TRE INCHIESTE SUGLI INTRECCI TRA ETRA E ZITAC MATTINO DI PADOVA 9 NOVEMBRE 2017
Sugli intrecci tra la multiutility Etra e Zitac, la partecipata del Comune ora in liquidazione, arrivano le risposte del governo alle interrogazioni presentate dal deputato Pd Alessandro Naccarato. Su Zitac, risponde il sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta in riferimento alla contestata area tra via Rometta e via Luparense, al confine tra Cittadella e Tombolo, ceduta da Zitac a Etra. «Nell'area acquistata, Etra avrebbe dovuto costruire un nuovo centro di raccolta differenziata a servizio dei comuni di Cittadella, dotato di una struttura ritenuta inadeguata, e Tombolo, sprovvisto di un centro per la raccolta dei rifiuti urbani differenziati. L'ecocentro non è stato, ad oggi, realizzato. L'operazione immobiliare, dal costo molto elevato, perfezionata senza che venisse disposta una perizia preventiva sul valore dell'area e la mancata costruzione dell'opera cui la stessa era destinata, sono oggetto di un'indagine amministrativa, condotta dalla Corte dei Conti di Venezia con l'ausilio della Guardia di finanza. Sull'attività di Etra è invece in corso un'indagine giudiziaria, coordinata dalla procura della Repubblica di Padova ed affidata alla squadra mobile». Sulla gestione degli appalti di Etra ha risposto, invece, il vicemnistro delle infrastrutture Riccardo Nencini: «L'Autorità nazionale anticorruzione ha avviato il procedimento di vigilanza nei confronti di Etra al fine di accertare l'eventuale violazione della normativa ratione temporis applicabile, nel caso di specie, relativamente alle modalità di affidamento e di gestione dei servizi di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento dei rifiuti ed altri servizi di igiene urbana».
LE INTERROGAZIONI SU ETRA E RISPOSTE DEL MINISTRO
INTERROGAZIONE 4-16711 DEL 24 MAGGIO 2017
Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che: il 3 ottobre 2016 gli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze hanno avviato un'ispezione presso il comune di Cittadella che è terminata l'11 gennaio 2017; il risultato degli accertamenti ha prodotto una articolata segnalazione che gli ispettori hanno inviato alla procura della Corte dei conti, alla sezione regionale di controllo della medesima Corte, al Ministero dell'interno, all'attuale sindaco di Cittadella e al collegio dei revisori dei conti del comune; dalle verifiche sono emerse diverse irregolarità nella gestione economico-finanziaria del comune nel periodo compreso tra il 2011 e il gennaio 2017 che coinvolgono dirigenti comunali e i sindaci che si sono avvicendati alla guida del comune di Cittadella, Massimo Bitonci, Giuseppe Pan, ora assessore regionale nella giunta Zaia, e infine l'attuale sindaco Luca Pierobon; le «varie criticità nei documenti di bilancio» riguardano «scostamenti significativi tra previsioni definitive e accertamenti in ordine ai proventi da permessi di costruire; elevato livello di indebitamento; equilibri di bilancio raggiunti attraverso l'apporto massiccio e determinante di proventi di natura eccezionale e straordinaria, transito nei servizi conto terzi di parti estranee agli stessi; imputazioni di spese correnti al titolo della spesa con riflessi rilevanti in termini di patto di stabilità»; ulteriori «gravi criticità di bilancio» sono state rilevate sulla gestione della società Zitac, partecipata dal comune di Cittadella per la quale, secondo la relazione del Ministero dell'economia e delle finanze, «il Comune ha rilasciato garanzia fidejussoria per 3 milioni di euro, peraltro in assenza di parere di regolarità contabile»; inoltre, sono state rilevate «irregolarità in ordine agli affidamenti diretti», poiché risulta che i dirigenti avrebbero frazionato gli affidamenti assegnando i lavori senza bandire le opportune gare aggirando la normativa in tema di concorrenza; in questo caso, oltre al danno erariale, se le ipotesi venissero confermate, le fattispecie prevedono la responsabilità penale; tra le contestazioni, infine, vi sono diversi profili che riguardano a vario titolo premi e incentivi per il personale; la vicenda ha sollevato forte preoccupazione nella comunità locale, sia per la vastità degli addebiti, sia per l'entità delle somme interessate dalla cattiva gestione che, ad esempio nel caso delle società partecipate, rischiano di esporre il comune a gravi pregiudizi anche nei prossimi anni –: se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti sopra esposti; se e quali ulteriori iniziative di competenza il Governo intenda assumere nell'interesse dei cittadini di Cittadella rispetto alle descritte gravi irregolarità. (4-16711).
INTERROGAZIONE 4-16176 DEL 5 APRILE 2017
Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che: Zitac s.p.a è una società di trasformazione urbana (stu) costituita in data 25 ottobre 2002, ai sensi dell'articolo 120 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, approvato con decreto legislativo n. 267 del 2000; Zitac ha un capitale sociale di 217.000 euro ed è di proprietà, per il 58,8 per cento, del comune di Cittadella, per il 33,4 per cento della Zip, per il 3 per cento dell'Upa, per il 3 per cento di Confederazione italiana imprese commerciali, turistiche e servizi, per l'1,8 per cento dell'Interporto di Padova; la gestione di Zitac è stata oggetto di numerose polemiche per le perdite registrate negli ultimi anni e per alcune operazioni anomale; in particolare, nel 2014, Etra s.p.a. a capitale pubblico formata da 75 comuni delle province di Padova e Vicenza per la gestione del ciclo integrato delle acque e il servizio rifiuti, ha acquistato da Zitac un'area di 7.571 metri quadrati per realizzare un ecocentro in via Sant'Antonio a Cittadella; l'acquisto è avvenuto senza perizia per un importo di 1.015.875 euro; l'ecocentro non è mai stato realizzato e, secondo l'interrogante, l'acquisto potrebbe essere stato finalizzato al sostegno economico di Zitac e non alla realizzazione dell'infrastruttura prevista; l'acquisto del terreno di Zitac ha sollevato gravi preoccupazioni nelle comunità locali e tra le amministrazioni coinvolte per il rischio di ingenti danni economici e per lo spreco di risorse pubbliche; a favore di Zitac sono state concesse fideiussioni bancarie da parte del comune di Cittadella 2.937.788,91 euro e del Consorzio Zip per 1.670.500,00 euro; nel 2015 Zitac ha registrato una perdita di 213.807 euro e debiti per 23.344.000 euro; il consiglio comunale di Cittadella, con delibera n. 55 del 28 novembre 2016, ha approvato lo scioglimento e la messa in liquidazione della società Zitac s.p.a; nei giorni scorsi sono stati nominati due liquidatori della società: Guido Beghetto, sino a pochi mesi fa amministratore delegato della stessa Zitac, e Maria Alberta Arvalli dello studio Arvalli & Associati; la nomina dei liquidatori ha sollevato ulteriori preoccupazioni nella comunità locale; infatti, il socio principale dello studio Arvalli & Associati, architetto Alberto Arvalli risulta tra gli otto indagati dalla procura di Foggia per irregolarità in materia ambientale, edilizia e urbanistica rispetto al centro commerciale GrandApulia del quale lo stesso Arvalli figura come progettista e direttore dei lavori –: se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti sopra esposti; se e in che modo intendano attivarsi, per quanto di competenza, e anche attraverso i Servizi ispettivi di finanza pubblica, in relazione agli effetti finanziari che potrebbero conseguire per il comune di Cittadella. (4-16176)
RISPOSTA DEL SOTTOSEGRETARIO ECONOMIA E FINANZE
Si risponde alle interrogazioni in esame, con le quali, nell'evidenziare una serie di criticità gestionali e contabili nonché, in particolare, le vicende che hanno interessato la messa in liquidazione della società Zitac s.p.a, partecipata, al 58,8 per cento dal comune di Cittadella, si chiedono iniziative per riportare la gestione del comune sul necessario piano di regolarità. In proposito, la Ragioneria generale dello Stato riferisce, come anche richiamato nella seconda interrogazione, che il comune di Cittadella è stato interessato da una verifica amministrativo-contabile alla fine del 2016; la relazione ispettiva è stata trasmessa all'amministrazione comunale in data 2 maggio 2017 e si è, allo stato, nella rituale fase istruttoria di interlocuzione post verifica ispettiva, in attesa delle notizie relative ai provvedimenti che il comune ha adottato o sta adottando per il superamento delle criticità rilevate. Sarà quindi valutata l'adeguatezza delle iniziative intraprese dall'ente per i provvedimenti da adottare. È necessario tenere in considerazione che, tra le predette criticità rilevate, è presente anche quella relativa alla situazione della società partecipata, richiamata nelle interrogazioni, e che la stessa è stata portata all'attenzione sia della procura, sia della sezione regionale della Corte dei conti. Ragione per la quale, allo stato, non si ritiene comunque opportuno programmare una ulteriore ispezione. Si ritiene invece utile, per completezza di informazione, riportare quanto comunicato dalla prefettura di Padova sulla questione stessa. Zitac s.p.a. è una società di trasformazione urbanistica costituita nel 2002, ai sensi dell'articolo 120 del Testo unico degli enti locali, con finalità di progettazione e realizzazione di interventi per la riqualificazione urbana ed edilizia e per lo sviluppo produttivo del territorio del comune di Cittadella. A favore della società, il comune di Cittadella e il consorzio zona industriale Padova, socio di minoranza, hanno rilasciato importanti fideiussioni (oltre i 4.500.000,00 euro) a garanzia dei finanziamenti concessi dagli istituti bancari per l'acquisto dei terreni necessari alla realizzazione dei progetti per i quali la società era stata costituita. Secondo quanto riferito dal comune interessato, all'atto del rilascio della garanzia fu costituito nel bilancio comunale un accantonamento di pari importo quale fondo rischi, in modo da evitare ripercussioni finanziarie negative per l'ente in caso di una sua escussione. A partire dal 2011, anche a causa della crisi economica generalizzata, che ha colpito il settore immobiliare e ha visto crollare la domanda di acquisto, la società si è trovata in grave sofferenza finanziaria causata dalla mancanza di liquidità. Nel 2014 è sta posta in essere l'operazione alla quale si fa riferimento nelle interrogazioni: Zitac s.p.a. ha venduto un terreno di sua proprietà a Etra s.p.a. società a capitale pubblico, che svolge servizi di rilevanza pubblica, quali la gestione del servizio idrico integrato e la gestione dei rifiuti, della quale sono soci e proprietari 75 comuni veneti ubicati in un'area che si estende dall'Altopiano di Asiago ai Colli Euganei, e che comprende, per ciò che riguarda questa provincia, l'Alta Padovana e la cintura urbana di Padova. Nell'area acquistata Etra avrebbe dovuto costruire un nuovo centro intercomunale di raccolta differenziata a servizio dei comuni di Cittadella, dotato di una struttura ritenuta inadeguata, e Tombolo, sprovvisto di un centro per la raccolta dei rifiuti urbani differenziati. L'eco-centro non è stato, ad oggi, realizzato. L'operazione immobiliare, dal costo molto elevato, perfezionata senza che venisse disposta una perizia preventiva sul valore dell'area e la mancata costruzione dell'opera cui la stessa era destinata, sono oggetto di un'indagine amministrativa, condotta dalla Corte dei Conti di Venezia con l'ausilio della Guardia di finanza. Sull'attività di Etra è invece in corso un'indagine giudiziaria, coordinata dalla procura della Repubblica di Padova ed affidata alla squadra mobile della locale questura. Le perdite registrate da Zitac nell'esercizio economico 2015, hanno indotto il consiglio comunale di Cittadella a deliberare lo scioglimento e la messa in liquidazione della società. Sono stati nominati liquidatori Guido Beghetto, già amministratore delegato, e Maria Arvalli dello studio Arvalli & associati, il cui amministratore è stato, fino al novembre 2016, l'architetto Alberto Arvalli. La prefettura di Padova riferisce, infine, di non disporre di notizie circa il coinvolgimento dell'architetto Arvalli nell'indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Foggia.
INTERROGAZIONE 4-14944 DEL 6 DICEMBRE 2016
Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione . — Per sapere – premesso che: Etra è una società per azioni a capitale pubblico, formata da 75 comuni veneti, che si occupa dei servizi di igiene ambientale e idrici; Etra è governata da un consiglio di sorveglianza e da un consiglio di gestione; la gestione della società è oggetto di inchieste della magistratura penale e contabile; sono contestati affidamenti di servizi in contrasto con le normative sulla concorrenza e il ricorso artificioso alla proroga dei contratti; si evidenzia che il 31 dicembre 2015 è scaduto il servizio di raccolta e trasporto rifiuti in vari comuni; il consiglio di gestione ha deliberato il 20 luglio 2015 di approvare la gara per l'affidamento del servizio in scadenza per un importo di 42 milioni di euro, prevedendo il criterio di aggiudicazione del massimo ribasso con obbligo di motivazione e disponendo che i bandi fossero pubblicati entro un termine tale da consentire il completamento degli affidamenti contrattuali entro il 31 dicembre 2015; il consiglio di sorveglianza il 5 ottobre 2015 ha modificato il criterio di aggiudicazione, preferendo l'offerta economicamente più vantaggiosa con clausole sociali per l'inserimento di persone svantaggiate; il bando è stato pubblicato il primo luglio 2016 in linea con le decisioni del consiglio di sorveglianza; il 29 luglio il direttore generale di Etra ha revocato in autotutela il bando e il servizio è stato prorogato; la proroga appare all'interrogante immotivata perché i ritardi nella predisposizione e nella revoca del bando hanno consentito alle aziende che stanno gestendo il servizio di proseguire l'attività senza gara; a metà novembre 2016 le autorità giudiziarie hanno acquisito documenti presso la società rendendo note le inchieste in corso; nonostante ciò, il 17 novembre è stato pubblicato il bando per il servizio descritto, nel frattempo, aumentato a più di 64 milioni di euro; il consiglio di sorveglianza, composto per la stragrande maggioranza da sindaci assessori di comuni soci di Etra è intervenuto nella redazione del bando per l'affidamento del servizio, ad avviso dell'interrogante in contrasto con le norme sugli appalti che vietano un ruolo diretto degli amministratori con cariche elettive; inoltre, Etra, mediante altre società, partecipa in alcuni comuni soci alla gestione di servizi di rilevanza economica che sono sottratti alla concorrenza e al mercato; è il caso di Asi, di proprietà per il 40 per cento di Etra e per il 60 per cento dei comuni della zona di Camposampiero, che si occupa di contabilità, sanzioni al codice della strade, sistemi informatici e che ha totalizzato un passivo di 185 mila euro; sarebbe opportuno che l'Anac esamini prontamente le proroghe e i bandi di gara in cui in premessa, al fine di verificarne la regolarità –: se i Ministri siano al corrente dei fatti descritti; se e in che modo il Governo nell'ambito delle proprie competenze, intenda intervenire per rendere più stringenti le norme sugli appalti di servizi pubblici e sulla concorrenza; in modo da evitare il ripetersi di casi come quello riportato in premessa. (4-14944)
RISPOSTA DEL VICEMINISTRO ALLE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, concernente la gestione degli appalti da parte della società a capitale pubblico ETRA S.p.A., sulla base delle informazioni pervenute dalla direzione generale per la regolazione e i contratti pubblici di questo Ministero e dall'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), si forniscono i seguenti elementi di risposta. Va premesso che le modalità di gestione degli appalti pubblici, sotto il profilo della corretta applicazione della normativa ed il rispetto dei principi di concorrenza e di trasparenza, attengono alla sfera di responsabilità delle singole Stazioni appaltanti, fatto salvo il coinvolgimento dell'ANAC quale soggetto deputato a vigilare sulla corretta applicazione della vigente normativa sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ai sensi del decreto legislativo n. 50 del 2016. ANAC, interessata al riguardo, ha evidenziato che il 13 giugno 2017, preso atto dell'interrogazione parlamentare in esame e tenuto conto di altro esposto riconducibile alle medesime criticità segnalate nella suddetta interrogazione, ha avviato il procedimento di vigilanza nei confronti di ETRA s.p.a. al fine di accertare l'eventuale violazione della normativa ratione temporis applicabile nel caso di specie relativamente alle modalità di affidamento e di gestione dei servizi di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento dei rifiuti ed altri servizi di igiene urbana.
NONOSTANTE I RINVII L'INCHIESTA SU PADOVA TRE PROSEGUE IL SUO ITER
PADOVA TRE, IN CINQUE SULLA GRATICOLA SCANDALO RIFIUTI: CHIESTE MISURE PER ALCUNI DEI 15 INDAGATI. CARCERE PER BORILE E CHINAGLIA, ARRESTI DOMICILIARI PER TROMBONI MATINO DI PADOVA 15 NOVEMBRE 2017
Sono 15 gli indagati finiti nell'inchiesta su Padova Tre, (la società che gestiva il servizio dei rifiuti per la Bassa padovana e il Piovese), coordinata dal procuratore di Rovigo Carmelo Ruberto e condotta dal sostituto Davide Nalin che per un anno ha indirizzato l'attività investigativa del Nucleo tributario della guardia di finanza di Padova. Nelle scorse settimane, gravata da un buco che potrebbe sfiorare i 40 milioni di euro, la società è stata dichiarata fallita. Dal 9 maggio scorso, sono cinque i protagonisti in prima linea dell'inchiesta, quelli per i quali la Procura di Rovigo ha chiesto al gip, che le ha respinte, misure cautelari. E ora si attende la decisione sul ricorso sul quale si esprimerà il 28 novembre il Riesame di Venezia. Che tuttavia potrebbe di nuovo slittare, con lo spettro della prescrizione per molte accuse dietro l'angolo. I reati, a vario titolo contestati, sono falso, truffa, false fatturazioni e peculato. In due rischiano il carcere: Simone Borile e Stefano Chinaglia. Il primo, deus ex machina del "sistema Padova Tre" di cui era vice presidente e dirigente e contemporaneamente presidente del Consorzio Padova Sud che controllava la società. Una posizione di conflitto di interessi che gli avrebbe garantito la "copertura" sulle decisioni a favore o a discapito dell'una o dell'altro. Come quando, nel luglio del 2015, ha portato in assemblea del Padova Sud la delibera che ha trasferito un debito da oltre 9 milioni di euro dalla società al Consorzio, scaricandolo di fatto sui Comuni, per altro con il voto favorevole della stragrande maggioranza dei sindaci. Ma Borile ha anche un legame diretto con la coop Ecofficina, poi diventata Edeco - la "pigliatutto" dell'accoglienza profughi - di cui era amministratrice la moglie Sara Felpati (oggi presidente) e finita nell'inchiesta per sospette false fatturazioni in suo favore. Chinaglia di Padova Tre era il presidente, a fianco di Borile. Se quest'ultimo è cresciuto politicamente nelle fila di Forza Italia, consigliere comunale a Battaglia Terme e consigliere provinciale ai tempi di Vittorio Casarin (è stato anche presidente del Parco Colli), l'altro è cresciuto nella Margherita e transitato poi nel Pd. Il terzo indagato eccellente è Stefano Tromboni, ex direttore generale del Consorzio Padova Sud, che nei Comuni e con i sindaci rappresentava il braccio operativo di Borile. Era lui che andava per municipi a discutere e "ritoccare" i Piani economico finanziari sulla base dei quali erano fissate le tariffe per il servizio rifiuti. Aveva iniziato come consulente per il Bacino Padova 4 a 24 mila euro l'anno, ed è finito con oltre 200 mila euro al Padova Sud. C'è un accavallarsi di eventi che lo riguarda nei prossimi giorni: il 28 il Riesame potrebbe sancire i suoi arresti domiciliari, ma il 27 sarà protagonista dell'assemblea dei soci della Cantina sociale di Cona (Venezia) - 250 soci per 850 ettari di terreni e 15 milioni di fatturato nel 2016 - di cui è presidente da qualche mese. Tromboni è nell'unica lista che si presenta per il rinnovo del cda e la poltrona di presidente sembra l'abbia già prenotata. Poltrona su cui difficilmente potrà sedersi se il Riesame darà ragione ai pm di Rovigo. Rischiano la misura più leggera dell'interdizione temporanea dall'esercizio di attività professionali Gaetano Battocchio e Giampaolo Mastellaro, rispettivamente ex presidente di Ecofficina Educational (diventata Edeco) e Ecofficina Servizi (chiusa), le due cooperative che collaboravano con Padova Tre e alle quali sarebbero state fatte le fatture false. In attesa del responso del Riesame o di un nuovo rinvio che fa strada alla prescrizione - l'inchiesta su Padova Tre e Consorzio Padova Sud è in stallo, come lo sono le aspettative di giustizia che ha seminato dietro di sè lo scandalo dei rifiuti, che dopo aver succhiato milioni di euro ai cittadini della Bassa Padovana e del Piovese, ha portato al fallimento della società. Con tanti saluti ai quattrini pubblici andati in improvvidi investimenti e ai sogni di gloria di sindaci e amministratori che hanno voluto esibirsi in doti manageriali sconosciute.
PADOVA TRE A RISCHIO PRESCRIZIONE CORRIERE VENETO 15 NOVEMBRE 2017
Due anni di assemblee, di consigli comunali roventi, di bollette lievitate, di accuse reciproche. L’inchiesta su Padova Tre, la società nata nel 2010 per raccogliere rifiuti nella Bassa Padovana e al centro di uno scandalo per un buco milionario, è allo stallo. Dopo vari rinvii, il 28 novembre, il Riesame dovrebbe esprimersi sul no del gip di Rovigo alle misure cautelari e al sequestro di beni chiesti dal pm Davide Nalin a carico di Simone Borile, Stefano Tromboni, Stefano Chinaglia, Gaetano Battocchio e Giampaolo Mastellaro, tutti avvicendatisi alla guida della società con vari ruoli. Ma uno degli avvocati sta male, potrebbe esserci un nuovo rinvio, sarebbe l’ennesimo e c’è già chi fa i conti con la calcolatrice. L’inchiesta è complessa e coinvolge altre 10 persone per diversi reati: peculato (fino a 10 anni di pena), falso in atto pubblico (6 anni) e frode fiscale (6 anni), oltre che truffa agli utenti (fino a tre anni). Per i reati meno recenti incombe il rischio della prescrizione. Da tempo i cittadini hanno smesso di frequentare gli incontri pubblici, frustrati dall’assenza di risposte sul piano giudiziario. In effetti qualcosa è andato storto. L’inchiesta, iniziata nel 2013, si è conclusa a inizio anno. Il pm ha presentato le richieste al gip, che le ha rigettate il 19 giugno. Nalin ha fatto quindi ricorso al Riesame. L’udienza è stata spostata tre volte: il 20 settembre e il 27 ottobre. Il 28 novembre si attende la risposta definitiva. Forse.
L'INTERA VICENDA DI PADOVA TRE VIENE ANALIZZATA NELLA PUBBLICAZIONE
RIFIUTI SPORCHI
IL FALLIMENTO DELLA GESTIONE DEL SERVIZIO RIFIUTI NELLA BASSA PADOVANA
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SOSTENERE E SVILUPPARE LA MOBILITÀ ALTERNATIVA
La Camera ha approvato la proposta di legge per sviluppare e sostenere la mobilità in bicicletta e una rete nazionale di percorribilità ciclistica. Gli obiettivi principali del provvedimento sono:
1) la sostenibilità, specialmente nelle aree urbane, e lo sviluppo di forme di mobilità alternative all'automobile;
2) lo sviluppo di forme di mobilità alternative all'automobile è rivolta anche ad incentivare il turismo in bicicletta che muove in Europa ogni anno oltre 10 milioni di persone.
La proposta di legge vuole essere punto di svolta culturale nella percezione, nell’approccio e quindi nell’elaborazione di politiche riguardanti la mobilità urbana. Gli spostamenti che avvengono ormai quotidianamente all'interno delle città rappresentano circa il 90 per cento di quelli complessivi e uno studio dell’ACI calcola in circa 4 miliardi l’anno il costo delle inefficienze nella mobilità urbana. Due scopri principali sono alla base di questo testo di legge : da un lato un profondo ripensamento della mobilità urbana in termini di sostenibilità ed efficienza, dall’altro la realizzazione della rete ciclo viaria nazionale integrata nella rete europea, per realizzare un’intermodalità di trasporto efficace e ampliare le proposte turistiche.
Il testo prevede:
- una programmazione nazionale stabile e una pianificazione pluriennale relativa alla realizzazione della rete ciclabile nazionale denominata Bicitalia; - una programmazione regionale e locale che promuova una mobilità urbana sostenibile, mediante l'intermodalità con i mezzi utilizzati per il trasporto pubblico locale; - l'individuazione delle ciclovie di interesse nazionale che costituiscono la rete nazionale e gli interventi prioritari per assicurare le connessioni della rete con le altre modalità di trasporto; - la realizzazione di aree destinate all'accoglienza delle biciclette nei parcheggi delle stazioni ferroviarie e metropolitane, negli scali fluviali e lacustri, nei porti e negli aeroporti; - la predisposizione dei mezzi pubblici per il trasporto delle biciclette e la realizzazione di velostazioni nei comuni sede di stazioni ferroviarie, di autostazioni o di stazioni metropolitane. Già in corso di realizzazione alcuni progetti: la “Ciclovia del Sole” Verona-Firenze, quella Venezia-Torino, la ciclovia dell'Acquedotto pugliese e il GRAB di Roma. Sono stati firmati, inoltre, ad agosto 2017 altri protocolli d'intesa tra MIT, MiBACT e regioni che riguardano altre tre delle nuove sei ciclovie: Garda, Sardegna e Magna Grecia. In particolare, la ciclovia della Magna Grecia, andandosi a collegare a quella dell'Acquedotto pugliese soprattutto nel sud, rappresenterà una delle più grandi ciclovie d'Europa.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
TESTO DEL PROVVEDIMENTO
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
WHISTLE BLOWING: STOP ALLE RITORSIONI SU CHI SEGNALA ILLECITI AL LAVORO
È diventata legge, dopo l’approvazione in seconda lettura da parte della Camera il 15 novembre 2017, la proposta che introduce una nuova disciplina sulla protezione da discriminazioni o ritorsioni dei lavoratori che segnalano illeciti. In provvedimento in pillole: - il pubblico dipendente che, nell’interesse dell’integrità della PA, segnala condotte illecite o di abuso, di cui è venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro, non possa subire misure ritorsive determinate dalla segnalazioni quali sanzioni, demansionamenti, licenziamento, trasferimenti, o essere sottoposto ad altra misura organizzativa avente effetti negativi – diretti o indiretti – sulle condizioni di lavoro. - la segnalazione da parte del dipendete può essere fatta al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza o all’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), ovvero può sporgere denuncia all’autorità giudiziaria ordinaria o a quella contabile; - l'adozione di misure ritorsive è comunicata dall'interessato o dai sindacati più rappresentativi all'ANAC, che a sua volta ne dà comunicazione al Dipartimento della funzione pubblica o agli altri organismi di garanzia o di disciplina per le determinazioni di competenza. - le tutele sono estese espressamente anche ai dipendenti degli enti pubblici economici e ai dipendenti di enti di diritto privato sottoposti a controllo pubblico, e si applica altresì ai lavoratori e ai collaboratori delle imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell’amministrazione pubblica; - divieto di rivelare l’identità del segnalante: particolare attenzione viene dedicata alla tutela della riservatezza dell’identità del segnalante. È vietato rivelare l’identità del whistleblower, ma non sono ammesse segnalazioni anonime. Il segreto sul nome, in caso di processo penale, è protetto nei modi e nei tempi di cui all’articolo 329 c.p.p. (Obbligo del segreto). - ANAC - È previsto che l’ANAC predisponga, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, linee guida per la presentazione e la gestione delle segnalazioni, prevedendo l’utilizzo di modalità informatiche e promuovendo il ricorso a strumenti di crittografia per garantire la riservatezza dell’identità del segnalante e per il contenuto delle segnalazioni e della relativa documentazione. - resta confermata l'esclusione del diritto di accesso alla segnalazione. - all'ANAC sono attribuiti poteri sanzionatori: qualora si accertino misure ritorsive, al responsabile si applica una sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 a 30.000 euro, fermi restando gli altri profili di responsabilità. È invece prevista una sanzione di importo compreso tra 10.000 e 50.000 euro qualora venga accertata l'assenza, ovvero l'adozione di procedure per l'inoltro e la gestione delle segnalazioni non conformi a quelle previste dalle linee-guida. Una sanzione del medesimo importo è prevista a carico del responsabile per mancata verifica e analisi delle segnalazioni; - spetta all’amministrazione o all’ente l’onere di dimostrare che le discriminazioni o ritorsioni a carico del segnalante sono motivate da ragioni estranee alla segnalazione. Le discriminazioni o ritorsioni adottate dell’amministrazione o dall’ente sono nulle - diritto ad essere reintegrato nel posto di lavoro: Il lavoratore licenziato a causa della sua segnalazione ha diritto ad essere reintegrato nel posto di lavoro dal giudice, al risarcimento del danno e al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti dalla data di licenziamento a quella di reintegrazione. - clausola anti-calunnie: Ogni tutela salta nel caso di condanna del segnalante in sede penale (anche in primo grado) per calunnia, diffamazione o altri reati commessi con la denuncia. La tutela del lavoratore che segnala illeciti viene estesa anche al settore privato, con una modifica al decreto legislativo n. 231 del 2001 relativo alla disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni. I modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati. Essi dovranno ora prevedere: - uno o più canali che consentano, a coloro che a qualsiasi titolo rappresentino o dirigano l’ente di presentare, a tutela dell’integrità dell’ente, segnalazioni circostanziate di condotte illecite, rilevanti e fondate su elementi di fatto precisi e concordanti, o di violazioni del modello di organizzazione e gestione dell’ente, di cui siano venuti a conoscenza in ragione delle funzioni svolte; tali canali garantiscono la riservatezza dell’identità del segnalante nelle attività di gestione della segnalazione; - almeno un canale alternativo di segnalazione idoneo a garantire, con modalità informatiche, la riservatezza dell’identità del segnalante; - il divieto di atti di ritorsione o discriminatori, diretti o indiretti, nei confronti del segnalante per motivi collegati, direttamente o indirettamente, alla segnalazione; - nel sistema disciplinare adottato, sanzioni nei confronti di chi viola le misure di tutela del segnalante, nonché di chi effettua con dolo o colpa grave segnalazioni che si rivelano infondate; È inoltre previsto che l'adozione di misure discriminatorie nei confronti dei soggetti che effettuano le segnalazioni possa essere denunciata all'Ispettorato nazionale del lavoro dal segnalante e dalla organizzazione sindacale indicata dal medesimo, nonché la nullità delle misure ritorsive, quali licenziamenti ritorsivi o discriminatori nei confronti del soggetto segnalante, nonché del mutamento di mansioni e di ogni altra misura ritorsiva o discriminatoria adottata nei confronti del segnalante. Inversione dell’onere della prova - Si prevede inoltre che sia onere del datore di lavoro, in caso di controversie legate all’irrogazione di sanzioni disciplinari, o a demansionamenti, licenziamenti, trasferimenti, o sottoposizione del segnalante ad altra misura organizzativa avente effetti negativi, diretti o indiretti, sulle condizioni di lavoro – e successivi alla presentazione della segnalazione – dimostrare che tali misure sono fondate su ragioni estranee alla segnalazione stessa. Scriminante della rivelazione del segreto - Il perseguimento, da parte del dipendente pubblico o privato che segnali illeciti, dell'interesse all'integrità delle amministrazioni (sia pubbliche che private) e alla prevenzione e repressione delle malversazioni costituisce giusta causa di rivelazione del segreto d'ufficio (articolo 326 c.p.), del segreto professionale (articolo 622 c.p.), del segreto scientifico e industriale (articolo 623 c.p.) nonché di violazione dell'obbligo di fedeltà all'imprenditore da parte del prestatore di lavoro (articolo 2105 c.c). La giusta causa non opera ove l'obbligo di segreto professionale gravi su chi sia venuto a conoscenza della notizia in ragione di un rapporto di consulenza professionale o di assistenza con l'ente, l'impresa o la persona fisica interessata. Si prevede, infine, che, quando notizie e documenti che sono comunicati all'organo deputato a riceverli siano oggetto di segreto aziendale, professionale o d'ufficio, costituisce violazione del relativo obbligo di segreto la rivelazione con modalità eccedenti rispetto alle finalità dell'eliminazione dell'illecito e, in particolare, la rivelazione al di fuori del canale di comunicazione specificamente predisposto a tal fine.
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TESTO DEL PROVVEDIMENTO
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
NORME A TUTELA DELLA MINORANZA LINGUISTICA LADINA
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TESTO DEL PROVVEDIMENTO
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO DELLA CAMERA
PAGAMENTO TRACCIABILE: TUTELA PER I LAVORATORI SULLA BUSTA PAGA
La Camera ha approvato la legge sulle modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori. Obiettivo del provvedimento è quello di contrastare la pratica diffusa tra alcuni datori di lavoro di corrispondere ai lavoratori, sotto il ricatto del licenziamento o della non assunzione, una retribuzione inferiore ai minimi fissati dalla contrattazione collettiva, pur facendo firmare una busta paga dalla quale risulta una retribuzione regolare.
La proposta di legge in esame si compone di 4 articoli.
L'articolo 1 disciplina le modalità di pagamento della retribuzione ai lavoratori, nonché l'ambito soggettivo di applicazione del suddetto obbligo. La retribuzione ai lavoratori (e ogni anticipo di essa) è corrisposta dal datore di lavoro, per il tramite di istituto bancario o ufficio postale, con uno dei seguenti mezzi (comma 1): bonifico in favore del conto identificato dal codice IBAN indicato dal lavoratore (lettera a)); pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale indicato dal datore di lavoro (lettera b)); emissione di un assegno consegnato direttamente al lavoratore o ad un suo delegato in caso di comprovato impedimento (lettera c)). La retribuzione non può essere corrisposta dai datori di lavoro o committenti per mezzo di somme contanti di denaro direttamente al lavoratore, qualunque sia la tipologia del rapporto di lavoro instaurato (comma 2). Il comma 3 delinea l'ambito di applicazione della nuova disciplina, individuando come suo perimetro di riferimento ogni rapporto di lavoro subordinato, nonché ogni rapporto di lavoro originato da contratti di collaborazione coordinata e continuativa, e dai contratti di lavoro instaurati, in qualsiasi forma, dalle cooperative con i propri soci. La firma della busta paga da parte del lavoratore non costituisce prova dell'avvenuto pagamento della retribuzione (comma 4). L’articolo 2 esclude l’applicazione della nuova disciplina alle pubbliche amministrazioni, ai rapporti di lavoro domestico e a quelli comunque rientranti nella sfera applicativa dei contratti collettivi nazionali per gli addetti a servizi familiari e domestici. Articolo 3: Le violazioni sono punite con la sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 euro a 50.000 euro. L’articolo 4 prevede, entro tre mesi dalla data in vigore del provvedimento in esame , la stipula di una convenzione – con la quale sono individuati gli strumenti di comunicazione idonei a promuovere la conoscenza e la corretta attuazione della medesima legge – tra il Governo, le confederazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentative a livello nazionale, l'Associazione bancaria italiana (ABI) e la società Poste italiane Spa. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
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DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
AGENDA
VENERDI' 17 NOVEMBRE ORE 20.45 SALA PALADIN - MUNICIPIO DI PADOVA
STATI UNITI D'EUROPA O PICCOLE PATRIE?

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