REFERENDUM VENETO: I RISULTATI DELLE PROVINCE

AFFLUENZA NEI CAPOLUOGHI E NEL RESTO DELLE PROVINCE

REFERENDUM VENETO: IL PD HA SALVATO ZAIA E LA LEGA
Il referendum non è stato un successo per la Lega. Il trionfalismo di Zaia serve a nascondere un’affluenza inferiore alle attese. I numeri devono essere analizzati con attenzione e indicano tre aspetti principali: il Veneto è diviso a metà; nelle città il sì ha perso; il Pd è stato decisivo nel raggiungimento del quorum. 2.273.985 cittadini del Veneto su 4.068.560 hanno votato sì: il 55,9%. E’ un risultato modesto dopo una campagna a senso unico sostenuta da tutti i mezzi di informazione regionale, da quasi tutte le forze politiche, dalla totalità dei sindaci e delle associazioni di categoria. Infatti Zaia, tra i tanti proclami lanciati prima del voto, aveva fissato la 60% la soglia per definire un successo la consultazione. Nonostante l’esito scontato e l’evidente sproporzione delle risorse in campo, il referendum evidenzia che poco meno di metà di cittadini, il 44,1%, non crede alle promesse demagogiche della Lega e non ha voluto partecipare a una farsa. Il dato dei capoluoghi di provincia è sorprendente. Nei capoluoghi di provincia il quorum è stato raggiunto soltanto a Vicenza (52%), Belluno (51,1%) e Treviso (50,4%). Padova si è fermata al 46%. Le tre città amministrate dal centro destra sono state nettamente sotto il 50%: Venezia 44,9%, Verona 45,5%, Rovigo 47,6%. Il messaggio leghista non è passato nelle tre città più grandi e più dinamiche, Venezia, Verona e Padova. Il referendum causa un aumento delle distanze tra città e provincia con evidenti ricadute negative in termini di governo del territorio. Infine si pone il problema della posizione del Pd veneto che è stato decisivo nel raggiungimento del quorum. Il 50% è stato superato per 239.705 voti. Il Pd alle elezioni politiche nel 2013 ha raccolto 630.000 voti. Tutto il Pd veneto, tranne 5 parlamentari su 24 e un consigliere regionale su 8, ha sostenuto il sì. Appare evidente che almeno metà degli elettori del pd sono andati a votare sì e quindi il pd è stato determinante. Il dato della Lombardia è una conferma. Là il Pd, con l’autorevole impegno del vice segretario e ministro Martina, si è schierato per l’astensione e ha influito nel mancato raggiungimento del quorum. Senza il Pd anche in Veneto il referendum sarebbe stato un fallimento e la Lega sarebbe stata ridimensionata. Invece il Pd, con un ridicolo sì critico, ha aiutato Zaia, ha favorito la campagna del centrodestra e ha costruito le condizioni per una rovinosa sconfitta alle prossime elezioni. Infatti Zaia ha già iniziato a pretendere l’impossibile condizione di trattenere il 90% delle tasse e non concluderà alcun accordo con il governo Gentiloni che sarà attaccato con le peggiori accuse di centralismo e statalismo. Poi la Lega chiederà i voti per andare direttamente al governo nazionale e concedere l’autonomia al Veneto in tutte le materie. A quel punto il Pd veneto, a differenza di quello lombardo, avrà pochi argomenti perché con il sì critico ha legittimato la campagna leghista. E’ facile prevedere che gli elettori sceglieranno il modello originale di autonomia e voteranno per la Lega. Il Pd veneto, commettendo un errore tragico, ha scelto di accodarsi alla Lega e ha rinunciato, almeno per ora, a rappresentare il 44,1% di cittadini che non condividono la propaganda leghista sull’autonomia.
IL FRONTE DELLE ASTENSIONI DEL PD: «ERRORE FATALE SALVATO ZAIA» MATTINO DI PADOVA 24 OTTOBRE 2017
C'è maretta nel Pd dopo il referendum. Se il segretario Bisato e il capogruppo Fracasso parlano di ruolo fondamentale del Pd nel referendum perché «senza di noi il quorum non sarebbe stato raggiunto». Sul versante opposto, Alessandro Naccarato e Graziano Azzalin, che hanno dato vita ai comitati del No e alle astensioni, parlano di errore strategico gravissimo perché si è gettato al vento la possibilità di sconfiggere Zaia. «Il referendum non è stato un successo per la Lega. Il trionfalismo di Zaia serve a nascondere un'affluenza inferiore alle attese: il Veneto è diviso a metà. Nelle città il sì ha perso; il Pd è stato decisivo nel raggiungimento del quorum. 2.273.985 cittadini del Veneto su 4.068.560 hanno votato sì: il 55,9%. E' un risultato modesto, Zaia aveva fissato la 60% la soglia per definire un successo la consultazione e il referendum evidenzia che poco meno di metà di cittadini, il 44,1%, non crede alle promesse demagogiche della Lega e non ha voluto partecipare a una farsa» scrive l'onorevole Naccarato d'intesa con il consigliere regionale pd Azzalin.«Infine si pone il problema della posizione del Pd decisivo per il quorum. Il 50% è stato superato per 239.705 voti. Il Pd alle elezioni politiche nel 2013 ha raccolto 630.000 voti. Tutto il Pd veneto, tranne 5 parlamentari su 24 e un consigliere regionale su 8, ha sostenuto il sì. Appare evidente che almeno metà degli elettori del pd sono andati a votare sì e siamo stati determinanti. Il dato della Lombardia è una conferma. Là il Pd, con l'autorevole impegno del vice segretario e ministro Martina, si è schierato per l'astensione e ha influito nel mancato raggiungimento del quorum. Senza il Pd anche in Veneto il referendum sarebbe stato un fallimento e la Lega sarebbe stata ridimensionata. Invece il Pd, con un ridicolo sì critico, ha aiutato Zaia, ha favorito la campagna del centrodestra e costruito le condizioni per una sconfitta alle prossime elezioni. Infatti Zaia ha già iniziato a pretendere l'impossibile condizione di trattenere il 90% delle tasse e non concluderà alcun accordo con il governo Gentiloni che sarà attaccato con le peggiori accuse di centralismo e statalismo. Poi la Lega chiederà i voti per andare direttamente al governo nazionale e concedere l'autonomia al Veneto in tutte le materie. Il Pd veneto ha commesso un errore tragico» conclude Naccarato.Azzalin rincara la dose: «Oggi la Giunta ha approvato un disegno di legge in prima lettura per la richiesta di avere competenza su 23 materie, attivato una Consulta dell'autonomia e il percorso per un progetto di legge statale che inserisca il Veneto tra le Regioni a Statuto Speciale. Ma questo non c'entra niente con il referendum: è una modifica della Costituzione che esige una maggioranza qualificata in Parlamento, i 2/3 di ciascuna Camera. Come avevo previsto adesso ripartirà con maggior veemenza la campagna elettorale della Lega. È il preludio a un nuovo scontro con il Governo, non c'è alcun segnale di apertura al dialogo o confronto per arrivare a un'intesa. Davvero il Pd vuole esserne complice?".
ANALIZZARE I DATI PER CAPIRE SE IL PD VENETO NON CAMBIA STRATEGIA È DESTINATO A UNA SCONFITTA ELETTORALE PESANTE
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LA REPUBBLICA 24 OTTOBRE 2017
CORRIERE DELLA SERA 24 OTTOBRE 2017
I dati dimostrano che gli elettori del PD non hanno seguito le indicazioni del PD Veneto, della stragrande maggioranza di parlamentari, consiglieri regionali e sindaci e non sono andati a votare. Infatti tra gli elettori del PD alle politiche del 2013 soltanto il 30% ha votato. In Lombardia, dove a differenza del Veneto, il PD ha dato indicazione di non partecipare al voto, con l'eccezione di qualche sindaco, i nostri elettori non hanno votato. Questo dato conferma che se il PD Veneto avesse seguito il PD lombardo e i nostri dirigenti nazionali e avesse lavorato per l'astensione anche in Veneto il quorum non sarebbe stato raggiunto. Il 30% di elettori del PD che hanno votato sono risultati determinanti al superamento del quorum e alla vittoria di Zaia. In pratica il PD Veneto ha lavorato per la Lega e per la sua campagna indipendentista.
Il PD deve ripartire dal tema fondamentale della rappresentanza di alcuni ceti sociali altrimenti, se continuerà ad inseguire la Lega, è destinato a diventare irrilevante. Lo spazio per iniziare un lavoro serio esiste. Il 44% di veneti che non ha partecipato alla farsa leghista chiede un'opposizione più rigorosa ed efficace in regione e chiede di essere ascoltato e rappresentato. Il referendum ha dimostrato che in Veneto poco meno della metà della popolazione non crede alle bugie di Zaia e non condivide le politiche leghiste. Il PD dovrebbe ripartire da quel 44%; l'alternativa è diventare una brutta copia della lega.
ALCUNE OPINIONI CRITICHE SUL REFERENDUM
Leggi gli approfondimenti riportati di seguito:
DE SIERVO - LA STAMPA - 25 OTTOBRE 2017
BALDUZZI - IL MESSAGGERO - 25 OTTOBRE 2017
CARRARO - LA STAMPA - 24 OTTOBRE 2017
E' interessante la posizione di Massimo Carraro perchè dimostra che il sì critico del PD Veneto non ha convinto nè la maggioranza dei nostri elettori, nè una parte significativa del mondo imprenditoriale che guarda all'europa. E' utile ricordare che Carraro è stato eurodeputato dei DS e il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Veneto che ha raccolto il massimo dei voti.
IL DATO DELLE GRANDI CITTÀ
Il dato delle grandi città dimostra che la parte più dinamica e più aperta della regione non ha condiviso la farsa leghista. Il dato è confermato dai risultati di Padova città.

E' interessante notare che i risultati ricalcano quelli delle elezioni comunali: dove Giordani e Lorenzoni sono stati più forti l'affluenza al voto è più bassa; dove ha vinto Bitonci l'affluenza è più alta. Un dato particolare è presente in centro storico. Qui l'affluenza è molto bassa anche nei seggi dove ha vinto Bitonci e indica che una parte di elettori del centrodestra non condividono la farsa della Lega. In qualche misura questo dato è confermato dal fatto che nel comune di Verona, dove il centrodestra ha stravinto le elezioni amministrative (il PD non è andato neppure al ballottaggio), l'affluenza è stata tra le più basse del veneto: 45,4%.

AGENDA
SABATO 28 OTTOBRE ORE 16.30 MANIFESTAZIONE L'ANTIFASCISMO IN MARCIA DI FRONTE AL MUNICIPIO DI PADOVA

LUNEDI' 3O OTTOBRE ORE 21.00 REFERENDUM VENETO: DISCUTIAMO INSIEME RISULTATI E PROSPETTIVE SEDE PD PADOVA - VIA B.PELLEGRINO 16

VENERDI' 3 NOVEMBRE ORE 18.00 PENSIONI, LAVORO, SVILUPPO SALA PALADIN - MUNICIPIO DI PADOVA

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