stato aveva messo a disposizione risorse così ingenti, 16 miliardi e 800 milioni di euro, per delle banche fallite: un'iniezione di liquidità di 4 miliardi e 800 milioni e la concessione di garanzie statali per 12 miliardi. In pratica il governo ha varato un provvedimento dell'entità di una manovra straordinaria di bilancio per soccorrere i 200 mila soci delle due banche in liquidazione, quasi tutti veneti, in prevalenza residenti tra le province di Vicenza e di Treviso. La manovra viene pagata in base a un principio di solidarietà da tutti i contribuenti italiani, compresi i cittadini delle regioni del centro sud.Di solito lo Stato interviene in favore delle comunità locali quando esse sono vittime di calamità naturali. Nel caso di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca invece il disastro non è stato causato da eventi naturali ma da comportamenti delittuosi e fraudolenti di amministratori che per anni sono stati coccolati, sostenuti, esaltati dalla politica e dall'impresa regionali.Infine c'è un altro aspetto che dovrebbe far riflettere meglio sui rischi di una vittoria delle spinte indipendentiste. Il referendum sull'autonomia viene pubblicizzato con le parole d'ordine "Roma è il nemico dei veneti" e "Paroni a casa nostra". I sostenitori dell'autonomia sono sicuri che il Veneto starebbe meglio da solo? La vicenda delle due banche distrutte da pessimi amministratori veneti con la complicità e la connivenza di molte istituzioni locali non ha insegnato nulla? Nel 2007, con la legge regionale 98, il Veneto chiese maggiore autonomia allo Stato e individuò le 14 materie nelle quali intendeva esercitarla: tra queste c'era "casse di risparmio e aziende di credito". Per fortuna quella legge non ebbe successo. Se fosse entrata in vigore oggi lo Stato non avrebbe avuto la competenza per intervenire con il salvataggio e i risparmiatori non avrebbero avuto la possibilità di accedere ai risarcimenti.
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