I TENTACOLI DEL CLAN BRUSCA AFFONDANO NEL PADOVANO. A MEGLIADINO SAN VITALE GIUSEPPE LA ROSA E I SUOI PARENTI ABITANO E APRONO E CHIUDONO SOCIETÀ E AZIENDE CON BILANCI IN ROSSO. MATTINO DI PADOVA 26 OTTOBRE 2017
Un'anonima villetta bifamiliare nella piccola via Adige, un po' fuori dal centro a Megliadino San Vitale. È il domicilio di Giuseppe La Rosa, 52 anni, palermitano, con alle spalle diverse "storie" di mafia. Un mese fa è stato coinvolto, perché controllore "occulto", nell'interdittiva della prefettura di Verona alla Commercial Company srl di Legnago. Nella villetta di Megliadino Giuseppe La Rosa non vive solo. Ma con altri quattro parenti a cui lo legano partecipazioni societarie in diverse aziende che operano nel Padovano. Società che vengono acquistate e rivendute, oppure falliscono e chiudono.Una situazione su cui i deputati Pd Alessandro Naccarato e Giulia Narduolo hanno chiesto di vederci chiaro: «Le molteplici iniziative imprenditoriali di La Rosa, i suoi precedenti penali specifici, le sue relazioni criminali indicano il pericolo concreto di un'attività della criminalità organizzata in provincia di Padova», si legge nell'interrogazione depositata pochi giorni fa al ministro dell'Interno. Il passato di La Rosa. Nella partita contro la mafia Giuseppe La Rosa ha giocato su più fronti. Parente di Baldassarre Di Maggio, ha "scalato" con lui il clan dei Brusca. Quando Bernardo e Giovanni Brusca furono arrestati Di Maggio ne divenne il capo. La Rosa era un passo dietro. E assieme furono arrestati e condannati per associazione di stampo mafioso. Sempre assieme divennero collaboratori di giustizia. Collaborazione interrotta dopo qualche mese. La Rosa finisce al nord, in Veneto, a fare l'imprenditore. Ma nel 2016 viene rinviato a giudizio, per una vicenda di sospetto riciclaggio con false fatturazioni. L'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa è condivisa con altre 12 persone, alcune considerate vicine alla criminalità organizzata. Da qui nascono le nuove indagini su La Rosa. E il suo passato, secondo le indagini della Dia di Padova, sembra tornare: «La perdurante frequentazione di altri soggetti riconducibili alla criminalità anche di tipo organizzato, nonché l'originario legame, anche di tipo parentale, con Baldassarre Di Maggio, hanno fatto ritenere Giuseppe La Rosa un elemento comportante un elevato rischio di infiltrazione mafiosa nelle imprese ad esso riconducibili», si legge nell'interdittiva firmata dal prefetto di Verona Salvatore Mulas. Le imprese di La Rosa. Ma quali sono le imprese di La Rosa? Si inizia dalla Commercial Company, quella colpita dall'interdittiva: si occupa di commercio all'ingrosso di pellet e legna da ardere, carta e materiali per tipografie, imballaggi, prodotti per l'edilizia e falegnameria, ha un'unità locale a San Cipriello (nel Palermitano); è stata costituita nel marzo 2016 da Giuseppe La Rosa e venduta nel luglio 2016 al nipote Michele Lo Greco, uno degli occupanti della villetta di Megliadino. Nell'ultimo bilancio la società ha un utile di 2.031 euro ante-tasse ma ha accumulato debiti per 220. 258 euro. L'interdittiva è motivata dal fatto che sarebbe La Rosa a controllare ancora l'azienda, tramite il nipote. In passato però La Rosa ha avuto il 48, 98% della Iacona Costruzioni, azienda edile con sede a Montelepre (Palermo), fallita nel 2006 con quasi 1, 5 milioni di debiti. Con lui erano soci Anna Maria Cucchiara e Francesco Iacona. Quest'ultimo è parente di Giovanni Iacona, anch'egli originario di Montelepre ma domiciliato a Sant'Elena, non lontano da Megliadino. È l'amministratore unico della Azzurra srl, società edile costituita nel 2007 da Giuseppe La Rosa, Antonio La Rosa e Provvidenza Prestigiacomo, tutti domiciliati nella villetta di via Adige, che fino al 2013 era la sede della società (poi trasferita in via Bovoline 1/bis, sempre a Megliadino). L'ultimo bilancio di Azzurra srl (2012) si è chiuso con debiti per 1, 8 milioni. La Rosa ha costituito nel 2008 anche la Glc Europe, società di commercio di combustibili per riscaldamento con sede in via Da Vinci a Este, venduta nel 2016 a Mirko Guerra. Sempre nel 2008 La Rosa fonda la Futura costruzioni, con sede in via Atheste a Este: società che poi vende agli attuali proprietari: Lucio Zanoncini, Anna Maria Cucchiara (la stessa di Iacona costruzioni) e Salvatore Madonia. Ancor prima, nel 2005, Giuseppe La Rosa, con Maria Grazia La Rosa e Provvidenza Prestigiacomo, aveva costituito un'altra società edile, la Carpe diem, fallita nel 2008. I rifiuti e gli incendi. Torniamo all'inizio della storia: la prefettura di Verona blocca la Commercial Company perché crede che Giuseppe La Rosa la controlli per tramite del nipote Michele Lo Greco. Ma quest'ultimo è proprietario anche di altre società. Come la R. M. trasporti srl, che ha sede in via Bovoline 1 bis a Megliadino. Lo stesso indirizzo dove c'era un'unità locale la F. lli Nalin Snc Di Sergio-Stefano & C., azienda che si occupa di raccolta, trattamento e smaltimento di rifiuti, con sede a Este (via Rana Ca' Mori). L'unità locale è poi stata trasferita in via dell'artigianato 25 a Megliadino, dove c'era lo stabilimento dell'azienda, distrutto da un incendio il 28 luglio 2012. Dopo l'incendio l'azienda non si è più ripresa: nel giugno 2016 è fallita e nell'aprile di quest'anno è stata rilevata dalla Bigaran srl. Evidentemente una maledizione, perché anche la Bigaran (di S. Biagio di Callalta, nella Marca) è stata colpita da due incendi nel febbraio 2014. La richiesta di indagini. «A Megliadino si è insediato un gruppo di persone, tra le quali il pregiudicato Giuseppe La Rosa, che ha dato vita a diverse attività imprenditoriali, collegate tra loro dalle sedi e dagli assetti proprietari, nei settori dell'edilizia e dei trasporti. Molte attività risultano in perdita e alcune sono fallite. Sulla base di tali elementi è necessario indagare a fondo sulla natura e sulle modalità gestionali delle imprese coinvolte», è la sintesi (finita sul tavolo del ministero) di Alessandro Naccarato, parlamentare padovano della commissione anti-mafia.
«IL NOSTRO TERRITORIO È A RISCHIO MAFIA». INTERROGAZIONE PD SULLE IMPRESE DI LA ROSA MATTINO DI PADOVA 27 OTTOBRE 2017
Vive a Megliadino San Vitale e un mese fa è stato coinvolto, perché ritenuto controllore "occulto", in un'interdittiva antimafia della prefettura di Verona diretta alla Commercial Company srl di Legnago. A lui, e ad altre persone che vivono con lui in paese, sono legate anche diverse aziende che operano nel Padovano: società che di frequente vengono acquistate e rivendute, oppure che falliscono e chiudono. Giuseppe La Rosa, palermitano di 52 anni, già ritenuto vicino al clan mafioso dei Brusca (è parente di Baldassarre Di Maggio), è stato l'oggetto dell'interrogazione parlamentare firmata dai democratici Alessandro Naccarato e Giulia Narduolo, che a San Vitale è residente. I due chiedono al Governo di indagare a fondo sulla natura e sulle modalità gestionali delle società legate a La Rosa, e sui possibili legami con il mondo della mafia. Pur non entrando nel merito della vicenda, i vertici locali di Confindustria non snobbano la circostanza e soprattutto il fenomeno. Lo fa capire Francesco Blasi, delegato territoriale di Este per l'associazione degli industriali: «Non abbiamo segnalazioni specifiche, ma siamo pienamente consapevoli della presa crescente della criminalità, anche di tipo organizzato, in regioni ad alto tasso di sviluppo e imprenditorialità, come il Veneto e la Lombardia, specie negli ultimi anni segnati da una crisi economica e finanziaria che ha reso una parte del tessuto economico e sociale più esposta e vulnerabile. Siamo consapevoli anche dei rischi ai quali questa crisi espone le imprese che, per crescere, devono stare su un mercato ben regolato e trasparente». Già due anni fa Confindustria Este organizzò con la Questura una giornata di approfondimenti sulle infiltrazioni mafiose nel Nordest e nel Veneto. Continua Blasi: «È importante tenere sempre alta la guardia contro ogni tipo di episodio o infiltrazione di tipo criminale. Legalità vuol dire sviluppo per le nostre imprese, è fondamentale per la competitività di un sano sistema economico e sociale. Per questo Confindustria Padova e la Delegazione di Este sono al fianco del sistema giudiziario e delle forze dell'ordine. Occorre fare fronte comune e rafforzare l'impegno, sia sul piano investigativo e giudiziario che su quello civile e culturale».
Per saperne di più leggi l'interrogazione:
INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELL'INTERNO
SEI DEPUTATI CHIEDONO IL COMMISSARIAMENTO FIR. RUGBY. INTERROGAZIONE CON "SUGGERIMENTO" AL CONI MATTINO DI PADOVA 23 OTTOBRE 2017
Mentre dal campo si levano segnali incoraggianti preludio a una svolta di risultati delle Franchigie e nel mirino gli ormai prossimi test-match azzurri, la politica del rugby investe il Parlamento in senso negativo. Sei deputati, quattro veneti (i padovani Domenico Menorello e Alessandro Naccarato, il rodigino Diego Crivellari, la trevigiana Floriana Floriana Casellato) oltre la viterbese Giuseppe Fioroni e al milanese Paolo Cova hanno depositato mercoledì scorso un'interrogazione al primo ministro Gentiloni (a risposta scritta) che è un vero J'accuse alla Fir sulla gestione dei bilanci federali. La situazione del "rosso" in bilancio è nota aperta nella gestione presieduta da Gavazzi «nel 2013 (meno 265mila), ribadita nel 2015 (meno 2milioni 150mila) e nel 2016 (meno 636mila)» viene ribadita dai parlamentari che aggiungono una notizia in più: «L'11 settembre 2017 - scrivono - gli organismi tecnici di controllo del Coni hanno respinto il piano di rientro triennale deliberato dal consiglio federale Fir». Piano richiesto proprio dal governo dello sport italiano. Della questione i parlamentari hanno sensibilizzato il ministro dello Sport Luca Lotti. C'è poi l'affondo, indiretto, perché il Coni pur soggetto con finanziamento pubblico, gode di un'autonomia invalicabile. Il finale è in forma di suggerimento «La drammatica situazione appare fuori controllo e rischia di nuocere all'intero mondo del rugby; occorre ricordare che, in caso di gravi irregolarità nella gestione, il Consiglio nazionale del Coni, in base all'articolo 6, n. 4, lettera F1 del proprio statuto, può deliberare il commissariamento Federazione italiana rugby» con la richiesta al Governo su «quali elementi disponga in ordine, alle circostanze segnalate e se risultino iniziative adottate o in corso d'adozione da parte del Coni, in relazione alla situazione». Processi Fir. Sempre mercoledì 18 il tribunale federale presieduto dall'avvocato Enzo Paolini ha depositato le motivazioni della sentenza (sono postate sul sito della Fir) con cui martedì 10 aveva sentenziato l'interdizione del consigliere di minoranza Roberto Zanovello a 18 mesi (sospeso dalla carica sino al terzo grado) e a 6 mesi di Gianni Amore e dell'avvocato Fulvio Lorigiola. Il caso della "propalazione" fra tesserati della notizia dell'indagine sul fondo di solidiarietà che ha investito Gavazzi e il vecchio consiglio nasce da mail personali arrivate dall'ex giocatore Maurizio Zaffiri. La difesa sta lavorando all'appello. Assolto invece Marzio Innocenti (presidente Cr Veneto) e il fatto che la notizia presente nel dispositivo mancasse dal comunicato Fir appare disorientante. Nelle motivazioni del proscioglimento Paolini scrive «Non v'era alcun elemento documentale o probatorio che potesse contribuire a sostenere l'invio da parte di Innocenti di informazioni a terzi» e ancora «Il tribunale non può fare a meno di notare - con notevole perplessità - come l'addebito nei confronti di Innocenti sia stato mosso ben prima di una documentata notizia realativamente a una sua condotta difforme dai suoi doveri di tesserato Fir. E in tali sensi sta la decisione». Wayne Smith chiama O'Shea. Wayne Smith ha chiuso la sua carriera di assistent coach degli All Blacks e nell'intervista d'addio al New Zealand Herald parla di un futuro possibile in Italia (l'intenzione di tornare a Casale è nota da tempo) «Se Conor mi chiamerà a dare una mano lo aiuterò. Si tratta solo di aiutare senza lavorare troppo». E per il ct da ieri in raduno a Parma con i 34 azzurri convocati un'offerta allettante da un guru dell'ovale.
Per saperne di più leggi l'interrogazione:
INTERROGAZIONE AL GOVERNO
AGENDA
VENERDI' 3 NOVEMBRE ORE 18.00 PENSIONI, LAVORO, SVILUPPO SALA PALADIN - MUNICIPIO DI PADOVA

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