LOTTA AL CRIMINE ORGANIZZATO PIÙ EFFICACE CON IL NUOVO CODICE ANTIMAFIA
La Camera ha approvato in via definitiva il nuovo codice antimafia. Il provvedimento, nato da una proposta di iniziativa popolare di molte associazioni e dal lavoro delle commissioni parlamentari con la collaborazione della Direzione nazionale antimafia e del Csm, introduce strumenti efficaci per prevenire e contrastare il crimine organizzato. La novità principale consiste nell’estensione dei sequestri patrimoniali alle persone indiziate di associazione a delinquere per commettere gravi reati contro la pubblica amministrazione: concussione, corruzione, peculato, induzione indebita a dare o promettere utilità, malversazione. Il codice antimafia introduce un principio: le ricchezze di provenienza illecita devono essere sottratte all’autore del reato e restituite alla collettività. L’esperienza giudiziaria degli ultimi anni infatti indica una connessione stretta tra soggetti che si associano per commettere reati contro la pubblica amministrazione e crimine organizzato. Le mafie controllano appalti pubblici e alterano concorrenza e mercato, soprattutto nelle regioni settentrionali, attraverso i reati contro la pubblica amministrazione. Le associazioni mafiose stabiliscono relazioni criminali con associazioni a delinquere “semplici” per mimetizzarsi, conquistare spazi economici, riciclare proventi illeciti. Per queste ragioni si rende necessario applicare le misure di prevenzione patrimoniale anche agli indiziati di gravi reati contro la pubblica amministrazione in forma associata. Per fare esempi concreti, nel nostro territorio, con le nuove norme, i patrimoni di imprese come la Pistorello e la Vittadello sarebbero sottoposti a sequestro perché alcuni loro amministratori sono coinvolti in indagini per gravi reati contro la pubblica amministrazione. L’estensione del sequestro patrimoniale riguarda anche gli indiziati di reati con finalità di terrorismo, di sovversione dell’ordinamento costituzionale, di atti persecutori (stalking). Sono introdotte norme per rendere più rapidi i procedimenti di prevenzione con la creazione di sezioni o collegi specializzati in ogni distretto giudiziario, la trattazione prioritaria delle misure e il potenziamento degli organici. Viene ampliato l’ambito di applicazione del sequestro e della confisca per equivalente: diventa obbligatoria per gli ecoreati e per l’autoriciclaggio, si applica anche in caso di amnistia e di prescrizione. Per rendere più efficaci i procedimenti di sequestro e di confisca viene riformata l’Agenzia nazionale con un organico che passa da 30 a 200 unità, vengono aumentate le risorse per sostenere i lavoratori delle aziende sequestrate e per assicurare le tutele dei creditori. Oltre al sequestro, è istituito il controllo giudiziario delle aziende quando c’è il rischio concreto di condizionamenti mafiosi. L’amministrazione giudiziaria delle imprese è prevista anche quando l’attività economica favorisce soggetti sottoposti a misure di prevenzione o con procedimenti penali per reati di mafia o gravi reati contro la pubblica amministrazione. Per evitare la cattiva gestione del patrimonio sequestrato gli amministratori dovranno essere scelti da un apposito albo con regole di trasparenza, con la rotazione degli incarichi e con una rigida incompatibilità tra magistrati, amministratori giudiziari e curatori fallimentari. Infine vengono precisati ed estesi i controlli per l’acquisizione della documentazione antimafia per i lavori pubblici, introducendo la novità che per le società di capitali, anche consortili, la documentazione deve essere riferita a ogni consorziato. In questo modo si impedisce l’uso sempre più diffuso di inserire nelle associazioni di imprese aziende prive di certificazione antimafia che riescono a lavorare grazie alla documentazione della società mandataria.
CODICE ANTIMAFIA. NACCARATO: "NON DEVE PASSARE IL PRINCIPIO CHE CORROMPERE SIA CONVENIENTE" MATTINO DI PADOVA 30 SETTEMBRE 2017
«Nel Padovano con il nuovo codice antimafia i patrimoni di imprese come la Pistorello, la Vittadello e la Guerrato sarebbero sottoposti a sequestro perché alcuni loro amministratori sono coinvolti in indagini per gravi reati contro la pubblica amministrazione». Mercoledì scorso la Camera ha dato il via libera definitivo e già si fanno i conti sugli effetti che la nuova legge potrà avere sul nostro territorio. La "proiezione" è di Alessandro Naccarato, deputato del Pd e componente della commissione antimafia, esperto di infiltrazioni della criminalità organizzata nel Nord Italia. La ratio della legge è quella di velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale per quelle aziende che sono indiziate di associazione a delinquere nei reati di concussione, corruzione, peculato, induzione indebita a dare o promettere utilità, malversazione. Tutti reati contro la pubblica amministrazione. E non solo: lo stesso provvedimento è esteso anche a chi è indiziato di reati con finalità di terrorismo, di sovversione dell'ordinamento costituzionale e anche di stalking. «Il codice antimafia introduce un principio: le ricchezze di provenienza illecita devono essere sottratte all'autore del reato e restituite alla collettività - chiarisce Naccarato - È fondamentale per evitare che queste azienda abbiano un vantaggio nelle gare pubbliche, alterando concorrenza e mercato». In pratica, con il sequestro, si vuole evitare che le aziende sospettate di irregolarità possano nel frattempo continuare a lavorare e magari anche vincere altre opere pubbliche. «In questo caso l'esempio più lampante è la Vittadello, implicata nell'indagine sulle tangenti all'Anas, che nel frattempo si è aggiudicata l'appalto del centro congressi in Fiera - sottolinea ancora Naccarato - Non può e non deve mai passare il principio che conviene corrompere e lavorare perché tanto il vantaggio accumulato è maggiore del danno che subisco». Tra le altre novità previste dalla norma c'è anche la creazione di sezioni o collegi specializzati in ogni distretto giudiziario. A Padova questo avrebbe evitato un caso come quello di Francesco Manzo, pensionato sospettato di legami con la camorra: «Gli fu sequestrato un ingente patrimonio - racconta ancora il deputato padovano della commissione antimafia - Lui fece ricorso e l'avvocatura dello Stato non si oppose». Nel nuovo codice antimafia, per rendere più efficaci i procedimenti di sequestro e di confisca, viene riformata l'Agenzia nazionale con un organico che passa da 30 a 200 unità. Inoltre vengono aumentate le risorse per sostenere i lavoratori delle aziende sequestrate e per assicurare le tutele dei creditori. Oltre al sequestro, è istituito il controllo giudiziario delle aziende quando c'è il rischio concreto di condizionamenti mafiosi. Infine c'è l'obbligo di presentare la certificazione antimafia anche per tutte le aziende dei consorzi, mentre oggi si chiede solo alla società mandataria. Così si evita che aziende prive di certificazione riescano a lavorare grazie al fatto che sono inserite in consorzi.«Sono norme importanti - conclude Naccarato - Perché se diciamo che la lotta alla criminalità è una priorità bisogna mettere in campo misure emergenziali».
Per saperne di più leggi l'approfondimento
TESTO A FRONTE CODICE ANTIMAFIA
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
MATTINO DI PADOVA 30 SETTEMBRE 2017
LA STRATEGIA PER LA SECESSIONE
Quanto sta succedendo in Catalogna impone una riflessione approfondita sui referendum truffa di Veneto e Lombardia. Oggi molti si stupiscono per l’evoluzione delle vicende spagnole ma in realtà si sta realizzando il programma secessionista perseguito da tempo da alcune formazioni politiche. Per anni la coalizione Convergenza e unione, trasformata di recente in Convergenza democratica di Catalogna, ha lavorato per raggiungere la secessione dalla Spagna: prima le richieste di condizioni particolari di autonomia, poi l’autonomia speciale, infine l’indipendenza e la secessione. Come si vede una situazione molto vicina alla nostra. Infatti le spinte secessioniste di una parte della Catalogna hanno una storia simile a quelle venete e lombarde. Qui Lega nord e alcuni movimenti locali lavorano da anni per la secessione dall’Italia e hanno anche individuato un’entità statale futura: la padania. I secessionisti catalani, veneti e lombardi hanno idee comuni: pensano di essere migliori degli altri connazionali, vogliono difendere la loro ricchezza isolandosi, chiedono soldi ai governi centrali per qualsiasi cosa (terremoti, alluvioni, crisi bancarie, opere pubbliche) ma non si preoccupano del debito pubblico, della spesa previdenziale, della sicurezza, dell’istruzione. Con la secessione si è diffusa una cultura egoista e autoreferenziale che esclude la solidarietà e individua nell’Europa il peggior nemico. Come in Spagna anche in Italia molti hanno sottovalutato le dichiarazioni e le spinte separatiste. Per anni tanti governi hanno pensato di risolvere la questione con concessioni progressive esaltando in modo acritico le autonomie regionali senza misurarne sul serio gli effetti. Per rincorrere i voti leghisti superficiali esponenti istituzionali hanno addirittura portato la Catalogna a modello da seguire. Così è stata introdotta la riforma costituzionale del 2001 che ha creato un federalismo caotico, ha aumentato la spesa pubblica, peggiorato la qualità dei servizi essenziali e determinato conflitti di poteri e paralisi di infrastrutture strategiche. Corte dei conti e Banca d’Italia da anni rilevano il crescente indebitamento delle regioni e i conseguenti rischi per la finanza pubblica. Le regioni, diventate spesso esempi di inefficienze e sprechi clientelari, hanno moltiplicato i centri di spesa e hanno imposto un neocentralismo regionale limitando poteri e funzioni dei comuni. Chi non vuole la secessione e vuole vivere in un’Italia unita deve attivarsi subito per evitare il disastro in corso in Spagna. Basta leggere con attenzione le dichiarazioni dei dirigenti leghisti per capire che il referendum del 22 ottobre è soltanto l’ennesima tappa per arrivare al vero obiettivo: la secessione. Non c’è più tempo per le sottovalutazioni o per cercare di conquistare voti inseguendo le posizioni leghiste. Per questo bisogna contrastare il referendum truffa del 22 ottobre e non andare a votare per non raggiungere il quorum.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
IL MESSAGGERO 2 OTTOBRE 2017
LA STAMPA 2 OTTOBRE 2017
LA STAMPA 2 OTTOBRE 2017
SOLE24ORE 3 OTTOBRE 2017
IL MESSAGGERO 3 OTTOBRE 2017
LA STAMPA 4 OTTOBRE 2017
SOTTOSCRIVI L'APPELLO, FIRMA QUI!
TUTTI I PARADOSSI DI CORBYN L'OSTINATO
Un'interessante spunto di riflessione sulle vicende della sinistra in Europa a partire dagli ultimi risultati elettorali con particolare attenzione alla Germania e alla Gran Bretagna.
CORRIERE DELLA SERA 29 SETTEMBRE 2017
L'INCHIESTA SUI FONDI DELLA LEGA ARRIVA FINO ALL'ATTUALE SEGRETARIO
Lo scandalo sui fondi della Lega Nord investe anche Roberto Maroni e Matteo Salvini.
L'ESPRESSO 1 OTTOBRE 2017
L'ESPRESSO 1 OTTOBRE 2017
AGENDA
DOMANI 6 OTTOBRE ORE 18.15 REFERENDUM REGIONALE NON ANDARE A VOTARE! LE RAGIONI PER CONTRASTARE IL REFERENDUM TRUFFA
SALA PALADIN - MUNICIPIO DI PADOVA
PARTECIPA ALL'EVENTO (CLICCA QUI)

|