REGOLAMENTO DI CONTI A BAGNOLI, SPARA AI CREDITORI E NE UCCIDE UNO: LI STAVA ASPETTANDO MATTINO DI PADOVA 24 SETTEMBRE 2017
Dopo la prima coltellata, presa di striscio sulla spalla, è diventata una questione di rispetto. E le questioni di rispetto, in casa Allia, si regolano così. Benedetto, ventottenne siciliano d’origine, ha imbracciato il fucile a canne mozze e ha sparato. Ha ucciso Francesco Mazzei, calabrese di 38 anni. Ha ferito Yassine Lemfaddel, 29 anni, marocchino con residenza a Treviso. Poi ha cercato di disfarsi del cadavere, trascinandolo in fondo al capannone dell’azienda che gestiva insieme al padre. Un papà con un nome pesante come quello di Salvatore Allia, attualmente in carcere per omicidio e soppressione di cadavere. È una storia di gente feroce quella venuta a galla ieri mattina a Bagnoli, tra la zona artigianale e la provinciale che porta al centro del paese. «Aiutatemi, sto morendo. È stato Benedetto», sono le ultime parole pronunciate dal marocchino nel bar dell’area di servizio Af Petroli, poco dopo aver preso una fucilata in pancia, poco prima di cadere a terra sul suo stesso sangue. Un siciliano che uccide un calabrese, sullo sfondo le fabbriche della Bassa padovana. Le mani dei carabinieri ora dovranno scavare anche nella melma del crimine organizzato. Succede poco prima delle 10.30 di sabato: il marocchino si è materializzato davanti ai cancelli dell’azienda L.B. di via Ottava strada su una vecchia Mercedes insieme al suo amico calabrese. Secondo quanto emerso grazie alle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo provinciale, Yassine Lemfaddel era furioso. In passato aveva lavorato nell’azienda che si occupa di sabbiatura dei metalli ma non era mai stato pagato. Ha affrontato il giovane titolare dell’impresa con un coltello. L’ha colpito alla spalla, forte della presenza dell’amico accanto. La dinamica ricostruita vede Benedetto Allia correre nel suo ufficio, armarsi con un fucile a canne mozze e fare fuoco. Il primo colpo ha steso il calabrese Francesco Mazzei, colpito alla schiena forse in un tentativo di scappare verso l’uscita. Un altro colpo ha preso in pieno ventre il nordafricano. Sulla scena del delitto i bossoli erano sei, quindi è plausibile che altri colpi siano stati sparati a casaccio in preda alla furia del momento. Yassine Lemfaddel è riuscito a correre in cortile, sorreggendosi sulla carrozzeria della vecchia auto e salendo con un ultimo colpo di reni nell’abitacolo. Nonostante il sangue che usciva e impregnava il sedile è riuscito a percorrere quasi un chilometro, fino all’area di servizio dove a fine turno di lavoro era solito andare a bere l’aperitivo. Nel locale l’hanno visto arrivare barcollando. È riuscito a biascicare poche parole, poi è crollato. Ora è ricoverato in prognosi riservata all’ospedale di Padova. In meno di dieci minuti i carabinieri sono arrivati a Benedetto Allia. L’hanno trovato ancora nel suo capannone. A terra i segni di trascinamento del cadavere. Un cadavere sottoposto all’esame del professore Massimo Montisci. Dopo un pomeriggio di interrogatori, dopo aver sentito una decina di persone, dopo aver messo alle strette il giovane rampollo siciliano, i carabinieri hanno fatto scattare l’arresto per omicidio e tentato omicidio. Tuttavia, c’è ancora molto da chiarire. C’è un’azienda che ha cambiato tre sedi in due anni e che conserva ancora legami con la Sicilia, c’è un groviglio di società che fanno capo a padre e figlio. E c’è un passato che ora incombe con tutto il suo carico di sangue.
NACCARATO (COMMISSIONE ANTIMAFIA): «CAMBI DI SEDI E LEGAMI CON LA SICILIA». «INDAGARE SULLE MOLTE ANOMALIE» MATTINO DI PADOVA 24 SETTEMBRE 2017
«Ci sono diversi elementi anomali che impongono un'attenzione particolare dell'autorità giudiziaria: gravità del fatto, uso di armi da fuoco, provenienza geografica dell'omicida e del morto, dimensioni dell'azienda, precedenti penali del padre dell'omicida». Alessandro Naccarato, Pd, membro della commissione parlamentare antimafia, ci risiamo?«Non voglio trarre conclusione affrettate. Dico solo che per sparare a due persone il movente deve essere molto forte». Nell'ambito delle sue funzioni ha già fatto qualche accertamento?«Ho guardato attentamente le visure camerali delle società, da cui emergono effettivamente molte anomalie». A cosa si riferisce?«L'azienda di Benedetto Allia ha cambiato tre sedi in due anni: prima a Rovigo in via Angeli 47, poi a Bagnoli in via Ottava strada. Conservano anche una sede a Monselice in via del Bosco 3». Sono solo queste le anomalie?«Non solo. Esaminando le carte si può facilmente notare che per un trimestre hanno sette dipendenti, in tutto il resto dell'anno non ci lavora nessuno in questa azienda. Ditta che, va ricordato, conserva ancora legami con la Sicilia». Benedetto Allia è figlio di Salvatore Allia, già arrestato per omicidio.«Un omicidio che conserva ancora molti elementi nebulosi. La Dda di Trieste riaprì il caso, che sembrava legato in qualche modo ad un traffico d'armi con il meridione». Il padre può in qualche modo avere a che fare con questo regolamento di conti?«Tanto per cominciare è titolare di una società con sede sempre a Bagnoli, in via Sesta strada: la S.m.a., con un capitale sociale di soli 900 euro e messa in liquidazione nel corso del 2017. Mi sembra un groviglio societario da decifrare in tempi stretti». Un bel carico di preoccupazioni per un'area come quella di Bagnoli di Sopra. «Pensare che fino a ieri il problema più grave erano i profughi e il campo in cui sono alloggiati».
NACCARATO A MINNITI: «GARANTITE A PADOVA RISORSE INVESTIGATIVE» MATTINO DI PADOVA 26 SETTEMBRE 2017
Il deputato padovano del PD Alessandro Naccarato ieri ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno Marco Minniti chiedendo se sia a conoscenza dei fatti di Bagnoli e «quali provvedimenti intenda intraprendere per potenziare gli strumenti investigativi delle forze dell'ordine della provincia di Padova e della Direzione Investigativa Antimafia» per «prevenire e contrastare il crimine organizzato in Veneto». Il parlamentare sottolinea che «la vicenda ha sollevato fortissime preoccupazioni nella comunità locale per l'efferatezza e le modalità del delitto, che presentano diversi elementi caratteristici dei delitti commessi dalla criminalità organizzata», rilevando inoltre che «emergono evidenti elementi che rendono necessarie indagini approfondite per comprendere le reali ragioni del fatto e gli eventuali collegamenti con persone legate al crimine organizzato».
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INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELL'INTERNO
MATTINO DI PADOVA 24 SETTEMBRE 2017
MATTINO DI PADOVA 25 SETTEMBRE 2017
IL GAZZETTINO 25 SETTEMBRE 2017
I PERICOLI DEL REFERENDUM FARSA IN VENETO MATTINO DI PADOVA 22 SETTEMBRE 2017
Le notizie provenienti dalla Spagna devono far riflettere i sostenitori dell'autonomia e dell'indipendenza del Veneto. Quanto sta accadendo è la conseguenza dell'attività eversiva delle istituzioni e dei secessionisti catalani. Per anni osservatori superficiali ed esperti improvvisati hanno esaltato il modello catalano senza comprendere che dietro alle richieste di autonomia si nascondeva l'obiettivo della rottura dell'unità nazionale. Gli argomenti dei sostenitori del referendum della Catalogna sono molto simili a quelli utilizzati dai governatori di Veneto e Lombardia. È in atto una pericolosa deriva separatista: si parte con l'autonomia, poi si chiede l'indipendenza e infine c'è la secessione. I referendum farsa del 22 ottobre sono un pezzo di questo disegno. Veneto e Lombardia, in contrasto con l'articolo 116 della Costituzione, non hanno voluto aprire il confronto con il governo e hanno indetto un referendum farsa per alimentare le spinte indipendentiste. Se il 22 ottobre la maggioranza dei cittadini andrà a votare sì, riprenderà forza la strategia verso la secessione. Le zone più ricche, dopo essere cresciute grazie alle politiche espansive degli stati nazionali e dell'Unione europea, vogliono maggiore ricchezza e ritengono di poterla ottenere da soli senza il peso dei territori più poveri. Qui è il nodo: diventare più ricchi rompendo la solidarietà e l'unità nazionale ed europea. Per alimentare questa strategia si sono costruite campagne propagandistiche illusorie pagate con fondi pubblici regionali. Basta pensare al mito del residuo fiscale o delle regioni che si autoproclamano virtuose. Chi sostiene che le risorse raccolte con le tasse dei veneti sono superiori ai costi dei servizi pubblici erogati nella regione non considera il debito pubblico e i relativi interessi, le pensioni e servizi essenziali come sicurezza e istruzione. Non sono bastati i fallimenti di numerosi istituti di credito, governati da professionisti, professori e imprenditori veneti, per comprendere che il sistema finanziario regionale non è un modello di virtù ed efficienza. Basta leggere l'elenco degli amministratori delle banche in liquidazione per vedere che per anni i vertici delle principali categorie economiche hanno gestito il sistema del credito con risultati disastrosi. Solo l'intervento dell'Europa e dello Stato italiano hanno impedito che il fallimento delle banche producesse effetti devastanti sull'economia regionale. Bisogna fermarsi prima che sia troppo tardi. Per evitare che il Veneto segua la strada della Catalogna bisogna contrastare il referendum del 22 ottobre e non andare a votare per non raggiungere il quorum e far fallire il disegno separatista.
BRESSA SPARA SUL REFERENDUM: INUTILE VOTARE MATTINO DI PADOVA 26 SETTEMBRE 2017
«L'enormità del referendum a cui sono chiamati veneti e lombardi il prossimo 22 ottobre equivale a quella di indire un referendum sull'articolo 39 della Costituzione, che recita "L'organizzazione sindacale è libera". Voi, vi sognereste mai di farlo? ». Lo ha detto Gianclaudio Bressa, sottosegretario del Pd agli Affari regionali, rivolgendosi provocatoriamente all'assemblea di rappresentanti sindacali Cisl veneti e lombardi in occasione della tavola rotonda «Tra federalismo e autonomia delle Regioni», a Castelnuovo del Garda. «Il 2001», ha proseguito «era l'anno zero dell'autonomia differenziata, purtroppo nel 2017 siamo ancora a quel punto. Il 23 ottobre nulla sarà cambiato rispetto al 21 ottobre e ci troveremo ancora all'anno zero del percorso. Ancora saremo in attesa di una proposta da parte delle Regioni, di un accordo con il governo e della necessaria ratifica parlamentare, come da Costituzione. Questo deve essere ben chiaro ai cittadini lombardi e veneti: pagheranno 30 milioni i primi, 14 milioni i secondi per esercitare un diritto, quello della richiesta di una maggiore autonomia territoriale, che già è loro consentita in virtù del comma III dell'articolo 116. L'iniziativa spetta ai loro rappresentanti regionali, ma questi preferiscono che si paghi un plebiscito su di loro che non ha alcuna efficacia vincolante». «Era il 15 marzo scorso», rincara Bressa «quando il ministero per gli Affari regionali ha ricevuto dal governatore Zaia la lettera che chiedeva un confronto sul quesito del referendum. La nostra disponibilità è stata immediata e totale, abbiamo definito un protocollo perché il tavolo potesse partire, per la definizione dei limiti tra le competenze legislative, amministrative, nonché dei fondi necessari. Abbiamo attivato tutte le amministrazioni interessate. Ma per fare un'intesa bisogna essere in due. Il governo, nelle settimane e nei mesi a seguire purtroppo non ha trovato alcun interlocutore. Insomma, siamo in attesa dell'iniziativa di Zaia e Maroni da almeno dieci anni, da quando erano ministri nel 2008:. E il residuo fiscale contestato a Roma? «C'è molta leggerezza sulle cifre che sono fatte rimbalzare in queste settimane,il residuo previdenziale del Veneto presenta un deficit di 6, 4 miliardi all'anno, La Lombardia di 8,4. Se non c'è unità nazionale con il sistema di finanza pubblica, chi paga le pensioni in queste regioni? Fuori da queste logiche esiste solo la secessione». La replica tagliente della Lega: «E questo sarebbe il sottosegretario alle autonomie regionali con il quale dovremmo trattare? Si vergogni. Bressa è un lobbista di Bolzano che difende i privilegi del suo collegio elettorale e vuole negare i diritti del Veneto. Non ci riuscirà», ringhia l'assessore regionale allo Sviluppo Roberto Marcato.Sul fronte opposto Laura Puppato, senatrice dem, che ha presentato un esposto alla prefettura di Treviso segnalando la «propaganda elettorale ingannevole» in relazione ad alcune locandine referendarie che promettono «giustizia, sicurezza e lavoro» in caso di vittoria del Sì.
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NUOVO CODICE ANTIMAFIA. INSIEME PER COMBATTERE LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA LOTTA ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA, SOSTEGNO ALLE IMPRESE ONESTE APPROVATO IL NUOVO CODICE ANTIMAFIA
La riforma del Codice Antimafia nasce da una proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 2013 da 120mila cittadini e promossa da diverse associazioni con l'obiettivo di dare maggiore efficacia alle norme sulla gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Dopo discussioni, confronti e audizioni e dopo che il testo originario è stato arricchito dai contributi nelle commissioni Antimafia e Giustizia, la nuova legge rende finalmente organica la normativa antimafia relativa ai beni confiscati e sequestrati. La frammentarietà delle norme e le criticità emerse nel corso degli anni, infatti, portava più del 90% delle imprese sottratte alla criminalità organizzata a fallire dopo la confisca o il sequestro.
La nuova legge si muove su un doppio binario: da una parte presenta misure di contrasto sistematico alle organizzazioni criminali per colpirle dritte al cuore, cioè nelle imprese illecite; dall’altra prevede misure economiche di sostegno alle imprese stesse affinché continuino la propria attività anche dopo la confisca o il sequestro. Solo così possiamo tutelare tutte le persone oneste che vi lavorano e smentire l’odiosa convinzione che “la mafia dà lavoro, lo Stato no” . Tra le misure contenute: - le modifiche al ruolo e alle funzioni dell’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati; - l’istituzione di un nuovo Fondo per il credito delle aziende sequestrate; - l’ampliamento dei soggetti attivi e passivi; - la tutela dei terzi creditori; - la trasparenza nella scelta degli amministratori giudiziari; - la delega al Governo per individuare specifici incentivi e ammortizzatori sociali per il lavoratori delle aziende confiscate e sequestrate; - le misure contro il caporalato. Principali obiettivi - rendere più efficace, tempestiva e trasparente l'adozione delle misure di prevenzione patrimoniale (sequestro e confisca più incisivi), trattazione prioritaria con rafforzamento delle sezioni competenti; - istituire presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d'appello sezioni o collegi specializzati chiamati a trattare in via esclusiva i procedimenti previsti dal Codice antimafia; - favorire la ripresa delle aziende sottoposte a sequestro, in particolare con l'istituzione di un fondo e con altre misure dirette a sostenere la prosecuzione delle attività e la conseguente salvaguardia dei livelli occupazionali; - garantire una maggiore trasparenza nella scelta degli amministratori giudiziari, con garanzia di competenze idonee allo svolgimento dell'incarico e di rotazione negli incarichi; - riorganizzare e rafforzare l'Agenzia nazionale per i beni confiscati; - estendere i casi di confisca allargata di cui all'art. 12-sexies del decreto-legge n. 306 del 1992; - garantire in modo sempre più efficace i terzi di buona fede che risultano da atti anteriori al sequestro.
Per saperne di più leggi gli approfondimentI:
TESTO A FRONTE CODICE ANTIMAFIA
PARERI COMMISSIONI CODICE ANTIMAFIA
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
SOLE24ORE 28 SETTEMBRE 2017
REPUBBLICA 28 SETTEMBRE 2017
LA STAMPA 28 SETTEMBRE 2017
MAFIE IN LOMBARDIA: 27 ARRESTI E UN SINDACO AI DOMICILIARI
Un'importante operazione coordinata dai Carabinieri del Comando provinciale di Milano ha portato all'arresto di 27 persone tra Milano, Monza, Seregno e Como. Alla luce di questa indagine riportiamo qui due approfondimenti utili per capire la vastità e la natura del fenomeno.
CORRIERE DELLA SERA 27 SETTEMBRE 2017
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L'INTERVISTA A GIORGIO NAPOLITANO SUL RISULTATO DELLE ELEZIONI IN GERMANIA
Le elezioni in Germania hanno consegnato all'Europa risultati che devono far riflettere. La Cancelliera vince ancora ma perde consensi, SPD crolla mentre avanza l'estrema destra. Su questi dati appare interessante l'intervista a Giorgio Napolitano che riportiamo di seguito.
CORRIERE DELLA SERA 26 SETTEMBRE 2017
AGENDA
VENERDI' 6 OTTOBRE ORE 18.15 REFERENDUM REGIONALE NON ANDARE A VOTARE! LE RAGIONI PER CONTRASTARE IL REFERENDUM TRUFFA
SALA PALADIN - MUNICIPIO DI PADOVA
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