MAFIE IN VENETO: NUOVE CONFERME
NACCARATO: «TENERE ALTA L'ATTENZIONE SUGLI AFFIDAMENTI IN PROVA» MATTINO DI PADOVA 28 NOVEMBRE 2017
L'arresto dell'ergastolano Giuseppe Avignone, condannato per gravissimi reati e appartenente alla 'ndrangheta, conferma gli allarmi lanciati in passato. Avignone, come nel caso di Riina junior, ha utilizzato i benefici di legge per stabilire e consolidare relazioni con pregiudicati finalizzate a svolgere attività illecite, in particolare nel settore degli stupefacenti, dove le mafie continuano a gestire i traffici. Bisogna mantenere alta l'attenzione. Infatti l'esperienza insegna che i mafiosi restano attivi durante l'esecuzione della condanna e scelgono con attenzione dove beneficiare della libertà condizionale e dell'affidamento in prova. L'autorità giudiziaria, che ha dimostrato attenzione e professionalità, deve intensificare i controlli e, alla luce dei riscontri investigativi, deve adottare provvedimenti idonei a prevenire attività criminali molto pericolose.
AFFARI E TRAFFICI DEI CAPI MAFIA «NON VENGONO MAI QUI PER CASO» NACCARATO (PD): «SALVUCCIO, CASO SOTTOVALUTATO» CORRIERE VENETO 29 NOVEMBRE 2017
Molti degli ignari cittadini di Cadoneghe, poco più di 15mila abitanti a Nord di Padova, si resero conto di aver vissuto per anni a fianco di uno dei più pericolosi boss della mafia solamente all’indomani del suo decesso, avvenuto il 28 aprile del 2011. L’uomo si chiamava Antonino Duca e quando morì, stroncato in casa ai domiciliari da un infarto dopo la solita ampia colazione, aveva 70 anni: per decenni era stato affiliato a Cosa Nostra; quindi, finito in Veneto grazie al soggiorno obbligato, aveva finito per rimpolpare le fila della Mala del Brenta di Felicetto Maniero. Salvuccio Riina non è stato il primo uomo di mafia a passare da queste parti, nè sarà l’ultimo. D’altronde il Veneto è stata (ed è) terra di conquista delle associazioni criminali. Il vulnus viene proprio dal passato. Soggiorno obbligato, è la chiave o, volgarmente, «confino». Cioè quello che è stato, per attingere alla pacatezza del magistrato anti-mafia Nicola Gratteri, «il più grosso errore del legislatore italiano nella sua storia». Non a caso così scriveva, negli anni dell’emergenza, il settimanale della Diocesi di Belluno, L’amico del popolo : «È come diffondere una epidemia spostando i germi patogeni nei vari organismi sani; è come la metastasi del cancro, che viene ad intaccare inesorabilmente i tessuti sani». Tra gli anni Settanta e Ottanta, la presenza contemporanea dei grandi boss all’esilio come Totuccio Contorno, Gaetano Fidanzati, Salvatore Badalamenti (nipote di Gaetano, capomafia di Cinisi e mandante dell’omicidio di Peppino Impastato) aveva permesso sostanzialmente alle mafie di conquistare in Veneto il mercato della droga (corsi e ricorsi...). Fidanzati, per esempio, che era stato spedito nel 1981 al domicilio coatto a Monselice, nella Bassa Padovana, era riuscito a comandare un fittissimo traffico di eroina e cocaina i cui proventi gli servirono poi per acquistare case, aziende, negozi e imbarcazioni. Lo stesso fece Giuseppe Piromalli, che da Bardolino, sulle sponde del Garda, contribuì a fare di Verona la «Bangkok» d’Italia (così definita per la quantità di stupefacenti che all’epoca girava). Negli anni Novanta era poi toccato a Leonardo Greco, che nel 1991 dopo la condanna della Corte d’Assise di Palermo, decise di sistemarsi a Mestre; o a Anna Mazza, la «vedova nera» della Camorra, reggente del clan Moccia, che dopo la morte del marito nel 1993 arrivò nel Trevigiano, a Codognè (cosa che non venne presa bene: il sindaco del paese, il democristiano Mario Gardenal diede le dimissioni; mentre ci fu pure un deputato della Lega Nord, Fabio Padovan, che iniziò lo sciopero della fame). Ma in Veneto, come si sa, non c’è stata solo la gramigna del confino. Negli ultimi anni la crisi economica, che ha spalancato le porte alla liquidità criminale — unita anche ad una certa impreparazione complessiva e a una non sottovalutabile omertà — ha dato alle mafie terreno sempre più fertile (sommariamente: la Camorra a Est, la Ndrangheta a Ovest, dove l’attività di famiglie come i Pesce o i Grandi Aracri appare ormai radicata). Tanto che da queste parti sono stati poi scoperti fior di latitanti. All’uopo, andrebbe ricordato che il braccio destro di Totò Riina, Giuseppe «Piddu» Madonia venne arrestato nel 1992 a Longare, nel Vicentino. Mentre anni più tardi, cioè nel giugno 2014, un altro peso massimo, come Vito Galatolo, figlio di Vicenzo, capo indiscusso della costa mafiosa palermitana degli Acquasanta-Arenella, alleato vedi ancora del boss dei boss, venne catturato in un bell’appartamento di via San Pio X a Mestre. «Rispetto alla vicenda di Salvuccio a Padova, io è dall’inizio che ho lanciato l’allarme — riflette l’onorevole Pd Alessandro Naccarato — Quando infatti un personaggio come lui sceglie un posto dove stare non è mai per caso. La cosa che sorprende della vicenda, piuttosto, è stata una sottovalutazione iniziale. Chi appartiene ad un’associazione mafiosa, a meno che non si penta, non ne esce mai. Secondariamente, il fatto che lui incontrasse pregiudicati nel campo degli stupefacenti è la conferma che la droga rimane il grande traffico delle organizzazioni criminali. Come per altro dimostra la vicenda di Giuseppe Avignone dell’altro giorno (l’ex boss della ‘Ndrangheta che ha violato le prescrizioni della libertà vigilata ed è stato riportato in carcere a Padova, ndr )». Restano quindi i numeri: ad oggi i mafiosi rimasti in Veneto dopo il soggiorno obbligato sarebbero ancora 150. Mentre 20 sono i boss detenuti nel carcere a Padova, dove esiste l’unica sezione veneta di alta sicurezza. I soggetti legati alle cosche attivi nel nostro territorio e tenuti sotto sorveglianza dalle forze dell’ordine, però, sarebbero molti di più. Centinaia almeno. Ed è qui che si gioca la partita.
IL METODO VERONA: TREDICESIMA INTERDITTIVA CORRIERE VENETO 30 NOVEMBRE 2017
La Prefettura di Verona si appresta ad emettere la tredicesima interdittiva antimafia degli ultimi due anni, da quando cioè a presiedere l’ufficio territoriale del governo è arrivato il dottor Salvatore Mulas (foto ). La pratica sull’azienda che verrà «bloccata» per sospetti di rapporti con uomini delle cosche è già stata portata a termine e il documento ufficiale verrà reso noto a giorni. Un risultato notevole, un unicum in Veneto, che dice soprattutto una cosa: che a Verona è stato introdotto un metodo nuovo ed efficacie per il contrasto all’infiltrazione delle mafie. Prima, bisogna dirlo, era praticamente il deserto in questo senso. Basterebbe riprendersi in mano le carte dell’inchiesta «Aemilia», la più importante operazione contro la ‘ndrangheta in Emilia e in Veneto, dove si può leggere come gli uomini dei clan scegliessero proprio Verona perché la consideravano praticamente un porto franco. Ora è diverso. O, comunque, inizia ad essere diverso. Mulas sfrutta una legge dello Stato, quella che prevede di costituire gruppi interforze (un poliziotto, un carabiniere, un finanziere) che facciano direttamente riferimento al prefetto stesso. Il compito di questi nuclei è quello di mappare tutti i soggetti che abbiano precedenti penali per reati collegabili a quelli mafiosi e che risiedano sul territorio. Una grande ricognizione, che si estenda anche ai loro familiari. Certo, ci vuole tempo e pazienza; ma il gioco poi, quando si tratta di incrociare i nomi e le aziende, è più semplice. Ed ecco il fioccare delle interdittive, che sono l’unico vero strumento di prevenzione contro l’infiltrazione della mafia 2.0. Negli ultimi tempi, per altro, anche Treviso e Venezia hanno dimostrato buona reattività. Conferma il deputato dem Alessandro Naccarato, membro della Commissione Antimafia: «Quello di Mulas è un approccio molto concreto, che deve fare scuola».
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
INTERROGAZIONE FEBBRAIO 2017
MATTINO DI PADOVA 28 NOVEMBRE 2017
CORRIERE VENETO 29 NOVEMBRE 2017
CORRIERE VENETO 30 NOVEMBRE 2017
CORRIERE VENETO 30 NOVEMBRE 2017
CORRIERE DELLA SERA 29 NOVEMBRE 2017
IVIS E' SEGRETARIO: «RIPORTARE IN ALTO L'ORGOGLIO DEM» MATINO DI PADOVA 27 NOVEMBRE 2017
«Adesso riportiamo in alto il nostro orgoglio democratico». Vittoio Ivis (26 anni il prossimo 9 dicembre), consigliere comunale a Monselice, è il nuovo segretario provinciale del Pd. Ha battuto, alla fine della lunga marcia dei congressi nei circoli, lo sfidante Federico Ossari (già segretario dal 2010 al 2013) con un netto 63% delle preferenze e la vittoria in 51 circoli su 80. In totale hanno votato 1.438 militanti su 2.682 iscritti (affluenza: 53%).Della generazione millennials e "nativo democratico" alla guida del partito, dopo aver gestito negli ultimi anni la delega all'ambiente, chiamato in segreteria da Massimo Bettin. Un segnale di rinnovamento nato dai territori: la candidatura di Ivis infatti si è sviluppata in parallelo con l'esperienza di "Punta in Alta" di Michela Lorenzano. Un progetto che ha riscosso il consenso dei militanti, costringendo poi le varie "correnti" ad accodarsi. Ma se nel 2013 si trovò un accordo unitario mettendo alla testa della segreteria cittadina un renziano (Bressa) e in provincia un non renziano (Bettin), stavolta la contrapposizione è andata oltre: non un congresso unitario, ma una parte dei dem che finisce in minoranza. È quella rappresentata da chi fa riferimento all'esperienza centrista della Margherita: vale per Ossari, così come per il senatore Giorgio Santini, il consigliere regionale Claudio Sinigaglia, il capogruppo in Comune Gianni Berno, l'ex sindaco di Este Giancarlo Piva, il vicesindaco di Cadoneghe Mirco Gastaldon e il vicepresidente della Provincia Fabio Bui. «Il segretario è colui che vince il congresso, ma il dialogo non deve mai mancare. Per questo mi confronterò con tutti», sottolinea Ivis che però non rimpiange l'unità a tutti i costi: «È stato positivo che ci sia stato un confronto in questo congresso perché ha ravvivato l'entusiasmo dei militanti. Certo ci sono state in alcune occasioni delle asprezze che sinceramente non ho cercato né apprezzato». Ma da cosa riparte adesso il Pd padovano? «Dal coraggio di confrontarsi con gli iscritti, senza decidere tutto in stanze segrete», risponde il neo-segretario, la cui carica verrà ufficializzata nella prima assemblea provinciale che si svolgerà sabato prossimo. Assieme a lui infatti i circoli hanno eletto 93 delegati che si distribuiscono in modo proporzionale: 62 della componente di Ivis e 31 faranno riferimento a Ossari. In città sono stati eletti anche i delegati all'assemblea cittadina, che poi eleggeranno al loro interno il segretario. Qui l'elezione è indiretta e i candidati sono ancora "coperti". È probabile però che alla guida del partito cittadino arrivi il giovane segretario di Forcellini Davide Tramarin (33 anni), che dovrebbe poter contare su 36 delegati sui 60 dell'assemblea cittadina. Ancora due giovani quindi alla guida dei dem: «Non è un problema - risponde Ivis - La società è cambiata tantissimo negli ultimi anni: una qualità che deve avere chi fa politica è quella di saper interpretare l'attualità. E non è detto che i criteri per farlo li abbiano solo le persone esperte. Anzi serve l'orgoglio di parlare a tutti, in primis a chi sta costruendo il proprio futuro».
I RISULTATI DEL CONGRESSO PROVINCIALE PD PADOVA
I COMPONENTI DELL'ASSEMBLEA PROVINCIALE PD PADOVA
PADOVA TRE: PROSEGUONO LE INDAGINI DELL'AUTORITÀ GIUDIZIARIA
ARRESTI PADOVA TRE LA DECISIONE ATTESA ENTRO CINQUE GIORNI MATTINO DI PADOVA 29 NOVEMBRE 2017
Cinque giorni, al termine dei quali si saprà se il Tribunale della Libertà di Venezia accoglierà il ricorso presentato dal procuratore di Rovigo Carmelo Ruberto e dal pm Davide Nalin contro il diniego del gip Pietro Mondaini rispetto alle misure richieste per cinque dei quindici indagati per il buco milionario di Padova Tre srl. Le misure erano state chieste a maggio dalla Procura: all'epoca Padova Tre - società pubblica dei Comuni della Bassa padovana e del Piovese controllata dal Consorzio Padova Sud - esalava gli ultimi respiri, prima del fallimento dichiarato poi il 3 ottobre.Ieri mattina al contraddittorio di fronte al Tribunale della Libertà di Venezia si sono presentati i difensori degli indagati per cui sono chieste le misure: arresto per Simone Borile ( avvocati Giorgio gargiulo e Fiorella Mammana) e Stefano Chinaglia (Marco Miazzi), all'epoca dei fatti contestati vice presidente di Padova Tre e presidente del Padova Sud il primo, e presidente di Padova Tre il secondo. Per Stefano Trombini (Ernesto De Toni), fresco di rielezione nel cda della Cantina sociale di Cona e Cavarzere, ex direttore generale del Padova Sud, la Procura di Rovigo ha chiesto invece gli arresti domiciliari. Misure più blande per Gaetano Battocchio (Francesca Tugnoli)e Giampaolo Mastellaro Marco Miazzi), rispettivamente presidente di Ecofficina Educational e Ecofficina Servizi, le cooperative che lavoravano per Padova Tre (la prima è diventata Edeco: gestisce l'accoglienza dei profughi e ne è presidente la moglie di Borile, Sara Felpati): per loro il pm ha chiesto il divieto temporaneo di esercitare attività professionali o imprenditoriali. I reati a vario titolo contestati sono falso, truffa, peculato, false fatturazioni e false dichiarazioni dei redditi. Il Tribunale si è riservato di decidere entro cinque giorni. E intanto corrono anche i termini per la prescrizione.
PADOVA TRE BORILE NON VA IN CARCERE RESPINTE LE MISURE MATTINO DI PADOVA 30 NOVEMBRE 2017
Nessuna misura cautelare per i cinque indagati per il buco milionario della società dei rifiuti Padova Tre, dichiarata fallita lo scorso ottobre. Ieri il Tribunale della Libertà di Venezia ha rigettato l'appello presentato dal procuratore di Rovigo Carmelo Ruberto e dal sostituto Davide Nalin contro la decisione del gip Pietro Mondaini che a maggio respinse le richieste a carico degli indagati. Niente arresto, quindi, per Simone Borile (difeso dagli avvocati Giorgio gargiulo e Fiorella Mammana) e Stefano Chinaglia (avvocato Matteo Conz), rispettivamente ex vice presidente e presidente di Padova Tre all'epoca dei fatti contestati. E niente arresti domiciliari per Stefano Tromboni (difeso dall'avvocato Ernesto De Toni): quest'ultimo era direttore generale del Consorzio Padova Sud, controllore della società per conto dei 56 comuni della Bassa padovana e del Piovese. Il Tribunale della Libertà ha invece dichiarato inammissibile l'appello presentato dai pm di Rovigo contro l'ordinanza del gip limitatamente alle posizioni degli indagati Gaetano Battocchio (avvocato Francesca Tugnoli) e Giampaolo Mastellaro (avvocato Marco Miazzi) rispettivamente legali rappresentanti delle cooperative Ecofficina Educational e Ecofficina Servizi: per loro era stato chiesto il divieto temporaneo di esercitare attività professionali e imprenditoriali. Le accuse, vario titolo, sono di falso, truffa, peculato, false fatturazioni e false dichiarazioni dei redditi. Nuova doccia gelata, quindi, per la Procura di Rovigo che già a maggio dovette fare i conti con il diniego delle misure firmato dal gip. Lo scenario delle prossime settimane metterà il procuratore Ruberto e il sostituto Nalin di fronte alla possibilità di prolungare ulteriormente le indagini preliminari a carico dei dieci indagati di questo filone dell'inchiesta. In un secondo filone ci sarebbero almeno altri cinque indagati. E potrebbe aprirsi un nuovo fronte di indagini mirato a far luce sulle responsabilità del fallimento di Padova Tre: in questo caso l'accusa potrebbe essere quella di bancarotta fraudolenta.
LA BANCAROTTA FRAUDOLENTA DI PADOVA TRE
Finalmente il tribunale di Rovigo ha deciso il fallimento di Padova tre. E’ una decisione positiva ma tardiva: se fosse arrivata alla fine del 2016, quando era già evidente l’impossibilità della srl di proseguire nella sua disastrosa attività, si sarebbero evitate inutili perdite di tempo e di denaro pubblico. Il fallimento non è stato causato da contingenze economiche, da eventi imprevisti, da un destino avverso. Il fallimento è il risultato di condotte illecite che hanno determinato una bancarotta fraudolenta. Non dovrebbe essere troppo difficile individuare i responsabili sul piano penale e patrimoniale. Bisogna indagare tra gli amministratori di padova tre e cercare chi ha distratto fondi per finalità diverse e per utilità personali, compresi benefit aziendali e autoassunzioni, chi ha utilizzato risorse per sostenere altre attività, come la cooperativa Ecofficina o le numerose partecipazioni in perdita, chi ha occultato l’andamento negativo, chi ha predisposto il bilancio 2015 con un attivo di 200 mila euro che si è poi trasformato in un passivo di quasi due milioni di euro. Chi ha redatto quel bilancio ha falsificato i dati per impedire il fallimento e nascondere la realtà. Rimane aperto il capitolo del proprietario di Padova tre: il consorzio padova sud, che nel marzo 2015 ha deciso di assumere i circa 20 milioni di debiti della sua srl. In questo modo il consorzio ha evitato il fallimento di padova tre e ha trasferito i debiti ai comuni soci. La Corte dei conti, leggendo i verbali dei consigli d’amministrazione, dovrebbe senza troppa fatica riuscire ad individuare gli autori della scelta che ha prodotto un ingente danno erariale ai comuni. Il consorzio è ormai un ente inutile, superato dalla legge e viene tenuto in vita soltanto per dilatare nel tempo la questione del debito. L’intervento della Corte dei conti potrebbe favorire il suo opportuno scioglimento.
L'INTERA VICENDA DI PADOVA TRE VIENE ANALIZZATA NELLA PUBBLICAZIONE
RIFIUTI SPORCHI
IL FALLIMENTO DELLA GESTIONE DEL SERVIZIO RIFIUTI NELLA BASSA PADOVANA
.png)
LA CAMERA APPROVA IL DECRETO FISCALE
La Camera ha convertito in legge il Decreto legge 16 ottobre 2017, n.148, reca misure fiscali ed altri interventi urgenti volti al sostegno delle imprese, misure rivolte ai territori colpiti da eventi sismici, in tema di trasporti, ambiente, infrastrutture nonché ulteriori misure urgenti.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
TESTO DEL PROVVEDIMENTO
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO CAMERA DEPUTATI
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
ALLARME ESTREMA DESTRA
Appare necessario approfondire significati e conseguenze delle azioni dei gruppi di estrema destra protagonisti dei fatti di questi giorni. Le ronde "naziskin" sono un tetro presagio del ritorno di fenomeni come lo squadrismo di matrisce fascista che forze politiche e istituzioni non devono sottovalure.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
REPUBBLICA 30 NOVEMBRE 2017
REPUBBLICA 30 NOVEMBRE 2017
REPUBBLICA 30 NOVEMBRE 2017
LEGGE DI BILANCIO
La Legge di Stabilità 2018, approvata dal Governo il 16 Ottobre, sarà convertita in Legge entro il 31 dicembre 2017, assieme al collegato Decreto Fiscale e prevede misure in tema di:
- Pensioni e flessibilità in uscita e adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita, - Giovani: sgravi contributivi del 50% per i primi 3 anni per le aziende che assumono a tempo indeterminato giovani fino a 29 anni, - Pubblico impiego: rinnovo del contratto dei lavoratori con aumento di 85 euro, - Blocco dell’aumento delle tasse: stop per il 2018 all’aumento di IVA, accise, addizionali regionali e provinciali, - Reddito di inclusione: aumento della platea destinataria e dei fondi a disposizione, - Bonus 80 euro: ampliata la platea dei beneficiari, - Semplificazioni fiscali per i Professionisti: dichiarazione precompilata IVA, bozza dell’F24 e addio ai - Registro dei Corrispettivi (dal 2019 fatturazione elettronica tra privati), - Agevolazioni per le imprese: super ammortamento (aliquota al 130%) e iper ammortamento (aliquota al 250%) e credito di imposta al 50% per la formazione dei dipendenti, proroga di 12 mesi per la CIG per le aziende con più di 100 addetti, - Bonus Casa confermato in materia di immobili, con detrazioni del 50% per le ristrutturazioni e del 65% per interventi di risparmio energetico, - confermato il Bonus Mobili: detrazione pari al 50% del costo di arredi e di grandi elettrodomestici, acquistati per la ristrutturazione dell’abitazione principale, - Bonus Verde: detrazione del 36% per una spesa al massimo di 5mila euro per rifacimento giardini e terrazzi. - Bonus su abbonamenti al trasporto pubblico: detrazione al 19%, fino a 250 euro per gli abbonamenti a bus, treno e metro, - Bonus per l’acquisto di un apparecchio televisivo in vista del nuovo Digitale terrestre.
Per saperne di più leggi gli approfondimenti:
TESTO DEL PROVVEDIMENTO
DOSSIER DI APPROFONDIMENTO GRUPPO PD
CORRIERE DELLA SERA 29 NOVEMBRE 2017
AGENDA
VENERDI' 1 DICEMBRE ORE 18.00 VILLA BASSI - ABANO TERME
EQUITA' LEGALITA' TERRITORI IL PD RIPARTE DA QUI

VENERDI' 1 DICEMBRE ORE 20.45 CENTRO S.ANTONIO - ARZERGRANDE
IL NOSTRO TERRITORIO E' A RISCHIO MAFIA?

|