
IL LIBRO DI NACCARATO: LE MAFIE IN VENETO I NUMERI DEL SISTEMA. «LE ISTITUZIONI HANNO SOTTOVALUTATO» CORRIERE VENETO 16 DICEMBRE 2017
Sulla presenza delle mafie in Veneto si percepisce ancora una grande disattenzione. A tutti i livelli. Prendiamo, per esempio, le ultime elezioni amministrative: ricordate un qualche candidato che nel proprio programma elettorale abbia fatto cenno alla questione? Eppure a leggere il documentatissimo saggio di Alessandro Naccarato «Le mafie in Veneto. Presenza e attività della criminalità organizzata », fresco di stampa per i tipi de «Il Poligrafo», ci sarebbe da essere assai preoccupati. Dai boss rifugiati al riciclaggio di denaro, dal traffico di droga ai reati economici e fiscali, fino agli incendi. Le mafie insomma ci sono, eccome. E prolificano; ma non sono considerate ancora cosa nostra. Rispetto a questa «rimozione», Naccarato (foto sopra), classe 1969, deputato Pd e membro della commissione parlamentare Antimafia, che da anni rappresenta uno dei (rari) riferimenti sul territorio riguardo lo studio e il contrasto del fenomeno mafioso, è impietoso. «Il processo di infiltrazione è stato favorito dalla sottovalutazione delle istituzioni — scrive — dalle complicità di alcuni imprenditori, professionisti, istituti di credito e dall’assenza per molti anni di un’efficacie iniziativa di prevenzione e di contrasto da parte delle autorità competenti». L’onorevole va nello specifico: «Per molti anni è stato sottovalutato l’ingresso di ingenti risorse di provenienza ignota, in particolare nel settore del turismo, nelle zone del Garda, delle Terme euganee e del litorale veneziano e non è stata indagata a fondo la presenza in Veneto di importanti latitanti». Ieri, presentando il volume, che si avvale di un interessante studio del professor Antonio Parbonetti, economista dell’Università di Padova, che ha studiato i bilanci delle società «criminali» e dell’impatto che queste hanno sul territorio, l’autore ha pure rilanciato: «L’esistenza della mafia è stata negata nel Veneto orientale e a Verona di fronte alle prime evidenze dell’attività di camorra e ‘ndrangheta». E oggi? «Ci sono i segnali di una prima risposta delle istituzioni — sottolinea Naccarato — specie per quanto riguarda l’uso delle interdittive antimafia da parte delle prefetture. Finalmente c’è un sistema: si incrociano i dati e si fanno ricerche. E questo, sono sicuro, contribuirà a portare alla luce molte cose».
«MAFIE, NORDEST CROCEVIA DEI NUOVI AFFARI». NACCARATO (PD): «IL BUSINESS CRIMINALE EMERGENTE È LEGATO ALL'IMPORT CLANDESTINO DI PRODOTTI PETROLIFERI» MATTINO DI PADOVA 16 DICEMBRE 2017
La fotografia è nitida. È quella scattata dal deputato del Pd Alessandro Naccarato con il libro "Le mafie in Veneto, presenza e attività della criminalità organizzata" presentato ieri nella sede padovana del Pd.In queste pagine Naccarato passa in rassegna i sempre più numerosi segnali di operatività delle organizzazioni mafiose nel nostro territorio. Un lavoro minuzioso che parte dal 2011, data in cui scatta l'inchiesta contro l'organizzazione Aspide con sede a Padova. L'operazione desta le coscienze di molti su un fenomeno che nel frattempo, dai tempi della mafia del Brenta, è stato abbondantemente rimosso. «C'è stata una grande sottovalutazione del fenomeno» scandisce il deputato padovano che a questo proposito cita nel libro la vicenda dei fratelli Bolognino, residenti nel bassanese e protagonisti di una vicenda di violenze nei confronti di un imprenditore di Galliera. «Il fatto venne valutato come una rissa per futili motivi» scrive Naccarato. Solo con l'arresto nel 2015 in seguito alle indagini della procura antimafia di Bologna si capì a posteriori che cosa fosse accaduto. La mafia in Veneto spesso non viene riconosciuta. Anche la mafia del Brenta venne sottovalutata e oggi viene rimosso il fatto che molti "reduci" di quell'esperienza «sono ancora in attività nel settore del traffico di stupefacenti e delle armi, una parte della vecchia rete è ancora in piedi» sottolinea Naccarato. «Il Nordest ha una sua importanza nella geografia criminale - analizza il deputato padovano - perché rappresenta la cerniera tra le zone di tradizionale insediamento e la nuova Europa, passaggio di traffici imponenti come droga, esseri umani e sigarette. Il nuovo business che sta emergendo è quello dell'importazione clandestina dei prodotti petroliferi». Contemporaneamente alla presentazione a Padova del libro di Naccarato, il prefetto di Verona, Salvatore Mulas, annunciava la sua tredicesima interdittiva nei confronti di una società che gestisce l'albergo Il Gambero a Salò sulle sponde bresciane del lago di Garda e un'altra struttura alberghiera in Toscana. La società sarebbe riconducibile a Francesco Piserà, imprenditore calabrese residente a Verona che negli anni ha mantenuto collegamenti «le famiglie di 'ndrangheta Mancuso di Limbadi e La Rosa di Tropea ed è stato coinvolto in procedimenti penali per associazione di tipo mafioso ed estorsione». Sembra che pian piano ci si stia lasciando alle spalle la lunga stagione della sottovalutazione del fenomeno.
MAFIA E RICICLAGGIO IN SEI MESI 850 OPERAZIONI SOSPETTE A PADOVA GAZZETTINO 16 DICEMBRE 2017
Leggiamo dalla quarta di copertina. Moderna, radicata, tenace. La mafia al nord è presente in profondità, infiltrata tra le pieghe del tessuto industriale e finanziario, nascosta tra le cifre di uno scontrino o nelle carte di un ufficio comunale, seduta dietro la scrivania di un imprenditore. Una mafia silente la definì ancora sette anni fa un rapporto della Direzione antimafia e quando l'onorevole del Pd Alessandro Naccarato (membro della commissione parlamentare contro le mafie) cominciò a lanciare l'allarme, fu snobbato, come tutti gli accadimenti che piano piano popolavano la nostra società, dagli incendi dolosi, soprattutto fra le aziende di riciclo dei rifiuti al riciclaggio di denaro, entrando in collaborazione con enti e istituzioni. Ed eccoci all'oggi raccontato nel libro edito per Il Poligrafo e nel quale un dato sconvolge. Nei primi sei mesi del 2017 secondo l'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia le segnalazioni di operazioni sospette a Padova in materia di riciclaggio sono state 850 (erano 660 in un anno nel 2015). «Padova lavanderia della mafia» l'ha definita lo stesso Naccarato. Un territorio nel quale la mafia si infila a più livelli, soprattutto fra imprenditori che fanno il passo più lungo della gamba. Poi arrivano i casalesi comprano l'azienda a un passo dal fallimento, la svuotano e la fanno fallire. Oppure c'è chi fa affari nell'alta padovana come Franco Caccaro e Cipriano Chianese considerato l'inventore delle ecomafie. Aprono aziende specializzate nel trattamento dei rifiuti. Poi c'è il caso Manzo, l'imprenditore che stringe accordi con un ente e poi va in banca a chiedere il mutuo per fare lo scheletro di grattacielo che si vede in corso Irlanda. Il libro che racconta le principali operazioni contro le organizzazioni criminali con l'aiuto di cartine («volevo fosse pedagogico» dice Naccarato) si avvale anche della ricerca di tre studiosi padovani Michele Fabrizi, Patrizia Malaspina e Antonio Parbonetti che hanno analizzato il fenomeno partendo dai dati, 120 operazioni di polizia nel centro-nord Italia che hanno individuato 643 aziende criminali su un campione di 2.507 osservazioni. La mafia si infila dappertutto, ama il ciclo dei rifiuti ma non disdegna le costruzioni, le attività immobiliari, la logistica, i trasporti, le cooperative. Una mafia più nascosta scrive nel suo contributo Christian Ferrari, sindacalista della Cgil, mentre Devis Rizzo analizza le infiltrazioni nel mondo delle cooperative. Completa il quadro uno sguardo sulla legislazione vigente e un report recente della Direzione investigativa antimafia sui risultati conseguiti nel Veneto..
PER SAPERNE DI PIU' LEGGI GLI APPROFONDIMENTI
MATTINO DI PADOVA 16 DICEMBRE 2017
CORRIERE VENETO 16 DICEMBRE 2017
IL GAZZETTINO 16 DICEMBRE 2017
BLITZ DELL'ANTIMAFIA. NULLATENENTI MA RICCHI, SEQUESTRO DA 2,5 MILIONI GAZZETTINO 19 DICEMBRE 2017
Dichiaravano redditi bassissimi, quasi inesistenti. Intanto, però acquistavano la barchessa di una pregiata villa e avviavano un'attività nel cuore del centro storico. La conclusione degli investigatori è chiara: «Le disponibilità economiche di quella famiglia non potevano essere frutto di entrate lecite». Il centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Padova e la sezione operativa di Lecce hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Brindisi, nei confronti di Giuseppe D'Onofrio, un pugliese di 63 anni nato a Fasano ma trapiantato da anni a Padova. I sequestri hanno interessato due proprietà riconducibili formalmente alla moglie, Annalisa Brondin: la barchessa della storica Villa Molin (in via Ponte della Cagna, zona Mandria) e le quote di maggioranza della società I Trulli Srl, che gestisce un noto negozio di prodotti pugliesi sotto il Salone, tra Piazza dei Frutti e Piazza delle Erbe. Nel complesso si parla di beni per due milioni e mezzo di euro. Va specificato che la barchessa e la nota villa hanno due proprietà distinte. I PRECEDENTI Il provvedimento patrimoniale è la conseguenza di fatti relativi al passato: D'Onofrio è stato negli anni Ottanta e Novanta un esponente di vertice di un'organizzazione criminale legata al contrabbando di tabacchi, e conta pure precedenti per furto e traffico di stupefacenti. D'Onofrio aveva subìto due condanne, di tre anni e quattro mesi e di otto anni: alla fine degli anni Novanta finì in carcere a Padova per il reato di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso, ottenendo poi la semilibertà. Scontata la pena, decise di fermarsi in città avviando una carriera da commerciante. L'indagine relativa al suo patrimonio era partita dalla Procura di Padova (seguita dai Pm Matteo Stuccilli, attuale Procuratore capo, e Maria d'Arpa) ed è poi passata, per competenza, a quella pugliese. «Le indagini - fanno sapere gli uomini della Dia di Padova - hanno consentito di documentare la riconducibilità a D'Onofrio di tutti i beni oggetto di sequestro, acquistati con proprie risorse provenienti da attività delittuose». Il sequestro è finalizzato alla confisca e le due proprietà sono state affidate ad un curatore giudiziario che provvederà ad amministrarle. Per ora marito e moglie continuano a vivere nella barchessa e il negozio rimane regolarmente aperto, in attesa di nuove disposizioni. LE REAZIONI Il negozio I Trulli, aperto dalla fine degli anni Novanta, è un punto di riferimento per moltissimi padovani che vanno lì per acquistare taralli e mozzarelle. Ci lavorano cinque dipendenti e ieri l'attività era regolarmente aperta. «Non sappiamo nulla e non abbiamo nulla da dire - racconta uno di loro, mentre serve i prodotti al bancone -. Come vedete, stiamo continuando a lavorare». Il primo commento ufficiale su questo sequestro è quello di Alessandro Naccarato, deputato padovano del Pd considerato un esperto di mafia. «Questo - scrive - è un altro risultato molto importante per il nostro territorio perché, a pochi giorni dall'interdittiva antimafia verso la ditta di Megliadino San Vitale, conferma che l'attenzione delle autorità competenti è molto alta. Il provvedimento è il frutto di una brillante attività investigativa della Procura di Padova che ha poi trasmesso il fascicolo a Brindisi. Questa vicenda dimostra ancora una volta che il Veneto è meta prescelta dalla criminalità per riciclare e ripulire i capitali di provenienza illecita».
«VENETO META PRESCELTA DALLA CRIMINALITÀ. VA RAFFORZATA LA CULTURA DELLA LEGALITÀ» MATTINO DI PADOVA 19 DICEMBRE 2017
«Un altro risultato importante per il nostro territorio perché, a pochi giorni dall'interdittiva antimafia verso la ditta di Megliadino San Vitale, conferma che l'attenzione delle autorità competenti è molto alta». Lo sottolinea l'onorevole Alessandro Naccarato (foto). «Il provvedimento è il frutto di una brillante attività investigativa della Procura di Padova che ha poi trasmesso il fascicolo a Brindisi. Il sequestro riguarda un patrimonio per un valore di circa 2,5 milioni di euro che comprende un immobile di pregio e quote di capitale della società "I Trulli Srl" con sede sotto lo storico Palazzo della Ragione. Questa vicenda dimostra ancora una volta che il Veneto è meta prescelta dalla criminalità per riciclare e ripulire capitali di provenienza illecita: questo fenomeno deve essere oggetto di consapevolezza della popolazione per superare le sottovalutazioni degli ultimi anni e rafforzare la cultura della legalità anche nelle nostre aree».
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MATTINO DI PADOVA 19 DICEMBRE 2017
IL GAZZETTINO 19 DICEMBRE 2017

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